Tra mainstream e underground
"L'anno scorso abbiamo festeggiato i due anni di vita della rivista con un grosso
evento artistico e psico-geografico, "Alma Dromestica", a cui hanno preso parte piu'
di mille persone tra cui tantissimi abitanti del quartiere, dal critico d'arte alla
vecchietta con i nipotini". Cosi' racconta Rosanna Gangemi, direttore di Drome
magazine. "Drome parte dall'arte contemporanea, e dalle arti in senso trasversale,
per raccontare la storia di oggi". Un'intervista 'patinata' che non vuole prendersi
troppo sul serio..
Intervista a Rosanna Gangemi
Direttore responsabile ed editoriale di DROME magazine
a cura di Silvia Maria Rossi
Solitamente è in una stanza che prende vita una rivista, stanza
intesa come dimensione comunitaria, confidenziale e intima, spazio con
dei confini ben precisi che partorisce idee... nel vostro caso, come
nasce DROME, chi è la mente ideatrice?
DROME: nasce dalla forte sinergia esistente tra Stefan Pollak,
direttore creativo della rivista e me, alla direzione editoriale,
supportati da alcuni professionisti con competenze culturali e tecniche
molto diverse e di alto profilo, provenienti da varie parti d'Italia e
del mondo. Pertanto, Stefan e io siamo la sorgente primaria nella
costruzione di un numero ma, essendone anche gli editori, ci occupiamo
di coordinare e supervisionare tutti gli aspetti logistici che sono
alla base di DROME, compresi tutti i progetti paralleli intorno al
periodico.
Poi, ovviamente, ogni uscita si avvale di un team fisso che, comunque,
è sempre soggetto a eventuali annessioni, e di numerosi
collaboratori - giornalisti, critici, fotografi, illustratori, ... - che
offrono il loro contributo ispirati da un determinato tema e poi magari
scompaiono per alcuni numeri, per poi riapparire sedotti da un altro
tema... In ogni caso, avendo DROME un taglio monografico, cerchiamo di
avere dei contributi che siano più specialistici possibile.
Anche perché nel vostro caso ogni numero ha vita a sé...
Sì, esatto. E questa è una sfida intellettuale e ideativa
fortissima e ha un valore aggiunto per il lettore, spesso vero e
proprio collezionista di DROME.
Esistono chiaramente degli elementi comuni che caratterizzano il format
della rivista, che la rendono riconoscibile, però, è
anche vero che di numero in numero ci sono delle varianti, impianto
grafico compreso. Ogni DROME è pure un esercizio di stile con un
lato ludico che intende lanciare degli stimoli al lettore anche
creativamente. Il font dei titoli, ad esempio, cambia sempre; si
individua, di volta in volta, un font che rappresenti la nostra idea
del tema.
Cosa vi sembrava mancasse nel panorama editoriale contemporaneo delle
riviste d'arte quando avete iniziato?
DROME parte da una necessità improcrastinabile e prima di tutto
molto personale: quella di creare la rivista che Stefan e io volevamo
leggere. Da una parte, le riviste d'arte in circolazione ci sembravano
un po' "paludate": trovavamo, ad esempio, che mancasse la mescolanza
tra mainstream e underground, e il tutto con uno sguardo realmente
internazionale. Il che, in breve, significa dare rilevanza a nomi
già conosciuti così come a quelli che non lo sono;
perché fare una rivista di soli artisti emergenti non ha senso,
mentre i nomi noti, a parte il concreto interesse esistente per il loro
lavoro, sono anche un imprimatur per poter dare visibilità a chi
conosciuto non lo è. Dall'altra parte, ci consideriamo portatori
(curiosi ed esigenti) di interessi artistico-culturali a vasto spettro,
per cui la sfida è anche quella di effettuare una selezione di
ciò che riteniamo il meglio nell'ambito delle arti visive come
di quelle performative, dell'architettura come della letteratura, ... e
il tutto partendo da un tema e arrivando a raccontare il mondo di oggi.
