L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

Impackt (2006-2009) Anno 2007 Numero 2



Il packaging sottosopra

Marco Senaldi

Flaconi trasformati in giocattoli, ricettari per bambini,oggetti effimeri nati dalla voglia di reinventare il quotidiano; sono questi i “prodotti” di Martine Camilieri, artista a 360° tra fantasia, gioco ed ecologia.



Contenitori e Contenuti


user instructions
Peter Pan Packaging
Sonia Pedrazzini, Marco Senaldi

shopping bag
Più Latte Meno Cacao
Sonia Pedrazzini

identi-kit
Il Packaging Sottosospra
Marco Senaldi

tools
L'Uomo per Me
Francalma Nieddu

identi-kit
Divertirsi? Un Lavoro
Sonia Pedrazzini

warning!
My Bio
Francalma Nieddu

shopping bag
Bolle di Sapone
Sonia Pedrazzini

show box
L’Arte del Sogno
Francesco Ferrari

design box
Vecchio versus Giovane
Ali Filippini

identi-kit
Cartoon & Co.
Maria Gallo

tools
O’.P.L.A.

shopping bag
Form Follows Fun
Francalma Nieddu

shopping bag
Luna Pack
Junio Caselli e Nicola Romagnani

identi-kit
Atipici sOggetti
Marco Ligas Tosi

tools
Art Toy Story
Francesco Spampinato

tools
Primi Passi con Giraffa

box-office
La Gang del Bosco
Giada Tinelli

market release (estee lauder)

pack conneXion (materialconnexion)

school box (DISIA)

new! (message on the bottle)

book box
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

I'M Glam
Sonia Pedrazzini
n. 2

Green Visions
Sonia Pedrazzini
n. 1

L'Età dell'Imballaggio
Marco Senaldi
n. 2

Marca di Bronzo / Born to Shop
Marco Senaldi
n. 1

Favelas Design
Marco Ligas Tosi
n. 1

Il Visionario Virtuoso
Marco Senaldi
n. 2


Immagini tratte dal libro di Martine Camillieri
Détourner les Emballages (petite écologie ludique),Tana éditions.

Immagini tratte dal libro di Martine Camillieri
Détourner les Emballages (petite écologie ludique),Tana éditions.

immagini tratte dal libro di Martine Camillieri
Détourner les Emballages (petite écologie ludique), Tana éditions.

Di lei hanno detto che “sa reinventaresis temi, forme e materiali a partire dagli accessori per la casa” e che le sue opere sono delle “vere allegorie dell’ordinario che ci interrogano sulla società dei consumi, sull’ecologia, sui valori del lusso e la religione”.
Martine Camillieri, francese, artista di formazione, è un caso assai particolare nel mondo della creatività attuale; praticamente non c’è ambito che non abbia esplorato, pur restando al di fuori degli ordinari circuiti artistici. Scrive libri per stimolare a compiere piccoli atti poetici individuali e praticare un’ecologia ludica nel quotidiano; realizza opere sotto forma di installazione, ispirandosi ai fenomeni della nostra società; elabora buffet artistici e performance culinarie; partecipa alla ricerca del mangiar bene con la galleria Fraich’attitude. Di recente ha realizzato una serie di opere intitolate Altari, a partire da accumuli di prodotti della grande distribuzione. Con la sua poetica, la Camilieri ci convince a non accettare passivamente il mondo delle merci,ma ad esercitare un’azione incessante di disturbo creativo e di rovesciamento poetico.

Condirettore, con Bernd Richter, de La Périphérie (luogo di esposizione e scouting di giovani talenti), è a Tokyo dalla galleriaDoux Dimanche, a Parigi da Fraich’attitude; alcune sue opere a edizione limitata sono in mostra alla galleria MAAD.

Il tuo lavoro creativo è molto eclettico, va dal design all’editoria e all’ecologia.
Che formazione hai avuto?

