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Virus (1994 - 1998) Anno Numero 6 ottobre 95



CONVERSAZIONE TRA FAM E ORLAN



Mutation
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Orlan: venus image - Studio Lattuada, Milano 1996

FAM:Sin dal tuo debutto, negli anni '70, il tuo comportamento è sempre stato radicale, estremo, un modo di essere artista che mette in gioco te, il tuo corpo, la tua identità. Da cosa nasce questa tua idea alta dell'arte, dalla convinzione che l'arte può ancora cambiare il mondo?

ORLAN: Da millenni l'arte è stata fattore di coesione sociale: era legata ai riti e aveva a che fare con la religione: ogni individuo era coinvolto. Solo in seguito è diventata una scelta di tecniche e di imitazione del reale.
Probabilmente la cosa migliore che c'è stata di recente è stato il periodo concettuale, quando l'arte ha cominciato a parlare di arte. Ma così non riusciva a dare il cambio a quello che era stata la sua forza: il Sacro, il Religioso.
Credo che l'arte oggi non deve trovare un'altra posizione, un'altra funzione, perchè la religione è stata 'tolta dal trono' dalla scienza; il "sapere" al posto de "credere". Questa è la ragione per cui affermo, volutamente "naive"
e romantica, che l'arte deve cambiare il mondo. E malgrado le evidenti difficoltà è in questa direzione che deve indirizzarsi l'arte, è la sua unica giustificazione. L'arte deve mostrare le cose sotto un altro aspetto, deve cambiare i nostri modi e i nostri costumi, deve prepararci al futuro, deve avere un ruolo sociale. Non c'è altra via, è questa che cerco di seguire con il mio lavoro. Non abbiamo bisogno di un'arte frivola e decorativa, abbiamo già tutto quel che serve per decorare i nostri appartamenti: acquari, centrini, piante e mobili...
L'artista dovrebbe essere l'individuo più sensibile e lucido della nostra società: non serve per rappresentare il reale o decorarlo, deve invece tirarci fuori da tutto ciò, dai nostri riti quotidiani, dalle nostre certezze; deve essere pioniere e precursore. Dico che l'arte non ha più motivi di essere al di fuori di questo ambito.

FAM: Che cos'è il corpo per te?

ORLAN:
Quando mi presento dico: "Ceci est mon corp, ceci est mon logiciel" come dire che visto che io non credo all'anima è la materia che pensa, è il corpo per intero...Il corpo è una borsa... Io lavoro sul vecchio mito della metamorfosi, ma non possiamo ancora cambiare il corpo, possiamo solo cambiare le apparenze. Il corpo è obsoleto, non fa più fronte alla situazione: non è fatto per la velocità, e tutto va sempre più veloce. I nostri occhi non sono fatti per gli schermi e si passa sempre più tempo davanti ai computers.
Eppure, toccare il corpo è vietato. La religione, la psicanalisi e le superstizioni sono d'accordo sul famoso "Accetta te stesso".
Uno psicanalista al quale confidavo la mia intenzione di modificare il mio volto ha reagito come se gli avessi annunciato il mio suicidio, è uscito dal suo solito comportamento professionale per proibirmi di toccare o modificare il mio corpo. Queste reazioni mi sembrano anacronistiche in quanto oggi è frequente l'intervento a questo livello: innesti di organi, cambio dei tratti somatici in seguito ad incidenti, o per semplice desiderio: non ci sono problemi, o per lo meno non più di quanti ce ne sarebbero senza intervento.

FAM: Che cos'è l'identità per te?

