Buco ArtBox
Sassari
via Luzzati

Gianluca Vassallo
dal 30/4/2010 al 7/5/2010
339 2580998
WEB
Segnalato da

Maddalena Satta




 
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30/4/2010

Gianluca Vassallo

Buco ArtBox, Sassari

SuicideItaly. Installazione performativa. "Il gesto artistico ha il dovere civile di scegliere se farsi uccidere o togliersi la vita. Se rinnovarsi o divenire monile per la Patria".


comunicato stampa

A cura di Maria D’Ambrosio

Nel processo di trasformazione della Comunità/Italia in una fiction partecipata, in un emisfero sospeso di regole provvisorie, silenzio prudente e tragedia pubblica, gli individui, gli attori sociali, si fanno protagonisti di un Reality Show che si consuma nelle case, tra gli isolati, che mai sconfina oltre il quartiere. Organizzatori della rappresentazione di sè, essi stessi offerta culturale di cui nutrirsi, si collocano nella società come mangime a basso costo per l’epoca che hanno scelto di costruire, destinare, mettere in rete.

Di questo processo si fa partecipe l’arte che, sottratta di un mercato, che dovrebbe essere destinatario, e di una critica indipendente, interprete dell’atto artistico, decide di organizzare la produzione replicando l’acquisito, cristallizzando il proprio linguaggio senza percepire l’importanza di un gesto - estremo in questo contesto ma ragionevole in una dimensione in cui ciascun attore sociale partecipa all’evoluzione del valore della cittadinanza - che sia quanto più possibile prossimo alla morte volontaria. Del resto il gesto artistico ha il dovere civile di scegliere se farsi uccidere o togliersi la vita. Se rinnovarsi, trasmigrando, o divenire monile per amor di Patria.
Gianluca Vassallo

Cura
Note per un uso sociale dell’arte. La performance si basa su un’idea di Arte che ne fa territorio di riflessione sul presente e anche luogo di sperimentazione sul possibile. L’Arte è spazio cioè che, proprio attraverso il movimento riflessivo, l’attraversamento del tempo presente, apre al nuovo, smuove e rende praticabile la trasformazione. L’Artista è dunque presenza che media tra presente e possibile, è espressione di una sensibilità che si sottrae dalla banalità del quotidiano per recuperare la meraviglia come alimento e come condizione per progettare e ridisegnare la realtà. Il rapporto tra Artista e contesto sociale è stretto e significativo. E in tal senso, l’Arte è collocata dentro la città, appartiene alla polis, è discorso sul mondo e sulle possibilità di abitarlo, di raccontarlo. La matrice poetica dell’Arte è linfa vitale che fa parlare dell’Arte come di gesto creativo ‘originario’ che ricollega l’uomo al mondo, al suo ‘fare mondi’.

La performance recupera dunque la funzione sociale e politica dell’Arte, dell’Arte di ogni tempo, e ne fa ‘oggetto’ e provocazione per far emergere il personale disagio dell’Artista-performer come specchio dentro cui far riflettere un certo e forse diffuso senso di sottrazione, di isolamento, di solitudine, che sembra connotare tanti dei cittadini di questa o quella città e il loro senso di comune malessere. La performance assume dunque i connotati di una ricerca, quasi di un’inchiesta, riferita ad un contesto cittadino nel quale l’Artista interviene per provocare alcuni interrogativi e per restituire cittadinanza alla ‘domanda di senso’ che orienta la vita e che ha come provocatoria deriva l’istanza di morte suicida. Il suicidio è sottrazione dalla polis, sottrazione cui l’Artista simbolicamente pensa e che esibisce pubblicamente perché la città stessa, e chi dentro la città si sente chiamato a partecipare a questa ‘azione’, contribuisca a restituire senso al vivere dell’Artista in quanto metafora del vivere di ciascuno. Il disagio, il rifiuto, l’inquietudine, la crisi, fanno parte del lessico dell’Arte e dell’Artista e sempre più sembrano le parole che più di altre corrispondono al sentimento che molti oggi provano rispetto alle istituzioni, alla politica, alle forme e ai linguaggi delle istituzioni e della politica; sentimenti vivi che rappresentano una ‘emergenza’ da riconoscere se non si vuole svilire nel disgusto e nell’abbandono.

Per questo la domanda dell’Artista, la sua ‘esibizione’, perché pubblico è lo spazio in cui agisce, perché pubblico e comune vuole essere il senso del suo sentire. Interessante pertanto guardare alla dinamica che proverà ad attivare e a quanto già si annuncia come ‘salvifico’ della partecipazione. Tornare alla polis anche attraverso i sogni e i desideri degli altri, con un rinnovato senso di appartenenza. Un richiamo dunque quello dell’artista-performer rivolto alla città, alla sua gente, perché simbolicamente l’arte esca dal suo guscio e ritrovi più esplicitamente la sua anima sociale e politica, rinnovando il patto, vitale, tra realtà e artificio. La presenza dell’artista e la sua azione nello spazio pubblico è occhio e orecchio allo stesso tempo, sguardo che si specchia e riflette, cavità che accoglie e fa risuonare suoni e parole dal mondo. In questo senso il richiamo e l’azione dell’artista possono ‘animare’ un evento i cui esiti stanno nell’incontro e nel dialogo cui si darà forma. I messaggi della gente (che saranno lasciati fuori dalla ‘scatola’ o inviati via e-mail o facebook) indirizzati e rivolti all’artista, alla sua specifica situazione che gli fa invocare il suicidio, avranno o potranno avere il potere di mutare le sue decisioni, di decidere un destino differente. Insieme a questi messaggi ci saranno anche le ‘visite’ e i dialoghi con personaggi noti, importanti o comunque rappresentativi della città. Interessante sarà dunque poter osservare quanto si riuscirà a generare da questa situazione-limite iniziale, come per ‘misurare’ di quanta poesia ci sia bisogno e di quanto proprio la poesia sia una risorsa necessaria allo sviluppo, alla crescita, al cambiamento.
Maria D'Ambrosio

Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli

Inaugurazione 1 maggio ore 20.00

Buco ArtBox
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