Barbara Fassler
Andrea Caretto
Raffaella Spagna
Ottonella Mocellin
Nicola Pellegrini
Giancarlo Norese
Cesare Pietroiusti
Simone Eberle
Andrea Mantel
Claudia Muller
Julia Muller
Zelja Marusic
Andreas Helbling
Paolo Bianchi
Terza delle 4 mostre del ciclo espositivo Paradossi dell'amicizia. La mostra espone opere di coppie di artisti per le quali operare insieme costituisce una fase precritica durante il processo creativo, l'opera affronta una lettura comune prima ancora di esporsi in pubblico. I Paradossi dell'amicizia si esprimono in un perpetuo movimento tra scontro e armonia e tra litigio e riconciliazione. Partecipano 6 coppie italiane e svizzere di artisti, a cura di Paolo Bianchi e Barbara Fassler.
Paradossi dell'amicizia - maggio 2005 / marzo 2006
Il progetto Paradossi dell'amicizia si costituisce partendo dall'osservazione di
come gli italiani e gli svizzeri si percepiscono a vicenda e di come si sviluppa il
rapporto tra i due vicini a livello estetico, esistenziale e sociologico.
Il 24 novembre 2005 inaugura io & te, la terza delle quattro mostre del ciclo
espositivo Paradossi dell'amicizia a Viafarini a Milano.
A questo terzo evento seguirà all'inizio del 2006 l'ultima mostra della serie che si
terrà a O'Artoteca. Gli spazi espositivi coinvolti sono luoghi pubblici e privati
che promuovono la ricerca artistica contemporanea e che, da anni, costituiscono
importanti punti di riferimento culturale per Milano e per l'Italia.
Ogni mostra vive di un concetto tematico proprio, all'interno del quale si
rispecchia il principio della duplicità del progetto complessivo Paradossi
dell'amicizia: rumore & silenzio, arte & vita, io & te, qui & là .
Paradossi dell'amicizia - io & te
Artisti italiani (I): Andrea Caretto & Raffaella Spagna (Torino),
Ottonella Mocellin & Nicola Pellegrini (Milano),
Giancarlo Norese (Milano) & Cesare Pietroiusti (Roma).
Artisti svizzeri (CH): Simone Eberle & Andrea Mantel (Düsseldorf),
Claudia & Julia Müller (Basilea),
Zelja Marusic & Andreas Helbling (Zurigo).
Progetto a cura di: Paolo Bianchi e Barbara Fässler
>> LA MOSTRA
L'aura dell'arte si articola in paradossi: la collaborazione tra Io & te nasce dalla
necessità di realizzare uno scambio fertile. La mostra Io & te espone opere di
coppie di artisti nelle quali traspare l'operare stesso come una fase precritica
durante il processo creativo, nella quale l'opera si confronta in una lettura
critica prima ancora di esporsi in pubblico. Le coppie di artisti, costituite da due
soggetti interconnessi, articolano un ping-pong amichevole tramite un continuo
confronto dialettico di idee sull'arte, sulla vita e sulla convivenza. Il monologo
dell'artista singolo diventa in questo caso un dialogo tra due posizioni, tra modi
di pensare e modi di operare. I Paradossi dell'amicizia si esprimono in un perpetuo
movimento tra vicinanza e distanza, tra scontro e armonia e tra litigio e
riconciliazione. Come esistono innumerevoli modi di esistenza individuale, così
esistono molteplici tipologie di coesistenza. La mostra Io & te rappresenta un largo
ventaglio di motivazioni relazionali e collaborative: coppie amorose, sposi,
sorelle, compagne di studio, colleghi scienziati, collaboratori sporadici, artisti
relazionali, e rende testimonianza di come i vari rapporti si possano articolare in
forme e materialità distinte con delle poetiche particolari.
