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Arte contemporanea Anno 2 Numero 5 gennaio-febbraio 2007



Raymond Hains

Patrizia D’Agostino

Intervista a Giancarlo Rovetta, titolare della Galleria Cidac Arte



bimestrale di informazione
e critica d'arte


Vitalità e lacerazione per ricordare Emilio Vedova

Raymond Hains
Tôle e décollages


Raymond Hains
L’affichiste

Bruce Nauman

Picasso
La Joie de Vivre
1945-1948

Post Pop
dalla Collezione
François Pinault

Magic Line

I Modelli di Narciso
La Collezione di Autoritratti di Raimondo Rezzonico agli Uffizi

Ironica
La Leggerezza dell’Ironia

Gaston Chaissac

Libera Carraro

Da Boccioni a Vedova

Pino Pascali
Lavori per la Pubblicità

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Raymond Hains, Tôle, 1970, lamiera, 98 x 100 cm

Raymond Hains, Museo del prado, décollage su cartone, 66 x 89 cm

Raymond Hains, SEITA 5 monotipo, 2000, 62,5 x 35x 17 cm

Alla CIDAC arte, galleria di Brescia, diretta da Giancarlo Rovetta, si inaugurerà a Marzo una mostra dedicata a Raymond Hains, un omaggio che il gallerista, amico dell`artista, ha voluto dedicargli. Con Giancarlo abbiamo parlato della situazione attuale del mercato artistico, dei problemi dell`Arte Contemporanea e naturalmente di questa mostra dedicata all`artista francese che presenterà molte opere inedite e mai esposte tra cui appunti e notazioni varie oltre a décollages, lamiere e pezzi di palissades. Ricordi e pezzi di vita non solo di Hains ma anche di Rovetta.

Come è iniziata la tua avventura nel mondo dell'arte?
Ho iniziato la mia attività molto giovane grazie ad un amico carissimo che aveva aperto una piccola galleria e si era dedicato subito all'avanguardia. Le avanguardie di allora erano Schifano, Festa, Turcato, Angeli. Questo amico mi aveva contagiato e da quel momento mi sono messo a collezionare opere e mi sono appassionato sempre di più all'Arte Contemporanea. Con il passare del tempo ho instaurato legami d'amicizia con vari artisti giovani e meno giovani, ho conosciuto personalmente Rotella, Raymond Hains, purtroppo non ho conosciuto Manzoni anche se ho avuto parecchie sue opere. Dunque fatte queste premesse confesso che mi era sempre rimasto il sogno di poter fare il gallerista, cosa che non potevo fare perché la mia attività era di altro genere. Circa dieci anni fa ho deciso che prima di andare in pensione, dovevo togliermi questa voglia che mi trascinavo da anni e così ho aperto questa piccola galleria a Brescia, la CIDAC arte, e ho iniziato la mia avventura utilizzando anche tanta roba che avevo accumulato come collezionista. Sono stato fortunato perché ho trovato delle collaboratrici molto brave che mi hanno dato una mano

Com'è Brescia a livello artistico? È una città che recepisce bene?
Sì è una città che si pone nella media delle altre città di provincia del nord. Rispetto ad altri paesi d'Europa penso alla Francia, alla Germania o ai paesi nordici l'Italia è più indietro. Il concetto di arte è visto in modo totalmente diverso, noi purtroppo abbiamo "una palla al piede" ci trasciniamo dietro il fatto di essere il paese che ha l'ottanta per cento dei capolavori artistici del mondo e questo concetto ci porta a sentirci arrivati, purtroppo però non lo siamo affatto. È proprio questo fatto che ci fa rimanere indietro a livello artistico e che non ci fa considerare che tra cinquecento anni questa tanto bistrattata Arte Contemporanea sarà considerata arte del passato. I Michelangelo, i Leonardo, i Caravaggio, i Raffaello tra cinquecento anni saranno Andy Warhol, Rotella, Fontana, Burri..

