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Kaleidoscope Anno 1 Numero 2 estate 2009



Paranoia, clear-sightedness, and the works of Korpys/Löffler

words by JAN VERWOERT

In relazione all'opera del duo tedesco, l'autore esamina la figura del paranoico e il piacere che egli trae dalla dialettica potere/terrorismo



a contemporary magazine


Kaleidoscope. A contemporary magazine
Summer Issue 2009


WHW di Adam Szymczyk

Thomas Bayrle di Chris Wiley

Jennifer West di Michael Ned Holte

ENIGMA No.2 di Roberto Cuoghi

PORTRAIT: Zak Kyes di Hans Ulrich Obrist

Duncan Campbell di Maria Fusco

Elad Lassry and Adrien Missika di Alessio Ascari

David Buchan di Cristina Travaglini

Andreas Angelidakis di Maria Cristina Didero

PIONEERS: Max Neuhaus di Simone Menegoi

MAPPING THE STUDIO: Gabriel Kuri di Luca Cerizza

Patrizio Di Massimo di Alessandro Rabottini

AMSTERDAM SPECIAL: Conceptual Art in the Netherlands in the 1960s and 70s di
Nathalie Zonnenberg & The Pantagruelian Education Scene in Amsterdam Today di Andrea Wiarda

Ulla Von Brandenburg di Chris Sharp

ON EXHIBITIONS: “Information” di Paola Nicolin.

Inoltre novità, recensioni e una sezione tematica sul tema “Architettura e Paranoia” a cura di Alessio Ascari con vari contributi:

Borders 2.0 di Bryan Finoki & Angela Mitropoulos

High-Rise, progetto speciale dell’architetto Matteo Ghidoni (Salottobuono)

The Body, the House, the City and Other Prisons di Eva Fabbris

A Collage of References selezionate da Alessio Ascari

Paranoia, Clear-Sightedness, and the Works of Korpys/Löffler di Jan Verwoert

No Escape sulla serie TV “Lost”, di Michele D’Aurizio.
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City of Tomorrow (film still), 2007
Courtesy: Galerie Meyer Riegger, Karlsruhe/Berlin

Nuclear Football (film still), 2004
All images courtesy: the artists, Galerie Schwins, Köln and Galerie Meyer Riegger, Karlsruhe/Berlin

Pentagoni (film still), 1997

Il potere ha bisogno di testimoni. La sua esistenza dipende dal fatto che comunichi se stesso. L’autorità che sta alla radice del potere è il segreto della sua origine. La sua autorità può dispiegarsi solo per colui che è al corrente del segreto. E ciò che conta, non è che il segreto sia divulgato (come se rispetto al potere ci fosse una “soluzione dell’indovinello”). Ciò che è importante per il potere e i suoi credenti è semplicemente sapere che il segreto esiste. Conoscere significa qui vedere e capire che tutto ciò che c’è da capire sta in ciò che c’è da vedere. Per questo il potere deve proclamare il segreto in un’apostrofe muta. Questa apostrofe muta consiste in indicazioni e segni con le mani, piccoli segnali coreografati così minutamente e professionalmente da essere significativi per la loro insignificanza. Il grande problema del potere è quello di dovere e volere parlare di se stesso e al tempo stesso di non sapere a chi dovrebbe rivolgere la sua muta apostrofe. Il re si rivolgeva a Dio, i governanti moderni al popolo. Ma a chi si rivolge la CIA? A Hollywood? E a chi si rivolge Hollywood? Chi è che la CIA e Hollywood vogliono mettere a parte del segreto del potere della CIA o dell’industria dei sogni?

