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Casale Monferrato (AL)

Oyoyoy
dal 8/5/2008 al 24/5/2008
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8/5/2008

Oyoyoy

Diverse sedi, Casale Monferrato (AL)

Festival Internazionale della cultura ebraica. L'iniziativa si propone di affrontare questioni come l'integrazione razziale con l'allestimento della piu' grande libreria ebraica d'Italia e la mostra "Vignette dal mondo per i diritti umani".


comunicato stampa

Fin dai tempi di Abramo, di Mosè e di Daniele, la vita ebraica è sempre stata segnata dalla lontananza. Da duemila anni in qua, fino alla fondazione dello Stato di Israele, la cultura ebraica è stata elaborata per lo più lontano dalla sua terra originaria: in Mesopotamia e in Spagna, in Francia e in Egitto, in Polonia e anche molto in Italia, sede con Roma delle più antica comunità ebraica occidentale, ininterrottamente attiva da più di due millenni.

Questa condizione di lontananza è testimoniata perfino nel nome: ivrì, ebreo, è secondo l'etimologia più diffusa, è colui che passa, che attraversa - fiumi, frontiere, difficoltà, persecuzioni, generazioni. Essa ha due aspetti. Da un lato è esilio, galut, lontananza dolorosa e luttuosa, dipendenza da potenze ostili, pericolo, impossibilità di vera autonomia. Dall'altra è incontro, scambio, missione. Israele non ha velleità di convertire gli altri popoli, ma fin dai tempi biblici si sente investito di una missione sacerdotale e sa di dover lavorare per la diffusione universale del monoteismo: un giorno, si recita nelle preghiere quotidiane, tutti riconosceranno l'unità di D-o e perfino il suo nome sarà uno.

La disseminazione (diaspora) dell'ebraismo nel mondo da questo punto di vista è un fatto positivo, è, letteralmente, semina. Riconoscere i giusti nelle nazioni che incontra è una delle missioni che Israele ha sempre compiuto volentieri, dall'Avimelech biblico a Carlo Alberto - onorato ancora oggi in tutte le sinagoghe del Piemonte per aver decretato l'emancipazione - sino ai Giusti delle Nazioni che hanno sottratto delle vittime al nazismo e sono celebrati in Israele.

Anche la cultura ebraica ha avuto nei secoli lo stesso doppio aspetto. Da un lato è stata una costruzione interna straordinariamente ricca e complessa, con i suoi maestri e le sue scuole, le sue fasi e le sue discussioni. Solo pochi nomi di questa grande elaborazione culturale sono arrivati alla notorietà nel mondo occidentale, per esempio Maimonide o i chassidim dell'Europa orientale. Ma per quantità e qualità la cultura ebraica interna ha dimensioni e complessità pari a quella della grande tradizione europea, ricca com'è di riflessione teorica e di poesia, di legislazione e di costumi quotidiani.
Tale cultura interna, ma non necessariamente segreta o esoterica, solo appartenente a un certo popolo ed espressa nella sua lingua, è forse il solo esempio al mondo di una civiltà senza territorio, custodita nei cuori e nei gesti, non da confini ed eserciti.

Accanto a essa vi è una cultura esterna, frutto degli incontri e degli scambi, attiva in parte da sempre: si pensi al ruolo delle traduzioni ebraiche dall'arabo nelle lingue occidentali durante il medioevo, o alla medicina ebraica. Essa però è esplosa in Occidente a partire dalla modernità, di cui è una componente essenziale. Sarebbe impossibile concepire il mondo occidentale contemporaneo senza Freud e Marx, Kafka e Wittegenstein, Mahler e Proust, solo per fare alcuni nomi a caso.

