Attraversare le contingenze allargando le prospettive

05/03/2008
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ARGOMENTI

La fotografia costumi e consumi
Intervista a Roberto Maggiori, direttore della rivista Around Photography, che da qualche mese è diventata "International". Se gli si chiede di cosa si occupa risponde che riflette "sulle potenzialità e sull'uso e consumo del fotografico a prescindere dal media utilizzato". E se per lui alzare il livello della discussione sulla fotografia è il primo obiettivo, non stupisce che aggiunga: "Potremmo usare un linguaggio calcistico per parlare di fotografia, magari dando una rubrica a Mughini e distribuire la rivista tutte le domeniche allo stadio, ma non penso che questo aiuterebbe la divulgazione della Fotografia".
Anche Around Photography partecipa al progetto Magazines, da 10 anni dedicato alle riviste italiane d'arte e cultura contemporanea.









Intervista a Roberto Maggiori
direttore di Around Photography


a cura di Silvia Maria Rossi

Cosa vi sembrava che mancasse nel panorama editoriale contemporaneo delle riviste d'arte quando avete iniziato?

Quando abbiamo iniziato, mancava in Italia una rivista che intendesse la fotografia non come un'occasione decorativa o legata alla documentazione, ma come strumento di riproduzione e relazione con quanto ci circonda. In altre parole mancava un luogo di riflessione sulla registrazione visiva di un'esperienza, di uno spazio, di una situazione o di un (s)oggetto che un autore può operare per le finalità più svariate.
Il tema è affascinante e sterminato, basta pensare che il 90% dell'esperienza e conoscenza di quanto depositiamo nel nostro immaginario è veicolato dal "fotografico" che ritroviamo nei più svariati media: dalla stampa alla televisione, fino al cinema, ad internet e ai video più o meno amatoriali. Medium che sottintendono sempre la regia di chi sta dietro l'obiettivo o orchestra la registrazione. Around Photography si occupa appunto di riflettere sulle potenzialità e sull'uso e consumo del fotografico che, a prescindere dal media utilizzato, è comunque riconducibile alla rivoluzionaria invenzione di Niepce, Daguerre, Talbot e conseguentemente dei Fratelli Lumiere (la famosa fotografia in movimento...).
Quest'allargamento del concetto di fotografia non è azzardato come sembra, non a caso in ambito anglosassone con il termine camera si intendono sia le macchine fotografiche che le tele o video camere e le cineprese; tutti derivati della camera obscura. Dal Rinascimento ad oggi (dall'entrata della camera oscura nell'ambito della pittura) la maggior parte degli artisti ha per certi versi lavorato sul "fotografico", si è cioè spesso interrogata su come riprodurre delle forme di esperienza, proprie o altrui, nella maniera più verosimile e credibile attraverso l'aiuto di strumenti tecnologici. L'invenzione della macchina fotografica, ma sarebbe meglio dire dell'emulsione fotosensibile, ha poi apportato a questo discorso un cambiamento qualitativo che è anche stato un cambiamento epocale che oggi definiamo arte contemporanea. Ovviamente questo è un discorso che andrebbe affrontato ben più approfonditamente di quanto sia corretto fare in questa occasione, è comunque indicativo del nostro approccio al fotografico e delle logiche complesse che lo sorreggono. Prima di Around Photography, a fronteggiare questa complessità c'erano da una parte le riviste tecniche (interessate a parlare più di macchine fotografiche che di Fotografia), dall'altra le riviste d'arte che affidavano gli interventi sulla fotografia a critici con alle spalle, salvo poche eccezioni, si e no un esame di Storia della Fotografia fatto magari al primo anno dell'Università o dell'Accademia.
Dal momento che neanche le riviste d'Arte avevano gli strumenti storici e teorici per approcciare seriamente quest'ambito, abbiamo cercato di colmare questo vuoto editoriale e soprattutto culturale, preoccupandoci di alzare il livello della discussione sulla fotografia attraverso una rivista seria e curata, in cui chi scrive abbia una buona conoscenza della storia dell'arte contemporanea e quindi (dovrebbe essere una conseguenza logica) della fotografia.