>> GLI ARTISTI E I PROGETTI IN MOSTRA
ANDREA CARETTO & RAFFAELLA SPAGNA
Travestiti da biologi e antropologi, Caretto & Spagna analizzano il rapporto tra
uomo e ambiente naturale e lo visualizzano in allestimenti complessi con matrice
sistematica e scientifica. La loro passione per la raccolta (istinto umano naturale)
e il loro interesse per l'analisi e la classificazione scientifica (facoltÃ
razionale dell'uomo) li ha portati a collaborare. L'opera Fibrae_Urtica dioica,
proposta per Io & te si inserisce nella ricerca "Materie Prime", avviata nel 2002,
che riguarda l'impatto dell'uomo sulla natura, visibile concretamente nel ciclo di
raccolta, trasformazione e lavorazione di organismi vegetali. Le materie prime
conservano ancora le informazioni naturali e rivelano al contempo le successive
tappe di una destinazione di uso. Il progetto analizza il rapporto tra ambiente
selvatico originario e cultura umana che si appropria delle materie prime vegetali
per le proprie necessità vitali. Il sottoprogetto Fibrae_Urtica dioica pone come
oggetto di indagine quelle piante dotate di steli fibrosi dai quali fin dai tempi
remoti, l'uomo ha estratto le fibre per produrre tessuti. L'ortica, considerata
un'erba molesta, ha il fusto ricoperto da una lunga e robusta fibra che viene
sfruttata dall'uomo fin dal paleolitico. I mazzi di ortiche appese alla soffitta per
l'essicazione rappresentano la fase precedente alla macerazione. La tappa di
lavorazione successiva, la stigliatura manuale che segue un'ulteriore essicazione, è
invece documentata tramite video.
L'ortica comporta un paradosso al suo interno: non solo considerata malerba, ma
inoltre dotata di una rara "aggressività " nell'ambito biologico, l'ortica si rivela
invece essere una pianta utile per la specie umana, per le sue fibre e per le sue
facoltà di purificazione sanguigna e le proprietà diuretiche. Ripugnante e
attraente, malevola e benevola, pianta infestante e pianta per uso industriale,
l'ortica incorpora la contrapposizione e la contraddizione, del Paradosso
dell'amicizia tra uomo e natura.
Opera esposta: "M.P. (Materie Prime) - Fibrae_Urtica dioica, azione di raccolta e
trasformazione di piante selvatiche da fibra", installazione, 2005, mazzi di ortiche
e video, dimensione variabile.
OTTONELLA MOCELLIN & NICOLA PELLEGRINI
Mocellin & Pellegrini si interrogano con la fotografia e il video sull'essenza e sul
funzionamento della coppia e sulle pene e le bellezze esistenziali dei rapporti
intersoggettivi. La loro indagine ripercorre l'alternanza dei punti di vista nelle
situazioni affettive, alla ricerca continua di un equilibrio difficile da trovare
nella precarietà fragile della relazione. "Muoversi in due, per il gioco degli
opposti complementari, può dare esito ad infinite variabili e a percorsi
imprevedibili. La coppia diventa ossessione, l'altro è specchio di sé". Le voci,
parlate o sussurrate, diventano strumenti fondamentali dello stato emotivo per
trasmettere in modo sensuale il percorso tra complementarietà e ricerca di armonia.
I dialoghi, nonostante partano da una componente autobiografica, acquisiscono per la
loro precisione e la loro profondità un valore universale. Il gioco, usato spesso
come cornice esterna, acquisisce nel lavoro di Mocellin & Pellegrini un valore
metaforico proprio per i ruoli e le regole (di gioco) del "rapporto" visto come
principio in sé. Nel gioco il dialogo si manifesta secondo regole prestabilite e
ogni mossa contribuisce a un processo di apprendimento continuo.
Anche la videoinstallazione Smettila di dire "il giocatore". Ora sei tu o sono io,
esposta in Viafarini, narra un gioco a due in bilico tra ingenuità e trasgressione.
Il video proiettato in terra consiste in una serie di fotografie, prese dall'alto,
in cui Nicola è sdraiato sul pavimento e Ottonella traccia con il gesso il contorno
del suo corpo. Finito il tracciato, lui si alza e lei si sdraia all'interno della
silhouette. Le voci all'unisono sussurrano il brano finale de "Il giardino di
cemento" di Ian McEwan, che narra l'esperienza incestuosa tra i fratelli Julie e
Jack, avvenuta senza premeditazione con giocosità e naturalità adolescenziale, al di
là del bene e del male.
Opere esposte: Smettila di dire "il giocatore". Ora sei tu o sono io, 2004, video
installazione, 5 minuti, loop. This is not a love song, 2002, cibachrome, due
elementi di cm 230 x 125 (courtesy Galleria Lia Rumma, Milano)
GIANCARLO NORESE & CESARE PIETROIUSTI
Norese & Pietroiusti indagano, sia singolarmente che in collaborazione, significati
comportamentali, relazionali e sociali con strumenti concettuali. La loro attivitÃ
non si limita all'analisi, ma si dedica alla prassi creando legami e connessioni tra
operatori prevalentemente del campo artistico, ma non solo: ad esempio il Progetto
Oreste, da essi co-iniziato nel 1997, si è articolato per alcuni anni come struttura
in forma di rete intersoggettiva e comunicativa, per lo scambio e la realizzazione
di progetti, idee e informazioni.