È importante comprendere che la cultura esterna non ha in alcun modo sostituito o ibridato quella interna. Essa è il frutto di un incontro, di uno scambio, che non è stato certamente innocuo o indolore, ma è stato un terreno di scambio, di incontro, un ponte fra le culture. Come i numerosi linguaggi misti che le comunità ebraiche hanno elaborato nei loro diversi soggiorni, dal più celebre, l'yiddish ebraico tedesco, fino al giudaico-piemontese e al dialetto della comunità di Roma.

Vi sono stati luoghi in cui l'incontro fra ebraismo e nazioni ospitanti è stato particolarmente difficile e doloroso, fino all'orrore della Shoah. E vi sono stati luoghi in cui il rapporto è stato generalmente più facile e costruttivo, intessendo rapporti e collaborazioni per secoli.

Il Monferrato è stato una di queste zone di scambio e di ospitalità, fin dai tempi dei Paleologi e dei Gonzaga. Le sinagoghe sparse per città e cittadine ne sono uno splendido ricordo. Ma ancora questa collaborazione vive e il dialogo dà frutti. Celebrare questo rapporto con un festival vuol dire non solo far vedere la diaspora ebraica nella sua dimensione di apertura, ma anche mettere in mostra e valorizzare la vocazione all'ospitalità di queste terre.

"VIGNETTE DAL MONDO"

In occasione della celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri ha promosso e realizzato la mostra Vignette dal mondo per i diritti umani, dedicata al disegno satirico come strumento efficace e attuale di comunicazione.

La mostra è ispirata al progetto Disegnare per la pace, ideato dal disegnatore-editorialista del quotidiano Le Monde Plantu e dall'ex Segretario generale dell'Onu Kofi Annan e sostenuta dal Dipartimento Informazione delle Nazioni unite.

100 disegni pubblicati sui più autorevoli quotidiani e riviste internazionali sono stati messi a disposizione da 24 celebri vignettisti di 19 nazioni diverse:
• Abu Arafeh - Palestina
• Altan - Italia
• Ann Telnaes - Stati Uniti
• Bahgory - Egitto
• Boukhari - Palestina
• Chappatte - Svizzera
• Danziger - Stati Uniti
• Dilem - Algeria
• Ellekappa - Italia
• Giannelli - Italia
• Gado - Kenya
• Karimzadeh - Iran
• Kash - Congo R.D.
• Kichka - Israele
• Krauze - Polonia
• Kroll - Belgio
• No-riò - Giappone
• Plantu - Francia
• Ramize Erer - Turchia
• Staino - Italia
• Stavro - Libano
• Tom Scott - Nuova Zelanda
• Vauro - Italia
• Zlatkovsky - Russia.
Vai alla galleria fotografica dei vignettisti, clicca qui

Una rassegna della cronaca quotidiana su temi come il razzismo e la xenofobia, la tratta degli esseri umani, l'ineguaglianza e la violenza di genere, la libertà di opinione e di fede, la povertà, la guerra: tutti rivisitati dal linguaggio pungente della satira. L'esposizione include anche un filmato in cui gli stessi artisti espongono le loro opinioni sul ruolo del vignettista e le potenzialità del loro strumento per la promozione dei diritti umani e del dialogo.

La mostra è stata inaugurata a Roma il 10 dicembre 2007 nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani dalla Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità On. Barbara Pollastrini negli spazi del Museo Archeologico dell'Auditorium Parco della Musica.

OyOyOy! ospita la mostra Vignette dal mondo per i diritti umani dal 9 maggio al 9 giugno 2008, presso Palazzo Sannazzaro a Casale Monferrato. Ospiti del festival OyOyOy! quattro container che attraverso il gioco e l'interattività offrono spunti di spiritualità e preghiera. Un piccolo percorso sull'arte della preghiera e la preghiera dell'arte. Entrata Libera. Orario: 10-19 (orari prolungati durante eventi serali OyOyOy!)

Monferrato Cult
corso Indipendenza, 63
15033 Casale Monferrato (AL)
tel. 0142 461516
fax 0142 461523
e-mail: info@oyoyoy.it

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