Gate 5 : Networking 2004-2005 - My home. Una casa in città


Promosso da Regione Toscana - TRA ART e dai comuni di
Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Pontedera, Prato, Seravezza.
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Workshop di Gülsün Karamustafa



La Casa-Baracca
(una pratica artistica in uno spazio sociale)


Artista tutor Gülsün Karamustafa
Guest curator Matteo Chini

Quando ho fatto la mia proposta per il laboratorio di Pontedera del 22-25 settembre sapevo già che sarebbe stato un progetto coraggioso. Avremmo dovuto rappresentare una pratica artistica in uno spazio sociale partendo dall'idea che la ''Casa'' diventa lo spazio in cui prendono forma le relazioni sociali e la casa-ghetto è lo spazio in cui esistenze individuali si confrontano con altre storie e realtà, come indicato nel testo di presentazione generale della manifestazione.
Con il mio gruppo dovevamo avviare, in soli 5 giorni, una discussione sul tema che ci avrebbe condotto a un campo di lavoro che sarebbe stato arricchito da varie interviste con i gruppi di emigranti. Alla fine avremmo dovuto presentare i nostri risultati nello spazio che ci era stato assegnato, lasciando aperta la possibilità di proseguire in seguito.
In Turchia, tra il 1975 e il 1980, si è verificato un flusso migratorio che ha portato una quantità immensa di persone dalle campagne alle grandi città. Istanbul, che fino ad allora aveva un milione e mezzo di abitanti, si popolò rapidamente fino a raggiungere i 15 milioni. Come in qualsiasi altro luogo del mondo in cui si è avuto un fenomeno del genere più o meno nello stesso periodo, gli atteggiamenti dei nuovi arrivati erano simili tra loro e piuttosto interessanti perché, all'inizio, tutti si sono costruiti una propria ''baracca'' e con metodi molto rapidi, nello spazio di una sola notte, con qualsiasi materiale, trovato ovunque, e immediatamente vi si sono installati con tutta la famiglia. Pur essendo spesso disturbati dalla polizia, era difficile per il governo centrale e per gli enti locali mandarli via. Alla fine i loro atti venivano sempre legalizzati. Oggi, dopo 30 anni, quelle case-baracca si sono completamente integrate nella città e, naturalmente, il loro aspetto è cambiato molto col tempo.
Nello stesso periodo, come ho detto, queste stesse realtà si sono viste in tutte le grandi città del mondo: Il Cairo, Città del Mexico, ecc., tutte divenute megalopoli con un rapido processo di transizione. Mi ricordo anche, da qualche film di Vittorio De Sica o Ettore Scola, che questa situazione non era sconosciuta nemmeno per la realtà italiana.
Dunque, il mio desiderio era rimettere in scena quegli avvenimenti con il gruppo di studenti con cui collaboravo per il laboratorio, per cercare di capire meglio il rapporto tra immigrazione, realtà urbana e casa-ghetto. Ho chiesto ai miei studenti di dividersi in gruppi e creare 3 ''case-baracca'', nello spazio che ci era stato assegnato, nell'arco di una nottata. Ho anche chiesto loro di collaborare con alcuni gruppi di immigranti provenienti da varie parti del mondo che vivono in città (in effetti, Pontedera si è rivelato proprio il luogo giusto per tutti questi contatti) per capire quali desideri, paure ed atteggiamenti avessero all'idea di doversi costruire una casa in un periodo di tempo così breve. Poi dovevano parlare della casa che avevano lasciato nella loro terra d'origine prima di installarsi nel nuovo territorio. Gli studenti erano liberi di usare tutti i mezzi che volevano per catturare ''l'anima'' dell'azione.
L'idea che ci ha offerto Matteo Chini (che aveva il compito di aiutarmi nel progetto) è stata assolutamente eccezionale. Matteo ci ha proposto di contattare il comune di Pontedera per avere accesso alla discarica comunale per trovare i materiali per costruire le nostre città di baracche. La discarica, davvero organizzata alla perfezione, conteneva tutto il materiale creativo di cui potevamo avere bisogno. Quando sono arrivato a Pontedera lui aveva già preso tutti i contatti per soddisfare le nostre esigenze future.
È stato interessante per gli studenti entrare in contatto con i gruppi di immigranti e realizzare un piccolo documentario. Con il generoso aiuto di Pietro Pertici, si sono messi in contatto con l'associazione ''Tavola per la Pace'' per individuare il primo gruppo di persone in città e alla fine hanno veramente fatto amicizia con molti di loro, soprattutto con Salima, che ha svolto un lavoro eccezionale nel coordinare i gruppi di immigranti. Questo confronto è stato veramente interessante e divertente, e alcuni di loro hanno usato la telecamera per la prima volta nella loro vita per catturare le impressioni.
I tre gruppi formati hanno sviluppato tre approcci diversi, che hanno rivelato diversi aspetti del rapporto con la casa e con la casa nella città. Un gruppo si è dedicato completamente alla costruzione dell'intelaiatura esterna di una casa, il secondo ha costruito un'abitazione senza pareti e nel terzo gruppo hanno affidato a una narratrice sensibile il compito di narrare se stessa, parlando dei propri ricordi e sogni per il suo futuro nella nuova terra nella quale era destinata a vivere.
Il laboratorio, nel complesso, è stato un periodo di lavoro molto intenso durante il quale tutti hanno fatto esperienze, hanno imparato e hanno ragionato molto insieme. È stata un'occasione unica, che ci ha dato la possibilità di confrontarci con altre storie e realtà nell'ambito di una pratica artistica.
Il risultato più importante di questo laboratorio è stato lo scambio e la condivisione che si sono verificati tra i gruppi e con tutti coloro che hanno contribuito al progetto. Secondo me, c'è stato veramente molto da imparare da tutto questo...

Gülsün Karamustafa



Proposta di Gülsün Karamustafa
Il nostro progetto si articola in tre fasi.
Per le prime due fasi è necessario svolgere alcune ricerche e prendere dei contatti prima dell'inizio del progetto.
Vorrei che vi divideste in tre gruppi per portare avanti il lavoro.
1)    Incontro con gli immigranti e documentazione;
2)    Condivisione dell'esperienza di questo incontro per la costruzione dello spazio;
3)    Presentazione della documentazione e nuova riunione con gli immigranti all'interno dello spazio creato.

1)    Stabilite dei contatti con 3 diversi gruppi di immigranti provenienti, se possibile, da diversi paesi del mondo, che vivono nella vostra città e cercate di conoscere la loro storia, come sono arrivati nel vostro paese.
Cercate di sapere dove e come vivono e se hanno mai avuto l'esperienza di doversi costruire una casa da soli (in patria o all'estero).
Documentate tutto con una videocamera, macchina fotografica o registratore, se loro sono d'accordo.
Raccogliete quanto più materiale visivo potete. Non dimenticate i principi etici durante i vostri incontri e contatti con gli immigranti. Non siate mai invadenti.
Cercate di comunicare nel modo più amichevole possibile (parleremo di questo durante le nostre riunioni).
In ufficio ho chiesto di poter avere 3 macchine fotografiche digitali che fanno anche mini DVD e, se possibile, 3 o più piccole macchine fotografiche (digitali o non) e 12 pellicole (da 100 ASA, 36 pose).
Chiedete se sono pronte e cominciate subito ad usarle.
Le persone a cui dovete fare riferimento in ufficio si chiamano Silvia Guidi e Marco, li trovate al numero telefonico: 0587 57282.

2)    Dividetevi in 3 gruppi e usate tutta la vostra immaginazione per creare 3 rifugi negli spazi assegnati (non intendo una vera e propria casa o una grossa costruzione, dato che non abbiamo né tempo né denaro sufficiente per questo). Si tratta qui della parte più creativa del laboratorio, in quanto ogni gruppo può usare i materiali che desidera e scegliere dimensioni e colori come vuole: tessuti, fogli di cellophane, corde, carta, legno, materiali raccolti per la strada, anche vecchie lenzuola e oggetti che potete trovare in casa vostra possono servirvi per qualche giorno per costruire queste case-baracca (siate creativi... siate creativi...).Per l'intero progetto avete a disposizione solo 225 Euro per comprare materiale nuovo e una notte per costruire.
Potete iniziare la vostra ricerca di materiali a partire da oggi, ma potrete metterli insieme e cominciare a costruire solo durante il tempo assegnato al laboratorio vero e proprio.
Ho chiesto all'ufficio se potevano darci una scala a pioli abbastanza alta da poter arrivare al soffitto. Studiate il soffitto: dalle foto vedo molte possibilità di collegare le strutture al soffitto perché la costruzione è fatta con tante travi di ferro.

3)    Per l'interno dei rifugi, ho dato all'ufficio un elenco di apparecchi da fornirci, come:
a) 3 monitor TV con audio (schermo da 52 cm) di dimensioni normali, come quelli che abbiamo a casa;
b) 3 videoregistratori VHS che potete collegare alle TV e sui quali possiamo poi vedere i nostri filmati.
Su questi monitor, che staranno dentro le case-baracca costruite, potremo in seguito guardare i filmati-documentario che avrete girato. Anche gli incontri con gli immigranti organizzati all'interno dello spazio saranno filmati e potranno poi essere visti su questi schermi TV il giorno dopo.
Quindi vi chiedo di girare quanto più potete per poter poi vedere tutto sugli schermi.
Non esitate a farmi qualsiasi domanda e informatemi spesso su come stanno andando le cose...
Nell'allegato, giusto per darvi un'idea, vi invio una foto delle case-baracca che sono state costruite a Istanbul in una notte dalla gente immigrata là dalle campagne.
Una volta coperto uno spazio con un tetto, la legge non permette a nessuno di buttarvi fuori...
Spero di rimanere in stretto contatto con voi e vi auguro buon lavoro!

Gülsün Karamustafa è nata nel 1946 a Istanbul dove vive e lavora. L'interesse dell'artista si concentra su temi come la globalizzazione, l'identità, gli stereotipi (come ad esempio, il machismo degli uomini turchi) e i conflitti fra i sessi. Suoi campi d'indagine sono il cinema (soprattutto quello popolare degli anni Sessanta e Settanta), la letteratura e la fotografia che racconta la vita privata e insieme la memoria storica di una collettività, temi che l'artista affronta con una sorta di neoconcettualismo. Figlia di un famoso personaggio della radio turca, educata in una scuola privata inglese cui è seguita poi la State Academy of Fine Arts di Istanbul, Karamustafa ha lavorato per anni in isolamento, dal 1970 al 1986, privata della possibilità di viaggiare dal suo paese che gli negava il passaporto. Tra le sue installazioni più conosciute Mystic Transport (1992), una serie di containers riempiti di colorate coperte imbottite, simbolo delle migrazioni dei popoli ma anche dell'esilio forzato, effetto collaterale della globalizzazione.
In Courier narra il collasso dell'ex Unione Sovietica ma anche il fallimento del sogno di un'economia globale. Fra le mostre più recenti, ha esposto al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris (Men crying, un progetto fotografico che ritraeva uomini e star piangenti) e alla 51/ma Biennale di Venezia nella rassegna NowHere Europe. Le sue installazioni sono state presentate in diversi musei internazionali e in varie Biennali.


Partecipanti al Workshop:

Clara Bertolini
Nata a Livorno nel 1979, residente a Livorno.
Biografia

La parvenza illusione di ricominciare, senza conseguenze senza macchie

Martina Della Valle
Nasce a Firenze il 21 Marzo 1981.
Biografia

Ombre - trittico oggetti, stampa encad su cartongesso antiumido 12'', 2004

Greta Matteucci
Nata a S. Miniato (PI) nel 1976.
Biografia

Non chiamateli libri d'artista, fotografia su alluminio, 2004

Giada Pucci
Nata a Ginevra nel 1974.
Biografia

novembredicembre004, legno carbonizzato 3x3 cm e steli-rose, 2005

Debora Ramacciotti
Biografia

la casa di Agata, fotografie, video, mobiletto da cucina, ricamo, 2004

Caterina Sbrana
Nata a Pisa nel 1977.
Biografia

Notturna, teca, disegno a grafite su carta dell'Ottocento, farfalla notturna, 2004.

Luca Serasini
Nasce a Pisa nel 1971. Vive e lavora a Pisa.
Biografia

Naufrago-Esodo, 3 Monitor, 2 lettori DVD, 3 tronchi d'albero, corda, 2005

Daniela Simoncini
Nasce a Poggibonsi (SI) nel 1972.
Biografia

Habitat, installazione con strutture in movimento, 2004

Massimiliano Turco
E' nato a Prato, dove vive e lavora, nel 1980.
Biografia

MT2005, fotografie digitali, 2005

Elisabetta Mori
Nata a Livorno nel 1978, studia architettura a Firenze dove vive dal 1997.
Biografia

Zodia 2, 2005
ibridazioni

La Scelta della Gente Progetto per la creazione di un Art and Community Center. Proposte e progetti di 40 artisti internazionali, a cura di Marco Scotini

Metropolitanscape Il paesaggio urbano nell'arte contemporanea. Fotografie, dipinti, video, sculture e installazioni di 64 artisti internazionali

La Strada La strada, come un luogo simbolico d'incontro, di culture e vita e' il tema della 16ma edizione di Fuori Uso, a cura di Agnes Kohlmeyer

M-Stadt la citta' di Graz ed altri capoluoghi europei: Basilea, Cracovia, Ruhrstadt, Trieste e Lubiana. Una struttura topografica dalla quale emergono 6 postazioni tematiche, con progetti di artisti internazionali.

FotoGrafia - Dura Bellezza Festival internazionale di Roma. Terza edizione

Public Art Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo 2004

Empowerment/Cantiere Italia Radiografia dell'Italia che cambia vista attraverso il lavoro di oltre 60 artisti, alcuni internazionalmente noti ed altri emergenti. Nell'ambito degli eventi promossi in occasione di Genova 2004

Arte in Giusta Misura Diffusamentemuseo, sul territorio di Roma e dei Castelli Romani convegni, incontri, laboratori, mostre.

Resta Domiciliari Mostra allestita nelle abitazioni dei comuni cittadini che in 4 edizioni ha coinvolto decine di artisti e inquilini

Emergency Biennale Mostra itinerante attraverso diverse istituzioni nel mondo ideata e organizzata dall'artista Jota Castro e la curatrice Evelyne Jouanno a cui hanno contribuiscono piu' di 60 artisti internazionali.

Whitney Biennial 2006 Day for Night. Uncertain Identities and Unfixed Images

Pressrelease tutti gli eventi a cui partecipa Gülsün Karamustafa
 
 

Pontedera
Locali della ex-Piaggio
Viale Rinaldo Piaggio
22 - 25 settembre.