Viafarini (vecchia sede)
Milano
via Farini, 35
02 66804473
WEB
io & te
dal 23/11/2005 al 22/12/2005

Segnalato da

Viafarini




 
calendario eventi  :: 




23/11/2005

io & te

Viafarini (vecchia sede), Milano

Terza delle 4 mostre del ciclo espositivo Paradossi dell'amicizia. La mostra espone opere di coppie di artisti per le quali operare insieme costituisce una fase precritica durante il processo creativo, l'opera affronta una lettura comune prima ancora di esporsi in pubblico. I Paradossi dell'amicizia si esprimono in un perpetuo movimento tra scontro e armonia e tra litigio e riconciliazione. Partecipano 6 coppie italiane e svizzere di artisti, a cura di Paolo Bianchi e Barbara Fassler.


comunicato stampa

Paradossi dell'amicizia - maggio 2005 / marzo 2006

Il progetto Paradossi dell'amicizia si costituisce partendo dall'osservazione di come gli italiani e gli svizzeri si percepiscono a vicenda e di come si sviluppa il rapporto tra i due vicini a livello estetico, esistenziale e sociologico.

Il 24 novembre 2005 inaugura io & te, la terza delle quattro mostre del ciclo espositivo Paradossi dell'amicizia a Viafarini a Milano.

A questo terzo evento seguirà all'inizio del 2006 l'ultima mostra della serie che si terrà a O'Artoteca. Gli spazi espositivi coinvolti sono luoghi pubblici e privati che promuovono la ricerca artistica contemporanea e che, da anni, costituiscono importanti punti di riferimento culturale per Milano e per l'Italia.

Ogni mostra vive di un concetto tematico proprio, all'interno del quale si rispecchia il principio della duplicità del progetto complessivo Paradossi dell'amicizia: rumore & silenzio, arte & vita, io & te, qui & là.

Paradossi dell'amicizia - io & te

Artisti italiani (I): Andrea Caretto & Raffaella Spagna (Torino),
Ottonella Mocellin & Nicola Pellegrini (Milano),
Giancarlo Norese (Milano) & Cesare Pietroiusti (Roma).

Artisti svizzeri (CH): Simone Eberle & Andrea Mantel (Düsseldorf),
Claudia & Julia Müller (Basilea),
Zelja Marusic & Andreas Helbling (Zurigo).

Progetto a cura di: Paolo Bianchi e Barbara Fässler

>> LA MOSTRA

L'aura dell'arte si articola in paradossi: la collaborazione tra Io & te nasce dalla necessità di realizzare uno scambio fertile. La mostra Io & te espone opere di coppie di artisti nelle quali traspare l'operare stesso come una fase precritica durante il processo creativo, nella quale l'opera si confronta in una lettura critica prima ancora di esporsi in pubblico. Le coppie di artisti, costituite da due soggetti interconnessi, articolano un ping-pong amichevole tramite un continuo confronto dialettico di idee sull'arte, sulla vita e sulla convivenza. Il monologo dell'artista singolo diventa in questo caso un dialogo tra due posizioni, tra modi di pensare e modi di operare. I Paradossi dell'amicizia si esprimono in un perpetuo movimento tra vicinanza e distanza, tra scontro e armonia e tra litigio e riconciliazione. Come esistono innumerevoli modi di esistenza individuale, così esistono molteplici tipologie di coesistenza. La mostra Io & te rappresenta un largo ventaglio di motivazioni relazionali e collaborative: coppie amorose, sposi, sorelle, compagne di studio, colleghi scienziati, collaboratori sporadici, artisti relazionali, e rende testimonianza di come i vari rapporti si possano articolare in forme e materialità distinte con delle poetiche particolari.

