Palazzo Pigorini
Parma
strada Repubblica, 29
0521 218914 FAX 0521 231142

La Citta' di Gaibazzi
dal 13/12/2002 al 30/3/2003
0521 218967
WEB
Segnalato da

Ufficio stampa Palazzo Pigorini



approfondimenti

Remo Gaibazzi



 
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13/12/2002

La Citta' di Gaibazzi

Palazzo Pigorini, Parma

La mostra intende contribuire all'azione di divulgazione e di approfondimento dell'opera del grande artista parmigiano Remo Gaibazzi (1915 - 1994), prima fine caricaturista, poi denso e cupo, originalissimo esponente della pittura neorealista e infine uno dei massimi artisti italiani della neoavanguardia.


comunicato stampa

(1935-1974)

La mostra, organizzata dall'Assessorato alle Attività Culturali e Teatrali del Comune di Parma, dalla Fondazione Monte di Parma e dall'Associazione Remo Gaibazzi, intende contribuire all'azione di divulgazione e di approfondimento dell'opera del grande artista parmigiano Remo Gaibazzi (1915 - 1994), prima fine caricaturista, poi denso e cupo, originalissimo esponente della pittura neorealista e infine uno dei massimi artisti italiani della neoavanguardia. Una pop-art, la sua, che cala i colori alterati, i tagli prospettici impossibili, l'iterazione - divenuta insieme cifra stilistica e sarcastica denuncia estetica - nel panorama culturale italiano, locale addirittura: non fumetti, ritratti di Marilyn o scatole di pomodoro sono le sue ossessioni visive, ma gli infiniti scorci della sua città, Parma, sempre deserta, luogo metafisico di solitudine e alienazione, patria amata e insieme freddamente, criticamente vivisezionata.

Il titolo della mostra - che riprende quello scelto dallo stesso Gaibazzi per una sua personale nel 1959 - indica il tema che si è scelto come filo conduttore per dare una visione organica ed approfondita del primo grande periodo produttivo del pittore, compreso tra il 1935 e il 1974: date, rispettivamente, del primo giornale in cui compaiono sue caricature e dell'ultima mostra in cui la sua pittura è ancora rappresentativa (nel periodo successivo scomparirà qualunque forma di rappresentazione). In effetti, nell'arco di quei decenni, come è stato ripetutamente sottolineato in sede critica, la protagonista della sua pittura continua ad essere la città in cui vive, anche se l'immagine che ne ha dato il pittore si trasforma per effetto di una profonda evoluzione stilistica, che sarà possibile seguire passo per passo nelle sale della mostra.

La sezione iniziale è dedicata alla produzione del Gaibazzi caricaturista: questa, che si può considerare la preistoria delle sua pittura, verrà per la prima volta documentata in maniera dettagliata con l'esposizione non soltanto dei giornali su cui comparivano i suoi disegni, ma anche di numerosi originali (talvolta mai stampati e comunque mai esposti). Già in quest'ambito si può registrare un'evoluzione dalle prove giovanili (ispirate a Novello o a Garetto) ai più maturi risultati del dopoguerra (in cui si attesta l'influenza di Steinberg e di Grosz): se la satira si fa più tagliente, il tratto si fa più nitido e più ampio, allargandosi talvolta a quadri d'insieme (la piazza del mercato, o l'interno del teatro, o il sagrato della cattedrale) incredibilmente fitti di figure. La capacità di cogliere al volo la fisionomia dei singoli (l'intellettuale o l'elegantone, la beghina o la bellona) si dimostra insomma pari alla capacità di rendere l'atmosfera di un ambiente collettivo.

Le potenzialità latenti in quegli umili lavori si dimostrano nelle chine acquarellate in bianco e nero che Gaibazzi comincia a produrre quando smette di lavorare per la carta stampata verso la metà degli anni '50. I modelli che lo hanno spinto ad approfondire la sua ricerca oltre la dimensione della caricatura sono Ben Shahn e gli esponenti della Nuova Oggettività, ma l'artista dimostra un'originalità che lo distingue nella schiera dei neorealisti, tra i quali per altro si colloca soprattutto per i temi che affronta. Di questo periodo, che si inaugura con la prima personale del 1955, la mostra ha recuperato i pezzi più significativi (molti dei quali mai più esposti da allora), in particolare quelli segnalati dai primi critici che hanno apprezzato l'artista (A. Ghidiglia Quintavalle, M. De Micheli, R. Tassi) e che perciò permettono di seguire sia l'evoluzione dell'artista, sia il suo dialogo con l'intellettualità non soltanto locale.

Della fase di transizione che segue il periodo neorealista a partire dei primi anni '60 (con la personale del 1962, se si vuole fissare una data), la mostra documenta analiticamente l'evoluzione dai cupi paesaggi urbani deserti di presenze umane fino alle tele emulsionate del 1966, che segnano lo spostamento di Gaibazzi su posizioni affini a quelli della neoavanguardia: la tecnica dei multipli - largamente impiegata dalla pop-art - è utilizzata dal pittore in chiave schiettamente benjaminiana, perché la stessa immagine viene riprodotta in formati diversi con lo scopo dichiarato di abbassare il prezzo dell'opera e di distruggerne l'"aura" (in mostra è stato possibile esporre un esemplare - davvero più unico che raro - di una serie completa in quattro diversi formati).

La dimensione politica dell'operazione, per altro, è strettamente connessa (come è stato subito sottolineato da C. Costa) ad un'esplicita presa di posizione contro il naturalismo patrocinato da Arcangeli. E' procedendo in questa direzione che Gaibazzi approda, a partire dal 1967, alle grandi immagini pop dei monumenti storici, reinventandosi il paesaggio urbano. Di questa fase - che trova il suo momento culminante nella mostra all'Università di Parma del 1970 - sono stati scelti i dipinti che meglio illustrano la profonda trasformazione in atto: attraverso un processo di progressiva astrazione dai dati percettivi, l'immagine del monumento viene dapprima trasformata in emblemi e poi in sigle quasi del tutto prive di riferimenti rappresentativi. Quest'ultima tendenza si attesta soprattutto nella mostra del 1974, che se per un verso conclude il primo grande ciclo - figurativo - della pittura di Gaibazzi (con essa quindi si conclude anche la presente esposizione), per altro verso anticipa con le sue tensioni la posteriore fioritura produttiva.

La mostra verrà inaugurata sabato 14 Dicembre 2002 alle ore 17 a Palazzo Pigorini in via Repubblica 29, in pieno centro di Parma. Curatori dell'iniziativa sono Andrea Calzolari, Maurizio Gatti e Riccardo Panattoni. Il catalogo è edito da Mazzotta.

La mostra rimarrà aperta dal 14 Dicembre 2002 al 16 Febbraio 2003 tutti i giorni tranne i lunedì non festivi, con orario dalle 10 alle 18. L'ingresso è libero.

Per informazioni: book-shop di Palazzo Pigorini, tel. 0521/218967; IAT del Comune di Parma, tel. 0521/218889

Imagine: Remo Gaibazzi - Cupola (rid.)

CURATORI:
Andrea Calzolari, Maurizio Gatti e Riccardo Panattoni

CATALOGO:
Ed. Mazzotta, Milano

PROMOTORI:
Comune di Parma - Assessorato alle Attività Culturali e Teatrali
Fondazione Monte di Parma
Associazione Remo Gaibazzi
Parma - Palazzo Pigorini ed ex-Galleria Mazzocchi

Palazzo Pigorini (Strada della Repubblica 29) ed ex-Galleria Mazzocchi (B.go Scacchini 3) - PR

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