ORLAN:
Per me l'identità immutabile riguarda solo la legalità, la sorveglianza, il passaporto. Quando avrò deciso di smettere di fare questi interventi-performance (non voglio farlo per tutta la vita, non voglio comparire sul libro dei Guinnes dei primati), chiederò a delle agenzie pubblicitarie di trovarmi un nome d'artista, rispettando il mio "breef", dopodichè prenderò un avvocato per
convincere il procuratore della Repubblica di accettare i miei nuovi nomi e di associarli alla mia nuova immagine nei documenti d'identità.
Un'identità troppo forte significa automaticamente conflitti, razzismo, confronti del tipo ricchi/poveri, brutti/belli, forti/deboli... e questa è la fine! Lotto contro un'identità unica e unilaterale. Amo le identità multiple, le
identità nomadi. In Europa siamo tutti sul punto di avere una doppia identità: europea e italiana, francese, tedesca. Quello che ricerco nella vita, è la possibilità di andare a vedere altrove, altro e altrimenti: di che cosa siamo o
saremo capaci? Siamo su delle rotaie ma abbiamo la possibilità di biforcarci o di restarci sopra in qualunque momento, a me interessa quel momento. Capiremo
sempre meglio queste possibilità attraverso gli scenari interattivi: quando, in quanto spettatori di un film avremo la possibilità di cambiare dieci volte il corso della storia, facendoci scoprire tutte le possibilità. Questo ci cambierà:
capiremo che abbiamo la possibilità di intervenire anche nelle nostre vite.

FAM: Quali sono le rivoluzioni che incidono di più su di te e sul tuo lavoro: quelle genetiche, cibernetiche, tecnologiche,...?

ORLAN:
Siamo in un'epoca che precede grandissimi cambiamenti, questo è un momento chiave: è il periodo ideale per instaurare dei dibattiti pubblici. E' necessario parlare, reagire, immaginare e prevenire. Tutto il mio lavoro si alza contro gli standards di bellezza che s'iscrivono nelle carni femminili e maschili, pone
domande rispetto allo statuto del corpo attualmente e nelle società future attraverso manipolazioni genetiche e le nuove tecnologie, che mi interessano molto ma non mi affascinano.
Però, non siamo mentalmente affatto pronti a questi grandi cambiamenti e il mio lavoro prova a preparare al futuro: "Ricordati del futuro." E' una performance per il 21° secolo. Provo ad immaginarlo e ad anticiparlo perché le domande se le pongono tutti, facendo evolvere la mentalità; pongo l'accento sulle pressioni che vengono esercitate sul corpo soprattutto femminile. Con la manipolazione genetica, c'è di che essere effettivamente molto preoccupati, ma iniziando prima
forse riusciremo a non fare idiozie. Sono un'ottimista inquieta, o un'inquieta ottimista!!!

FAM: Quali artisti ti interessano in questo momento?

ORLAN:
Cristo e Jeanne-Claude, Jeffrey Schaw, Stelarc,Daniel Buren, Rebecca Horn, Marina Abramovic, Anna Sprinkle, Guillaume Bijl, Andreas Serrano, Cindy Sherman, Damien Hirsh, Fabrice Hybert, Walter De Maria, Hans Haacke, Matthew Barney sono i primi a venirmi in mente, ma ce ne sono altri.
Stelarc fa un lavoro che si inscrive davvero nel nostro mondo; la sua arte è come la mia, precorre e pone le domande che bisogna porre adesso. Malgrado la sua ambiguità, anche il lavoro di Hans Haacke m'interessa abbastanza: il suo lavoro si vende molto caro proprio nei luoghi che denuncia, che mi sembra poco conseguente, però, in partenza, queste sue ricerche sul riciclaggio del denaro sporco mi piacevano molto. Fred Forest mi sembra interessante per alcuni dei suoi colpi che hanno messo scompiglio nel mondo dell'arte. Mi sento distante invece dalla maggioranza di opere realizzate con le nuove tecnologie, sono solo dimostrazioni tecniche o di qualità della definizione dell'immagine: poche opere hanno un reale contenuto personale e artistico. Nonchè una coerenza al di fuori del medium per il medium.

