Ufficio stampa Palazzo Pigorini
La mostra intende contribuire all'azione di divulgazione e di approfondimento dell'opera del grande artista parmigiano Remo Gaibazzi (1915 - 1994), prima fine caricaturista, poi denso e cupo, originalissimo esponente della pittura neorealista e infine uno dei massimi artisti italiani della neoavanguardia.
(1935-1974)
La mostra, organizzata dall'Assessorato alle Attività Culturali e Teatrali del
Comune di Parma, dalla Fondazione Monte di Parma e dall'Associazione Remo
Gaibazzi, intende contribuire all'azione di divulgazione e di approfondimento
dell'opera del grande artista parmigiano Remo Gaibazzi (1915 - 1994), prima fine
caricaturista, poi denso e cupo, originalissimo esponente della pittura
neorealista e infine uno dei massimi artisti italiani della neoavanguardia. Una
pop-art, la sua, che cala i colori alterati, i tagli prospettici impossibili,
l'iterazione - divenuta insieme cifra stilistica e sarcastica denuncia estetica
- nel panorama culturale italiano, locale addirittura: non fumetti, ritratti di
Marilyn o scatole di pomodoro sono le sue ossessioni visive, ma gli infiniti
scorci della sua città , Parma, sempre deserta, luogo metafisico di solitudine e
alienazione, patria amata e insieme freddamente, criticamente vivisezionata.
Il titolo della mostra - che riprende quello scelto dallo stesso Gaibazzi per
una sua personale nel 1959 - indica il tema che si è scelto come filo conduttore
per dare una visione organica ed approfondita del primo grande periodo
produttivo del pittore, compreso tra il 1935 e il 1974: date, rispettivamente,
del primo giornale in cui compaiono sue caricature e dell'ultima mostra in cui
la sua pittura è ancora rappresentativa (nel periodo successivo scomparirÃ
qualunque forma di rappresentazione). In effetti, nell'arco di quei decenni,
come è stato ripetutamente sottolineato in sede critica, la protagonista della
sua pittura continua ad essere la città in cui vive, anche se l'immagine che ne
ha dato il pittore si trasforma per effetto di una profonda evoluzione
stilistica, che sarà possibile seguire passo per passo nelle sale della mostra.
La sezione iniziale è dedicata alla produzione del Gaibazzi caricaturista:
questa, che si può considerare la preistoria delle sua pittura, verrà per la
prima volta documentata in maniera dettagliata con l'esposizione non soltanto
dei giornali su cui comparivano i suoi disegni, ma anche di numerosi originali
(talvolta mai stampati e comunque mai esposti). Già in quest'ambito si può
registrare un'evoluzione dalle prove giovanili (ispirate a Novello o a Garetto)
ai più maturi risultati del dopoguerra (in cui si attesta l'influenza di
Steinberg e di Grosz): se la satira si fa più tagliente, il tratto si fa più
nitido e più ampio, allargandosi talvolta a quadri d'insieme (la piazza del
mercato, o l'interno del teatro, o il sagrato della cattedrale) incredibilmente
fitti di figure. La capacità di cogliere al volo la fisionomia dei singoli
(l'intellettuale o l'elegantone, la beghina o la bellona) si dimostra insomma
pari alla capacità di rendere l'atmosfera di un ambiente collettivo.
Le potenzialità latenti in quegli umili lavori si dimostrano nelle chine
acquarellate in bianco e nero che Gaibazzi comincia a produrre quando smette di
lavorare per la carta stampata verso la metà degli anni '50. I modelli che lo
hanno spinto ad approfondire la sua ricerca oltre la dimensione della caricatura
sono Ben Shahn e gli esponenti della Nuova Oggettività , ma l'artista dimostra
un'originalità che lo distingue nella schiera dei neorealisti, tra i quali per
altro si colloca soprattutto per i temi che affronta. Di questo periodo, che si
inaugura con la prima personale del 1955, la mostra ha recuperato i pezzi più
significativi (molti dei quali mai più esposti da allora), in particolare quelli
segnalati dai primi critici che hanno apprezzato l'artista (A. Ghidiglia
Quintavalle, M. De Micheli, R. Tassi) e che perciò permettono di seguire sia
l'evoluzione dell'artista, sia il suo dialogo con l'intellettualità non soltanto
locale.
Della fase di transizione che segue il periodo neorealista a partire dei primi
anni '60 (con la personale del 1962, se si vuole fissare una data), la mostra
documenta analiticamente l'evoluzione dai cupi paesaggi urbani deserti di
presenze umane fino alle tele emulsionate del 1966, che segnano lo spostamento
di Gaibazzi su posizioni affini a quelli della neoavanguardia: la tecnica dei
multipli - largamente impiegata dalla pop-art - è utilizzata dal pittore in
chiave schiettamente benjaminiana, perché la stessa immagine viene riprodotta in
formati diversi con lo scopo dichiarato di abbassare il prezzo dell'opera e di
distruggerne l'"aura" (in mostra è stato possibile esporre un esemplare -
davvero più unico che raro - di una serie completa in quattro diversi formati).
La dimensione politica dell'operazione, per altro, è strettamente connessa (come
è stato subito sottolineato da C. Costa) ad un'esplicita presa di posizione
contro il naturalismo patrocinato da Arcangeli. E' procedendo in questa
direzione che Gaibazzi approda, a partire dal 1967, alle grandi immagini pop dei
monumenti storici, reinventandosi il paesaggio urbano. Di questa fase - che
trova il suo momento culminante nella mostra all'Università di Parma del 1970 -
sono stati scelti i dipinti che meglio illustrano la profonda trasformazione in
atto: attraverso un processo di progressiva astrazione dai dati percettivi,
l'immagine del monumento viene dapprima trasformata in emblemi e poi in sigle
quasi del tutto prive di riferimenti rappresentativi. Quest'ultima tendenza si
attesta soprattutto nella mostra del 1974, che se per un verso conclude il primo
grande ciclo - figurativo - della pittura di Gaibazzi (con essa quindi si
conclude anche la presente esposizione), per altro verso anticipa con le sue
tensioni la posteriore fioritura produttiva.
La mostra verrà inaugurata sabato 14 Dicembre 2002 alle ore 17 a Palazzo
Pigorini in via Repubblica 29, in pieno centro di Parma. Curatori
dell'iniziativa sono Andrea Calzolari, Maurizio Gatti e Riccardo Panattoni. Il
catalogo è edito da Mazzotta.
La mostra rimarrà aperta dal 14 Dicembre 2002 al 16 Febbraio 2003 tutti i giorni
tranne i lunedì non festivi, con orario dalle 10 alle 18. L'ingresso è libero.
Per informazioni: book-shop di Palazzo Pigorini, tel. 0521/218967; IAT del
Comune di Parma, tel. 0521/218889
Imagine: Remo Gaibazzi - Cupola (rid.)
CURATORI:
Andrea Calzolari, Maurizio Gatti e Riccardo Panattoni
CATALOGO:
Ed. Mazzotta, Milano
PROMOTORI:
Comune di Parma - Assessorato alle Attività Culturali e Teatrali
Fondazione Monte di Parma
Associazione Remo Gaibazzi
Parma - Palazzo Pigorini ed ex-Galleria Mazzocchi
Palazzo Pigorini (Strada della Repubblica 29) ed ex-Galleria Mazzocchi
(B.go Scacchini 3) - PR