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CTRL Anno 6 Numero 54 novembre-dicembre 2014



Non parlarmi d'amore

Nicola Fenino

Viaggio a Srebrenica





SOMMARIO N.54

TUNNEL


- Non parlarmi d’amore - Viaggio a Srebrenica
- Una vita così, che vita è? - Intervista a Francesca Borri
- Siamo ignoranti come capre - Intervista a Giulietto Chiesa
- Il bidello di Virgina
- Saffi & Co: Un decorso fatale
- L’angolo dei culi infranti: Quando finisce il tempo del felching
- Rubrica di pornopsicologia femminile: Idraulici e Baci Perugina
- Il mondo di Onan: ti amerò per sempre, anche due volte al giorno
- Le cit. invisibili: La sposa Riluttante
- Interviste impossibili: Gandhi
- Wunderkammer: Coleotteri da taschino
- La sindrome di Parigi
- Quadernini: Il problema droga
- Il culto del mese: Hare Krishna
- Cinema: E’ difficile essere un dio
- Urban Sound: Finistère / Andrea Arnoldi & Il Peso del Corpo
- Last 5 tracks: Nikki
- Saporismi: Il testi kebab
- John Terrible sezione anti-amore
- C’è gente che dicono (e scrivono)
- Tazze di Teatro
- Il dissepolto oroscopo di Gilles Deluso
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Non parlarmi d’amore. Parlami di odio, di morte, di distrazione, del tuo orticello, di regole d’ingaggio, d’indifferenza. E io per sottrazione – se resta qualcosa – lo troverò da solo, l’amore.
(Cito da qualche parte a memoria, forse inventando).


Estate 1995, la finale del Festivalbar è a Lignano Sabbiadoro. Vincono gli 883, con “Tieni il tempo”.
Da Lignano Sabbiadoro a Sarajevo sono 8/9 ore di auto.
Sarajevo è una città stupenda e complessa.
In Bosnia ci sono 3 lingue ufficiali (bosniaco, serbo, croato), 3 religioni (musulmani, cattolici, ortodossi) i monti i fiumi i ponti, quello fatto erigere a Visegrad da Mehmed Pasa Sokolovic, gran visir ottomano di origine serbe; o quello di Mostar che il 9 novembre 1993 fu bombardato dai croati, che a quel punto si erano uniti ai serbi – i quali avevano bombardato la città croata di Vukovar due anni prima.
A Sarajevo, sulla riva destra della Miljacka, c’è un vialone che conduce all’aeroporto. Durante l’assedio fu ribattezzato “viale dei cecchini”.
L’assedio di Sarajevo è il più lungo della storia moderna.
Sarajevo è una città circondata dai colli.
Un fucile da cecchino può colpire un obiettivo a un paio di chilometri di distanza.
Durante l’assedio i morti si seppellivano di notte, in silenzio, confidando nel sonno dei cecchini.
Il 28 giugno 1914 la vettura con l’arciduca Franz Ferdinand, erede al trono dell’impero austro-ungarico, percorreva il vialone lungo la Miljacka. Gavrilo Princip, 19 anni, spara 2 colpi di pistola e uccide l’arciduca. Un mese dopo scoppia la Prima Guerra Mondiale.
28 giugno 1389, battaglia di Kosovo Polje: l’esercito serbo, comandato dal principe Lazar, viene massacrato da quello ottomano.
11 ottobre 2010, Genova, stadio Marassi, la partita Italia - Serbia viene sospesa: Ivan Bogdanov, capo ultrà serbo, stava tagliando con delle cesoie la rete di divisione. Sull’avambraccio ha un tatuaggio: “1389”.
Ivan Bogdanov è cresciuto tra gli ultras della Stella Rossa, capitanati da Zeliko Raznatovic, noto come Arkan.
I giocatori serbi, capitanati da Dejan Stankovic, vanno sotto la curva per calmare le acque: fanno il segno del tre con il pollice, l’indice e il medio: il simbolo del nazionalismo serbo.
I turchi il segno del tre lo fanno col mignolo, con l’anulare e il medio.
Stankovic e compagni dichiareranno che volevano assicurare ai tifosi che avrebbero fatto 3 gol all’Italia.
Arkan, durante il conflitto jugoslavo, organizzò un esercito paramilitare: le “tigri di Arkan” affiancarono Ratko Mladic nel massacro di Srebrenica.
Ratko Mladic è il principale responsabile militare del massacro di Srebrenica, spalleggiato da Radovan Karadzic – allora presidente dell’autoproclamata Repubblica Serba di Bosnia (Republika Srpska) – spalleggiato a sua volta da Milosevic.
Radovan Karadzic fu psicologo della Stella Rossa di Belgrado; fu accusato di crimini contro l’umanità e genocidio, venne arrestato il 21 luglio del 2008, a Belgrado. Definì il massacro di Srebrenica un mito orchestrato dai musulmani.
Ratko Mladic fu arrestato nel 2011, in un villaggio a 80 chilometri da Belgrado.
La figlia di Ratko Mladic si era suicidata durante la guerra sparandosi in testa.
A Sarajevo un pacchetto di Drina da 20 costa poco più di un euro. Le scritte che mettono in guardia contro i danni del fumo sono in tre lingue: serbo (caratteri cirillici), bosniaco e croato (praticamente identiche).
Dopo il massacro di Srebrenica i serbi trasferirono i corpi sepolti nelle fosse comuni con ruspe e tir. È stato ritrovato un frammento di un braccio in una fossa comune al confine con la Croazia e un frammento di un piede in un’altra fossa in Kosovo: appartenevano entrambi alla stessa persona, una vittima di Srebrenica.
Le ragazze di Sarajevo hanno tratti bellissimi: un miscuglio di Europa, Balcani e Turchia.
Il Canada è un luogo tranquillo. Nell’estate del 1995 va fortissima “Have you ever really loved a woman”, di Bryan Adams.