Il lavoro presentato nella mostra a Viafarini è naturale conseguenza di un progetto
precedente, "Meeting through Fasting", dove Norese e Pietroiusti (insieme a Emilio
Fantin e su invito di Peter Lasch), digiunavano per 24 ore in città diverse, per
ritrovarsi, negli orari normalmente dedicati al cibo, a scambiarsi delle riflessioni
su tre tematiche prescelte.
L'opera in mostra è un libro di dialoghi, nato appositamente per la mostra Io & te.
Si tratta di un prodotto paradossale che in qualche modo già contraddice se stesso,
un libro che non vuole sottoporsi completamente al suo compito "primordiale": la
comunicazione chiara e distinta di un contenuto. Un libro che sfugge e nel contempo
si confronta coraggiosamente con la propria funzione. Non è esattamente un
non-libro, non è un libro vuoto, ma è invece un libro che ci parla di sette
tematiche precise, in sette lingue corrispondenti - ma assolutamente improvvisate -
le cui sonorità sono affini alle tematiche: "Dell'arroganza del potere", "Del sesso
e del desiderio", "Dell'arte relazionale", "Del cibo", "Della musica e della
nostalgia", "Del futuro", e infine "Della lingua e della scrittura di questo libro",
a commento dei capitoli precedenti. Le lingue sono inventate e rimangono
incomprensibili: a ogni tematica la sua lingua, il suo suono, le sue sfumature, le
sue associazioni.
In verità , l'esperimento è prima psicologico che letterario. Nel dialogo preliminare
(in lingua inventata al momento) poi sbobinato, cioè trascritto fedelmente, succede
il contrario di ciò che ci si aspetterebbe: invece di contraddire il senso della
comunicazione (scambiare concetti, opinioni e informazioni), si instaura una
speciale affettività della comunicazione stessa, la quale non viene affatto negata.
L'assenza degli strumenti convenzionali del linguaggio ci mette in una situazione
estrema di limite esistenziale comparabile al digiuno, dove viene invece a mancare
la base materiale.
Opera esposta: Tenkalaut, 2005, libro tascabile, stampa digitale, 50 esemplari
CLAUDIA & JULIA MULLER
L'opera di Claudia e Julia Müller si presenta nella sua ordinaria quotidianità e
tuttavia si estende in modo enciclopedico. Le loro preoccupazioni girano attorno a
problematiche intersoggettive e sociali e rispecchiano con motivi imbevuti di
memoria lo stato d'animo della loro generazione. Le sorelle Müller sono nate negli
anni Sessanta e il fatto che siano figlie di un prete protestante e cresciute in una
canonica vicino a Basilea non è indifferente. Il loro lavoro fu fin dall'inizio
impregnato dalla loro infanzia: da un lato disegnavano animali domestici, i loro
amici, situazioni del quotidiano; dall'altro si ispiravano a immagini estrapolate
dai media (Lou Reed, New York, case popolari) o dalla bibbia. La loro collaborazione
è dominata da un "noi" collegiale. La ricerca di una responsabilità collettiva guida
il loro accesso al mondo: dicono che "la prospettiva soggettiva conta molto" e "i
temi che trattiamo e le immagini che usiamo devono attraversarci." Lo sguardo delle
due sorelle sembra a volte ingenuo, ma in verità è pieno di empatia. La loro
spontanea disinvoltura, continuamente ribadita, rappresenta il loro stile
consapevole e le ha rese famose nel mondo dell'arte. Riproducono, copiano e
assemblano e, così facendo, celebrano uno stile popolare che affascina perché si
muove in un mondo conosciuto e condiviso dal pubblico. La mostra personale di
Claudia e Julia Müller nel Kunstmuseum Thun (2004) esibiva due autoritratti di
dimensione murale: Julia è immersa nei suoi pensieri in un bistrot, vestita con un
maglione norvegese, mentre Claudia si mette in scena con un vestito africano. La sua
espressione è talmente ottimistica che le si associa immediatamente un bazar
missionario. Il mondo immaginario delle figlie del prete non è distruttivo
nonostante il loro atteggiamento critico. Nei loro lavori è percepibile la loro
posizione intrisa dalla fede nel bene: "Continuamo a vivere i valori dei nostri
genitori, anche se in modo un po' diverso." (Claudia Spinelli, Die Weltwoche, Nr.
