Opere 1966-1976. Dalla collezione Alfredo e Teresita Paglione
Opere 1966-1976. Dalla collezione Alfredo e Teresita Paglione
a cura di Floriano De Santi e Alfredo Paglione
Si inaugurerà Venerdì 23 settembre alle ore 17,30 nelle sale del Museo Michetti
(MUMI) di Francavilla al Mare (CH), una personale dell'artista americano Robert
Carroll che presenta quaranta dipinti degli anni '60 e '70. Le opere, molte di
grande formato, esposte negli anni passati in numerosi e prestigiosi musei e
gallerie d'arte in Italia e all'estero, sono parte di tre rappresentativi,
emblematici cicli pittorici dell'artista: gli "interrogativi", il mito di "Sisifo" e
le "vedute di Roma".
La rassegna si avvale del Patrocinio della Regione Abruzzo, della Provincia di
Chieti e del Comune di Francavilla al Mare ed è realizzata grazie anche al
contributo della Fondazione Carichieti.
Tutte le opere, non esposte al pubblico da molti anni, provengono da un'unica
collezione privata, quella di Alfredo e Teresita Paglione che hanno così costituito,
dell'artista americano, un significativo nucleo di opere importanti della sua
produzione. E, in particolare, di quegli anni che hanno visto l'esordio sulla scena
italiana e internazionale della poetica artistica di Carroll, la cui intensità si
fonda su una cifra pittorica molto ricca di articolazioni cromatiche, dense e
umorali.
Carroll nasce a Painesville, nell'Ohio, nel 1934. Nel 1959 si trasferisce in Italia
e, appena giunto, le sue opere suscitano il più vivo interesse da parte di illustri
studiosi e di numerosi grandi scrittori e poeti del tempo, oltreché da parte della
critica più autorevole, decretando al giovane artista americano un grande successo.
Le opere della mostra: "Robert Carroll, Grandi opere 1966-1976" presentate nei
prestigiosi locali del Museo Michetti - dedicato a quello straordinario virtuosista
di scene di vita e costumi abruzzesi del secondo Ottocento, Francesco Paolo Michetti
- sono proprio di quegli anni in cui, Vasco Pratolini (1968), così descrive l'opera
di Robert Carroll: ".la pittura di Carroll, benché lontana dal discorso
magistralmente e razionalmente alienato d'un Bacon per esempio, mi sta bene, mi
persuade. Non per la sua esplicita figurazione, è ovvio, quanto per i motivi ed
etici e sociologici che essa sottintende. Una pittura così fortemente polemica e
nello stesso tempo così misteriosamente allusiva. L'agglomerato di vegetazione e di
cose, rivolto a sottolineare, ecco un punto che già mi spiega abbastanza, l'estrema
solitudine dei suoi personaggi. L'uomo nel deserto dei beni di consumo, nella selva
delle proprie inibizioni: la sua cattiveria e la sua rassegnazione. Una pittura che
continuamente si riscatta dall'aneddotico col monumentale, che dilata l'apologia nel
favolistico.
Di pittura intimamente e « squisitamente » americana. Cambiate le formulazioni, le
strutture, i nessi ideologici, qualcosa che, per quel ch'io' intendo, mi sembra
bruciare tutte le esperienze variamente internazionali e memorabili, da Pollock a
Gorki, che scavalca la cronaca civile e l'eco charlottiana di Ben Shahn, per
riallacciarsi a Hopper. Durante questi otto anni trascorsi in Italia in Europa,
Carroll è stato come un ospite in mezzo a noi: un ospite attento, generoso e curioso
della nostra realtà e della nostra cultura ma in continuo rapporto, e critico e
affettivo, col suo mondo delle origini: la provincia dell' East North Central,
dall'Ohio al Wisconsin, da Cleveland a Colombus a Madison, la sua tetra e fascinosa
provincia, la sua borghesia timorata ed ambigua, la sua natura esaltante e
condizionatrice. Delle quali, nel momento in cui egli se ne fa analista cogliendone
l'immobilità e la noia, l'amabile riflessività e il retrivo conservatorismo, ne
diventa uno storico, ci offre la misura di questo tipo di americano che più mette
spavento quanto più lo s'identifica nella sua «innocente » ma pietrificata
disumanizzazione. Ora credo di poter concludere che la inquietudine che i quadri di
Carroll suggeriscono, va al di là della sua pittura, è un'inquietudine di ordine
morale, propria dei nostri giorni, e che i suoi quadri ribadiscono in una maniera
esemplare."