Avendo un'idea dell'arte a 360 gradi, quindi senza paletti, senza
mitizzazioni settoriali, trovavamo mancasse proprio un'attenzione
profondamente e sinceramente trasversale e un approccio più
emancipato rispetto alle tante sfumature presenti in campo artistico e
al modo di approcciarle: anche la moda, ad esempio, ha un suo spessore
concettuale, una sua rilevanza artistica, persino una sua carica
antagonista (certo poi cooptata e neutralizzata dal mercato) che,
secondo noi, non può non essere sviscerata, specie
nell'incessante dialogo con le altre forme d'arte.
E oggi è cambiato qualcosa?
Trovo che il panorama italiano sia molto più dinamico di qualche
anno fa e questo chiaramente ci rende contenti e ci inorgoglisce
pensare che vi abbiamo contribuito. Il pluralismo è sempre un
bene. Considerando che, soprattutto negli ultimi due anni, ci siamo
rapportati sempre di più con il mercato internazionale -
attraverso il passaggio alla versione bilingue, la partecipazione a
fiere, eventi e una distribuzione in vendita in costante crescita -,
abbiamo cominciato a ragionare maggiormente in termini europei, e la
sensazione di una mancanza tutta italiana è andata
affievolendosi. Ma, comunque, oggi in Italia c'è una scelta
crescente, sembra che tutti abbiano voglia di fare una rivista, un
magazine, un free-press, piccolo o grande che sia: questo è
molto importante visto che non c'è un sostegno da parte delle
istituzioni rispetto all'editoria indipendente e di ricerca, quindi
è ancora più coraggioso e lodevole che ci sia la voglia
di lanciare nuovi progetti, anche se magari alcuni non superano i tre
numeri..., ma questo fa parte della spietata selezione naturale che
esiste anche nel mondo editoriale.
Quali sono i fattori che possono influenzare l'orientamento di un
magazine? O, al contrario, cosa limita in qualche modo la
libertà di scelta di una rivista?
Penso che i fattori siano diversi: da una parte ci sono dei vincoli di
forma e contenuto legati alla necessità di uniformità di
un prodotto editoriale volti a conferirgli una personalità
forte, a renderlo riconoscibile, a farlo amare.
E poi ci sono anche dei vincoli commerciali che ogni mezzo a stampa
gestisce in maniera diversa. Noi cerchiamo di non permettere che lo
sponsor, l'inserzionista, invada i nostri contenuti, e questo è
un fattore che ci limita economicamente e quindi limita in parte le
nostre possibilità d'azione. Ma DROME ha innanzitutto un
approccio ideale, vocazionale, per cui se fossimo legati strenuamente
solo ai contenuti proposti da entità che operano nel mondo
dell'arte probabilmente DROME non sarebbe quello che è
(perché la pratica corrente è anche un po' quella
dell'appoggio redazionale e non solamente dello strumento
dell'inserzione pura e semplice, da cui si prendono le distanze...
benché anche su questo siamo esigenti e non pubblichiamo, ad
esempio, pubblicità di artisti né inserzioni che non ci
piacciono).
Quindi, esistono, certo, dei vincoli commerciali con cui fare i conti e
che sono indispensabili per andare avanti, ma non ci vincolano. Tutto
sta nel giocare di equilibrio, nel non accettare tutto.
Probabilmente anche il fatto di essere una pubblicazione trimestrale ci
permette di gestire questo aspetto con maggiore cura e cautela.
Qual è il rapporto con il territorio su cui operate?
DROME nasce e cresce senza alcun finanziamento pubblico da non romani a
Roma, al Pigneto - in via Perugia, per l'esattezza -, oggi in
irrefrenabile ascesa e, sin dall'inizio, per noi molto stimolante,
anche se quando lanciammo DROME non c'erano ancora le librerie, i
locali, i festival, ... Il Pigneto, quartiere popolare e fino ad una
decina d'anni fa anche piuttosto pericoloso, è una zona
multietnica ricca di proposte culturali che possiede un fermento del
tutto particolare. E' una sorta di 'riserva indiana' che spinge ad
osare e ad intraprendere percorsi creativi. Non è un caso che
nel 2006 abbiamo festeggiato i due anni di vita della rivista con
un grosso evento artistico e psico-geografico, "Alma Dromestica", a cui
hanno preso parte più di mille persone, tra cui tantissimi
abitanti del quartiere, dal critico d'arte alla vecchietta con i
nipotini, per capirci. Dunque, si è instaurato sicuramente un
rapporto speciale con il quartiere e, più in generale, con la
città di Roma.