15, 2004)
Opera esposta: Io & te, 2005, pittura murale
SIMONE EBERLI & ANDREA MANTEL
"Per capire meglio un'opera d'arte, bisogna cercare di copiarla", disse già Alberto
Giacometti. La coppia delle due artiste Eberli & Mantel annoda la sua attività alla
tradizione artistica di appropriazione e di copia, riproducendo con il mezzo della fotografia modelli paradigmatici dell'arte moderna. L'impulso per ricostruire il
dipinto "Betty" di Gerhard Richter (1988), che ora si chiama "Leah", proveniva da
una camicia regalata a Simone Eberli che assomigliava in modo impressionante a
quella del quadro di Richter. Lo stimolo da cui nacque il lavoro non fu la
produzione di un autoritratto con un chiaro riferimento a un quadro importante della
storia dell'arte, quanto l'idea di stimolare e di ricreare la stessa atmosfera
percettibile nella pittura. Si tratta di una specie di anti-ritratto, visto che lo
sguardo si pone sul retro della testa bionda della donna. Mentre la pittura a olio
di Richter si serviva di una foto come modello, la foto di Eberle & Mantel si serve
della pittura come prototipo per la fotografia: il cerchio si chiude. La
ricostruzione del secondo quadro di Richter, "Ema, nudo su una scala" (1966) ora
nominato "Ella", fu la similitudine della scala a casa di una delle artiste con
quella rappresentata sul quadro. Oltre al ruolo della moglie di Richter, ora
recitato da Andrea Mantel, la foto imita la sfumatura del nudo, la bellezza
misteriosa della donna, che a sua volta ricorda il quadro cubistico di Marcel
Duchamp del 1912. Le due artiste hanno ricostruito con minuzia il setting, il punto
di vista, il numero dei gradini e il disegno della luce. Eberli & Mantel spiegano
nel dialogo il loro concetto: "Le nostre ricostruzioni mostrano figure che non sono
né Betty né Ema, ma nemmeno Simone e Andrea. Nel confronto con i modelli nasce
qualcos'altro, una cosa a sé con la propria esigenza di autonomia. Così facendo,
nascono Leah e Ella come personaggi artificiali che sviluppano la loro vita propria
nelle fotografie. Per noi non conta solo l'immagine come si dà alla visione, ma
soprattutto l'immagine nella sua dimensione immaginativa."
Opere esposte: Ella, 2001, fotografia, 207 x 130 cm; Leah, 2001, fotografia, 70 x
103 cm; senza titolo, 2005, fotografia, 69,6 x 45,9 cm; senza titolo, 2005,
fotografia, 69,6 x 45,9 cm.
ZELJKA MARUSIC & ANDREAS HELBLING
"Che cos'altro è l'amore se non comprendere ed essere felici che qualcun'altro vive,
opera e sente in modo diverso e contrario di noi?" chiede Friedrich Nietzsche da
filosofo dell'esistenza. Le tre sculture video di Zeljka Marusic & Andreas Helbling,
installate nella mostra Io & te, ci parlano di amore e di duplicità tra uomo e
donna, tra animali e tra creature misteriose e sono impregnate di una visione
romantica dell'amicizia. La scultura video "imagine" (2004) ci rende partecipi di un
flirt intimo tra un uomo e una donna in un bar, nel quale una femminilità autonoma
incontra una mascolinità dolce. Nella proiezione accompagnata dalla luce delle
candele non è pertanto esplicitato se si tratta di una coppia amorosa o soltanto di
amici intimi. Mentre nell'amore due diventano uno, nell'amicizia uno diventa due,
nel senso che ogni amico vive le particolarità dell'altro e arricchisce il proprio
sé. Nell'installazione "animal stories" (2004) intravediamo in una scatola di legno
un uomo nudo con una donna seminuda, i cui visi sono coperti da maschere, che
s'incontrano davanti una culisse mutante in continuazione. Già il romantico
Schleichermacher ci dice che l'uomo "è una bestia insaziabile di socialità e
amicizia." Nella videoscultura "black fire" del 2004, costruita con cartone e
nastro, vediamo invece due esseri misteriosi che girano attorno a se stessi in un
ballo di polarità su una sorte di collina vulcanica. I due personaggi si rivelano
incapaci di scegliere tra attrazione e repulsione e permangono in un'ambiguitÃ
indecisa. Nei lavori di Marusic & Helbling gli individui si completano nella loro
diversità . Da virtuosi della rappresentazione dell'amicizia gli artisti ci
presentano due tipi di rapporti: da un lato la loro collaborazione da artisti che
crea un'opera in comune e dall'altro lato la complementarietà individuale nella
vita. "Per costituire la sua propria individualità , l'uomo deve integrarci
continuamente altre individualità " scrive Novalis. Soltanto l'interazione con gli
altri permette all'uomo la formazione della propria personalità .