>> GLI ARTISTI E I PROGETTI IN MOSTRA

ANDREA CARETTO & RAFFAELLA SPAGNA
Travestiti da biologi e antropologi, Caretto & Spagna analizzano il rapporto tra uomo e ambiente naturale e lo visualizzano in allestimenti complessi con matrice sistematica e scientifica. La loro passione per la raccolta (istinto umano naturale) e il loro interesse per l'analisi e la classificazione scientifica (facoltà razionale dell'uomo) li ha portati a collaborare. L'opera Fibrae_Urtica dioica, proposta per Io & te si inserisce nella ricerca "Materie Prime", avviata nel 2002, che riguarda l'impatto dell'uomo sulla natura, visibile concretamente nel ciclo di raccolta, trasformazione e lavorazione di organismi vegetali. Le materie prime conservano ancora le informazioni naturali e rivelano al contempo le successive tappe di una destinazione di uso. Il progetto analizza il rapporto tra ambiente selvatico originario e cultura umana che si appropria delle materie prime vegetali per le proprie necessità vitali. Il sottoprogetto Fibrae_Urtica dioica pone come oggetto di indagine quelle piante dotate di steli fibrosi dai quali fin dai tempi remoti, l'uomo ha estratto le fibre per produrre tessuti. L'ortica, considerata un'erba molesta, ha il fusto ricoperto da una lunga e robusta fibra che viene sfruttata dall'uomo fin dal paleolitico. I mazzi di ortiche appese alla soffitta per l'essicazione rappresentano la fase precedente alla macerazione. La tappa di lavorazione successiva, la stigliatura manuale che segue un'ulteriore essicazione, è invece documentata tramite video.
L'ortica comporta un paradosso al suo interno: non solo considerata malerba, ma inoltre dotata di una rara "aggressività" nell'ambito biologico, l'ortica si rivela invece essere una pianta utile per la specie umana, per le sue fibre e per le sue facoltà di purificazione sanguigna e le proprietà diuretiche. Ripugnante e attraente, malevola e benevola, pianta infestante e pianta per uso industriale, l'ortica incorpora la contrapposizione e la contraddizione, del Paradosso dell'amicizia tra uomo e natura.

Opera esposta: "M.P. (Materie Prime) - Fibrae_Urtica dioica, azione di raccolta e trasformazione di piante selvatiche da fibra", installazione, 2005, mazzi di ortiche e video, dimensione variabile.

OTTONELLA MOCELLIN & NICOLA PELLEGRINI
Mocellin & Pellegrini si interrogano con la fotografia e il video sull'essenza e sul funzionamento della coppia e sulle pene e le bellezze esistenziali dei rapporti intersoggettivi. La loro indagine ripercorre l'alternanza dei punti di vista nelle situazioni affettive, alla ricerca continua di un equilibrio difficile da trovare nella precarietà fragile della relazione. "Muoversi in due, per il gioco degli opposti complementari, può dare esito ad infinite variabili e a percorsi imprevedibili. La coppia diventa ossessione, l'altro è specchio di sé". Le voci, parlate o sussurrate, diventano strumenti fondamentali dello stato emotivo per trasmettere in modo sensuale il percorso tra complementarietà e ricerca di armonia. I dialoghi, nonostante partano da una componente autobiografica, acquisiscono per la loro precisione e la loro profondità un valore universale. Il gioco, usato spesso come cornice esterna, acquisisce nel lavoro di Mocellin & Pellegrini un valore metaforico proprio per i ruoli e le regole (di gioco) del "rapporto" visto come principio in sé. Nel gioco il dialogo si manifesta secondo regole prestabilite e ogni mossa contribuisce a un processo di apprendimento continuo.
Anche la videoinstallazione Smettila di dire "il giocatore". Ora sei tu o sono io, esposta in Viafarini, narra un gioco a due in bilico tra ingenuità e trasgressione. Il video proiettato in terra consiste in una serie di fotografie, prese dall'alto, in cui Nicola è sdraiato sul pavimento e Ottonella traccia con il gesso il contorno del suo corpo. Finito il tracciato, lui si alza e lei si sdraia all'interno della silhouette. Le voci all'unisono sussurrano il brano finale de "Il giardino di cemento" di Ian McEwan, che narra l'esperienza incestuosa tra i fratelli Julie e Jack, avvenuta senza premeditazione con giocosità e naturalità adolescenziale, al di là del bene e del male.

Opere esposte: Smettila di dire "il giocatore". Ora sei tu o sono io, 2004, video installazione, 5 minuti, loop. This is not a love song, 2002, cibachrome, due elementi di cm 230 x 125 (courtesy Galleria Lia Rumma, Milano)

