Meno veloce della luce
Il tempo per incontrarsi, quello di un ascolto attento o di un ragionamento. Il tempo per sperimentare e ricominciare daccapo. Il tempo per costruire una narrazione ed anche per seguirla, che si tratti di percepire, di analizzare, di leggere un libro, o di vedere una mostra. I primi due progetti di 26cc non a caso si chiamano "Payattentionplease" e "Sensitive Timelines", ce ne parla Sabrina Vedovotto che con altri sette, tra artisti e curatori, ha fondato lo spazio 26cc a Roma. "La mostra tout court non ci interessa, la nostra idea e' quella di lavorare ad un progetto che si sviluppi nell'arco di un anno". E ancora: "Tutto e' veloce, le cose ti passano davanti e scompaiono. Forse invece per chi ha un interesse piu' specifico per l'arte c'e' bisogno di soffermarsi." Insomma: basta con le rutilanti meteore stagionali? Basta con i raccoglitori d'attimi, ma pure con i diem perdidi?
Intervista a cura di Michela Gulia
Come nasce 26cc?
Sabrina Vedovotto: Nasciamo come gruppo in seguito a molti incontri e discussioni avvenuti nei mesi scorsi. Siamo sempre stati in 8 (Cecilia Casorati, Gabriele Gaspari, Silvia Giambrone, Andrea Liberati, Mauro Romito, Valentina Noferini, Luana Perilli ed io), un gruppo costituito in parte da critici e in parte da artisti, anche molto giovani, quasi tutti ex allievi di Cecilia Casorati che insegna all'Accademia di Belle Arti di Roma. Parlando tra di noi e vedendo che c'erano delle necessità comuni, ci è venuta voglia di fare qualcosa di diverso. Nel mio caso, ad esempio, dal punto di vista curatoriale, mentre gli artisti volevano anche un posto dove pensare, lavorare, sperimentare.
Siamo nati così, attraverso tante chiaccherate, tante discussioni che ci hanno permesso di mettere insieme i nostri progetti e le nostre idee.
Quali sono gli obiettivi che vi siete posti come gruppo?
26cc nasce con l'obiettivo di sviluppare un progetto unico nell'arco di un tempo abbastanza lungo. La mostra tout court non ci interessa, la nostra idea è quella di lavorare ad un qualcosa che si sviluppi nell'arco di un anno, una cosa non semplice che ci ha impegnato e ci impegna ancora molto. Continuiamo a vederci periodicamente e da questi incontri vengono fuori tutta una serie di idee che noi pensiamo possano essere interessanti, anche in riferimento a Roma e alle realtà culturali esistenti.
Ci sembrava che non ci fossero molti luoghi dove poter vedere 'con' gli artisti i loro lavori e parlarne insieme. Su questo ed altri punti è stato molto utile il confronto interno tra le diverse figure che compongono 26cc, perchè ognuno ci ha messo la propria esperienza.
Quale è allora l'elemento conduttore che lega la vostra prima mostra Payattentionplease al vostro attuale progetto Sensitive Timelines?
Alla base di quella prima mostra, e anche del nostro progetto in corso, c'è l'idea di sviluppare un discorso sul tempo. In Payattentionplease ci interessava il rapporto tra tempo e percezione di un lavoro. Volevamo dare ad ognuno, ad ogni fruitore, il tempo per poter comprendere e vedere l'opera. Ovviamente non ci vuole molto tempo per veder qualcosa, ma il riferimento è più complesso; si tratta di approfondire, di trascorrere diversi minuti per capire cosa ci si trova davanti. Il tempo anche di comprendere che proprio ciò che abbiamo davanti può risultare diverso, e che il contemplarlo può anche dare dei risultati rispetto ad una visione veloce e a volte superficiale.
Un meccanismo che ti porta per forza alla riflessione, alla concentrazione. Di conseguenza l'interesse è stato anche indirizzato al concetto di anti-spettacolarizzazione, proprio perchè si vedono molte mostre che sono quasi estensioni delle pratiche della moda e della televisione. Molto glamour insomma. Tutto è abbastanza veloce, le cose ti passano davanti e scompaiono.
Forse invece per chi ha un interesse più specifico per l'arte c'è bisogno di soffermarsi. In questo senso ci interessa il dialogo con gli artisti, che dà l'occasione di fermarsi, parlare ed ascoltare. Una cosa che costituisce sicuramente un valore aggiunto.
Inoltre sentire un artista che parla dei suoi lavori è molto diverso che leggere cose scritte su di lui da terzi. Lo abbiamo già fatto con Carola Spadoni, Clemens von Wedemeyer e Keren Cytter. Questi artisti non solo presentano i propri lavori ma sono anche coinvolti in un momento di discussione.
Puoi dirmi qualcosa su Sensitive Timelines? In che direzione si sviluppa?
Sensitive Timelines è un progetto sulle strutture narrative. Abbiamo iniziato con la presentazione del lavoro di Carola Spadoni - filmaker o, come si definisce lei, cineasta - sulle relazioni tra la narrazione ed il film, in questo caso un film d'artista. