La Generazione delle Immagini


6 - 1999/00 - Atmosfere metropolitane


Vasif Kortun



Nel 1992, ero direttore e curatore della Biennale di Istanbul. In quegli anni, non c'erano molti artisti di rilievo a Istanbul. Ero molto giovane, e forse pensavano che potessi essere facilmente manipolato dalla fondazione della Biennale. Fui fortunato, e le cose non andarono così. Nei primi anni 90, non c'erano vere e proprie istituzioni a Istanbul; il mondo dell'arte era gestito a livello provinciale, con un mercato interno che metteva in mostra lavori di artisti locali.
Una situazione meno interessante
di quella attuale. Prima della Biennale di Istanbul, le mie mostre 'formative' furono Les magiciens de la terre di Parigi, 1989, e The Decade Show di New York, 1991. Alla Biennale, decisi di fare qualcosa che non era mai stata fatta prima. La mostra aveva luogo poco dopo il crollo del comunismo del 1989. Con questa mostra, decidemmo di collocare la città di Istanbul al centro del mondo, cosa normalissima al giorno d'oggi, dato che ogni città si percepisce come centro del mondo, ma che in quegli anni era una novità, soprattutto a Istanbul, che stava ancora cercando di definire la propria identità. Da Istanbul, era normale puntare lo sguardo verso l'Europa dell'est, verso paesi come la Bulgaria, la Romania e la Russia. La reazione locale alla Biennale fu talmente negativa, che mi trovai nell'impossibilità di trovare qualsiasi lavoro ' persino un lavoro da insegnante. Decisi quindi di partire per gli Stati Uniti. Lavorai per quattro anni presso il nuovo Istituto di Studi della Conservazione al Bard College, come capo del museo dell'Istituto e fundraiser.
Avvicinandomi sempre più al mondo istituzionale dell'arte, e sempre meno alla produzione, cominciai ad avere molta nostalgia e decisi di ritornare a Istanbul.
Oggi vorrei tracciare un percorso che possa aiutarvi a capire ciò che è accaduto a Istanbul in questi ultimi otto anni. Ci accontenteremo di evidenziare alcune tendenze, senza pretendere di fare una rassegna completa su Istanbul o sulla moltitudine delle sue creazioni artistiche. Cominciamo con il video di Ayse Erkmen, Emre e Dario. Proiettato su uno schermo piccolo ' il tipo di schermo che si userebbe durante una ripresa in uno studio cinematografico ' il video rende confusa la relazione fra spettatore, attore e artista. Questo film, fatto in occasione di una mostra in Germania il cui tema era la città di Istanbul, sembra dire, 'Volete l'Istanbul' Eccovela', e cioè ecco il fondale bianco di uno studio cinematografico, vuoto, senza nessuna indicazione della città o della nazione in cui questo fondale è collocato. Il film cancella ogni nostra aspettativa su ciò che è 'città autentica'. Si vede ripreso un ragazzo vestito di nero; potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo. È emblematico del consenso comune della nostra cultura. C'è un non so che di erotico e attraente e, allo stesso tempo, la frustrazione del suo essere non localizzato e non individuato. Notate la musica. Durante gli anni 50, sono state scritte molte canzoni sulle città, e questa ' 'Istanbul, not Constantinople' (Istanbul, non Costantinopoli) ' era cantanta da Eartha Kitt e fu interpretata più tardi da molti altri. È una canzone che divenne popolare durante la prima ondata dell'internazionalismo. Questa versione è cantata da Dario Moreno, il quale ' credo ' morì in Turchia. Questo dato dona un lato tragico all'insieme, alludendo al fatto che quando i cantanti invecchiano e non possono più trovare lavoro, finiscono col trasferirsi in periferia e cantare in alberghi internazionali. L'opera di Erkmen è quindi ricca di numerose possibili interpretazioni.

Ma non fermiamoci qui; alcuni artisti sono meno astrusi di altri. Comincerò con un'opera di Hakan Onur che pare intraducible, Yalan Dünya, e cioè 'Nessuna verità in questo mondo/questo mondo mi ha ingannato'. Una visione piuttosto fatalistica della vita, che ci ricorda forse le parole dei fumetti. Creata per una mostra all'antico sito di Efeso, questa opera fu collocata addirittura nel centro dell'anfiteatro!