FAM:In alcuni paesi il tuo lavoro è molto apprezzato, in altri crea perplessità, perchè, secondo te, non è riconosciuto nello stesso modo nei diversi paesi?

ORLAN:
Ci sono delle epidermidi che reagiscono in modo molto diverso confrontate con il mio lavoro, non è fatto però, per essere accettato subito nello stesso modo
dappertutto. E' immaginato prima di tutto per destabilizzare e quindi provoca molte resistenze, probabilmente anche perchè non abbiamo ancora i criteri di giudizio. Produce molte controversie, appassionate discussioni e ha questa particolare capacità di produrre racconti in quantità. In Francia, ad esempio, dove i miei detrattori sono molto accaniti, non sono mai piaciute le performances, la Body Art. Artisti della Body Art come Journiac sono sono stati
poco comprati in Francia rispetto a come è avvenuto agli Azionisti Viennesi.
Gina Pane è diventata interessante solo quando si è saputo dell'imminenza della sua morte, poche opere gli sono state comprate allora. Fa schifo, però in Francia si aspetta di sapere cosa bisogna dire per dirlo! Devo invece citare le poche personalità francesi che, coraggiosamente, hanno sostenuto il mio lavoro fin dagli inizi fregandosene di essere controcorrente: Bernard Ceysson, Pierre Restany, François Barre, Georges Ray, Serges François, Gladys Fabre, Michel Enrici, Michel Nuridsany, Jean De Loisy, Michel Onfrey... In Francia se una testa supera le altre, la si taglia. Negli Stati Uniti, dove lavoro molto, se una testa supera le altre, la si aiuta a crescere.
D'altra parte c'è in Francia (ma credo anche in Italia) una certa difficoltà ad essere Artista-Donna. Negli Stati Uniti e in Canada invece la proporzione e la qualità degli artisti uomini e donne che espongono sono le stesse. Le donne che espongono in Francia sono "sistemate" il più delle volte con grandi artisti o curators. Sono una donna, lavoro sul mio corpo, e il mio proposito è molto radicale; sono francese e non americana; accumulo difficoltà. Di conseguenza devo spendere molta energia e incassare molte umiliazioni; lavoro per riuscire a superare ostacoli.
Malgrado tutta , la percezione e la ricezione del mio lavoro si evolvono molto e, dal 30 maggio 1990, i costumi si sono addolciti, con l'aiuto delle mie conferenze, cancellando man mano le immagini che mi precedono nonchè le false informazioni mediatiche. Il mio lavoro, che è molto scomodo per me stessa, lo è anche per gli altri. Questi sono i problemi del pioniere, questa resistenza è normale e mi serve. Perchè, se da una parte si scrive tanto male delle mie opere, dall'altra c'è chi come te mi difende molto e faccio nascere discussioni, il mio lavoro suscita dibattito, c'è emulazione, e tutto questo è interessante. Il punto della situazione si potrà fare tra dieci anni, e quelli che hanno detto che questa non è arte avranno davvero l'aria ridicola, così come quelli che lo
dissero per la "Fontaine" di Duchamp, il "Carré Blanc" di Malévitch o la "Merda in scatola" di Manzoni. Ho avuto per esempio un grande articolo in Art In America, però il titolo era "Is it Art?"; mi pare inconcepibile che ancora oggi quasto tipo di domanda venga posta, soprattutto in una rivista d'arte! Bisogna ricordarsi che le stesse domande furono poste a proposito degli Impressionisti.
Ho il sospetto che sia stata la redazione stessa del giornale ad avere imposto questo titolo a Barbara Rose perchè la risposta data dal suo articolo era affermativa: questo è Arte.
Di me dicono spesso che sono pazza, eppure tutti fanno pazzie senza per questo essere pazzi! La stessa domanda viene posta a chi attraversa, solitario, l'Atlantico.
In Austria, dove si conoscono e si acquistano gli Azionisti Viennesi, il mio lavoro si può vendere meglio: i collezionisti hanno meno paure. In Germania, in
Danimarca, in Inghilterra, (dove ho appena ultimato un CD ROM con la rivista Artefice e uno con Peter Gabriel, che ama il mio lavoro; anche David Bowie ne parla nelle sue interviste) il mio lavoro funziona bene. I temi femministi e la chirurgia estetica che fanno parte delle mie ricerche interessano anche molto gli americani che si sentono coinvolti. Per la Francia, per la Francia , invece
dovrò senza dubbio aspettare ottant'anni come Louise Bourgeois per avere una grande mostra personale in una prestigiosa istituzione franncese! Perciò devo curare ben il mio corpo in modo da farlo durare nel tempo!

