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Next Mag (2008-2009) Anno 1 Numero 5 dicembre 2008-gennaio 2009



Lionel Bayol Themines

Fracensca Casalino



for Creative People


SOMMARIO

x2 L’artista di copertina è Lionel Bayol-Thémines
di Francesca Casalino

×7 Customize your world d Switch

×13 - Savethedate

×14 - Sono come sono

×16 - To be neotot di Nello Barile

×22 - Nubas & Lama:
il futuro è nero e sputa di Paulo Lucas von Vacano

×24 - Tutto a modo mio

×27 - Da sempre custom di Serena Salvucci

×29 - Art à porter di Simona Morucci

×34 - Design anche io di Sara Puliani

×36 - The Mambo style foto di Barbara Oizmud

×46 - Non mi cercare ti trovo io

×48 - Www.socialmedia.com di Paolo Alessandrini

×51 - The next big thing di Massimiliano Caldarini

×52 - Playing my game di Mara Cervelloni

×54 -Amici sul palmo di mano di Grazia Convertino

×56 - Moda: Paper Doll di Dixi Romano

×72 - L'energia vista da vicino

×81 - Effetto Belvedere

×84 - Mag addiction foto di Barbara Oizmud

×91 - Quanto sei Pa-? di Francesca Casalino
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Lyonel Bayol – Thèmines
Immagini dalla serie: Titanes Land - Press

Lyonel Bayol – Thèmines
Immagini dalla serie: Titanes Land -Landscape

Lyonel Bayol – Thèmines
Immagini dalla serie: Titanes Land - Identity

Concede poco al biografismo Lionel Bayol Themines: francese, con profondi e ramificati legami con la scena parigina, è presente nei siti come un artista - nato dopo il 1968 – che conduce una ricerca molto centrata sul peso e sul senso della figura umana. Fa parte di quella serie di creativi che affidano le loro sperimentazioni ad una serie di icone facilmente memorabili, assolutamente riconoscibili e aperte a più significati e interpretazioni.
“Titanes Land è un work in progress che ha avuto inizio nel 2006 - racconta rispondendo alle nostre domande - Oggi è composto da 6 serie fotografiche: Identità, Intimità, Occhi di Titano, Memoria di Titano, Stampa e Invasione del paesaggio. All’origine di questo progetto ci sono film di serie “Z” prodotti in Messico negli anni Cinquanta che hanno come eroe un lottatore mascherato chiamato Santos de Plata. Questi film ne fanno una specie di Maciste, difensore di pericoli immaginari che minacciano l’umanità. Titanes Land è un progetto che si sviluppa attraverso più temi di riflessione utilizzando la fotografia, l’istallazione video, le arti grafiche e gli attuali mezzi
di comunicazione, stampa e tv.

Come mai i Titani sono visti in contesti diversi?

Innanzitutto costruisco uno spazio quotidiano di questi eroi, rappresentando la loro vita. Ma queste serie differenti esplorano lo spazio privato e lo spazio pubblico, attraverso la creazione di una civiltà parallela - tutta mascherata - che riesce a rappresentare il funzionamento della nostra umanità. Titanes Land è costruito come un gioco, uno spazio di riflessione sulle possibilità di cambiare la regola dell’io (reso con il gioco di parole in francese tra ‘jeu’ e ‘je’) nell’avventura umana.

C’è un aspetto paradossale nel ritrarre persone normalicon maschere da wrestling. Quali significati possiamo avvicinarvi?

Maschero e fotografo delle persone nella loro realtà quotidiana. Spesso triviali, le situazioni rappresentate hanno una innegabile familiarità. I volti dei modelli si affacciano dietro i tratti codificati di queste maschere di lottatori. Questi lottatori considerati come supereroi mettono la loro aura alla prova della realtà. È evidente che il mito del superuomo perde la sua superbia, ma ne sgorga una potente costruzione identitaria. L’eroe diventa quindi un individuo con tutto quello lo costituisce: un vissuto, un quotidiano, una memoria, una posizione nel mondo...
Più si moltiplicano le istantanee più è chiaro che queste persone sono in simbiosi con le loro maschere e che queste maschere sono indivisibili dalla loro personalità. Come se fossero una specie a parte, che si evolve in un mondo coerente e parallelo battezzato appunto “La Terra dei Titani”.