Anche la capanna creata da Vashap Avsar, sovrastata da un logo simile a quello delle sigarette Marlboro, e con la scritta 'Hotel Europa', è collocata in un luogo turistico: la Cappadocia, un importante e antico insediamento cattolico della Turchia. L'opera sembra chiederci: cosa vedono i turisti quando vengono in Turchia' Non è forse vero che l'unico credo del turista è la negazione dell'esistenza della vita contemporanea'
In una fotografia dello stesso artista ' a parte una quantità sproporzionata di cartelli che fanno impallidire persino Las Vegas ' vediamo la sezione curda di una vecchia autostazione. Queste stazioni sono il punto principale di entrata e uscita dalla città; sono la prima e obbligatoria tappa di ogni emigrante. Vi farò vedere numerose opere che hanno a che fare con lo sradicamento e l'immigrazione.

Ecco un'opera sul tema del viaggiatore di Bülent Sangar. Può essere interpretata come una rottura est/ovest. Nello spostamento da vita rurale a vita urbana, c'è un enorme senso di spaesamento, e di una nuova e netta divisione fra il dentro e il fuori. Dentro, negli interni, c'è la tradizione, la sicurezza; l'interno è un posto dove ti puoi togliere le scarpe. L'idea di uno spazio pubblico, della piazza, non significa la stessa cosa per voi che per le culture musulmane.

Ecco il Senza Titolo di Sangar: 90 immagini di un uomo sul bordo di una finestra. L'uomo è l'artista stesso. Guardare un edificio dall'esterno è come essere una donna velata, protetta. L'opera gioca anche su un'ambiguità psicologica: l'uomo rimarrà lì o ci lascerà' Mi ha sempre colpito che nel nordeuropa, le tende delle finestre non sono chiuse; si può vedere all'interno; un non so che di trasparenza calvinista, forse. In Turchia, invece, è impossibile vedere l'interno delle case. Ecco un'opera di Hale Tenger, esposta alla quarta Biennale di Istanbul, nel 1995. L'artista trovò una casupola all'interno dell'edificio, che veniva di solito usata dalle guardie di sicurezza. Tenger riempì l'interno della casupola con fotografie di paesaggi, tipo quelli che vengono usati per le cartoline, e ricoprì l'esterno con fotografie del Bosforo. L'opera s'intitola Non siamo usciti all'esterno perché siamo sempre all'esterno. Non siamo rimasti all'interno perché siamo sempre all'interno.

L'opera di Gülsün Karamustafa s'intitola Casa non è dove si nasce ma dove si mangia. Fu esposta in Germania, e allude alla situazione dei lavoratori così detti 'ospiti'; l'opera descrive la solitudine, l'isolamento, lo spaesamento, la paura e la necessità dello stare insieme. L'opera è composta da tre cucchiaini messi per terra; piuttosto che inserendo una sedia, l'opera suggerisce un diverso tipo di sedersi e di comunicare. Ricordatevi che il cucchiaio e la forchetta hanno due funzioni diverse: il cucchiaio raccoglie, e viene passato da persona a persona attorno a un tavolo; la forchetta invece è selettiva. Il cucchiaio è uno strumento che rappresenta la comunità; la forchetta no. Ovviamente, lo spaesamento non esiste solo quando qualcuno passa da una nazione all'altra, ma anche all'interno di ogni nazione.

Qui Bülent Sangar riflette su i bambini che fanno la spola fra un'azienda che li sfrutta all'altra; la corsa dal sarto al rivenditore di bottoni, con indosso dozzine di giacche, una sopra l'altra. Una sorta di nomadismo readymade.