I destinatari del potere sono diventati invisibili. Sono celati dietro le figure anonime dei sondaggi di opinione e delle statistiche elettorali. L’unico individuo che risponde all’ardente preghiera del potere di riconoscere il suo segreto, e la cui risposta, per di più, è espressa in un linguaggio che il potere comprende, simile al linguaggio dei segreti e della loro esposizione, è il terrorista. È per questo che il potere, nella sua ricerca di riconoscimento, si indirizza al terrorista come al suo primo destinatario. Entrambe le parti si scambiano muti gesti. Mostrano i loro segreti come amanti che si mostrano reciprocamente il corpo per la prima volta. (“Guerra al terrorismo”. La guerra si attacca al terrorismo come un corpo affamato a un altro). Il resto del mondo assiste senza parole a questo scambio intimo. Guardiamo il gioco, ma non vi prendiamo parte. Siamo esclusi dallo scambio che i poteri intrattengono riguardo ai loro segreti. Veniamo ignorati. La sola figura che non accetta questa esclusione e insiste per essere ammesso nella cerchia, perfino per poter scambiare segreti con il potere, è il paranoico. La differenza fra un paranoico e un “normale” – secondo gli standard correnti – consumatore dei media non è che il primo vede qualcosa che al secondo sfugge. Tutti vediamo tutto. Vediamo ogni giorno le connessioni fra le decisioni politiche che il potere mette in circolo. Sorridiamo tutti con consapevolezza quando Hollywood ci spiega i servizi segreti. SWAT sta per Special Weapons and Tactics, “Armi e Tattiche Speciali”. Paghiamo per questa conoscenza top-secret al botteghino. L’industria trae profitto da coloro che sanno. Più gente c’è che vede tutto, meglio è. La sola vera differenza fra il paranoico e il consumatore medio di segreti è che il paranoico stesso ha un segreto che vuole condividere con il potere. Il paranoico vuole reagire. Vuole unirsi al gioco ed essere una parte in causa nel confronto diretto con il potere. Chiede la serietà che esso richiede. Insiste. Il paranoico è un terzo amante che all’improvviso entra nella stanza per prendere parte all’atto d’amore fra il potere e il terrorista. Abbastanza spesso ha successo, e il potere lo prende per un terrorista. Oppure è preso per uno specialista, come quando, dopo la guerra, la CIA impiegò i medium per scoprire attraverso la “percezione a distanza” i segreti dei sovietici, i quali, a loro volta, avevano orientato i loro medium verso gli USA per lo stesso motivo. Fu un puro caso di poteri che conversano sui loro segreti. Nulla fu mai rivelato. Ma ognuno fece all’altro il favore di credere nei segreti dell’altro. Ci può essere qualcosa di più romantico di medium su entrambe le sponde del mondo che comunicano silenziosamente, mettendo tutta la loro forza e concentrazione nel vedere i segreti dell’altro, sapendo di essere loro stessi il segreto più gelosamente custodito del loro paese?

Ma per tornare al paranoico, quello che lo contraddistingue è che è insistente. Non vuole vedere che il potere espone i suoi segreti a tutti e tuttavia il segreto è rivolto solo ai pochi da cui ci si attende una reazione, gli altri poteri che hanno segreti da mostrare. Il paranoico ignora questa esclusività. Pensa di essere lui stesso un destinatario e di essere chiamato a rispondere. Vuole un pubblico dotato di potere in modo da comunicare il suo segreto, ovvero che egli conosce il segreto di quel pubblico. Per il potere, il paranoico è un destinatario non desiderato della sua muta apostrofe. Il potere non voleva rivolgersi a lui. Ma lui ora, insiste. ... Dal paranoico, Korpys/Löffler hanno imparato ad accettare l’invito aperto del potere a scambiare segreti, senza esserne i destinatari. Traducono la strategia di intervento del paranoico nella loro prassi di arte politica.

... Comunque, il paranoico non tradisce solamente il patto del potere con il potente prendendo (a sproposito) l’esposizione dei suoi segreti per un invito senza condizioni a prendere parte al rituale dello scambio simmetrico fra i poteri. Tradisce il patto anche godendo di partecipare del segreto, e più di quanto le buone maniere concedano. La prima virtù di chi ha a che fare pubblicamente con i segreti aperti del potere è la discrezione. Solo se coloro di cui tutti sanno, che sanno cosa c’è da sapere, si comportano in pubblico come se non sapessero che tutti sanno chi sono e cosa sanno – solo allora si comportano in modo consono alla loro posizione. Il paranoico rifiuta di essere vincolato alle regole di questa sciarada. Gode di quello che sa. Si pasce dello spettacolo di gesti e segnali messi in scena dai detentori di segreti che celebrano apertamente i loro segreti. Il suo godimento è basato sulla convinzione che l’intero spettacolo sia dedicato a lui, che tutti quei gesti e segnali siano diretti a lui e che dunque siano per lui solo. Il potere è uno splendido balletto, e il paranoico il suo solo spettatore. Siede da solo nella prima fila di poltrone. Che premio!
The Nuclear Football (2004) comunica questa delizia. Anche questo film venne realizzato su invito del potere. La stampa fu invitata a filmare il Presidente americano in visita a Berlino. Korpys/Löffler filmarono tutto ciò che c’era da vedere prima e durante la sua visita: cerimonie di festeggiamento preparate scrupolosamente, un balletto del potere festeggiato in ogni dettaglio. Korpys/Löffler filmano tutti questi dettagli – il tappeto rosso srotolato, i tiratori scelti che prendono posto, i soldati che formeranno la guardia d’onore che si esercitano nella marcia, gli sguardi prudenti degli addetti dei servizi segreti, riconoscibili dalle loro stellette argentee e dai ricevitori radio negli orecchi, e innumerevoli altri minuscoli gesti e segnali. C’è molto più dello spettacolo del potere nel loro film che in televisione. Korpys/Löffler mostrano non solo le immagini che l’opportunità di fotografare ha fornito, ovvero le immagini che la stampa era invitata a scattare e di cui ognuno conosce il necessario aspetto prima che siano scattate. Lo spettacolo è mostrato in tutti i dettagli della sua minuziosa preparazione e della sua attuazione, a volte in riprese prolungate, non come una breve, compatta clip da attualità televisive, ma come un lungo film che richiede del tempo libero per essere visto. Questa amorevole attenzione al dettaglio obbliga me, come spettatore, a pascermi delle minuzie del film e di godere la ricchezza di particolari che la sua immagine offre.