Che cosa è per te questa realtà parallela?

Questo mondo parallelo non è tanto una parata in costume quanto un riflesso deformato della nostra realtà. I Titani esiterebbero dunque nascosti alla nostra vista, evolvendosi in una realtà parallela che possiamo percepire attraverso...prove frammentate che costituiscono il mio lavoro. Titanes Land è costituita da più serie che affrontano ciascuna un tema di riflessione. L’intimità costituisce la spina dorsale di questo progetto. Come una sorta di documento etnografico documenta la vita quotidiana dei titani nei loro gesti più comuni. Ci permette di apprendere la loro struttura sociale, che messa in parallelo con la nostra, sembra estremamente familiare. Questo accumulo di testimonianze frammentarie costituisce un prezioso fondo documentario per tentare di analizzare e comprendere la loro realtà. In tutti i punti convergono dei valori comuni. Possiamo forse riconoscere una influenza fondamentale della nostra cultura sul loro modo di vivere ?

Un’altra immagine di lottatore è diventata una icona – ci riferiamo a Obey Giant - c’è un nesso? In generale ti sembra che nell’immaginario wrestler ci siano elementi interessanti?

Amo molto il lavoro di Obey Giant e capisco dalla domanda che si possa riconoscere un parallelo. Anche se la forma plastica e i supporti utilizzati sono differenti, c’è nello sviluppo della Terra dei Titani una finalità simile, di far prendere coscienza delle derive della nostra società attraverso, nel caso presente, la creazione di una umanità parallela che ci osserva, mettendo in evidenza le nostre azioni nella storia recente. Credo che l’arte di oggi debba essere riflessiva e impegnata, una sorta di specchio analitico dell’evoluzione della nostra società. Può assumere forme plastiche diverse ma è costituita da idee teoriche vicine.

Guardando i poster metropolitani sembra che tu sia interessato anche alle installazioni. In che senso il tuo lavoro cerca di uscire dai confini della fotografia?

Non mi sono mai considerato un fotografo nel senso stretto del termine perchè, dopo aver debuttato una ventina d’anni fa nella fotografia, non ho mai fotografato il reale, ma ho usato lo strumento come una tecnica creativa. Ho sempre preferito inventare delle immagini, attraverso le manipolazioni chimiche del mondo che mi circonda. Ultimamente, con la serie Intimità e Invasione del Paesaggio, ho introdotto una parte di realtà nelle mie immagini per meglio isolarla, per meglio metterla in primo piano. Utilizzo essenzialmente la fotografia come mezzo, ma amo mescolare nelle mie mostre video e creazioni sonore per giocare sulle diverse rappresentazioni del tempo con lo spettatore. Tento di adattare il mezzo all’idea e mi auguro di crearla in funzione di queste specificità. C’è un’evoluzione nel mio lavoro che conto di sperimentare ancora di più da solo o in associazione con altri artisti.

Come è nata la serie delle copertine e che rapporto hai con il mondo dell’informazione e dell’editoria?

Questa istallazione è formata da sessanta magazine dentro un blister. Si riferisce alla carta stampata per riferire diversi fatti d’attualità di cui i Titani sono protagonisti. Le copertine delle riviste sono riservate normalmente a uomini fuori del comune che compiono azioni eccezionali, a responsabili o vittime, a icone della moda o altre incarnazioni del mito della star. Spesso si tratta di volti conosciuti e permettono di essere identificati e diventano unici. Qui, tutto viene rovesciato: solo il nome e la maschera di un personaggio è legata all’azione. Non importa chi di noi può essere nascosto là dietro. Non è più il nostro volto ad essere veicolo della nostra identità, ma la nostra identità che ci costituisce in quanto essere, l’impossibilità dell’identificazione da parte dell’altro. Tutto diventa possibile. Il giudizio è obsoleto. I rapporti cambiano. Spero di poter riflettere su quello che rappresenta la stampa (da un punto di vista sociologico) visto che parliamo dell’attualità dell’umanità. Questo mi ha permesso di mettere in pratica i soggetti trattati dalla stampa quotidiana che, visti nel loro insieme, sono una forma di rappresentazione generalista delle diverse parti che costituiscono una società.

Che significa per te custom?
Custom per me è un modo di rivestire, avvolgere, un’idea, un concetto, per differenziarlo dalla norma e metterlo così in luce.