Di tutte le mostre che hai fatto quali ricordi con maggiore piacere?
La prima mostra che ho fatto è stata quella di Gianni Bertini con cui ho inaugurato la galleria, poi due mostre, una successiva all'altra i cui temi erano di una il bianco e dell'altra il rosso dove abbiamo esposto per quello che riguarda il bianco opere di Bonalumi, Castellani, dei bellissimi Manzoni nel rosso opere di Doubertin, Bonalumi e altri artisti con opere rosse che facevano parte della mia collezione o di altri amici galleristi. Anche queste due mostre sono state molto belle. Ho fatto anche una bella mostra su Rotella e comunque alternavamo mostre di artisti affermati con artisti giovani, cosa che facciamo anche adesso. Mi piace molto l'idea di scoprire giovani talenti, di lanciare nuovi artisti credo che sia proprio questa una delle cose di maggior soddisfazione di questo lavoro. Del resto oggi come oggi fare una mostra su un artista già affermato non ha molto senso meglio lasciarla fare a degli spazi istituzionali, a dei musei per esempio.

È difficile oggi iniziare a fare un lavoro di questo genere?
Credo proprio di sì. Se uno non ha la fortuna di iniziare con qualcosa di già acquisito come è successo a me che all`epoca ho comprato opere di giovani talenti che ora sono diventati nomi importanti, è davvero difficile.

Però bisogna avere abilità o fiuto, competenza…
Ma sai queste cose le maturi con lo studio e la passione, non è che nasciamo con il fiuto come i cani da tartufo. La passione e l`interesse ti fanno aggiornare e diventare esperti. Un pò come quelle persone che conoscono a memoria tutti i nomi dei calciatori di serie A. È la passione che li spinge a fare questo. La stessa cosa avviene nel mio lavoro. Attraverso la passione, lo studio, ti aggiorni e ti fai l`occhio.

Trovi anche tu, come mi dicono altri tuoi colleghi che in questo periodo ci sia una specie di rinascita dell`Arte Contemporanea?
Sì è vero. C`è una notevole sensibilità soprattutto nei giovani, ma anche nelle persone di una certa età, forse dipende dal fatto che si sente parlare in televisione che ci sono state le aste, che molti pezzi di Arte Contemporanea sono stati battuti a delle cifre astronomiche e si iniziano a sentire dei nomi che all`inizio per molti sono nomi sconosciuti ma poi capiscono che sono nomi di artisti affermati e rimangono in mente. Trovo che in questo periodo ci sia un`inversione di tendenza. Un aumento delle vendite relative all`Arte Contemporanea e un calo dell`antiquariato. Ho dei cari amici antiquari che si lamentano del fatto che c`è un calo d`affari in questo settore, ma non perché non ci sono soldi, ma proprio perché non c`è l`interesse. Un tempo la gente facoltosa dimostrava il suo status symbol arredando tutta la casa con mobili antichi, di grosso valore. Ora si preferisce acquistare qualche pezzo importante e poi accostare magari dei pezzi contemporanei, appendere alle parti dei quadri moderni. Il gusto è cambiato, anche se siamo molto lontani dalla tendenza di altri paesi in cui la gente è più competente e piuttosto che appendere in casa un quadro con le pecorelle o un paesaggino di un illustre sconosciuto del paese vicino, preferisce acquistare, magari allo stesso prezzo, una grafica di un nome importante.

Perché hai deciso di fare nella tua galleria una mostra su Raymond Hains?
Innanzitutto perché l`ho conosciuto personalmente tanti anni fa. Era il 1974 e lui era arrivato a Brescia, dove era ospite di un mio caro amico. Lo ricordo come una persona estremamente gentile e disponibile. Era nata una simpatia immediata e sono rimasto sempre in contatto con lui, malgrado lui fosse una primula rossa. Girava da una parte all`altra, non aveva una casa fissa, a Parigi per esempio è vissuto per moltissimi anni in un albergo. Siamo rimasti sempre in contatto, fino alla sua morte, malgrado le difficoltà a sentirci e incontrarci.