FAM:Vuoi raccontarmi come nasce una tua performance?

ORLAN:
Il concetto della mia performance "La reincanation de Sainte Orlan" o "Images-Nouvelles Images" è nata dalla lettura di un testo di una psicanalista lacaniana, Eugenie Lemoine-Lucciolo, "La robe", che ne è all'origine; un
capitolo intero di questo libro parla del mio precedente lavoro sulle madonne, la vergine, il barocco italiano (per il quale Renato Barilli mi organizzò una grande tournée di conferenze e performance in Italia).
"La robe" è il testo che leggo come motto durante tutti i miei interventi chirurgici ed è all'origine delle mie performances. Dice all'incirca questo: la pelle è deludente, nella vita si ha solo la propria pelle, ma c'è equivoco nei rapporti umani perchè non si è mai quello che si ha: uno ha la pelle di coccodrillo ed è un cagnolino, una pelle di angelo ed è uno sciacallo, una pelle di donna ed è un uomo... il testo dice che non c'è eccezione alla regola...
Quando ho capito il senso di queste parole ho avuto subito molta paura, poi ho pensato che forse ero capace di affrontare e di realizzare l'esperienza senza problemi fisici o psicologici. Ho messo il massimo di transenne organizzando, strutturando tutto quanto con calma e in seguito ognuno degli interventi si è appoggiato ad un testo poetico, filosofico, psicanalitico, che ne determinava lo
stile. L'elaborazione e l'organizzazione di ognuno degli interventi è lunga e difficile, minuziosa e terribilmente precisa, le mie difficoltà sono anche quelle di Cristo e Jeanne Claude, convincere... Lavorano molto tempo alla messa in opera: c'è una grossa percentuale di prima, un pochino di durante e molto di dopo. La sala operatoria è il mio laboratorio d'artista e la durata dell'intervento è un momento molto intenso: non sono addormentata, leggo questi testi, faccio disegni col mio sangue, reliquiari e sorte di "sudario", e sono veramente cosciente del fatto che sto facendo dei film, dei video, che bisognerà poi rilavorare, e tutto deve essere coerente. Durante tutto l'intervento do indicazioni, anche ordini, necessari alle squadre e a volte anche al chirurgo.
La preparazione della performance è davvero lunga sia dal punto di vista pratico ed economico che dal punto di vista mentale.

FAM: In che cosa, per te, il corpo dell'artista corrisponde al corpo dell'arte?

ORLAN:
Per molti critici il mio corpo è il mio capolavoro finale; Bernard Ceysson che ha preso posizione per primo all'inizio delle mie performances, ha scritto per un catalogo un testo molto buono che ha intitolato "Orlan ultime chef d'oevre", però, per me, non è esattamente così. Non mi interessa il risultato finale nè il risultato quotidiano del mio lavoro e del mio corpo ma, invece, il rituale di passaggio e in seguito le discussioni con il pubblico, lì si trova la mia arte, "l'art charnel". La mia apparenza fisica non ha il ruolo finale, è il cambiamento e la scommessa artistica che contano. Nella mia vita, i miei
rapporti con gli altri non dipendono dal mio corpo ma dal contesto, e dalle storie prodotte da questo corpo.

