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Arte e Critica Anno 17 Numero 69 dicembre 2011- febbraio 2012



Haroon Mirza

Alberto Fiore

Sincretismo musicale e visuale



trimestrale di cultura artistica contemporanea


SOMMARIO N. 69

039 editoriale. ARTE E POLITICA. NICHI VENDOLA, IL SUD E IL PROGETTO PER IL BAC (BARI ARTE CONTEMPORANEA)
di Roberto Lambarelli

040 Benny Chirco. Dinamiche di latenze e risvegli / DYNAMICS OF LATENCIES AND AWAKENINGS
di / by Gianna Di Piazza

044 Haroon Mirza. Sincretismo musicale e visuale / MUSICAL AND VISUAL SYNCRETISM
di / by Alberto Fiore

048 Libia Castro & Ólafur Ólafsson. DICIAMOCI LA VERITà / Let’s face it
Intervista a cura di / Interview by Ilaria Gianni

052 THE OTOLITH GROUP. ARTE COME IBRIDIZZAZIONE DEI LINGUAGGI / ART AS HYBRIDISATION OF LANGUAGES
di / by Paola Ugolini

054 Adelita Husni-Bey. L’arte per immaginare “alternative sociali”
ART TO CONCEIVE OF “SOCIAL ALTERNATIVES”
Intervista a cura di / Interview by Fabiana Bellio

056 Lavoro sul campo tra arte ed etnografia / WORKING IN THE FIELD BETWEEN ART AND ETHNOGRAPHY
di / by Anna Santomauro

059 Reena Spaulings. Golden Color Magenta
di Caterina D’Alessandro

060 John Akomfrah. Soggettività in divenire / Evolving subjectivity
di / by Lorenza Pignatti

062 Tunisia. Aspettative e promesse di una rivoluzione / EXPECTATIONS AND PROMISES OF A REVOLUTION
Intervista a / Interview with Rachida Triki a cura di / by Serena De Dominicis

066 Beatrice Gibson fra cinema e sperimentazione / BEATRICE GIBSON BETWEEN CINEMA AND EXPERIMENTATION
Intervista a cura di / Interview by Marco Mazzi

068 OLtre il Giardino. Viaggio dentro e fuori Venezia
Intervista a Camilla Seibezzi a cura di Massimiliano Scuderi

069 Rabat, novembre 2011. Piroette
di Giallo Concialdi e Renato Leotta

070 attraversando il Sessantotto. L’esperienza di “cartabianca”
una conversazione con Alberto Boatto e Fabio Sargentini a cura di Roberto Lambarelli

076 Saverio Dioguardi. Architetture disegnate
di Lorenzo Pietropaolo

077 Progettare il confine. La facciata intelligente
di Alessio Tommasetti

078 Piers gough. Maggie’s Nottingham Center
di Gianfranco Toso e Fabrizio Ronconi

080 Una stra-ordinaria stabilità
di Francesco Zurlo

081 FooDesign/FoodCulture
di Ivana Carmen Mottola

082 Scuole di architettura. Viaggio in Europa
Interviste a Davide Sacconi e Marco Poletto a cura di Luca Galofaro

085 Harry Thaler. Un modo per poter giocare con lo spazio
di Fabiana Bellio

086 Cinema, danza, perdita e memoria. Pina (Bausch) di Wim Wenders
di Silvia Tarquini

087 La rimediazione tematica nelle nuove mostre fotografiche
di Chiara Micol Schiona

110 Shen Wei. Lo spazio dell’azione
di Andrea Ruggieri

112 La rivincita della storia. (Oltre) le categorie del postmoderno
di Marcello Carriero

116 La scena artistica di Tirana. Un viaggio attraverso mappe culturali alternative nei Balcani
di Claudia Zanfi

117 i meccanismi inceppati della democrazia
Intervista a Franziska Nori a cura di Ilaria Castellino

118 Riletture. I musei e LA memoria in André Malraux
di Paolo Aita

122 Proiezioni di João Maria Gusmão & Pedro Paiva / Projections by João Maria Gusmão & Pedro Paiva
di / by Paola Bortolotti e / and Alessandra Ferlit

90 RACHEL WHITEREAD 90 FRANCESCO BAROCCO 90 Fabian Marti 91 Aglaia Konrad 91 Willem Oorebeek 91THE ICELANDIC LOVE CORPORATION 92 PIPILOTTI RIST 93 ALESSANDRO GAGLIARDO 93 Andras Calamandrei 94 Ian Tweedy 95 Nora Schultz 95 Alexandre Singh 95 Vanessa Billy 96 Vera Lutter, Raffaele Luongo 96 PESCE KHETE 97 DONATELLA SPAZIANI 97 Roee Rosen 99 Gian Paolo Striano 100 VITTORIO MESSINA, THOMAS SCHÜTTE 100 Robin Rhode, Jan Vercruysse 101 PER BARCLAY 102 DAVID SIMPSON 108 Josef Albers 109 luigi ontani 115 riccardo giacconi 115 salvatore arancio 119 SIMON STARLING 120 Pawel Althamer 120 Omer Fast 121 GERHARD RICHTER 121 Anri Sala 124 Chen zhen 126 tacita dean 128 Alastair Mackie
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I saw square triangle sine, 2011
Camden Arts Centre, Londra
Copyright Haroon Mirza
Foto Andy Peake