Ho studiato a Nizza, alla ScuolaSuperiore delle Arti Decorative di Villa Arson, a indirizzo pubblicitario; era molto di moda negli anni Settanta, con la Pop-art, Andy Wharol, Oldenburg...
Il design faceva le sue prime comparse, per me non c’era niente di più straordinario che...la plastica. Poi sono stata direttore creativo di grandi agenzie per vent’anni, fino alla fine degli anni Ottanta. Nel 2000 ho lasciato il mondo della pubblicità diventato troppo vincolante, avevo voglia di darmi una seconda chance, più libera, più generosa. Finalmente avevo raggiunto l’età della ragione... a quasi 50 anni! Con Bernd Richter (collezionista di arte contemporanea e partner sentimentale) abbiamo fondato la Périphérie, uno spazio espositivo che ha per missione rivelare i giovani artisti nel campo dell’arte e del design. Io mi occupo in particolare del design e degli artisti giapponesi. Parallelamente, non avendo più committenti, mi sono messa a lavorare senza uno scopo vero e proprio, guidata solo dal mio istinto.

Come sono nati i tuoi libri - quasi dei piccoli manuali di “ecologia ludica”?
Il mio laboratorio di ricerca personale è diventato la cucina, è lì che è nato il primo libro. Tables éphémères, petits arrangements ludiques autour de la table (Edizioni Tana) è una sorta di bibbia di buone idee per mangiare tutti i giorni senza annoiarsi. È sufficiente avere delle normalissime stoviglie, dei bicchieri semplici, dei piatti da mensa, delle insalatiere anche bruttine ma trasparenti e rifornirsi di piatti e bicchieri di plastica nel negozio all’angolo. L’idea era di deformare, assemblare, capovolgere, una cosa qualsiasi, di non importa quale scaffale della cucina, per abbellire l’ordinario. Tutti questi decori si realizzano senza martelli, chiodi o viti, aggiungendo un pizzico di idee.
Allo stesso tempo, doveva essere un libro ecologico che faceva appello al senso civico, per comprare meno, buttare meno, riciclare, moltiplicare i modi di utilizzo... in breve,combattere il consumo a oltranza, e praticare ciò che definisco l’ecologia ludica.
Nel 2004 è uscito Jouets détournés, petits bricolages régressifs.Indispensabile e f-utile.
Per ritrovare i bei momenti gioiosi,tornare a giocare ancora un po’senza porsi problemi, questo piccolo libro di fai-da-te regressivo aiuta a mascherare gli oggetti dichiarati futili dalla nostra “età della ragione” in oggetti utili senza data di scadenza.
A l’heure du gouter, petits bricoles à se cuisiner (2005) è il primo vero libro di cucina per bambini, senza usare forno, mixer o coltelli appuntiti.
Preparazioni semplicissime, consigli nutrizionali e manipolazioni ludiche degli alimenti, una vera summa di piccoli momenti di felicità impercettibili costituiscono la poetica del quotidiano. Ecologia per i piccoli.
Petite Cuisine au fond du jardin (2006) insegna a costruirsi una rulotte-cucina con dei trespoli, delle cassette, fabbricarsi il lavello, la propria elettricità, fare un minestrone per mangiare pomodori e ravanelli dell’orto. E naturalmente a cucinare senza fuoco: aspettare il gran caldo per fare la fonduta di canicola. Infine Détourner les emballages, petite écologie ludique (2007): una piccola guida di bricolage ecologico trasformare gli imballaggi, inventare oggetti minimali o essenziali senza preoccuparsi dell’esteticamente corretto.

