L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

Juliet Anno 32 Numero 158 giugno-luglio 2012



Mario Sillani Djerrahian

Adriano Perini

Un Naturartista



Art magazine


SOMMARIO N. 158

INCHIESTA - DIBATTITO
38 | L’Arte della sopravvivenza. Indagine sull’impegno etico-civile
/ Luciano Marucci

INTERVISTA
42 | Mark Kostabi. The Man in the World / Giulia Bortoluzzi
48 | Galleria Guidi&Schoen. Dieci anni di storia / Fabio Fabris
62 | La Triennale di Davide Rampello / Luciano Marucci
66 | Francesca Debelli e la Wallpaper Dance / Caterina Ratzenbeck
68 | Giacomo Manzoni. Tra fotografia e design / Pina Inferrera
70 | Franco Donaggio. Uno sguardo oltre / Alessia Locatelli
75 | Antonio Finotti. Presidente della Fondazione CaRiPaRo / Francesca Agostinelli
78 | Alessandro Marzo Magno. Arte e scrittura / Serenella Dorigo
79 | Marco Cecotto. Musica senza note / Giulia Bortoluzzi
80 | Lino Rosetti. Marche Centro D’Arte / Roberto Vidali

Recensione
46 | Gerhard Richter. “Panorama” / Valentina Marinone
64 | Yeonju Sung. “Wearable Foods” / Alessia Locatelli
65 | Giovanni Pulze. “Angeli Metropolitani” / Antonio Cattaruzza
69 | Michele Marinaccio / Nori Zandomenego
73 | Daniel Jensen. Artista alchimista / Claudia Pettinari
76 | Elena von Hessen. Happy Heretic Few / Marta Nuresi

Focus
50 | Mario Sillani Djerrahian. Un naturalista / Adriano Perini
56 | Ilya e Emilia Kabakov. L’installazione totale / Maria Cristina Strati
72 | Olga Danelone. Racconto di multiversi / Angela Madesani
77 | Carloni-Franceschetti

Reportage
52 | Tolosa. Una città in ascesa / Stefania Meazza
54 | Varsavia e le ex repubbliche sovietiche / Emanuele Magri
58 | English Breakfast 08. Intervista a Bianca Elzenbaumer, Brave New Alps
/ Matilde Martinetti
60 | Arte Polacca. Corpo e storia / Emanuele Magri

Fotoritratto
67 | Joy Jenkins / Massimo Goina
71 | Pier Paolo Bisleri / Fabio Rinaldi
74 | Arabindi Beats / Martina Fiorenza
85 | Francesca Guerrizio / Luca Carrà

Rubrica
81 | P .* Giovanni Schiuma / Angelo Bianco
82 | Ho del manierismo / Angelo Bianco
83 | Stupidè. Ragionamenti di varia natura / Giacomino Pixi
84 | Hubout3. Acrobatik / SQSM

Spray
86 | Recensione mostre
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Adrian Paci
Maria Vinella
n. 173 giugno-luglio 2015

Case chiuse, corpi aperti
Roberto Borghi
n. 172 aprile-maggio 2015

Yang Xinguang e la materia
Sara Bortoletto
n. 171 febbraio-marzo 2015

Eugenio Re Rebaudengo
Giulia Bortoluzzi
n. 170 dicembre-gennaio 2015

Biennale Architecture
Gabriele Pitacco Marco Gnesda
n. 169 ottobre-novembre 2014

Biennale Marrakech
Emanuele Magri
n. 168 giugno-luglio 2014


“Lago in interno con di NiTsan” 2001, c-print, cm 75 x 93

“Pietre del Carso nello spazio” 2011, stampa ai pigmenti, cm 100 x 100
courtesy dell’autore e Photo-Imago

“Semi di oleandro nella notte se ne vanno in duplice filar” 2004, stampa Lambda, cm 50 x 116
ph courtesy Photo-Imago

Ansel Adams e prima ancora Edward Weston sono gli artisti fotografi che più hanno contribuito alla popolarità della fotografia naturalistica. Non a caso entrambi statunitensi, con una spiccata sensibilità nei confronti dell’ambiente, hanno reso popolare, dapprima negli States, poi ovunque, l’immagine del paesaggio naturale. Dicevo non a caso in quanto è proprio della cultura della prateria, dell’epopea della conquista del West, tenere in somma considerazione quel vastissimo e allora ancora poco deturpato territorio che ha costituito la Frontiera. Non che questo fatto abbia impedito sfruttamento e distruzioni varie, ma almeno ha creato nell’animo di tanti americani più sensibili un rispetto molto profondo per una natura prodiga di bellezze veramente uniche e dalle dimensioni spesso colossali.