FAM:Che sensazione ti dà portare la tua opera "sul" tuo corpo?

ORLAN:
Sono molto fiera di farlo, a torto o a ragione. Credo di fare qualcosa di giusto rispetto al nostro tempo, e che nessuno ancora ha tentato di fare. Sono la prima artista che lavora con la chirurgia e tutto ciò mi dà nutrimenti e nuove forze. Dopo la performance, sento l'ebbrezza di colui che ha superato se stesso come
l'alpinista in cima ad una nuova vetta. Si è sereni, la calma si installa e ci si muove dall'interno. Arricchisce molto, porta fuori di sè; ed è molto divertente sentirmi sorpresa dagli sguardi su di me; mi chiedo spesso cos'ha
la gente da guardare, tanto per me questa nuova apparenza e le mie sporgenze sono integrate...

FAM: Ho sempre pensato che l'arte deve essere pericolosa, cosa ne pensi tu?

ORLAN:
Non corro più rischi di un pilota da corsa, ma è come quando si dice troppo presto rispetto all'epoca, che la terra è rotonda e che non è al centro dell'universo, che si possono incontrare gravi problemi! C'è sempre qualche
freddoloso che si appiglia alle tradizioni e a quello che si crede di sapere... Frettolosi sempre pronti ha diventare inquisitori! Credo che in certe società sarei stata bruciata come una strega. Se l'integralismo religioso o di altro
continuano a crescere, non so cosa potrebbe succedermi, a me e a tutti quelli che cercano di essere diversi fisicamente, già ora si cerca di farli sparire o di farli cambiare. Tutti quelli che agiscono al contrario della stupidità e dell'integralismo si mettono in situazioni difficili. Possono da un'istante all'altro, per un cambio di potere, ritrovarsi in situazioni terribili.
Per quel che mi riguarda, ho dovuto essere molto forte psicologicamente fin dall'inizio per sopportare i miei detrattori, le cui reazioni sono a volte di una violenza verbale e fisica inauduta. I miei atti liberano persone molto chiuse e se la prendono a volte in modo molto personale. Esistono quindi rischi, se non altro quello di non riuscire a vivere della propria arte da vivi! Nonchè ovviamente i rischi che corro nella sala operatoria.

FAM: Hai scritto molte conferenze, fanno parte integrante del tuo lavoro, vero?

ORLAN:
Le conferenze fanno pienamente parte del mio lavoro, mi permettono inoltre di raggiungere un ampio pubblico nonchè di scuotere un po' gli ambienti artistici, che ne hanno bisogno quanto gli altri. Il dibattito che c'è dopo le mie conferenze è essenziale, è una seduta di lavoro per il pubblico e per me, durante la quale ognuno potrà evolvere la propria visione del mondo. Il mio progetto che si inscrive in modo ampio nell'esperienza, non ha ovviamente nulla che possa sedurre un regime totalitario preoccupato di ordine e norme. Le mie interviste in TV sono anche loro importanti per il grande pubblico quando le trasmissioni non riducono troppo il mio discorso; ovviamente la gente mi riconosce poi per strada, mi vuole parlare, ce n'è bisogno. Io rispetto tutte le questioni che mi vengono poste anche se difficili da gestire. Non sempre la voglia di capire è sufficiente, l'abitudine, i problemi personali rispetto al corpo fanno da filtro durante le conferenze e mi accorgo parlando con il pubblico che o non "sente" oppure ha delle "allucinazioni auditive".

FAM: Pensi che l'attuale sistema dell'arte sia obsoleto rispetto all'arte contemporanea?

ORLAN:
No. E' al contrario una organizzazione passatista, ed il problema è che non esiste nulla d'altro. A vedere le scelte delle gallerie, dei musei, delle riviste d'arte sembra che non esista null'altro e che null'altro sia possibile. Si è così obbligati ad interagire con un sistema dell'arte inadeguato e pretestuoso. Io faccio vedere l'inguardabile, mostro l'interdetto, e ho molta stima per le gallerie e i collezionisti che comprano le mie opere, perchè è gente aperta, con lo sguardo sul mondo, senza pregiudizi. La mia presenza è una bomba nel mondo dell'arte.