GIANCARLO NORESE & CESARE PIETROIUSTI
Norese & Pietroiusti indagano, sia singolarmente che in collaborazione, significati comportamentali, relazionali e sociali con strumenti concettuali. La loro attività non si limita all'analisi, ma si dedica alla prassi creando legami e connessioni tra operatori prevalentemente del campo artistico, ma non solo: ad esempio il Progetto Oreste, da essi co-iniziato nel 1997, si è articolato per alcuni anni come struttura in forma di rete intersoggettiva e comunicativa, per lo scambio e la realizzazione di progetti, idee e informazioni.
Il lavoro presentato nella mostra a Viafarini è naturale conseguenza di un progetto precedente, "Meeting through Fasting", dove Norese e Pietroiusti (insieme a Emilio Fantin e su invito di Peter Lasch), digiunavano per 24 ore in città diverse, per ritrovarsi, negli orari normalmente dedicati al cibo, a scambiarsi delle riflessioni su tre tematiche prescelte.
L'opera in mostra è un libro di dialoghi, nato appositamente per la mostra Io & te. Si tratta di un prodotto paradossale che in qualche modo già contraddice se stesso, un libro che non vuole sottoporsi completamente al suo compito "primordiale": la comunicazione chiara e distinta di un contenuto. Un libro che sfugge e nel contempo si confronta coraggiosamente con la propria funzione. Non è esattamente un non-libro, non è un libro vuoto, ma è invece un libro che ci parla di sette tematiche precise, in sette lingue corrispondenti - ma assolutamente improvvisate - le cui sonorità sono affini alle tematiche: "Dell'arroganza del potere", "Del sesso e del desiderio", "Dell'arte relazionale", "Del cibo", "Della musica e della nostalgia", "Del futuro", e infine "Della lingua e della scrittura di questo libro", a commento dei capitoli precedenti. Le lingue sono inventate e rimangono incomprensibili: a ogni tematica la sua lingua, il suo suono, le sue sfumature, le sue associazioni.
In verità, l'esperimento è prima psicologico che letterario. Nel dialogo preliminare (in lingua inventata al momento) poi sbobinato, cioè trascritto fedelmente, succede il contrario di ciò che ci si aspetterebbe: invece di contraddire il senso della comunicazione (scambiare concetti, opinioni e informazioni), si instaura una speciale affettività della comunicazione stessa, la quale non viene affatto negata. L'assenza degli strumenti convenzionali del linguaggio ci mette in una situazione estrema di limite esistenziale comparabile al digiuno, dove viene invece a mancare la base materiale.

Opera esposta: Tenkalaut, 2005, libro tascabile, stampa digitale, 50 esemplari

CLAUDIA & JULIA MULLER
L'opera di Claudia e Julia Müller si presenta nella sua ordinaria quotidianità e tuttavia si estende in modo enciclopedico. Le loro preoccupazioni girano attorno a problematiche intersoggettive e sociali e rispecchiano con motivi imbevuti di memoria lo stato d'animo della loro generazione. Le sorelle Müller sono nate negli anni Sessanta e il fatto che siano figlie di un prete protestante e cresciute in una canonica vicino a Basilea non è indifferente. Il loro lavoro fu fin dall'inizio impregnato dalla loro infanzia: da un lato disegnavano animali domestici, i loro amici, situazioni del quotidiano; dall'altro si ispiravano a immagini estrapolate dai media (Lou Reed, New York, case popolari) o dalla bibbia. La loro collaborazione è dominata da un "noi" collegiale. La ricerca di una responsabilità collettiva guida il loro accesso al mondo: dicono che "la prospettiva soggettiva conta molto" e "i temi che trattiamo e le immagini che usiamo devono attraversarci." Lo sguardo delle due sorelle sembra a volte ingenuo, ma in verità è pieno di empatia. La loro spontanea disinvoltura, continuamente ribadita, rappresenta il loro stile consapevole e le ha rese famose nel mondo dell'arte. Riproducono, copiano e assemblano e, così facendo, celebrano uno stile popolare che affascina perché si muove in un mondo conosciuto e condiviso dal pubblico. La mostra personale di Claudia e Julia Müller nel Kunstmuseum Thun (2004) esibiva due autoritratti di dimensione murale: Julia è immersa nei suoi pensieri in un bistrot, vestita con un maglione norvegese, mentre Claudia si mette in scena con un vestito africano. La sua espressione è talmente ottimistica che le si associa immediatamente un bazar missionario. Il mondo immaginario delle figlie del prete non è distruttivo nonostante il loro atteggiamento critico. Nei loro lavori è percepibile la loro posizione intrisa dalla fede nel bene: "Continuamo a vivere i valori dei nostri genitori, anche se in modo un po' diverso." (Claudia Spinelli, Die Weltwoche, Nr. 15, 2004)