Opere esposte: Imagine, 2004, scultura video con video white trash integrato, 120 x
35 x 25 cm; Animal Stories, 2004, Scultura video con video Coppia integrato, 189 x
55 x 86 cm; Black Fire, 2004, Scultura video con video Chimären integrato, 180 x 45
x 130 cm.
>> paradossi dell'amicizia
rumore & silenzio
CCS - Centro Culturale Svizzero, Milano - dal 12 maggio al 25 giugno 2005
La mostra presenta incroci tra immagine e suono
Artisti CH: Anton Bruhin (Schübelbach), Maria Dundakova (Aarau), Luisa Figini (Ticino)
I: Emilio Fantin (Bologna), Daniele Pario Perra (Bologna), Steve Piccolo & Gak Sato
(Milano)
arte & vita
Galleria del Credito Valtellinese, Milano - dal 15 settembre al 29 ottobre 2005
L'esposizione documenta delle opere d'arte della vita
Artisti: CH: Jean Odermatt: La Claustra sul Gottardo; Daniel Spoerri: Giardino a
Seggiano (GR),
I: Michelangelo Pistoletto: Cittadellarte a Biella; Bert Theis: OUT = Office for
Urban Transformation a Milano.
io & te
Viafarini, Milano - dal 24 novembre al 22 dicembre 2005
L'evento presenta l'operare delle coppie di artisti
Artisti: CH: Simone Eberli & Andrea Mantel (Düsseldorf), Claudia & Julia Müller
(Basilea), Zeljka Marusic & Andreas Helbling (Zurigo)
I: Andrea Caretto & Raffaella Spagna (Torino), Ottonella Mocellin & Nicola
Pellegrini (Milano), Giancarlo Norese (Milano) & Cesare Pietroiusti (Roma)
qui & lÃ
O'Artoteca, Milano - dal 16 gennaio al 4 marzo 2006
Una mostra con lavori di artisti immigrati
Artisti: CH: Tatjana Marusic (Menziken AG/Croazia), Loredana Sperini (Zurigo/Italia), Costa Vece (Zurigo/Italia)
I: Kristine Alksne (Milano/Lettonia), Tarin Gartner (Milano/Israele), Armin Linke
(Milano/Germania)
>> L'ORGANIZZAZIONE
Il progetto Paradossi dell'amicizia è una coproduzione dell'Istituto Svizzero di
Roma (ISR) - Centro Culturale Svizzero di Milano e della Fondazione svizzera per la
cultura Pro Helvetia di Zurigo, in collaborazione con gli spazi espositivi Credito
Valtellinese, Viafarini e O'Artoteca di Milano. Con il sostegno del Migros Percento
culturale e Driade Milano.
>> I CURATORI
Paolo Bianchi, nato nel 1960 a Jesolo (I), vive a Baden (CH), è critico d'arte e
curatore indipendente. È stato Senior Curator all'O.K Centrum für Gegenwartskunst a
Linz (Austria) e Guest professor per prassi curatoriale all'Università d'Arte a
Linz. È Guest editor della rivista d'arte Kunstforum International.
Barbara Fässler, nata nel 1963 a Zurigo (CH), vive a Milano (I), artista, lavora con
fotografia, video e installazioni. Espone dal 1990. È stata co-curatrice nel
ProjektRaum, artist-run space a Zurigo.
Sono disponibili su richiesta le informazioni anche sulle altre mostre:
rumore & silenzio
(http://www.swissinfo.org/sit/swissinfo.html?siteSect=108&sid=5839749)
arte & vita (http://www.peripteros.ch/arte&vita)
(http://www.radio24.ilsole24ore.com/fc?cmd=sez&chId=40&sezId=9722)
>> per informazioni
ISR- Centro Culturale Svizzero Milano
Via Vecchio Politecnico 3 I-20121 Milano Tel +39 02 76016118 Fax +39 02 76016245 milano@istitutosvizzero.it http://www.istitutosvizzero.it
Barbara Fässler barbara.faessler@iol.it
Una coproduzione: Istituto Svizzero di Roma - Centro
Culturale Svizzero di Milano e Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia di
Zurigo
In collaborazione con: gli spazi espositivi Galleria del
Credito Valtellinese, Viafarini e O'Artoteca
Con il sostegno di: Migros Percento culturale
Inaugurazione 24 novembre 2005, ore 18.00
Viafarini
via Farini 35, 20159 Milano
Orari: martedì a sabato dalle ore 15.00 alle 19.00, ingresso libero