Trasporto mistico di Karamustafa fu creato per la terza Biennale di Istanbul nel 1992; gli oggetti che lo compongono sono mobili, assomigliano i carrelli del supermercato, ma loro forma è rotonda; sono un'imitazione delle casse di vimini che i portatori emigranti portavano sulle loro schiene. Questo mestiere è praticamente il più misero avvilente che ci sia. Le trapunte all'interno dei carrelli ci ricordano le sacche in cui gli immigrati trasportano le loro cose. La trapunta dipinta sul muro rappresenta la memoria; in camere singole abitate da famiglie numerose, queste trapunte sono utilizzate per dividere la 'camera' di un membro della famiglia dall'altra. L'opera di Iskender Yediler, che ci ricorda le prime opere di Oldenburg, è composta da sacchetti (marca 'Aldi', una catena di supermercati Tedeschi di basso livello dove i Turchi fanno spesso la spesa) gonfiati da numerosi phon; il complesso di sacchetti prende la forma di un crocefisso. Un'altra opera di Karamustafa, La presentazione di una remota rappresentazione, fu ricavata da una tavola illustrativa di un libro tedesco di viaggi del '500. Il sultano e i suoi aiutanti s'aggirano attorno a delle schiave europee; nello sfondo, si intravede una schiava nera che subisce una sottomissione sessuale. Ci ritroviamo di fronte all'orientalismo che precede quello di Napoleone quando s'avventurò in Egitto' In quest'opera di Sefa Saglam, un tavolo molto basso viene sorretto da quattro gambe, tre sottili ed una più tozza che è avvolta in una luce neon che porta la seguente scritta (in inglese): 'Dove tu mi picchi, le rose sbocciano'. È una cosa che gli studenti turchi dicevano, tempo fa, ai loro insegnanti. Il tavolo basso allude alle scuole musulmane, dove gli studenti si siedono per terra. La seconda opera di Saglam utilizza materiali di recupero per costruire una frase nell'antica calligrafia turca. Nello stesso modo in cui voi siete incapaci di leggere le lettere dei vostri nonni, i turchi non riescono più a capire questa calligrafia ormai fuori uso. In quest'opera, l'artista riflette sul fatto che la storia della Turchia viene creata dai pochi intellettuali che sono in grado di leggere e capire questa calligrafia. Al di fuori delle tradizioni orali, esiste solo questa versione ufficiale della storia.
Quest'opera di Aydan Murteaoglu, che si occupa di problemi simili, è una lavagna composta da una foto di Atatürk, 'padre dei turchi', il fondatore della nazione, mentre insegna ad una classe di studenti il nuovo alfabeto turco. Anziché in gesso, però, le parole sulla lavagna sono scritte in vernice, rendendole eterne ed incancellabili. Una mano è attaccata alla lavagna: appartiene forse ad Ataturk' a Dio' alla Storia' L'ambiguità dell'opera mette in rilievo l'arbitrarietà di questo nuovo alfabeto. Così anche il suo Cypher, che contiene lettere che non esistono nell'alfabeto turco come la W e la X. Cypher utilizza lattine recuperate dalle basi militari turche degli americani. Rappresenta il passaggio da un'economia del consumo ad un'economia del riciclo. In arabo, la parola 'sifr' significa 'zero'; 'safar', l'essere in viaggio. Messe insieme, queste due parole suggeriscono un'identità 'azzerata' o inesistente. L'opera è sufista, poiché i misteri del mondo sono spiegati e scritti nella lingua. Le lattine sono per terra sotto un telo di plastica perché in turco, la parola 'mostra' deriva da un verbo che significa 'stendere la merce per terra'.

Nel 1998, Vahit Tuna comprò un vecchio taxì, un Desoto americano degli anni 50 che fu trasformato in limousine dai tassisti di Istanbul. Questi taxì 'trasformati' sono abbastanza comuni nella nostra città; il numero di passeggeri cominciò ad aumentare, ed i taxisti adeguarono le loro macchine allungandole e rappezzandole con materiali di recupero. Questo fenomeno può essere letto come simbolico dell'entrata della Turchia nella Nato e nell'economia capitalista (dove l'uso delle macchine piuttosto che dei treni diventa la norma), e come emblematico dell'ingegno dei turchi, che sono in grado di appropriarsi di una cosa estranea e renderla propria.