Opera esposta: Io & te, 2005, pittura murale

SIMONE EBERLI & ANDREA MANTEL
"Per capire meglio un'opera d'arte, bisogna cercare di copiarla", disse già Alberto Giacometti. La coppia delle due artiste Eberli & Mantel annoda la sua attività alla tradizione artistica di appropriazione e di copia, riproducendo con il mezzo della fotografia modelli paradigmatici dell'arte moderna. L'impulso per ricostruire il dipinto "Betty" di Gerhard Richter (1988), che ora si chiama "Leah", proveniva da una camicia regalata a Simone Eberli che assomigliava in modo impressionante a quella del quadro di Richter. Lo stimolo da cui nacque il lavoro non fu la produzione di un autoritratto con un chiaro riferimento a un quadro importante della storia dell'arte, quanto l'idea di stimolare e di ricreare la stessa atmosfera percettibile nella pittura. Si tratta di una specie di anti-ritratto, visto che lo sguardo si pone sul retro della testa bionda della donna. Mentre la pittura a olio di Richter si serviva di una foto come modello, la foto di Eberle & Mantel si serve della pittura come prototipo per la fotografia: il cerchio si chiude. La ricostruzione del secondo quadro di Richter, "Ema, nudo su una scala" (1966) ora nominato "Ella", fu la similitudine della scala a casa di una delle artiste con quella rappresentata sul quadro. Oltre al ruolo della moglie di Richter, ora recitato da Andrea Mantel, la foto imita la sfumatura del nudo, la bellezza misteriosa della donna, che a sua volta ricorda il quadro cubistico di Marcel Duchamp del 1912. Le due artiste hanno ricostruito con minuzia il setting, il punto di vista, il numero dei gradini e il disegno della luce. Eberli & Mantel spiegano nel dialogo il loro concetto: "Le nostre ricostruzioni mostrano figure che non sono né Betty né Ema, ma nemmeno Simone e Andrea. Nel confronto con i modelli nasce qualcos'altro, una cosa a sé con la propria esigenza di autonomia. Così facendo, nascono Leah e Ella come personaggi artificiali che sviluppano la loro vita propria nelle fotografie. Per noi non conta solo l'immagine come si dà alla visione, ma soprattutto l'immagine nella sua dimensione immaginativa."

Opere esposte: Ella, 2001, fotografia, 207 x 130 cm; Leah, 2001, fotografia, 70 x 103 cm; senza titolo, 2005, fotografia, 69,6 x 45,9 cm; senza titolo, 2005, fotografia, 69,6 x 45,9 cm.

ZELJKA MARUSIC & ANDREAS HELBLING
"Che cos'altro è l'amore se non comprendere ed essere felici che qualcun'altro vive, opera e sente in modo diverso e contrario di noi?" chiede Friedrich Nietzsche da filosofo dell'esistenza. Le tre sculture video di Zeljka Marusic & Andreas Helbling, installate nella mostra Io & te, ci parlano di amore e di duplicità tra uomo e donna, tra animali e tra creature misteriose e sono impregnate di una visione romantica dell'amicizia. La scultura video "imagine" (2004) ci rende partecipi di un flirt intimo tra un uomo e una donna in un bar, nel quale una femminilità autonoma incontra una mascolinità dolce. Nella proiezione accompagnata dalla luce delle candele non è pertanto esplicitato se si tratta di una coppia amorosa o soltanto di amici intimi. Mentre nell'amore due diventano uno, nell'amicizia uno diventa due, nel senso che ogni amico vive le particolarità dell'altro e arricchisce il proprio sé. Nell'installazione "animal stories" (2004) intravediamo in una scatola di legno un uomo nudo con una donna seminuda, i cui visi sono coperti da maschere, che s'incontrano davanti una culisse mutante in continuazione. Già il romantico Schleichermacher ci dice che l'uomo "è una bestia insaziabile di socialità e amicizia." Nella videoscultura "black fire" del 2004, costruita con cartone e nastro, vediamo invece due esseri misteriosi che girano attorno a se stessi in un ballo di polarità su una sorte di collina vulcanica. I due personaggi si rivelano incapaci di scegliere tra attrazione e repulsione e permangono in un'ambiguità indecisa. Nei lavori di Marusic & Helbling gli individui si completano nella loro diversità. Da virtuosi della rappresentazione dell'amicizia gli artisti ci presentano due tipi di rapporti: da un lato la loro collaborazione da artisti che crea un'opera in comune e dall'altro lato la complementarietà individuale nella vita. "Per costituire la sua propria individualità, l'uomo deve integrarci continuamente altre individualità" scrive Novalis. Soltanto l'interazione con gli altri permette all'uomo la formazione della propria personalità.