E oggi è cambiato qualcosa?

Oggi c'è Around Photography e una discreta quantità e qualità di pubblicazioni credibili sul fotografico, grazie anche all'attività dell'Editrice Quinlan che pubblica una collana didattico- divulgativa e una di saggistica, oltre ad alcuni cataloghi a tiratura limitata. Ci sono poi più occasioni espositive, festivaliere e fieristiche per la fotografia. La qualità di questi appuntamenti però non è sempre delle migliori, anche se le cose stanno migliorando.

Quali sono i fattori che possono influenzare l'orientamento di un Magazine, o cosa limita in qualche modo la libertà di scelta di una rivista ?

L'orientamento di un Magazine con finalità commerciali è ovviamente influenzato da due categorie: il pubblico di riferimento e gli inserzionisti. Tanto più questi sono numerosi tanto più scema la qualità. E' praticamente un'equazione.
Se si vuole raggiungere un pubblico da supermercato bisogna necessariamente abbassare la qualità dei contenuti, ridurli a poco più che didascalie e aggiungere buone dosi di sensazionalismo. Bisogna poi far scendere al massimo anche il prezzo di copertina, riducendo il supporto cartaceo ad una "finestra" opaca che veicola immagini scadenti; un supporto che ha inoltre un'archiviabilità molto limitata nel tempo.
Farsi finanziare perlopiù dagli inserzionisti consente invece una qualità cartacea migliore e articoli con un brodo un po' più allungato, ma è ovvio che a questo punto le scelte redazionali ne risentano, non avendo più come riferimento il lettore, che viene usato, ma lo sponsor.
Ora fai un'altra equazione: Around Photography non è regalata, non ha una tiratura eclatante ed è la rivista d'arte con la minor quantità di inserzioni pubblicitarie...

Qual'è il rapporto con il territorio su cui operate?

Il nostro territorio è da qualche mese l'ambito internazionale e il fatto che ormai usciamo solo con l'edizione "International" con testi bilingue italiano/inglese lo testimonia. Se invece ti riferisci a Bologna, dove abbiamo la redazione, c'è da dire che abbiamo un rapporto privilegiato con diversi dottorandi, ricercatori e docenti del DAMS basti citare Claudio Marra. Ma abbiamo ovviamente anche altri importanti collaboratori sparsi sul territorio nazionale e non solo, come Marco Senaldi dell'Università di Milano, Augusto Pieroni dell'Università di Roma, Tiziana Serena dell'Università di Firenze, Antonello Frongia dell'Università di Venezia e Guy Mandery dell'Università di Parigi, tanto per fare alcuni nomi.

In che modo una rivista può porsi come strumento di critica e riflessione?

Innanzitutto selezionando accuratamente gli interventi che offre, affidandoli sempre a studiosi preparati e muniti di strumenti storici e teorici che consentano un approccio approfondito al tema che si sta trattando. E' poi altrettanto importante prestare attenzione alle questioni contemporanee, agli autori e critici che le fondano e alimentano. Infine bisogna avere un atteggiamento democratico ospitando anche opinioni contrastanti provenienti da diverse scuole di pensiero, in modo da creare un humus congeniale ad instaurare dibattiti, scambi culturali e all'occorrenza anche scontri, perchè è ovvio che laddove tutti pensano allo stesso modo nessuno pensa un granchè.

Può una rivista arrivare addirittura ad influenzare il sistema dell'arte?

Una rivista seria e credibile contribuisce alla costruzione del Sistema dell'Arte in cui si trova ad operare.

È importante per voi riuscire a raggiungere anche un pubblico di non addetti ai lavori?