Salvatore Quasimodo presenta, invece, a New York per il Premio Guggenheim un
giovanissimo Carroll con queste parole: " Il lavoro di questo giovane pittore
americano stimola il mio interesse in due tempi: ad una prima superficiale occhiata
la sua pittura mi sembra onirica, fantasiosa, lirica ma subito vedo apparire ben
diverse intenzioni nella sua opera, e un preciso impegno trapela da certe fissitÃ
qua e là allucinate fino a rendere verosimili e scottanti. C'è qualcosa che riguarda
l'uomo da vicino, dietro questa tecnica accattivante fitta di immagini e di colori.
Richiamo a dimensioni metafisiche, sociali, psicologiche. Un segnale,un allarme. Mi
pare allora che questa pittura di Carroll esprima una sintesi di un suo mondo che
può sembrare oggettivo e irreale e viceversa fa sempre più parte di un effettiva
realtà dell'uomo contemporaneo."
A Quasimodo e Pratolini si aggiungono in quegli anni, e negli anni successivi,
importanti e significativi contributi sull'opera di Carroll da parte di grandi nomi
della letteratura italiana quali Mario Tobino, Elio Vittorini, Raffaele Carrieri,
Enzo Siciliano e Giorgio Bassani con cui, Carroll, scrive La Ferrara di Carroll.
La mostra di Francavilla verrà presentata in catalogo, edito da Vallecchi, da
Floriano De Santi, direttore della Quadriennale di Roma per molti anni.
Dell'artista e sulla sua mostra De Santi scrive: ".una scena dell'artista non è mai
solamente un racconto per figure, un pomeriggio che accende le pareti e gli oggetti
di una stanza, non solo uno sprofondare negli oscuri recessi della coscienza, ma è
uno spazio fantastico e misterioso, colmo di sorprese, di malinconia, di tempo
passato e accumulato, di atti semplici e assoluti della vita."
Robert Willard Mc Intyre Carroll studia al Cleveland Institute of Art e alla Yale
University, conseguendo nel 1957 la Laurea in Belle Arti. Per mantenersi agli studi
svolge, come nella più classica delle tradizioni americane, svariati lavori:
distributore di giornali, giardiniere, metalmeccanico, mediatore sindacale,
imbottigliatore di birra, archivista, tecnico edilizio ma, nel contempo, ottiene
anche numerose "borse di studio", fra cui nel 1957 due importanti Premi per la
pittura, il Gunt Honorary Scholarship, bandito dal Cleveland Institute of Art ed il
Louis Comfort Tiffany Scholarship bandito dalla Fondazione Tiffany.
Dal 1957 al 1959, presta servizio militare a Los Alamos, importante centro di
ricerca nucleare degli Stati Uniti, impegnandosi come disegnatore tecnico
specializzato nell'ambito dell'elettronica nucleare.
Nel luglio 1959, congedandosi dall'esercito, parte per l'Europa compiendo diversi
spostamenti. Stabilitosi a Roma, nel 1960 sposa la scrittrice Simona Mastrocinque,
figlia di Camillo Mastrocinque, regista cinematografico di molti indimenticabili
film interpretati da Antonio de Curtis in arte Totò.
Dopo una prima esperienza pittorica collegata ad istanze di ricerca informale, a
partire dalla metà degli anni Sessanta Carroll ritorna al linguaggio espressivo di
una più congeniale figurazione influenzata dalla tradizione realista della pittura
nord-americana ed incentrata sul tema dello snaturamento umano, della perdita
dell'identità che produce una spazialità irreale capace di destabilizzare e
disorientare.
L'artista ha realizzato dal 1969 ad oggi numerose edizioni di grafica, scenografie
teatrali per il Teatro Stabile di Torino (1969) ed il Teatro Stabile di Roma (1980),
documentari scritti e diretti da Enrico Crispolti, Attilio Bertolucci, Franco
Simongini, Marisa Malfatti, Riccardo Tortora. Dall'inizio degli anni Ottanta vive e
lavora a Ronchi, in Toscana.
Catalogo: Vallecchi
Inaugurazione 23 settembre ore 17,30
Museo Michetti
Piazza S. Domenico 1 - Francavilla al Mare (CH)
Orario: dal martedì al venerdi, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00; sabato e domenica, dalle 16.00 alle 19.00- lunedì chiuso
Ingresso: gratuito
Ufficio Stampa: Ku.ra, Rosi Fontana - t. 050-9711343, fax 050-9711317
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