... e per quanto riguarda i contenuti?
Per quanto riguarda i contenuti, viene sempre data attenzione a quanto
succede a Roma, ma non vi si accorda una preferenza, perché
DROME nasce con un respiro internazionale, non legato a localismi.
Abbiamo la vocazione da talent-scout e ovviamente si dedica particolare
riguardo a quello che abbiamo sotto gli occhi, ma non c'è
comunque una predilezione di base: può capitare che scopriamo il
buon illustratore che abita all'Eur ma anche quello che risiede nella
periferia di Oslo: dipende sempre da tutta una serie di magici incroci...
In che modo una rivista può porsi come strumento di
critica e riflessione?
Io penso che una rivista possa porsi come momento di riflessione
innanzitutto nella sua integrità. Da questo punto di vista noi,
per quanto a volte possiamo sembrare provocatori, ironici e
controcorrente, in realtà crediamo molto nell'integrità
del progetto editoriale, nel cercare, per quanto possibile, di evitare
compromessi che vadano ad influire sul contenuto, e questo secondo me
è un esempio del tentativo di proporre un buon giornalismo e una
buona critica.
DROME parte dall'arte contemporanea, e dalle arti in senso trasversale,
per raccontare la storia di oggi, la società contemporanea e le
sue contraddizioni. Scomodando temi di un certo rilievo, vuole mettere
in gioco questioni piuttosto complesse e controverse: basti guardare il
n. 11, sulla Frontiera - che sicuramente è
il più engagés tra quelli che abbiamo prodotto finora -,
per rendersi conto che non siamo per niente neutrali, che non vogliamo
esserlo e che prendiamo delle posizioni, per quanto molto variegate,
scomode e discutibili perché riteniamo giusto agire così.
Vogliamo mescolarci alle cose del mondo e cerchiamo di farlo dando il
massimo.
Può una rivista arrivare addirittura ad influenzare il sistema
dell'arte?
Lo spero, anche se non è questo il nostro obiettivo primario.
Credo che se ci limitiamo solamente all'arte per l'arte, allora mi
auguro che la nostra rivista possa contribuire a dare visibilità
a ricerche artistiche che magari non ne hanno, o ad aspetti inediti o
sommersi di ciò che si conosce già...
E' importante per voi riuscire a raggiungere anche un pubblico di non
addetti ai lavori?
Sì, assolutamente, è uno dei principi base della
costituzione di DROME quello di non parlare esclusivamente al pubblico
specializzato del mondo dell'arte.
L'idea primigenia era di dar vita ad un periodico di successo che
rappresentasse la nuova generazione dei lettori di riviste d'arte: che
sapesse coinvolgere sia coloro i quali si caratterizzano per una certa
curiosità culturale ma che sono lontani dal mondo dell'arte
contemporanea in senso stretto, che gli "addetti ai lavori", il
pubblico dei vernissage, ... Per far questo abbiamo optato per
un'immagine curata, elegante, patinata, per un impianto trasversale e
tematico e per dei testi approfonditi, ma accessibili. In altri
termini, una rivista rigorosa e accattivante, capace di non prendersi
troppo sul serio.
E cosa comporta essere entrati nella community di UnDo.Net con
Magazines ?
Ne siamo lusingati. Immagino che UnDo.Net sia consultato da persone con
interessi culturali vari che usano il vostro network per avere
informazioni sulle mostre in corso piuttosto che per approfondimenti di
vario tipo e quindi ci aiuta in questo senso.
Come valutate la vostra partecipazione a Magazines? Cosa vi ha spinto a
partecipare? Qual è l'aspetto più interessante di questa
collaborazione?