Se per "non addetti ai lavori" intendi un pubblico generico, la risposta è no. Ci interessa il pubblico degli addetti ai lavori così come gli appassionati, i curiosi e gli amanti della cultura in generale, che sono il nostro target di riferimento.
Ci sono persone attirate dalle tematiche che trattiamo e persone che preferiscono, più che legittimamente, occuparsi d'altro. E' una cosa naturale, chi ha interesse e curiosità verso un ambito lo avvicina automaticamente e col tempo lo comprende e apprezza in tutte le sue sfaccettature. Se ha invece bisogno d'esser raggiunto attraverso espedienti sensazionalistici significa che non è interessato all'aspetto culturale, ma alla cornice circense. Edulcorare le proposte di una rivista specialistica per accattonare qualche "lettore" in più è assolutamente squalificante per le questioni che si vogliono trattare. Potremmo usare un linguaggio calcistico per parlare di fotografia, magari dando una rubrica a Mughini, e distribuire la rivista tutte le domeniche allo stadio, ma non penso che questo aiuterebbe la divulgazione della Fotografia. Potremmo anche fare gossip o inserire dei nudi in copertina, ma questo tipo di politica non produce una vera crescita culturale. Che ci siano allora le offerte più o meno trash così come quelle più o meno interessanti, entrambi gli ambiti hanno la loro utilità e il loro pubblico ed è bene che l'offerta democratica le contempli entrambe, se uno vuole tutte e due le cose può sempre procurarsi più riviste.

E cosa comporta essere entrati nella community di UnDo.Net con Magazines ?

Un aumento di visibilità, che non è mai abbastanza, visto che lo scopo principale del nostro progetto consiste nella diffusione delle idee.

Come valutate la vostra partecipazione a Magazines? Cosa vi ha spinto a partecipare?

Come ti dicevo, al di là dei proclami, è importante approcciare un pubblico che magari non ci conosce dandogli la possibilità di valutare il nostro lavoro concretamente attraverso la lettura di alcuni degli articoli. Magazines mette a disposizione questa possibilità che valutiamo positivamente, anche se si tratta di un'offerta parziale che è appena indicativa della qualità che offre la rivista cartacea.

Qual'è l'aspetto più interessante di questa collaborazione?

L'aspetto più interessante è che nella maggior parte dei casi chi ha modo di leggere i nostri approfondimenti capisce che Around Photography non è una semplice "rivista di fotografia".

Qual'è la domanda che vi piacerebbe di più sentirvi fare, e naturalmente poi quale sarebbe la risposta...

Ma è vero che Marzullo è stato cacciato dalla tv? Sì.


Una selezione degli articoli di Around photography che puoi leggere in Magazines:
The Demanded Cave
Fake Movement
Tachiguishi Retsuden
Marina Abramovic
The Fuccons, L'arte dopo la tv

La scheda della rivista

Immagini:
Marina Abramovic. Da Around Photography n. 8
Due scene tratte dal film Tachiguishi retsuden. Da Around Photography n. 10
Wen Feng, Family aspirations: In fashion, 2002. Da Around Photography n. 1
Ross Sinclair, Real Life Orcadian, 2002. Da Around Photography n. 3
The Fuccons. Da Around Photography n. 5
Sergey Bratkov, Secretaries (IV), 2000. Da Around Photography n. 0
Sandro Becchetti, P.P.P. 1971. Da Around Photography n. 7

Silvia Maria Rossi è laureata in Scienze dei beni culturali, indirizzo storico artistico, all'Università di Brescia, specializzata in Comunicazione e organizzazione dell'arte contemporanea all'Accademia di Belle arti di Brera. Ha collaborato con i servizi educativi della GAMeC di Bergamo e con l'archivio Guglielmo Achille Cavellini di Brescia. Dal 2006 collabora con UnDo.Net come curatrice del progetto Magazines

Quest'intervista in formato PDF da stampare

Interviste precedenti:
Tiziana Villani, Direttrice di Millepiani
Alessio Ascari, co-direttore di Mousse


staff@undo.net



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