Via dell'Abbondanza. Per la sua seconda mostra in galleria Jan De Cock trasforma lo spazio espositivo nel luogo isolato del suo studio. I volumi scultorei giocano un ruolo primario in modo autonomo, relazionandosi solo in un secondo momento con lo spazio che li accoglie. Le fotografie alle pareti contribuiscono a creare un senso di destabilizzazione offrendosi in contrapposizione all'eleganza ed alla classicita' delle sculture. La riflessione dell'artista si sviluppa a partire dai canoni classici dell'architettura romana trasformando la galleria in un sito archeologico.
Nel 2006 Jan De Cock ha presentato in galleria ‘Denkmal 4, Casa del Fascio, Piazza del Popolo 4, Como' un progetto in collaborazione con Daniel Buren sviluppato per 3 diversi luoghi: la Casa del Fascio a Como, Francesca Minini a Milano e la galleria di Massimo Minini a Brescia. Il progetto di Jan De Cock e Daniel Buren interveniva sull'architettura di questi edifici modificandone la percezione attraverso moduli, scatole scultoree in legno che inglobavano e invadevano lo spazio. La monumentalità dei suoi progetti modificava gli spazi che Jan De Cock occupava con i suoi ‘Denkmal'.
Per la sua seconda mostra in galleria Jan De Cock trasforma lo spazio espositivo nel luogo isolato del suo studio. Il punto di partenza della sua riflessione non è più l'architettura delle istituzioni dell'arte: adesso i volumi scultorei giocano un ruolo primario in modo autonomo, relazionandosi solo in un secondo momento con lo spazio che li accoglie. Se per la sua prima mostra in collaborazione con Daniel Buren Jan De Cock si era ispirato all'architettura razionalista degli anni trenta di Giuseppe Terragni, ora la sua riflessione si sviluppa a partire dai canoni classici dell'architettura romana: la galleria si trasforma in un sito archeologico.
Entrando ci ritroviamo proiettati in una rivisitazione moderna della Via dell'Abbondanza dell'antica città di Pompei: un paesaggio di sculture prende possesso dello spazio in modo giocoso attraverso ritmi di colonne, fontane, templi e timpani. Questi canoni vengono reinterpretati dall'artista attraverso le sue forme modulari. Il percorso si offre come duplice spazio emotivo: la classicità e il riconoscimento delle radici della nostra architettura si confondono con una moderna e innovativa visione della stessa.
Le fotografie alle pareti contribuiscono allo stesso modo a creare un senso di destabilizzazione offrendosi in contrapposizione all'eleganza ed alla classicità delle sculture. Esse rappresentano una sovrapposizione di immagini di edifici moderni fatiscenti, luoghi abbandonati che lasciano trasparire le architetture di Jan De Cock e sembrano creare un ambiente affollato di moduli, sculture e sue immagini fotografiche. Si crea così un forte contrasto tra le strutture dello scavo archeologico quasi riportate in vita dai suoi lavori e decadenti edifici moderni rappresentati nelle fotografie.
Jan De Cock ci propone così la sua visione del sito archeologico utilizzando delle nuove linee compositive che scandiscono il ritmo guidandoci nella visita di una Pompei contemporanea.
In occasione della mostra verrà lanciato in prima mondiale il sito http://www.jandecock.net
Jan reinventa questo strumento dandogli una nuova immagine e lo fa diventare un libro che potrà essere letto dal visitatore. Sarà possibile entrare nello spazio della galleria e visitare la mostra come se si fosse realmente qui, ovunque ci si trovi.
Inaugurazione giovedì 18 marzo 2010, ore 19
Francesca Minini
via Massimiano, 25, Milano
Orari di apertura dal martedì al sabato dalle 11 alle 19.30
ingresso libero