Hai comprato molte sue opere?
Sì certo, tramite un altro mio amico collezionista di Verona che lo ha ospitato a casa sua. Pensa che Raymond Hains adorava stare in compagnia, mangiare, bere, fare delle grandi tavolate e parlare, ridere e scherzare. Questo mio amico aveva, oltre alla moglie che era una cuoca sopraffina, una grande casa con una bella taverna in cui Raymond Hains ha realizzato anche delle bellissime opere. Proprio a Verona, siamo andati insieme a prendere delle lamiere che Raymond ha utilizzato per le sue opere. Molte ci venivano regalate, alcune erano davvero grandi e quindi dovevamo portarle a tagliare, cosa non proprio facile. Andavamo anche da un artigiano che il mio amico conosceva, e che faceva i telai su cui le lamiere venivano inchiodate. Proprio a Verona ha realizzato delle opere molto belle tra cui quelle chiamate Circo Togni perché erano lamiere che gli erano state regalate dal deposito di Verona del circo. Hains ha trascorso parecchio tempo a Verona, tra l`altro, come tutti i francesi, aveva una passione per Venezia e dei rapporti molto stretti con la galleria del Cavallino di Venezia. A Verona ha realizzato molte opere, ha fatto svariati multipli, ha ripreso le sue Penelopes, che sono delle specie di serigrafie su lamiera, molto belle che si rifanno ad opere che lui ha fatto negli anni 60 e sono state esposte per la biennale.

Che cosa esporrai di Raymond Hains nella tua mostra?
Una panoramica del suo percorso artistico. Alcuni decollages, delle lamiere, la serie dei fiammiferi che aveva realizzato per la Seita e poi alcuni piccoli fiammiferi che una sera in cui eravamo a cena io avevo in tasca, lui li aveva presi li aveva incollati su dei fogli con del vinavil e poi li aveva firmati. Esporrò anche altri fiammiferi realizzati da lui nel 2000 i Seita, Saffa, sono delle riedizioni in dimensioni ridotte di quelli che aveva realizzato nel 70, allora erano grandi un metro x un metro, questi invece sono 13x40 e poi dei pezzi di palissades. Spero di riuscire ad esporre quella che per me è la sua palissade più importante: quella con il manifesto della biennale di Venezia. Ce l`ha un mio amico e spero tanto che me la possa prestare perché ci tengo tanto in quanto la ritengo nel suo genere una delle opere migliori dell`artista. Per quanto riguarda i decollages ne ha fatti tanti di belli ma quello che esporrò io che si chiama Oltre la pittura, credo che anche quello sia molto bello, è molto vecchio e ha una notevole storia. È un manifesto di una mostra di Max Ernst, è un`opera che era parte di una mostra itinerante che ha girato, per due anni, in tutta Europa negli anni 70 ed è stata ospitata dai musei più importanti. Insomma cercherò di presentare ogni pezzo della notevole gamma delle opere di Raymond Hains, Ci saranno anche documenti, appunti, testimonianze e suoi scritti, perché lui scriveva molto, teneva una specie di diario era un grafomane. Lo sai che a volte passava degli interi pomeriggi a letto a scrivere? Ad elaborare le parole, a segnare delle frasi che gli erano piaciute particolarmente. Scriveva le frasi e le ricomponeva in modo diverso, a volte sembravano anche senza senso.

Quando è nato in Italia l`interesse per Raymond Hains?
L`interesse per Raymond Hains, a mio avviso, è nato sulla scia di Rotella, ed è una cosa piuttosto recente, che fa seguito all`interesse per il décollage di Rotella, anche se poi il vero iniziatore del decollage è stato proprio Hains. I décollages di Rotella sono costruiti per ingraziarsi l`occhio di chi guarda, il concetto di Raymond Hains è diverso, lui pensava che il manifesto strappato doveva rimanere così come era preso per la strada, come era stato trovato. Le sue palissades sono la dimostrazione di questa sua idea, del Nouveau Realisme, lo scarto della società. del materiale che è rifiuto urbano trasformato in opera d`arte.
Hains toccava il meno possibile il soggetto da cui ricavava l`opera d`arte mentre Rotella, costruiva, modificava cercava di dargli una certa estetica e renderlo più appetibile all`occhio. Non a caso le opere più conosciute di Rotella sono i manifesti di Cinecittà, io personalmente invece preferisco l`astratto di Rotella.

Che quotazioni hanno raggiunto le opere di Hains?
Questo è un momento fortunato. In piena ascesa, si può partire da piccole opere intorno ai diecimila euro, ai trenta quarantamila dei fiamiferi degli anni settanta ai centomila delle lamiere. Dipende da molti fattori. Certo se li paragoniamo alla pop art americana sono cifre ridicole perché gli americani, a parità di valore artistico, costano dieci volte di più degli artisti europei.