I saw square triangle sine, 2011
Camden Arts Centre, Londra
Foto Andy Peake

Adhãn, 2008.
Courtesy l’artista e Lisson Gallery, Londra

Haroon Mirza, Leone d’Argento alla 54. Biennale di Venezia, è presente presso il Camden Arts Centre di Londra con una nuova installazione, opera che in una delle sere della settimana di Frieze Art Fair 2011 è stata teatro di una performance musicale che ha coinvolto l’artista in collaborazione con la band Django Django.
Mirza struttura differenti stimoli sensoriali concepiti per realizzare, in ogni lavoro, un’unica forma estetica. Un modo di esprimersi che, parafrasando una frase di La Monte Young, conduce ad ascoltare ciò che solitamente ci si limita a guardare e a guardare ciò che normalmente ci si limita a udire(1)

Sarebbe superficiale, nonché errato, associare la ricerca di Haroon Mirza alla musica sperimentale legata, ad esempio, a personaggi quali John Cage o Christian Wolff. Vi possono essere analogie in alcuni aspetti generali relativi all’allargamento del concetto tradizionale di musica, ma il loro atteggiamento di fondo era differente. L’utilizzo degli strumenti musicali non “limitato dai confini eretti dalla tradizione”, ma sfruttato “come una configurazione totale”(2) e una musica “che ha a che fare con la percezione e ciò che la suscita in noi”(3) sono alcune caratteristiche che concettualmente potrebbero, in qualche maniera, avvicinare Mirza a Cage. Alcuni degli aspetti fondamentali della ricerca di quest’ultimo, connessi all’aleatorietà, al caso o alla scrittura musicale, non hanno però per Mirza la stessa valenza. Cage affermava come “un’azione sperimentale è quella il cui esito non è previsto”(4). La sua era una ricerca in cui il caso giocava un ruolo rilevante. Mirza, invece, con le sue opere realizza composizioni musicali, seppur non scritte ma solo udibili. Inoltre le struttura secondo il suo gusto e la propria volontà personale “utilizzando convenzioni musicali”(5). Il suo approccio risulta quindi più vicino alla musica che Michael Nyman ha considerato “d’avanguardia”, distinguendola da quella “sperimentale”(6).

Mirza delega l’esecuzione dei brani agli oggetti che compongono i lavori. Alcune sue musiche creano tipologie di suoni che possono richiamare opere di certi artisti contemporanei che utilizzano la musica elettronica, quali ad esempio Carsten Nicolai, ma spesso Mirza mostra e demistifica le fonti sonore, sia che esse coinvolgano casse acustiche, che oggetti in movimento. Infatti, all’aspetto sonoro e visivo – spesso determinato da proiezioni video o effetti luminosi – va aggiunto quello legato alla presenza fisica degli oggetti e complementi d’arredo. Oggetti e mobili a cui l’artista è interessato anche per la “storia culturale e sociale” che questi possono trasmettere(7).

L’aspetto musicale è quindi solo uno dei livelli che strutturano le sue opere. L’artista crea ensemble di stimoli sonori e visivi, narrazioni multiple e stratificate. Compenetrazione, sintetismo e simultaneità – termini spesso associati ad alcune avanguardie storiche quali, ad esempio, il Futurismo – potrebbero essere, con le dovute cautele, le espressioni generali più efficaci nel caso in cui si cercasse di giungere a una sintesi descrittiva delle sue installazioni. La tendenza inclusiva che lega e condiziona tutte le parti di ogni sua singola installazione porta il visitatore, libero di camminare nell’ambiente caratterizzato dall’opera, ad un’esplorazione dell’insieme che può dirigersi dal particolare al generale senza interruzione o univocità di direzione.

Tutto questo lo ritroviamo anche nella sua opera al Camden Arts Centre: I saw square triangle sine(8).
La dinamica che rende l’installazione un gruppo organizzato di elementi trova un’interessante equivalenza in quella delle band musicali dove ogni componente ha un proprio ruolo che determina l’esito del brano. Inoltre al Camden Mirza ha inglobato nell’installazione un’opera di un altro artista, una dinamica già utilizzata anche in altre occasioni, basti pensare ad An_Infinato (2009), lavoro composto anche da parti di due video appartenenti a Memory Bucket (2003) di Jeremy Deller e Cycles #1 (1972-77) di Guy Sherwin. In questa mostra londinese l’artista ha utilizzato l’idea di un lavoro di Angus Fairhurst, Underdone/Overdone Paintings (1998), che prevedeva, in una stanza, la presenza di una batteria e di suoi dipinti. I visitatori potevano suonare lo strumento mentre osservavano le opere. Mirza ha posizionato su una parete dello spazio espositivo una selezione di quei dipinti integrando nella sua installazione anche una batteria. Si è così invitati a sperimentare le dinamiche relazionali dell’opera di Fairhurst arricchite, però, dal nuovo contesto acustico-visivo creato da Mirza.



Note
1. L. M. Young, in M. Nyman, La musica sperimentale, Shake Edizioni, Milano 2011, p. 107
2. M. Nyman, ivi, p. 36
3. J. Cage, in M. Nyman, ivi, p. 39
4. J. Cage, Silenzio, Shake Edizioni, Milano 2010, p. 51
5. H. Mirza, intervista con E. Neilson, "A Bulletin", 4, A Foundation, Liverpool, autunno 2009
6. M. Nyman, La musica sperimentale, cit., pp. 43-47
7. H. Mirza, intervista con E. Neilson, cit.
8. Le parole del titolo si riferiscono, tranne per I, a vari tipi di forme delle onde (waveforms) nella sintesi elettronica