Quest'opera può essere letta come ciò che succede dietro alle tende dell'opera di Sangar che vi ho fatto vedere poco fa. Questa narrativa, suddivisa in sedici fotografie, ci porta da un banchetto espiatorio, dove un animale viene tagliato a pezzi, ad una nonna che dorme, un protagonista che rivolge lo sguardo in su, non verso il cielo, ma verso una luce fluorescente. Aspetta, invano, la salvezza eterna'

Ora vi farò vedere una serie di opere eterotopiche di Huseyin Alptekin. La parola 'Noia', scritta su un muro, è una presenza fisica dominante. Un'altra opera ' un enorme sacco a forma di cammello ' ci ricorda il logo delle sigarette Camel, quello con un cammello che passeggia di fronte alle piramidi. Notasi che le sigarette Camel sono fatte col tabacco Turco. Ma ' che io sappia ' in Turchia non ci sono piramidi, e di cammelli ce ne sono ben pochi. Con quest'opera, Alptekin quindi rende evidente l'incomprensione dell'occidente nei confronti dell'oriente. L'enorme sacco, infatti, fu trovato in Turkmenistan, ed è ricoperto con scenette che rappresentano la vita locale.

Karamustafa, come Alptekin, ama riflettere sul cambiamento che la Turchia ha subito con l'industrializzazione e l'influsso dell'oriente. Lo vediamo in un suo manichino maschile vestito con la sottoveste di una sposa. Questo oggetto fu semplicemente comprato da un negozio che mostrava questo manichino in vetrina. Era forse già un'opera d'arte, ancor prima che fosse definito come tale nel contesto di una mostra?

Eccovi Corriere di Karamustafa, un'opera didattica del 1989, che è situata alla soglia fra est e ovest, capitalismo e comunismo. Il testo, 'Mentre attraversavamo la frontiera, nascondevamo gli oggetti che ci erano cari nei panciotti dei bambini', è ripetuto numerose volte. La frase è stata detta dalla nonna dell'artista mentre la famiglia fuggiva dai Balcani all'Anatolia. Turk/truk di Alptekin, messo in mostra alla quarta Biennale di Istanbul, è un camion straripante di palloni da calcio, ed è simbolico di un mondo (globo/globale) che vale poco, come lo è anche dei sogni dei poveri. 'Truk' può essere letto come 'trick', o imbroglio, irrisione: dopo tutto, questo camion dista pochi metri dal porto che trasporta merci dalla Turchia in tutte le parti del mondo.
Top/less di Aydan Murtezaoglu è un'opera fotografica che raffigura due palloni, dimezzati e posti sul seno di una giovane ragazza. La foto è priva di colori, salvo la ragazza, che è di un colore rosso vivo: fiammeggiante, calda, rivolta verso il futuro. Un sintetico riassunto della situazione delle classi sociali nel paese estremamente conservatore che è la Turchia, un paese in cui niente realmente cambia, dove tutti accettano il loro destino senza batter ciglio. In una foto in bianco e nero di Ebru Ozsecen, si vede la sagoma di una figura che offre il caffè; potete essere certi che questa figura è quella di una donna, poiché ciò che la foto raffigura è il rito dell'uomo che viene a chiedere una donna in matrimonio alla famiglia. La donna che lui sposerà gli deve portare il caffè; un gesto garbato e servizievole che dovrebbe rappresentare la sottomissione della donna al suo nuovo marito.

La sacra famiglia di Murtezaoglu, Camera per le famiglie al piano superiore è un'opera di Murtezeaoglu che a prima vista sembra un Tiepolo, però guardando con più cura, si vede che le sedie sono fatte di plastica, e che la famiglia non ha un aspetto particolarmente raffinato. Il tutto, infatti, ha un'aria piuttosto scadente. L'opera allude al fatto che in Turchia, i ristoranti hanno due piani: quello inferiore per gli uomini 'indisciplinati', e quello superiore per le famiglie.

Ora vi faccio vedere alcune opere che sono state fatte negli ultimi dieci anni, durante il periodo di 'conflitto di bassa intensità' nell'est della Turchia, poco dopo la nascita del 'problema orientale'. Nel 1980, il comandante delle forze armate organizzò un coup d'etat; poco dopo divenne presidente. È famoso per aver detto a proposito dei prigionieri condannati alla pena di morte, 'Meglio ucciderli che dargli da mangiare'.