Opere esposte: Imagine, 2004, scultura video con video white trash integrato, 120 x 35 x 25 cm; Animal Stories, 2004, Scultura video con video Coppia integrato, 189 x 55 x 86 cm; Black Fire, 2004, Scultura video con video Chimären integrato, 180 x 45 x 130 cm.

>> paradossi dell'amicizia

rumore & silenzio
CCS - Centro Culturale Svizzero, Milano - dal 12 maggio al 25 giugno 2005
La mostra presenta incroci tra immagine e suono
Artisti CH: Anton Bruhin (Schübelbach), Maria Dundakova (Aarau), Luisa Figini (Ticino)
I: Emilio Fantin (Bologna), Daniele Pario Perra (Bologna), Steve Piccolo & Gak Sato (Milano)

arte & vita Galleria del Credito Valtellinese, Milano - dal 15 settembre al 29 ottobre 2005
L'esposizione documenta delle opere d'arte della vita
Artisti: CH: Jean Odermatt: La Claustra sul Gottardo; Daniel Spoerri: Giardino a Seggiano (GR),
I: Michelangelo Pistoletto: Cittadellarte a Biella; Bert Theis: OUT = Office for Urban Transformation a Milano.

io & te
Viafarini, Milano - dal 24 novembre al 22 dicembre 2005
L'evento presenta l'operare delle coppie di artisti
Artisti: CH: Simone Eberli & Andrea Mantel (Düsseldorf), Claudia & Julia Müller (Basilea), Zeljka Marusic & Andreas Helbling (Zurigo)
I: Andrea Caretto & Raffaella Spagna (Torino), Ottonella Mocellin & Nicola Pellegrini (Milano), Giancarlo Norese (Milano) & Cesare Pietroiusti (Roma)

qui & là
O'Artoteca, Milano - dal 16 gennaio al 4 marzo 2006
Una mostra con lavori di artisti immigrati
Artisti: CH: Tatjana Marusic (Menziken AG/Croazia), Loredana Sperini (Zurigo/Italia), Costa Vece (Zurigo/Italia)
I: Kristine Alksne (Milano/Lettonia), Tarin Gartner (Milano/Israele), Armin Linke (Milano/Germania)

>> L'ORGANIZZAZIONE
Il progetto Paradossi dell'amicizia è una coproduzione dell'Istituto Svizzero di Roma (ISR) - Centro Culturale Svizzero di Milano e della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia di Zurigo, in collaborazione con gli spazi espositivi Credito Valtellinese, Viafarini e O'Artoteca di Milano. Con il sostegno del Migros Percento culturale e Driade Milano.

>> I CURATORI
Paolo Bianchi, nato nel 1960 a Jesolo (I), vive a Baden (CH), è critico d'arte e curatore indipendente. È stato Senior Curator all'O.K Centrum für Gegenwartskunst a Linz (Austria) e Guest professor per prassi curatoriale all'Università d'Arte a Linz. È Guest editor della rivista d'arte Kunstforum International.

Barbara Fässler, nata nel 1963 a Zurigo (CH), vive a Milano (I), artista, lavora con fotografia, video e installazioni. Espone dal 1990. È stata co-curatrice nel ProjektRaum, artist-run space a Zurigo.

Sono disponibili su richiesta le informazioni anche sulle altre mostre:
rumore & silenzio
(http://www.swissinfo.org/sit/swissinfo.html?siteSect=108&sid=5839749)
arte & vita (http://www.peripteros.ch/arte&vita)
(http://www.radio24.ilsole24ore.com/fc?cmd=sez&chId=40&sezId=9722)

>> per informazioni
ISR- Centro Culturale Svizzero Milano
Via Vecchio Politecnico 3 I-20121 Milano Tel +39 02 76016118 Fax +39 02 76016245 milano@istitutosvizzero.it http://www.istitutosvizzero.it

Barbara Fässler barbara.faessler@iol.it

Una coproduzione: Istituto Svizzero di Roma - Centro Culturale Svizzero di Milano e Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia di Zurigo

In collaborazione con: gli spazi espositivi Galleria del Credito Valtellinese, Viafarini e O'Artoteca

Con il sostegno di: Migros Percento culturale

Inaugurazione 24 novembre 2005, ore 18.00

Viafarini
via Farini 35, 20159 Milano
Orari: martedì a sabato dalle ore 15.00 alle 19.00, ingresso libero

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