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Arte e Critica Anno 17 Numero 67 giugno-agosto 2011



Artangel. Angeli dell'arte e degli artisti

Antonia Alampi

Intervista a James Lingwood e Michael Morris



trimestrale di cultura artistica contemporanea


SOMMARIO N. 67

045 EDITORIALE
SGARBI E LA CONTROBIENNALE. L’ANGELO STERMINATORE O LA VENDETTA DI BONDI?
di Roberto Lambarelli

046 RETO PULFER. PER UNA SINTASSI SOGGETTIVA / FOR A SUBJECTIVE SYNTAX
di / by Andrea Ruggieri

048 NUOVI MODELLI PER PENSARE IL MONDO COME UNA SFERA
NEW MODELS FOR THINKING OF THE WORLD AS A SPHERE
di / by Marcella Anglani

050 PITTOGRAFIA E PITTURA IN PHILIP TAAFFE / PHILIP TAAFFE’S PICTOGRAPHY AND PAINTING
di / by Vito Calabretta

052 VALERIO ROCCO ORLANDO. QUALE EDUCAZIONE PER MARTE? / WHAT EDUCATION FOR MARS?
di / by Chiara Sartori

054 CHIARA CAMONI. DIALOGHI E VICINANZE / DIALOGUES AND AFFINITIES
di / by Valentina Rossi

056 GRAHAM HUDSON. ETICA E POETICA DEL RETROSCENA / ETHICS AND POETICS OF THE BACKSTAGE
di / by Antonia Alampi

058 HANY ARMANIOUS. GLI IMPREVISTI DELLA MATERIA / THE UNEXPECTED OUTCOME OF THE MATERIAL
Intervista a cura di / Interview by Nicoletta Daldanise

060 EMIRATI ARABI UNITI E ROMANIA ALLA 54. BIENNALE DI VENEZIA
UNITED ARAB EMIRATES AND ROMANIA AT 54TH VENICE BIENNALE
di / by Nicoletta Daldanise

061 MARIANA CASTILLO DEBALL. IN BILICO TRA STORIA E MENZOGNA
SUSPENDED BETWEEN HISTORY AND LIE
di / by Viana Conti

062 ARCHEOLOGIE DELL’AUTO-ORGANIZZAZIONE
di Elvira Vannini

063 ARTE E SFERA PUBBLICA 7
di Cecilia Canziani

064 POLITICHE DEL MIMETISMO. LE AZIONI DI TAUS MAKHACHEVA
STRATEGIES OF CAMOUFLAGE. TAUS MAKHACHEVA’S ACTIONS
di / by Marco Scotini

066 ARTANGEL. ANGELI DELL’ARTE E DEGLI ARTISTI / ANGELS OF ART AND ARTISTS
Intervista a / Interview with James Lingwood e / and Michael Morris a cura di / by Antonia Alampi


070 ALESSANDRO RIZZI E ATELIER BOW-WOW. SGUARDI SUL GIAPPONE DA ORIENTE A OCCIDENTE
ALESSANDRO RIZZI AND ATELIER BOW-WOW. VIEWPOINTS ON JAPAN FROM THE EAST TO THE WEST
di / by Massimiliano Scuderi

073 VITA IN RESIDENZA NEGLI SPAZI DI VILLA ROMANA
Intervista a Angelika Stepken a cura di Daniela Bigi

074 IPOTESI DECRESCISTE DI SCENARIO POST-SVILUPPISTA. E L’ARTE?
di Serena De Dominicis

076 KENDELL GEERS. FIN DE PARTIE
di / by Manuela Lietti

078 ANDRO WEKUA. CIÒ DI CUI NON SI PUÒ PARLARE SI DEVE OSSERVARE
WHEREOF ONE CANNOT SPEAK, THEREOF ONE MUST OBSERVE
di / by Ilari Valbonesi

080 GASTONE NOVELLI E LA CONTESTAZIONE ALLA BIENNALE DEL SESSANTOTTO
di Ada De Pirro

084 MUTA IMAGO. LE AZIONI CHE PRODUCONO SENSO
di Ilaria Mariotti

085 IL DESIGN VIRTUALE NEL PERFORMING VIDEO
di Gianluca Del Gobbo

087 ALBERTO SAVINIO. NUDE LE IMMAGINI DEI SOGNI
di Francesco Zurlo

090 ACQUA, SEDUTE E OMBRE. STARTT PER LA SOSTENIBILITÀ E IL PAESAGGI
Intervista a cura di Daniela Voso

091 UN’UNICA OPERA. I LIBRI DI ETTORE SOTTSASS
di Luca Galofaro

098 OLTRE LA VISTA. LA VOCAZIONE SOCIALE DELLA FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO
di Sara Dolfi Agostini

