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the Art ship Anno 1 Numero 6 luglio 2012



L'isola della Conoscenza

Martina Bollini



Bulletin of visual culture


SOMMARIO N. 6

5 Editoriale
Essere in movimento di Paola Pluchino

6 Rita Correddu, lo scarto minimo la Redazione

7 I Racconti di Fedra
Noir metro di Andrea M. Campo

8 Peanut Gallery
Una Solitudine a più voci di Elena Scalia
Il corpo di Kazuo Ohno: la sfida alla mente di Federica Fiumelli
L’arte marziale di Yves Klein di Federica Melis

14 Punctum
Post imago: datemi il mio quarto d’aria di Claudia Balzani

16 Urban Addicted
Ferragamo sfila al Louvre di Parigi per la “Sant’Anna” di Leonardo da Vinci di Ada Distefano

18 In Conversation With
Torino Over12 di Paola Pluchino
Passato e Contemporaneo di Ilario D’Amato

22 Macadam Museum
Urban Arena, l’arte sul tetto che scotta di Andrea M. Campo

23 Heart Bauhaus
YAP! la Redazione
Esperimenti al Parco di Arte Vivente di Torino la Redazione

25 Let Me(et) Know(ledge)
Rivalutare Kandinsky di Paola Pluchino
Vincenzo Agnetti celebrato a Foligno la Redazione
L’isola della Conoscenza di Martina Bollini

30 E-Bomb
Marionette in-crociate di C.S. e Francesco Mammarella

33 Il Proiettore di Oloferne
Hans Richter, il pensiero sulla rotta del cinema la Redazione
Quando Charlot divenne Charles Spencer Chaplin di Giuditta Naselli

34 Young District
Twice for once (not upon a time) la Redazione

35 Baloon
CRUMB de l’underground à la Genèse di Margaux Buyck
Io confesso di Alessandro Cochetti

40 Routes di Gabriella Mancuso

43 OPEN CALL di Gabriella Mancuso

44 L’Immanente e il Trascendente
Bollicine elettriche di Vincenzo B. Conti

45 Bookanear
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Roa
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Soundwwwalk: azioni sonore nel cyberspazio
Pasquale Fameli
n. 8 settembre 2012


Mappamondo di Fra Mauro, 1450 ca.
courtesy of British Library Board

Cimitero monumentale

Mille anni fa, nel 1012, San Romualdo, un monaco dallo spirito irrequieto ed errante, fondava la Congregazione dei Camaldolesi, diramazione dell’ordine benedettino. Il suo era un tentativo di riformare la disciplina della vita cenobitica, andata progressivamente degenerando, integrandola con aspetti derivati dalla vita eremitica. A questa decisione non dovette essere estranea l’influenza di un eremita veneziano, Marino, presso il quale si era rifugiato in giovane età. Forse proprio in Laguna, a metà strada tra Occidente e Oriente, San Romualdo elaborò l’organizzazione di quella che sarebbe divenuta la Congregazione Camaldolese, il cui regime riflette la mescolanza delle tradizioni monacali sviluppatesi nei secoli precedenti. E su una piccola isola posta tra Venezia e Murano, San Michele, venne fondato il cenobio di San Michele in Isola, nel 1212, che diventerà uno dei principali centri dell’ordine.

Due, dunque, gli anniversari da celebrare quest’anno: il millenario della Congregazione e gli ottocento anni dalla fondazione del monastero di San Michele in Isola. Motivazioni più che sufficienti perché la Fondazione Musei Civici di Venezia, la Biblioteca Nazionale Marciana e la Soprintendenza della città di Venezia organizzino una mostra che ricostruisca la storia della permanenza dei monaci camaldolesi in Laguna.

L’esibizione è dislocata in varie sedi: il Museo Correr, il Museo Archeologico Nazionale e le Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana. Questa scelta sembra riflettere il complesso intreccio di rapporti che i monaci di San Michele hanno stretto nel corso dei secoli con le più importanti istituzioni culturali della città.

L’isola ospitava una straordinaria concentrazione di attività di ogni genere, da quelle religiose a quelle scientifiche, passando per la redazione di libri di viaggi, lapidari e erbari, come emerge dal materiale documentario e miniaturistico in mostra.

La cartografia era una delle attività più fiorenti; ha dato origine a capolavori come il mappamondo di Fra Mauro, restaurato in occasione della mostra. Quest’oggetto costituisce una straordinaria summa del sapere geografico dell’epoca, da un lato ancora legato alla concezione medievale del mondo e, dall’altro, proiettato verso l’età delle grandi scoperte geografiche di fine Quattrocento e inizio Cinquecento.

La mostra cerca di ridare vita a questo fervido laboratorio di saperi, ricostruendo la biblioteca e le collezioni del monastero, che vennero disperse in seguito alle travagliate vicende storiche di primo Ottocento. Con la caduta della Serenissima, nel 1807, i monaci si trasferirono al Monastero di San Gregorio al Celio a Roma, portando con sé parte del loro patrimonio.
Molti beni furono invece trasferiti all’Eremo di Camaldoli, da cui provengono numerosi volumi e oggetti presenti in mostra. Tra questi, una serie di paramenti ecclesiali di grande finezza, mai usciti prima dal monastero, appartenuti a papa Gregorio XVI, pontefice camaldolese di metà Ottocento.

In occasione della mostra, sono tornati sull’isola la Stauroteca bizantina, oggi conservata presso il monastero di Fonte Avellana (in provincia di Pesaro e Urbino), e gli avori bizantini del Museo Archeologico di Ravenna. Dal Museo Correr arrivano, invece, la predella di scuola belliniana ritraente il Doge Pietro Orseolo e le grandi portelle d’organo di Bernardino d’Asola, già nel coro della chiesa di San Michele.

Dopo le soppressioni napoleoniche, l’isola venne trasformata in carcere politico (dove furono reclusi Pietro Maroncelli e Silvio Pellico) e, a partire dal 1837, in cimitero monumentale. Qui sono sepolti personaggi di tutte le religioni, tra cui celebri artisti come Ezra Pound, Luigi Nono, Emilio Vedova, Igor Stravinskij, Sergej Djagilev.

Per quasi sei secoli l’isola ha incarnato lo spirito dell’ordine camaldolese, che coniuga vita comunitaria e dimensione ascetica. La sua stessa collocazione geografica la erge a ponte fra tradizione occidentale e orientale. La presenza simbolica di alcuni tra i più importanti rappresentanti della cultura del Novecento sembra quasi suggerire un passaggio di consegne tra i secolari detentori del sapere, religioso e non, e i protagonisti di un’epoca desecolarizzata. L’isola continua così ad essere ancora oggi un crocevia di culture, una vera e propria isola di conoscenza.