FAM: In una delle tue conferenze hai affermato che non vuoi limitare il tuo lavoro d'artista al mondo chiuso del sistema dell'arte.

ORLAN:
Attraverso le conferenze e le interviste TV, il mio lavoro è una specie di show business, però senza l'infrastruttura di una star!

Ho un solo agente, in Inghilterra, per il mio lavoro con le nuove tecnologie, una buona galleria a New York, e di recente, la galleria Stefania Miscetti a Roma.Lavoro da sola, senza assistenti, senza segretarie: un lavoro enorme.
Ho la stessa attività di galleria di qualunque artista, e nello stesso tempo la preparazione della prossima performance. Faccio inoltre installazioni interattive, video, CD ROM, tutto questo rappresenta numerosi problemi di
budjets e tecnici. A questi vanno aggiunte le richieste da parte di studenti che fanno la tesi sul mio lavoro, i filosofi, gli psicanalisti che scrivono del mio lavoro, la stampa, la televisione, le conferenze e le domande del pubblico per
strada... Come ho detto, bisogna che l'arte sia in presa diretta col sociale e che agisca con un raggio più ampio di quello del solito pubblico elitario del mondo dell'arte.

FAM: Quali sono i tuoi progetti?

ORLAN:
Per adesso voglio esporre le mie opere e fare conferenze. Ma devo anche pubblicare libri sul mio lavoro.
Molte voci mi precedono, perchè si è parlato e scritto molto sulle mie opere dal 1990 e se non faccio il punto spiegando anche le mie intenzioni la gente immagina qualsiasi cosa.
Tengo anche molto a preparare la prossima performance, che vorrei fare in Giappone, perchè i giapponesi hanno culturalmente l'abitudine di guardare la sofferenza, la morte in faccia. Penso che possano dare profondità alle mie ricerche, mentre negli Stati Uniti, dove tutto funziona bene per me e dove la galleria Sandra Gering si occupa del mio lavoro, temo che l'intervento venga considerato come un gadget, troppo facile e veloce da integrare.
Anche tecnicamente i giapponesi sono più capaci di aumentare un naso e il mio prossimo naso dovrebbe iniziare dalla metà della fronte. Sono anche pronta ad
accettare tutto quello che propone la bio-tecnologia, a patto che non ci sia masochismo o suicidio! Il mio scopo non è di fare interventi per tutta la vita,
potrei anche fermarmi adesso; il mio viso è cambiato, esprime quello che intendo dire e il mio corpo è diventato luogo di un dibattito pubblico: è quello che volevo.
Credo che sia per me un dovere confermare la dimostrazione; farò quindi altri interventi, però in altri paesi. Voglio anche vedere reagire le differenti mentalità e seminare altrove: mi piace l'idea del vasto mondo!

FAM: Virus è stata la prima rivista al mondo a dedicarti una copertina e un lungo dossier. Cosa pensi di questa rivista?

ORLAN:
I temi trattati e il modo di trattarli, gli artisti e filosofi scelti, la grafica, tutto quanto è molto attuale. Mi piace che una rivista d'arte non parli unicamente di arte come lo fanno quasi tutte le riviste troppo specializzate, e che si apra ad un "meticciaggio" di più culture, di più pratiche e di più focus, che possono interessare un vasto pubblico. Virus è una rivista aperta alle domande attuali e future, per di più non è al soldo di mercati e gallerie: questa è cosa rara. Era necessario che esistesse. Auguro lunga vita a Virus, che è una rivista radicale nel suo contenuto come nella sua presentazione, lunga vita, con sempre posizioni forti intellettualmente, dell'apertura, dell'intelligenza, dei rischi.