134 20 ANNI DI RESIDENZE AL CAMDEN ARTS CENTRE / 20 ANNI DI RESIDENZE AL CAMDEN ARTS CENTRE
di / by Cecilia Antolini

135 CON I PIEDI PER TERRA: OPERE DALLA COLLEZIONE
DIMITRIS DASKALOPOULOS IN MOSTRA ALLA WHITECHAPEL GALLERY
KEEPING IT REAL: WORKS FROM DIMITRIS DASKALOPOULOS’ COLLECTION AT THE WHITECHAPEL GALLERY
Intervista a / Interview with Achim Borchardt-Hume a cura di / by Susanna Bianchini

100 RÄ DI MARTINO 100 JAY HEIKES 101 MARTA PIEROBON 101 DIEGO PERRONE / CHRISTIAN FROSI 101 GIULIA PISCITELLI 102 BARBARA BLOOM 102 CIPRIAN MURESAN 103 FOLKERT DE JONG E FENDRY EKEL 104 ARMANDO LULAJ 106 ADALBERTO ABBATE 107 KARA WALKER 112 MARGHERITA MOSCARDINI 112 FRANCESCO SENA 113 LOREDANA LONGO 113 /BARBARAGURRIERI/GROUP 114 PIETRO FORTUNA 115 ANISH KAPOOR 116 MAURIZIO MOCHETTI 117 ROBERT BARRY 118 CARLO BERNARDINI 118 ALEX PINNA 120 GIOVANNI FONTANA 121 LUIGI PUXEDDU 127 MICHAEL BEVILACQUA
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Clio Barnard, still dal video The Arbor
Foto Nick Wall

Jeremy Deller, The Battle of Orgreave
Foto Martin Jenkinson

Rachel Whiteread, House

È dal 1991 che James Lingwood e Michael Morris dirigono Artangel, organizzazione londinese che ha commissionato e prodotto alcune delle opere più significative e visionarie di questi due decenni. Con più di 70 progetti all’attivo, Artangel è pioniera di innovativi lavori artistici realizzati in spazi non convenzionali e nei media più disparati. Per celebrare i 20 anni di collaborazione di Lingwood e Morris, Artangel, in collaborazione con alcuni artisti, ha donato alla Tate una serie di opere video che si aggiungeranno ad altri lavori già parte della collezione dell’istituzione inglese, per formare The Artangel Collection at Tate


AA: Com’è iniziato tutto?
MM:
C’è da precisare che noi non siamo i fondatori di Artangel, una diversa versione di Artangel esisteva già dalla metà degli anni ’80. Non era la stessa organizzazione che noi abbiamo sviluppato in seguito, ma aveva comunque una connotazione con alcuni elementi di similitudine, come delle commissioni di progetti d’intervento urbano a Londra. Era una piccola organizzazione guidata dalla visione del fondatore e noi abbiamo avuto la possibilità di prendere il suo posto quando i suoi interessi si sono spostati altrove. A quel tempo sia io che James lavoravamo all’ICA (Institute of Contemporary Arts, London, ndr).
JL: Ovviamente la situazione da allora è mutata ma la nostra motivazione è ancora molto forte. Abbiamo iniziato a lavorare con Artangel e continuiamo ancora oggi perché sappiamo che ci sono continuamente idee originali e inusuali nelle menti degli artisti che necessitano di un’organizzazione che sia molto flessibile, fluida e preparata a lavorare con loro per portarle a compimento.

AA: Come selezionate gli artisti e i progetti?
MM
: Abbiamo iniziato attraverso una sorta d’istintiva “caccia”, essendo consapevoli del fatto che molti artisti hanno idee incredibili spesso mai realizzate a causa non solo della mancanza di risorse economiche, ma anche per le difficoltà di produzione e gestione.
Alcuni artisti sono in grado di generare i propri centri di produzione, altri invece lavorano attraverso la collaborazione che Artangel è in grado di offrire. In alcuni casi abbiamo anche lanciato dei bandi aperti, il che ha prodotto alcuni lavori molto importanti come Break Down di Michael Landy e The Battle of Orgreave di Jeremy Deller, e più recentemente SEIZURE di Roger Hiorns e The Arbor di Clio Barnard.