Quest'opera di Selim Birsel s'intitola La vita sotterranea. Forse conoscete queste carte blu. Furono usate durante la guerra del 1974 a Cipro per bloccare la luce, ed erano messe sui fari delle macchine, sulle finestre, e anche per coprire i quaderni scolastici. La carta è simbolica di una vita clandestina ed isolata. L'opera di Hale Tenger, La consuetudine del menefreghismo, è una pozza di acqua rossa (o è forse sangue'), delle spade sospese in aria, ed una serie di fontane, tipo quelle che si trovano all'esterno delle moschee. Dormendo come il piombo di Birsel, esposta nella stazione centrale delle ferrovie ad Ankara, è fatta di un misto carta pesta e graffito. A prima vista, sembra di trovarsi di fronte ai cadaveri delle numerose persone che, in Turchia, sono state fucilate e poi lasciate, morte, per le strade per intimidire la gente. Il piombo è un metallo molto pesante che viene utilizzato per costruire le pallottole. La mostra fu chiusa il giorno stesso della sua apertura. Karamustafa trovò per caso questa grande fotografia a colori sul lato asiatico del Bosforo: un giovane ragazzo che indossa una divisa da comandante. Entro due giorni, l'artista trovò la stessa divisa dal lato europeo del Bosforo. Il tema di questa mostra era 'Est/ovest'. Dopo così tanti anni all'interno di una società militarizzata, mi sembra naturale che i suoi codici vengano usati per incrementare il nazionalismo fanatico. La trapunta nei dipinti di Aydan Murtezaoglu su Marilyn Monroe trasforma le note immagini dell'attrice in simboli di potere. Quest'opera di Hale Tenger, Anch'io conosco gente così II gli ha causato molti problemi. Da lontano, si vede una costellazione luccicante, fatta di schegge d'ottone; da vicino, ci rendiamo conto che le 'stelle' sono in realtà delle piccole figurine d'uomini che hanno delle piccole teste e degli enormi peni eretti. Come sfondo, si scorgono le tre scimmie che mimano i gesti non vedo, non sento, non parlo. Nonostante il fatto che il Ministro della Cultura appoggiasse la mostra, il pubblico accusatore chiese una sentenza di sette anni per diffamazione della bandiera. L'artista fu liberato un anno dopo. Disse 'Come mai pensate che è la bandiera della Turchia' Potrebbe essere quella del Marocco, della Persia'' Ecco una grande fotografia di Halil Altindere; la scritta, su un cartello fascista che venne posto presso un cimitero, è 'Amatelo o lasciatelo'. Le persone che si vedono sembrano piuttosto in procinto di lasciare (scappando) che di amare. Un'altra opera dello stesso artista rappresenta una lira turca che vale un milione; a quell'epoca, questa era la banconota con il valore più alto. Il fondatore della nazione è seduto al suo posto d'onore, proprio come nella vera banconota, ma in questa ricreazione artistica sta coprendosi la faccia, incredulo di ciò che sta accadendo all'interno della propria nazione. In un'altra di queste immagini 'rifatte', l'artista inserisce lo stesso particolare della faccia coperta nella sua carta d'identità. Notate la data: 01.01.1971. Molte persone Turche non sanno la loro data di nascita, e sono quindi iscritte all'anagrafe come nati il 01.01 di qualsiasi anno. L'identità non è innata, ma creata.

Queste due opere di Cengiz Cekil sono del 1976, un periodo tremendo per la Turchia in cui molte persone sono state uccise. Prendendo dei giornali di questo periodo, l'artista copre le parole, ma lasciando scoperte le immagini. Quindi monta queste foto giornalistiche con una serie di foto fatte da lui ' nello stile tedesco delle esposizioni a lungo termine: fredde, precise, eterne ' del mausoleo dov'è sepolto il fondatore della Turchia. Il fondatore sta fumando. Nella foto originale, il fondatore della nazione è in un gruppo con vari amici e sta infatti fumando; la foto venne rimaneggiata per dare un'aria più seria ed iconica all'eroe. C'è un' idea simile nelle turbinanti sculture di Cekil, dervisci Sufi che girano, come dei radar, su giradischi a 33 o 45 giri. L'artista allude a quando, dopo la fondazione della repubblica, tutte le sette religiose (Sufi inclusi) furono prima proibite e poi istituzionalizzate; venivano esibite in arene sportive, luoghi ovviamente completamente inadatti alla religione. La religione Sufi dovrebbe collegare la terra con il cielo, ma in questa vertiginosa creazione di Cekil, non c'è nessun collegamento, e piuttosto che venire coinvolto, lo spettatore è respinto.