To really love a woman, to understand her
You gotta know her deep inside
Hear every thought, see every dream
An' give her wings when she wants to fly
Then when you find yourself lyin' helpless in her arms
You know you really love a woman

Il 16 aprile 1993, con la Risoluzione 819, l’ONU dichiara Srebrenica “area protetta” e si fa garante della sicurezza dei civili. Il giorno dopo viene inviato il primo contigente: 150 ragazzini canadesi che s’insediano a Potocarj, in una fabbrica dismessa, a 4 chilometri dal villaggio di Srebrenica. I 150 ragazzini devono impedire la conquista del territorio da parte delle milizie serbo-bosniache (20.000 effettivi disposti sulle montagne intorno, armati da Belgrado); senza utilizzare armi. E far giungere alla popolazione gli aiuti umanitari.

Nel 1991 Srebrenica contava circa 37.000 abitanti, il 75%: bosniaci musulmani, il restante 25% serbi. I ragazzini canadesi familiarizzano coi soldati serbi. Vanno nei loro bordelli dove ragazze musulmane lavorano per qualche giorno, prima di essere – in quasi tutti i casi – uccise. Chissà che vita fanno quei ragazzini canadesi ora? Devono avere più o meno 40 anni.

Io nell’estate del ’94 ero in un alberghetto a Numana, coi miei genitori.
Tra Numana e Srebrenica ci sono 461 km in linea d’aria, un po’ meno che tra Bergamo e Roma.
Quell’estate Baggio spara alto il rigore decisivo: sconforto di Bruno Pizzul e di tutto l’alberghetto.

I serbi stringono la morsa dell’assedio. I villaggi circostanti vengono bombardati. Con i profughi la popolazione di Srebrenica supera le 50.000 unità. Le ortiche vengono mangiate mischiandole con farina. Alcune truppe d’irregolari bosniaco-musulmani uccidono civili serbo-bosniaci per rappresaglia.
Gli assassini non sono mai popoli, ma persone.

Nell’estate del ’95 l’ONU capisce che la situazione è drammatica: i 150 ragazzini canadesi vengono sostituiti da 600 olandesi.
In Olanda quell’anno al quarto posto dei singoli più venduti c’è “Boombastic”, di Shaggy. Michael Jackson, con “You are not alone”, si ferma al sesto.
Robert Franken è il comandante olandese del battaglione Dutchbat II e il 13 luglio 1995 ha in mano un foglio e un pennarello rosa, non ne ha trovati altri.

