Salvatore Falci e Armida Gandini presentano un'installazione site-specific che, pur partendo da percorsi distinti, intesse un unico dialogo sulla dimensione dell'infanzia come grande bacino di espressivita' e narrazione di storie.
Due lunghe trecce nere si dipanano nel vano della galleria (Armida Gandini), dialogando con disegni modulari appesi alle pareti (Salvatore Falci); il bianco dei muri e delle tele contrasta con i colori rosso/nero del segno tracciato a pennarello; il nero delle trecce disegna due linee tridimensionali che diventano tracce concrete nello spazio. L’installazione è completata da uno spazio sonoro che recita tratti della letteratura (Armida Gandini) e un mattone rosso in bilico sull’entrata che contiene un segreto criptato e accessibile da un terminale USB .
Salvatore e Armida presentano un’installazione site-specific che, pur partendo da percorsi distinti, intesse un unico dialogo sulla dimensione dell’infanzia come grande bacino di espressività e narrazione di storie:
Falci con il progetto Effetto Canova, come il grande scultore neoclassico che abbozzava i suoi capolavori per poi rivolgersi ai tecnici artigiani e intervenire nel lavoro nella fase finale, interpreta l’atto creativo come appannaggio della freschezza espressiva dei bambini: interviene quindi come scalpellino, realizzando del prototipo disegnato dai bimbi la versione nobile ingigantita dalla proiezione degli stessi (ingrandimento 10 volte di un foglio A4, per una dimensione di 2 x 3 metri)
I disegni scaturiscono da una relazione con i bambini, che con naturalezza regalano agli adulti le loro immagini disegnate: nello specifico Salvatore ha raccolto questi disegni durante incontri o workshop con bambini che gliene hanno fatto dono e, restituendo loro una nuova superficie (metafora della nobiltà del marmo), conferisce attraverso la sua mediazione di artista consapevole quella dignità negata alle produzioni infantili: umilmente diventa l’artigiano al servizio della creatività facendola accedere allo spazio deputato dell’arte.
Con un’evoluzione del progetto Il Dono, Armida contestualizza nella galleria, ubicata di fronte ad una rara torre barocca – monumento civico rappresentativo della città di Mons – il suo lavoro elaborato partendo dalla matrice letteraria della fiaba di Raperonzolo: la protagonista è una ragazzina nella torre d’avorio, a cui appunto le trecce, intese come prolungamento del corpo, consentiranno di superare le barriere dell’isolamento per entrare in contatto con ciò che la circonda, per uscire dalla sua corazza, donarsi e ricevere a sua volta dei doni. Lo spazio della galleria diventa a sua volta il luogo di reclusione, ma le trecce /segno emergono dal muro di fondo per dirigersi verso lo spettatore: una richiesta di aiuto? Una manifestazione del bisogno di relazione? … l’immagine del vivere come superamento nel tempo di ostacoli progressivi? Nessuna risposta, se non, forse, ulteriori muri che si ergono.
Inaugurazione 9 settembre 2011 ore 18
Galleria KOMA 4
Rue des Gades 7000 Mons, Belgio
Orari: da mercoledì a domenica dalle 14.00 alle 18.00 e su appuntamento
Ingresso libero