Qual è la tua idea di design?
Con questi libriccini ho costruito e affinato un’idea ecologica del design del quotidiano, di slow-design o ecodesign.
La trasformazione degli oggetti che si hanno già attorno ma che non si vedono (o non si vedono più) serve a conferire loro un certo fascino, al fine di evitare di comprarne dei nuovi. Per me l’oggetto in sé non esiste, non è che un mattoncino di Lego intercambiabile all’infinito, non ha importanza se non nel momento in cui lo guardiamo. Il mio lavoro consiste proprio in questo: se noi guardiamo oggetti (li abbelliamo, li stravolgiamo, li cambiamo...) che già ci circondano questo può bastare per la nostra felicità. Smettiamola di volerne sempre di più, di fabbricare troppo o di importare tanto: un giorno tutte queste merci ci sommergeranno. Dopo le fabbriche che li producono, i depositi che li stoccano, i negozi che li vendono, i discount di periferia che li svendono, ora ci sono delle città intere che sono dedicate a loro, ci si va in treno!
Nei miei libri, per riuscire a rivolgermi a tutti, scelgo volontariamente gli oggetti tra quelli che il più gran numero di gente può (o ha, avrà, o avrebbe potuto) possedere (un equipaggiamento di serie popolare per le stoviglie, gli alimenti più basilari, gli imballaggi...); utilizzo solo degli strumenti domestici (la cosa più complicata di cui mi servo è una vite per bucare la plastica...) e realizzo solo delle trasformazioni, non c’è tecnologia, nel mio ultimo libro, ad esempio, un solo oggetto ha bisogno di viti.

Nelle tue opere c’è spesso un elemento ludico e anche infantile -come mai?
Lo humor, il ludico, l’infanzia sono i colori che preferisco utilizzare per reincantare il quotidiano. Lavoro solo sugli oggetti o gli elementi condivisi, l’infanzia è un terreno che tutti hanno conosciuto quindi permette a tutti di essere quantomeno ricettivi; il fatto che piaccia o meno ciò che realizzo è un altro discorso. Mi piace che i bambini si sentano coinvolti: sono molto motivati, è proprio con loro che si potrà vincere la sfida ecologica.

La tua lista di lavori è veramente complessa: molto interessanti sono gli oggetti, gli altari, le scenografie effimere... ce ne puoi parlare?
I miei oggetti in serie limitata sono solo delle prove di ciò che propongo nei libri, tutto è fatto in modo molto semplice: si impilano tre cose, e diventano la torre Eiffel. Per i camionflaconi, una volta messe le ruote, una semplice croce in scotch rosso o un numero si trasformano in ambulanza o macchina da corsa; il taglio dietro un flacone verde invece da l’idea di un furgone dell’immondizia. Un buco laterale sul lato, quella di un camion per il mercato. Non sto a pensarci più di tanto, faccio solo delle piccole ma indispensabili modifiche. Il flaconecamper, con la sua porta ripiegata a mo’ di scala e la sua veranda sollevata, una volta immesso nella natura fa venir voglia di entrarci.
È solo dopo aver finito di stirare la biancheria (un bidone d’acqua demineralizzata), bevuto otto bottiglie di latte (quindi otto tappi di plastica) e cercato alla rinfusa nei cassetti della cucina per trovare un tappo di sughero o due, che ci si rende conto di tutto questo.
Gli altari, o templi, sono delle installazioni-interrogativi sul quotidiano della nostra società dei consumi. Delle piccole filosofie domestiche ludiche, delle caricature per farci sorridere, per riflettere. Gli oggetti che compongono questi altari, o gli ornamenti dei templi, sono semplici, di largo consumo, ma vengono stravolti, assemblati o impilati. Lo schema di realizzazione è sempre lo stesso. In questo periodo, proseguo le ricerche sui Piccoli niente del tutto (esposti alla boutique del Centre Pompidou), dei contenitori di utensili alimentari ecologici biodegradabili. Metterò in pratica queste ricerche per un grande evento che festeggerà il decennale della Maison des arts a Malakoff, un’installazione commestibile, un buffet sperimentale. Tutto sarà completamente ecologico e biodegradabile, si mangerà dentro le foglie, prendendo gli alimenti con dei gambi saporiti o dei piatti commestibili, si berrà dentro bicchieri effimeri, si ricicleranno i resti in un altare nel giardino. E ogni partecipante riceverà un biglietto per venire a prendere quattro mesi dopo un fiore nato dai nostri rifiuti. Tutte le mie installazioni sono effimere, io le conservo depositate nella mia mente.
La mia opera è nel ricordo. Mi piace guardare le persone, vedere il loro sorriso appena accennato quando osservano le mie installazioni, è proprio questo il mio lavoro.