E questo piacere non è stato messo nell’agenda dell’evento. La nazione partecipa alla performance guardando le immagini ordinate della visita presidenziale nelle attualità televisive. Non, però, Korpys/Löffler e gli spettatori del loro film. Vedono immagini diverse, molto dopo l’evento e in un altro luogo, una galleria forse (o a casa sul sofà, come me). E questi spettatori sanno che le immagini sono lì non per informare ma per procurare piacere. In questo, tradiscono l’accordo del potere con la stampa. Realizzano immagini che il potere ha concesso loro di avere a condizione che le mostrino al pubblico, ma le tengono per sé. Il patto era: il potere si mostra alla stampa – in cambio, le immagini devono essere rese pubbliche e restare tali. Ogni ulteriore uso privato non era stato concordato. Ancora una volta il documento che lascia i segreti del potere esposti alla vista cambia di mano senza essere notato. Per il servizio fotografico, Korpys/Löffler finsero di essere giornalisti, sottraendo le immagini che documentano il segreto con la prospettiva di goderne in modo diverso. C’è qualcosa di impudente in questo godimento. Perché è il godimento privato del paranoico in uno spettacolo pubblico, nella convinzione che, mentre guarda, lo spettacolo viene inscenato solo per lui. Questo spettacolo si comunica a me in quanto spettatore, non da ultimo perché, mentre guardo le loro immagini, Korpys/Löffler non esercitano su di me la pressione delle news. Le news, con il loro tempo di trasmissione condensato, seguono la logica dell’agenda che il potere stipula per la sua attuazione. Tutto accade rapidamente, senza cambio di ritmo: meccanico, il Presidente se ne è andato. Il godimento paranoico, però, ha un tempo e un ritmo differenti. È molto più lento. Il suo tempo è il tempo della contemplazione dettagliata. Tutto, nel film di Korpys/Löffler, dura il tempo necessario a poter vedere tutto. L’uomo del servizio segreto qui vicino agli scalini, per esempio. E l’uomo del servizio segreto lassù nel giardino. “L’hai visto? Puoi riconoscerlo dalla stella d’argento sul bavero. Non lo vedi? Eccolo là!” – si vorrebbe gridare.

Godere come un paranoico significa entrare in una relazione intima con il potere. Il paranoico entra in intimità. Fiata sul collo del potere. Questo aspetto si rivela nella voce fuori campo nel film di Korpys/Löffler. Si sente una voce che sussurra. Formula i segreti aperti del Presidente e delle sue forze armate. “L’Air Force One può sparare lingue di fiamma per sviare i missili sensibili al calore”. E: “Un addetto militare con una valigetta di pelle nera segue sempre il Presidente. Porta il Nuclear Football. Il Nuclear Football contiene i codici di lancio nucleari per l’attacco nucleare. Il Nuclear Football è sempre vicino al presidente. Il Nuclear Football è vincolato al polso dell’addetto militare da un braccialetto d’acciaio”. E: “Il Presidente indossa un giubbetto antiproiettile. Il Presidente ha in tasca il codice PIN per il Nuclear Football. Il nome del Presidente è George Walker Bush. È nato nel 1946. Il nome in codice della sua limousine è Stagecoach (diligenza)”. Più che la conoscenza intima comunicata, è il sussurro che dà il senso dell’intimità della relazione paranoica con il potere. Il sussurro dà l’impressione che qualcuno stia parlando insistentemente alle immagini, avvicinandosi a esse nel corso processo e insistendo affinché io, come spettatore, mi avvicini altrettanto, veda e ascolti con uguale intensità. Il sussurro dello speaker mi permette di condividere la sua relazione intima con George Walker Bush. Sono al suo fianco nella prima fila di poltrone in un teatro vuoto e guardo il rappresentante di un potere nucleare capace di distruggere il pianeta molte volte, atterrare davanti i miei occhi. La nazione guarda la televisione. Io, però, sono vicino al vero centro del potere, poiché sono stato iniziato ai suoi segreti. Ogni gesto del Presidente è diretto a me, perché conosco la sua coreografia. Che spettacolo! Che premio!