I colori del sacro. La mostra ripropone la tematica del legame tra arte e sacro. Con una regia di luci dell’Accademia dell’Immagine e l’apporto della poesia di Francesco Rivera e della musica di Sergio Rendine.
I colori del sacro
A cura di Silvia Pegoraro
Dal 27 agosto, presso la chiesa di San Domenico in L'Aquila, nell’ambito della Perdonanza Celestiniana, una mostra
personale del pittore aquilano ripropone la tematica del legame tra arte e sacro. Con una
regia di luci dell’Accademia dell’Immagine e l’apporto della poesia di Francesco Rivera e
della musica di Sergio Rendine.
L’ultima sezione dello splendido libro di Hans Sedlmayr La luce nelle sue manifestazioni artistiche,
e' dedicata alla modernita' definita come “Perdita della trasparenza": trasparenza intesa non come
chiarezza razionale, ma come “splendor" metafisico. Il termine Verlust ha pero' un significato piu'
profondo: indica una condizione nella quale e' totalmente assente il desiderare (Lust) e soprattutto il
piacere insito nel desiderare.
Ma in un’eta' senza luce, senza una mistica della luce, l’opera d’arte
diventa ancora piu' necessaria, perche' si da' come “visione pura", “assoluta apparizione", in cui
compaiono “colori mai veduti da occhio umano". La mancanza, la perdita, puo' allora determinare
una rinascita del desiderio di avvicinarsi, attraverso l’arte, a una superiore trascendenza, e al senso
del sacro. Proprio questo si propone la mostra Marcello Mariani: i colori del sacro, dedicata al
grande artista aquilano, creatore di una pittura “astratta" di straordinario impatto percettivo ed
emozionale, intessuta di simboli e archetipi.
Gli “Archetipi" di Mariani - grandi tele inondate di colori che talora si strutturano in forme primarie
e archetipiche - scolpiscono una sequenza di tracce simboliche che testimonia di una sacra
appartenenza tellurica alla materia: il sentimento di un legame sacro con la terra e con tutti gli
elementi naturali, che ci indica nel pittore l’esponente di una sorta di “materialismo mistico".
Alla
gravitas della materia come terra mater - che per Mariani s’identifica con l’aspra e sontuosa,
arcaica e sacrale bellezza delle sue terre abruzzesi - si contrappone il tema dell’ascensione e del
volo (frequente e' il tema delle ali e degli angeli).L’ascensione e' scoperta di un mondo interiore che
se-cerne da se' la propria luce, un’interiorita' di luce che si oppone alla spazialita' opaca del mondo
esterno. Il simbolo della croce e' una sorta di sintesi della verticalita' del cielo - ascensione, volo,
trascendenza - e dell’orizzontalita' della terra - gravita', peso della materia, immanenza -. Mariani
interpreta questo simbolo con una grande installazione in cui alcune delle sue grandi tele vanno a
formare una croce, e in una serie di piccole tele che rappresentano le XIV Stazioni della Via Crucis,
ognuna delle quali accompagnata da una delle poesie che formano la raccolta Via Crucis di
Francesco Rivera.
Non si tratta di un percorso teologico-dogmatico, ma di un risveglio squassante
davanti all’evento sacro, della capacita' di captarlo in quanto essenza e sostanza, con il rischio
(calcolato) di raggiungere il limite del linguaggio visivo-verbale, sconfinando nei territori
dell’avventura mistica, dove la porta dell’invisibile viene resa visibile, attraverso l’infinita'
torrenziale della luce-colore. La luce sgorga dall’oscura profondita' della materia : incarna il puro
sguardo introspettivo, senza piu' agganci con la <<verita'>> esteriore dei valori atmosferici. Per questo
le opere di Mariani sono un inno pancosmico e nel contempo un inno ascetico che rimanda a un
“altrove".
Cio' che vuole essere, in qualche modo, anche la Divina Commedia dantesca, a cui
Mariani ha dedicato tre grandi scenografie - presenti in mostra - realizzate per il Teatro
Sant’Agostino: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il grande poeta Osip Mandel’stam, a proposito di
Dante, parlava di <<convertibilita' della materia poetica>>. Quella di Mariani potrebbe definirsi una
sorta di <<convertibilita' della materia pittorica>> : una versatilita' metamorfica che implica anche uno
sviluppo tematico di tipo musicale. Anche per questo si e' scelto di dare alla mostra una “colonna
sonora", che sara' quella della musica del grande compositore contemporaneo Sergio Rendine.
Chiesa di San Domenico
Piazza San Domenico - L'Aquila