In molti tuoi lavori lo scopo è cambiare il punto di vista sugli oggetti e trasformarli con pochi tocchi da scarti inutili a giocattoli, soprammobili ecc. In che modo riesci a vedere oltre le cose quotidiane?
Sono di natura gentile e indulgente,cerco sempre di vedere il lato buono delle cose, di aiutare le persone a stare meglio; vedere l’aspetto positivo anche nei rifiuti mi viene in modo naturale: alcune persone sono portate per la musica o le lingue, io sono abile nel trasformare gli oggetti con facilità.

Per alcuni il packaging è, dal punto di vista ecologico, una sciagura; tu invece spesso lo usi con ironia e ne ribalti la funzione e l’uso. Pensi che il tuo lavoro possa contribuire a un diverso approccio al mondo delle merci di oggi?
Bisogna riconoscere che grazie al packaging la nostra alimentazione è diventata più sana, ma certe minidosi mi irritano, gli imballaggi eccessivi, o i prodotti che si inventano apposta per le loro scatole... Penso per esempio al succo di limone nelle minibottiglie (che è pure cattivo),quando di limone ce n’è tutto l’anno.
Se compro del pepe in grani al bancone delle spezie, perché il dosatore non è ricaricabile? È proprio solo per vendere il pepe a un prezzo maggiore?
Alcuni produttori sono disposti a fare questo sforzo, ma è un processo lungo e difficile da mettere in moto e inoltre le opinioni sono le più divergenti. Ciò che vorrei è mettere in mostra gli imballaggi, che in realtà nessuno vede veramente, dar loro un’esistenza, un valore affettivo perché vengano memorizzati, e poi buttati nel bidone giusto. Solo questo, per ora. Vedo così tanta gente, anche tra i miei amici, che non ricicla! Ciò che mi disturba di più, è proprio l’atteggiamento del consumatore pigro e sconsiderato.

Al di fuori del tuo lavoro, ti senti più una «trentenaire régressive», una consumatrice, una mamma possibile o reale ....?
Naturalmente mi sento sempre un po’ una “trentenne regressiva”, altrimenti non avrei né lo humor, né il distacco per prendermi gioco dei fenomeni della società, come ho fatto con Bollyfood a Milano o la serie dei templi per Le Bon Marché.
Sapere che Colette [il noto emporio parigino di tendenza] vorrebbe esporre i miei camion-flaconi mi riempie di gioia. Naturalmente sono e rimango una consumatrice, ma soprattutto per lavoro: adoro esplorare nuovi supermercati, vedere cosa si fa nei bazar o nei discount, vedere cosa compra la gente, cosa butta, è importante per il mio lavoro.
Nella mia vita personale, mi piace la catena francese Monoprix: fa lavorare creatori e designer per delle piccole collezioni moda o oggetti per la casa. Sono una mamma affettuosa, penso; i miei figli, ormai grandini, sono abbastanza fieri del mio lato un po’ folle, e vengono a vedere le mie mostre con i loro amici: questo è per me il più sincero dei complimenti.

Che rapporto hai col tuo packaging quotidiano?
È una domanda che mi fa sorridere.
Siccome avevo bisogno del packaging per fotografarlo o metterlo nelle mie installazioni, mi sono trovata a mangiare coniglio per un mese di fila, per prendere ledi polistirolo d el miotempio Bollyfood. In questo periodo,la mia serie di camionflaconi, e quando mi trovo nella corsia dei detersivi al supermercato,non riesco a evitare di mettere il flacone in orizzontale prima di comprarlo, per vedere se può diventare un bel camioncino...