La valutiamo in senso più che positivo. Ci ha spinto a
partecipare, chiaramente, la voglia di essere visibili anche attraverso
il vostro canale ma, soprattutto, la volontà di sostenere
progetti che, partendo dal web, diano visibilità al mondo
editoriale italiano in tutte le sue sfumature, a tutto il suo
sottobosco esistente. Mi sembra un'iniziativa coraggiosa ed è
importante che voi proseguiate su questa strada, ne battete tante ma
questa è particolarmente rilevante perché, probabilmente,
il mondo dell'editoria non è tenuto abbastanza in considerazione
dai media e dai new media in particolare.
Quello che ci piace è, inoltre, che per ogni numero di tutte le
riviste partner ci sia un articolo proposto gratuitamente al vostro
utente. Questo è molto nelle nostre corde perché gli
articoli di DROME sono copyleft - ossia vengono liberamente diffusi,
senza bisogno di permessi, purché si citino le fonti -, e anche
voi contribuite all'idea di una divulgazione della cultura davvero
all'ennesima potenza... prospettiva molto coerente con la nostra
filosofia, che non è solo nostra, ovviamente. L'iniziativa di
proporre un articolo per ogni nuova uscita è assolutamente
lodevole, non solo per il periodico - l'utente viene a sapere del
numero in corso e poi magari lo va a comprare -, ma proprio in generale
come divulgazione di cultura, perché magari quel numero non lo
acquisterà nessuno tra coloro che hanno letto il pezzo da voi
pubblicato, ma quell'articolo può essere utile per un
qualsivoglia motivo, o semplicemente può far piacere leggerlo e
va bene così, è proprio a livello ideale che funziona.
Una selezione degli articoli di DROME che puoi leggere in Magazines:
Libertà, Huang Rui, Ermeneutica individuale di uno dei piu' importanti artisti cinesi contemporanei. DROME magazine n.12, gennaio - marzo 2008
Frontiera, Jota Castro, Enjoy your travel. DROME magazine n.11, ottobre - dicembre 2007
Il sonno, Claude Leveque, Poète de la nuit, DROME magazine n.10, maggio - luglio 2007
Il doppio, Shepard Fairey Aka Obey. DROME magazine n. 9, gennaio - marzo 2007
Animal, Jan Fabre, Cosa scopri di uno dei più geniali artisti non contemporanei telefonandogli a notte fonda... DROME magazine n. 8, ottobre - dicembre 2006
Corpo, Erwin Olaf. DROME magazine n.7, maggio - luglio 2006
Cibo, Nella Tea House di Rirkrit Tiravanija. DROME magazine n.6, gennaio - marzo 2006
Gioco, Out of the Screen. DROME magazine n.5, settembre-novembre 2005
Follia, Maurizio Cattelan. DROME magazine n.4, giugno - luglio 2005
Fede, Wang Qingsong. DROME magazine n.3, marzo - maggio 2005
La scheda della rivista
Immagini:
DROME magazine n. 1 - TRASFORMAZIONE (Estate 2004). Cover: Matteo Basilé
DROME magazine n. 7 - CORPO (Maggio - Luglio 2006). Cover: Miss Van
DROME magazine n. 8 - the ANIMAL issue (Ottobre - Dicembre 2006). Cover: Karin Andersen
DROME magazine n. 9 - the DOUBLES issue (Gennaio - Marzo 2007). Cover: Shepard Fairey Aka Obey
DROME magazine n. 11 - the FRONTIER issue (Ottobre - Dicembre 2007). Cover: Susanna Majuri
DROME magazine n. 12 - the LIBERTE' issue (Gennaio - Marzo 2008). Cover: Nguyen Xuan Huy
Quest'intervista in formato PDF da stampare
Silvia Maria Rossi è laureata in Scienze dei beni culturali, indirizzo storico artistico, all'Università di Brescia, specializzata in Comunicazione e organizzazione dell'arte contemporanea all'Accademia di Belle arti di Brera. Ha collaborato con i servizi educativi della GAMeC di Bergamo e con l'archivio Guglielmo Achille Cavellini di Brescia. Dal 2006 collabora con UnDo.Net come curatrice del progetto Magazines
Interviste precedenti:
Tiziana Villani, Direttrice di Millepiani
Alessio Ascari, co-direttore di Mousse
Roberto Maggiori - Around Photography
staff@undo.net
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