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Arte contemporanea Anno 3 Numero 14 settembre-ottobre 2008



César
Anthologie par Jean Nouvel

Patrizia D'Agostino



bimestrale di informazione
e critica d'arte


César
Anthologie par Jean Nouvel


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Scolpire il pensiero:
La Digital Art di Marco Agostinelli al collegio Armeno a Ca’Zenobio

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César
Giallo Naxos 594, 1998
Exposition César anthologie par Jean Nouvel,
Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris, 8 juillet – 26 octobre 2008
Photo : Aurelio Amendola
Courtesy: César Administration / Stéphanie Buzutil
© César
© Adagp, Paris 2008

César
Expansion n°4, 1969
Polyester reinforced with fibreglass and varnished, 13 x 190 x 87 cm
MAC/VAL, Musée d’Art Contemporain du Val-de-Marne
Conseil Général du Val-de-Marne
© César/Adagp, Paris, 2008
Photo © Patrick Gries

César
Poing, 1984
Bronze, 90x83x190 cm
Photo : Patrick Gries
Succession César, courtesy Stéphanie Busuttil
© César /Adagp, Paris, 2008

La fondazione Cartier presenta una grande esposizione consacrata a César a dieci anni dalla sua scomparsa. Curatore della mostra è Jean Nouvel, architetto della fondazione e amico intimo dello scultore. Presenti un centinaio di opere tra le più importanti della carriera di César: bestiari in ferro, compressioni, impronte umane, espansioni.

Originario di una famiglia di emigranti italiani in Francia, se César Baldaccini fosse rimasto tra le sue terre toscane tra Carrara e Montecatini, forse non sarebbe diventato il grande scultore che è stato. Come amava ripetere spesso, forse sarebbe diventato uno sbozzatore, l’aiuto di uno scultore, e magari avrebbe potuto ambire a lavorare con Henri Moore. E invece è diventato César e lo è diventato nel 1955 quando, dopo essersi liberato del cognome Baldaccini, inizia ad eseguire la prime sculture in ferro e in metallo partendo da scarti industriali recuperati nelle officine. Il suo approccio all’arte è istintivo, fisico, è la materia a guidare l’immaginazione e il tatto. César proviene da una famiglia modesta, da un ambiente popolare, le prime sculture le ha viste nei cimiteri, si considera un autodidatta, un artigiano che ha appreso la tecnica degli antichi diventandone l’erede. Eppure quest’artigiano ha saputo esplorare tutte le possibilità della scultura attraverso l’uso di materie industriali solitamente non usate per fare scultura. La scultura per César non è solo statuaria e anche se lui ha acquisito una padronanza tecnica, anche se ha imparato i trucchi della statuaria, e sa disegnare grazie ai suoi studi all’accademia, prima a Marsiglia e poi a Parigi, il suo cuore batte per i dada. “Tutti gli scultori contemporanei vengono da dada, da Duchamp, dai surrealisti. Nessuno ha mai inventato niente da solo, noi siamo gli eredi gli uni degli altri.” Quando fa la sua prima compressione viene assimilata ad un gesto dada, del resto egli era molto legato al movimento, era grande amico di Man Ray, di Max Ernst, di Giacometti, con cui era vicino di pianerottolo.

Eppure anche nelle compressioni e nelle espansioni egli si sente sempre scultore... perchè è convinto che lo scultore ha bisogno di intervenire nella materia, qualunque essa sia: ferro, marmo, plastica, bronzo, che tratta come il ferro in fonderia; c’è sempre lo stesso piacere d’intervenire. Nel 1949 César inizia a rivolgere la sua attenzione al metallo, un materiale che trova bello e che gli consente una grande varietà di forme e colori. Con lamiere, bulloni e materiale vario di recupero César lavora per più di dodici anni a delle sculture zoomorfe, antropomorfe e astratte. I suoi insetti di metallo vanno a ruba e non solo a Parigi. I materiali sono impiegati secondo un processo spontaneo, mai premeditato, dettano la forma all’insieme che sarebbe nulla senza la forza del contatto fisico che stimola e condiziona le capacità creative dell’artista e che conferisce “la presenza” alle opere. Nel 1965 César viene invitato ad esporre per la mostra “La main, de Rodin à Picasso”, un’esposizione collettiva, ma nessuna delle sue opere risponde a questo tema e quindi César scopre l’ingrandimento pantografico, un processo tradizionale che fa subito suo. Nascono le impronte umane e alla mostra viene presentata la serie del Pouce che comprende un pollice in plastica rossa, uno in metallo argentato e un pollice in plastica molle sormontato da un unghia dura. Partendo dal pollice rivolge la sua attenzione anche ad altre parti del corpo umano. Crea delle nuove impronte partendo dall’indice, dalla mano aperta, dal polso fino a modellare anche il seno di una ballerina del Crazy Horse. La modellatura del Pollice e del Seno gli fa utilizzare e scoprire un nuovo materiale, la schiuma di poliuretano, di cui scopre la proprietà espansive. Ne è immediatamente affascinato. Gli anni sessanta sono importanti per César, entra in contatto con Pierre Restany e partecipa alla fondazione del gruppo dei Nouveaux Realistes insieme ad Yves Klein, Arman, Jacques Villeglé, Raymond Hains. Scopre la Big Squeeze, una pressa utilizzata per comprimere le automobili e inizia il suo metodo della “compressione diretta” che lo renderà famoso.

Con questo metodo comprime molti oggetti tra cui le automobili. Le compressioni presentate al salon de mai del 1960 provocano grande tumulto tra la critica e il pubblico. Per molti quelle non sono sculture; per César invece la Compressione è un’opera dello scultore (e di uno scultore classico per di più), pur non essendo una scultura. “Le compressioni di César sono prima di ogni cosa le compressioni di uno scultore che si chiama César. Sono un classico perchè io intervengo, io dirigo durante il processo della compressione... Resto in contatto con la materia e la controllo. Non mi prendo nè per Picasso nè per Giacometti e m’infastidirebbe prendermi per un grande perchè questo m’impedirebbe di vivere”. La sua fama non gli ha impedito di vivere e gli è sopravvissuta anche oltre la vita. Le sue opere sono presenti nei maggiori musei del mondo e nelle case di attori, registi ma anche di privati cittadini. Quando a Parigi si attribuiscono i “César” per il cinema e le arti si parla ancora e sempre di lui.