Questa particolare sensibilità ha portato alla diffusione dell’idea di salvaguardia della natura attraverso l’istituzione dei parchi nazionali e alla grande popolarità della vita all’aria aperta, della quale la fotografia naturalistica è uno degli aspetti più esercitati. Da ciò ne consegue che non è affatto raro trovare nelle gallerie statunitensi molte immagini naturalistiche che, vista la predisposizione culturale, hanno sempre avuto un grande riscontro da parte del mercato.

In Europa la situazione è differente sotto vari aspetti: innanzitutto noi stiamo dimostrando un certo interesse nei confronti dell’ambiente solo da quando è diventato evidente il pericolo cui corre, e anche in questo caso si tratta di una sensibilità che non attraversa la società in maniera trasversale, ma è patrimonio di un’elite culturalmente più evoluta, spesso vista con una certa dose di sufficienza dall’establishment politico-economico. Recentemente abbiamo assistito a un moltiplicarsi di mostre fotografiche che raccolgono le denunce degli artisti sull’argomento ambientale e ciò è di buon auspicio se è vero che l’arte precorre il sentiment generale. Ricordo le recenti “7 x 8R – Arte & Decrescita” ed “Il Fuoco della Natura” a cura la prima del sottoscritto e la seconda di Marco Puntin e Jonathan Turner. Sempre più spesso i fotografi creano le loro opere inserendo elementi del mondo vegetale in particolare, ma anche il mondo minerale si trova spesso a essere protagonista di tante opere d’arte.

Una delle figure che con grande coerenza (e da tempi assolutamente insospettabili) rivolge il proprio sguardo alla natura è Mario Sillani Djerrahian, presente in entrambe le soprinindicate rassegne. Sin dagli inizi degli anni ‘70, singolarmente o assieme ad altri artisti, egli ha rivolto il suo sguardo attento al mondo naturale; la sua non è comunque mai stata una visione contemplativa, ma al contrario ha sempre cercato di mettere in discussione l’ovvio concentrando la propria attenzione sull’essenzialità della visione e della materia. Me ne parlò per la prima volta,in occasione di una delle mie tante visite milanesi, Giuliana Scimè che all’epoca, assieme a pochi altri (Lanfranco Colombo, Ando Gilardi, Paola Agosti, Roberta Valtorta) costituivano l’occhio critico della fotografia italiana. Anche le scienze naturali e fisiche, in particolare, sono state indagate da Mario Sillani attraverso le sue opere: vanno ricordati a questo proposito i lavori degli anni ‘80 della serie sulla posizione dell’orizzonte o sui mari di nebbia.
Più recentemente è la materia organica il soggetto preferito nel quale individua la principale componente della terra madre da cui tutto deriva e al quale tutto ritorna. Anche le rocce e la geologia in generale sono protagoniste delle sue speculazioni visive nelle quali cerca le analogie esistenti con altri aspetti della natura e del paesaggio in particolare. La percezione visiva è uno dei fenomeni che più lo hanno affascinato e che è divenuto uno dei principali protagonisti delle sue ricerche.

In questo momento di relativa attenzione nei confronti della natura, tra le innumerevoli proposte che ci giungono sull’argomento dal mondo dell’arte contemporanea, quelle di Mario Sillani Djerrahian sono sicuramente quelle più raccomandabili per la grande coerenza dell’autore, per la profonda analisi dalla quale sono state generate, per l’elevata qualità della proposta e dell’esecuzione; una sicurezza nell’ondivago mondo del contemporaneo che non verrà sicuramente tradita per altri approdi forse più consolatori.


ADRIANO PERINIsi occupa di fotografia dagli anni ‘60. È uno dei fondatori dell’associazione Photo-Imago, per conto della quale ha curato più di duecento mostre, in Italia, Austria, Slovenia e Ungheria.