Nell'ultima mostra che organizzai, due artisti ' Altindere e Ozkaya ' collaborarono nella creazione di una scultura intitolata Il bastone con la merda su ambedue i lati. Gli artisti, a gattoni, infilzarono le due punte di un'unica matita nei loro sederi. Il titolo dell'opera è un detto turco che significa 'Qualsiasi cosa tu faccia, non c'è modo di scampare a ciò che ti aspetta.'

Oggi vi ho fatto vedere vari frammenti che insieme raccontano una storia. Vorrei chiudere il mio discorso facendovi vedere due opere. La prima è l'immagine di una donna su un tetto che agita freneticamente un'antenna della televisione. Forse sta cercando di dissociarsi dalla crudele realtà di cui non vuol più far parte' o di tagliare i fili invisibili che penetrano fino all'interno del cervello di tutti noi' La seconda opera è un video in cui questa stessa artista è ripresa seduta su una panchina sul lato asiatico del Bosforo, con lo sguardo rivolto verso una vecchia città la cui torre genovese sorge all'orizzonte. Però qualcosa non quadra: la riva s'avvicina, lo schermo s'inclina. Cosa sta succedendo' Stiamo seguendo i movimenti della testa della donna o qualche fenomeno geologico sta facendo svanire gli effetti della gravità' Sotto la panchina, un cane dorme tranquillamente; non si rende conto di ciò che sta accadendo. Il cane e la donna esistono in momenti diversi: il cane è oggetto, mentre la donna è l'agente e il soggetto della storia.

A Istanbul, l'arte non è ancora stata istituzionalizzata, e ne sono grato! la situazione è rilassata e molto libera. E nonostante la carenza di critici d'arte, ci sono molti artisti. E gli artisti lavorano in un mondo in cui si ha tutto il tempo a disposizione; tempo di parlare e di discutere, anche se, alla fine, con tutto questo tempo, si finisce col produrre di meno. La Biennale è molto importante per Istanbul, perché è l'unica mostra internazionale, e l'unica che non dipende dall'arte 'provinciale'. Gran parte di quello che vi ho fatto vedere oggi è stato messo in mostra o alla Biennale di Istanbul, o nelle sue mostre minori, o in Europa; non nella 'Turchia' comune.

DOMANDE

Abitano tutti in Turchia gli artisti di cui Lei ha parlato? Gran parte di loro, sì. E questo è un dato molto importante. Piuttosto che abitare all'estero e mostrare le loro opere d'arte in Turchia, come accadeva in passato, gran parte degli artisti turchi che vi ho fatto vedere oggi abitano in Turchia e vanno all'estero per partecipare alle mostre d'arte.

Quante persone vengono alla Biennale' Chi è il suo pubblico? Un gruppo molto limitato; non credo che abbia mai superato le 70.000 persone. Il pubblico è un pubblico di grande cultura! La Biennale rappresenta una possibilità molto importante, e cioè la creazione di un pubblico di appassionati d'arte a Istanbul.

Mi parli un po' di più delle trapunte usate in Trasporto mistico; mi dica perché sono considerate così importanti.
Le trapunte possono essere interpretate in vari modi. La prima interpretazione è quella del comune sacco da spesa, che ' dato che è sulle ruote come un carrello del supermercato ' è interattivo: puoi allontanarlo o avvicinarlo. Le trapunte sono tradizionalmente appese al muro; le immagini che ognuno di noi vede sul muro sono quello che ci ricorda il nostro passato e il nostro luogo di nascita. Infine, molte famiglie vivono in una camera singola e le trapunte sono le uniche cose che dividono le 'camere'. Gli adulti, i bambini e i nonni vivono tutti insieme; la trapunta è l'unica cosa che crea uno spazio privato.