AA: Negli anni avete realizzato progetti che molti artisti non avrebbero mai immaginato di poter “materializzare”. Quali sono state le esperienze più complicate e rischiose durante la vostra carriera?
JL
: Credo che SEIZURE di Roger Hiorns sia stata una delle situazioni più difficili da affrontare fino ad ora. Il lavoro era il risultato di un complesso e vasto processo chimico, per cui circa 75.000 litri di soluzione di solfato di rame bollente sono stati pompati all’interno di un’abitazione abbandonata per creare un’affascinante crescita cristallina su pareti, pavimenti e soffitti. C’era un enorme rischio legato al progetto, avrebbe potuto funzionare e quindi cristallizzare, oppure no. E se la reazione non fosse riuscita, avremmo avuto un completo disastro.
MM: Dal mio punto di vista è stato l’accordo con Jeremy Deller finalizzato a coinvolgere i minatori del South Yorkshire per The Battle of Orgreave. Avevamo stabilito con lui che se solo uno dei minatori avesse iniziato a dubitare o a sentire di non voler partecipare avremmo abbandonato. Questa possibilità era continuamente presente. Alla fine però tutti volevano farlo e soprattutto tutti hanno capito profondamente perché il lavoro si stesse compiendo senza bisogno di discuterne troppo. In questo senso la dettagliata e minuziosa ricostruzione dell’evento che è stata realizzata rappresentava un elemento fondamentale.

AA: Oggi, dopo venti anni di direzione, donate parte della vostra collezione alla Tate.
JL
: The Artangel Collection at Tate si propone di segnare questi vent’anni passati a commissionare, produrre e organizzare progetti. La nostra donazione include un sostanziale numero di opere video e film di artisti quali Francis Alÿs, Atom Egoyan, Douglas Gordon, Tony Oursler, Paul Pfeiffer, Gregor Schneider e molti altri. Questi lavori si aggiungeranno ad altre opere commissionate da Artangel già acquistate o donate in precedenza alla Tate. La collezione sarà inoltre arricchita da altri lavori che abbiamo commissionato e prodotto insieme ai nostri nuovi partner regionali Ikon Gallery, Birmingham e Whitworth Art Gallery, Manchester.
MM: Stiamo donando 9 lavori e poi 5 nuove opere saranno prodotte durante i prossimi 3 anni. L’attuale situazione ci consente non solo di consolidare quello che abbiamo già fatto ma anche di poter realizzare nuove produzioni in differenti contesti.

AA: Nuova commissione è anche il progetto dell’artista israeliana Yael Bartana per il Padiglione Polacco alla 54. Biennale di Venezia. Potreste parlarmene?
JL
: Il titolo del lavoro è Lying in State, termine che in inglese descrive la tradizione per cui la salma del defunto viene esposta per permettere alla gente di portare i propri rispetti e gli ultimi saluti al morto. L’opera ha come protagonista una figura politica, insieme reale e immaginaria, leader di un partito chiamato Jewish Renaissance Movement. Ciò che si desume dal film, che è appunto di fantasia ma fortemente verosimile, è che si tratta di un politico eletto presidente e poi assassinato.
L’assassinio diventa lo sfondo del lavoro, ponendo fondamentali e difficili domande sulla relazione tra caratteristiche etniche e identità nazionale e su cosa costituisca il diritto di stabilirsi in un paese o in un territorio. Il lavoro è ambientato in Polonia e ovviamente si riferisce all’esperienza dell’Olocausto, ma si muove oltre questo dato storico, stimolando riflessioni che riguardano questioni simili in altre parti del mondo, non da ultima ovviamente quella che affligge la zona da cui proviene Bartana, Israele/Palestina.

AA: Credo che la tematica sia particolarmente attuale oggi, in questo momento di ridiscussione e ripensamento, anche in termini di politiche pubbliche, di ciò che costituisce l’identità nazionale e di cosa definisca l’appartenenza ad un territorio.
JL
: Assolutamente. Inoltre il lavoro avvia una riflessione sulla storia del XX secolo, sulle molte figure di leader assassinati e su cosa succede quando questo avviene. Ciò che l’opera problematizza è anche come queste figure vengano strumentalizzate, come cioè la costruzione di un mito spesso dipenda dalle manipolazioni delle varie forze coinvolte e risponda alle loro esigenze. Ovviamente Bartana ha Yitzhak Rabin in mente, ma si può anche pensare a Gandhi o a Martin Luther King, tanto per citarne alcuni.
MM: Il lavoro è estremamente provocatorio in sé e inoltre abbiamo un’altra dimensione aggiunta, il fatto che Bartana, una radicale artista israeliana, sia stata invitata a rappresentare la Polonia alla Biennale di Venezia.

AA: Immagino che s’innescherà un dibattito molto acceso, ma del resto non siete nuovi a questo…
MM:
È un fatto piuttosto straordinario e la cosa sarà probabilmente molto discussa…