Non c'è storia in questa città
Nessuno si diverte e mai si divertirà
Lascia perdere tutta questa gente
E non credere di te non gli importa niente!
[strumentale]
I muri grigi che vedi quando guardi fuori da qui
Anche se non ci credi sono quasi belli per chi
Sa trovare i colori dentro nella testa
E allora vattene fuori
Che sta per cominciare la festa.
(“Tieni il tempo”, 883, 1995)

L’11 luglio le truppe serbe entrano a Srebrenica.
Una donna bosniaca, Ferida Osmanovic, s’impicca ad un albero.
Circa 15 mila uomini scappano nei boschi, verso la città di Tuzla; camminano in fila indiana perché i serbi hanno minato il terreno: se esplode il primo si cambia strada. Si dividono in due tronconi; uno di questi viene intercettato e sterminato.
Il colonnello Karemmans è il più alto in grado a Potocarj: il 6 e l’8 luglio aveva chiesto un intervento aereo delle forze NATO per salvare Srebrenica. ll generale Nicolaï a Sarajevo aveva rifiutato di inoltrare la richiesta al quartier generale dell'ONU a Zagabria: il fax con la richiesta non era stato compilato nel modo corretto.
Ratko Mladic si fa riprendere dalla televisione serba:

“Eccoci , l’11 luglio 1995 nella Srebrenica serba. Regaliamo al popolo serbo questa città. Dopo le rivolte serbe del XIX secolo contro i turchi è arrivato il momento di prenderci la rivincita contro i musulmani”.

Poco dopo è ancora davanti alle telecamere, inquadrato di spalle, mentre parla alla popolazione bosniaca:

“Non vi preoccupate di nulla, vadano prima le donne e i bambini, stanno arrivando 30 autobus per portarvi a Kladnj. Non abbiate paura. E mi raccomando che non si perda nessun bambino”.

Le truppe serbe separarono gli uomini sopra i 12 anni dai bambini e dalle donne. Gli uomini furono uccisi e seppelliti in fosse comuni.
I dati ufficiali parlano di 8.372 morti. Tramite gli esami del DNA sono stati identificati finora i resti di 6.414 persone. Migliaia di salme ritrovate nelle fosse sono ancora in attesa d’identificazione.

Il 13 luglio migliaia di persone si erano accalcate ai cancelli del comando ONU, a Potocarj. Riuscirono a entrare solo in 239.
Il generale Franken chiese all’interprete bosniaco, Hasan Nuhanovic, di stilare una prima lista con tutti i 239 nomi e una seconda con i nomi dei bosniaci con mansioni di servizio nel comando ONU. Gli uomini della prima lista furono consegnati ai serbi.
Nella seconda lista c’erano solo 17 persone. Hasan aggiunse il nome del fratello dicianovenne, Mohamed, in fondo.
Franken scorre attentamente la lista. Chiede chi sia quell’ultima persona. Hasan s’inventa qualcosa. Franken non crede alla sua storia. Con il pennarello rosa sbarra il nome: Mohamed sarà ucciso dai serbi con gli altri 239.
Il governo olandese nel 1996 ordinò un'inchiesta per stabilire le responsabilità delle truppe di Dutchbat. I risultati furono presentati il 10 aprile 2002. Il 16 aprile, il governo di Wim Kok presentò collettivamente le dimissioni. Il 4 dicembre 2006 il nuovo ministro della difesa olandese consegnò la medaglia d'onore al battaglione olandese a Srebrenica.

Sono stato a Srebrenica l'estate scorsa. Appena fuori da Sarajevo c’è un tunnel che taglia una delle colline intorno alla città. Fuori dal tunnel inizia la Repubblica Srpska, una delle entità in cui è diviso lo stato unitario della Bosnia-Erzegovina in seguito agli accordi di Dayton del 1995. Da qui a Srebrenica è poco più di un’ora di macchina: le indicazioni sono pochissime.
Di fronte alla fabbrica abbandonata di Potocarj c’è il memoriale delle vittime. Le lapidi sono di marmo bianco tutte uguali, come in un normale cimitero musulmano. Alcuni cippi sono provvisori, verdi, con un cumulo di terra smossa di fronte che aspetta di essere compattato dalla pioggia e dal tempo.
Nella fabbrica di Potocarj si può entrare. Non c’era nessuno. Ci sono ancora i graffiti disegnati dai soldati canadesi prima e da quelli olandesi poi (quelli nelle foto).
Il 24 marzo 2007, l'assemblea municipale di Srebrenica ha approvato una risoluzione che chiede l'indipendenza dalla Republika Srpska; i membri serbi dell'assemblea non l’hanno votato.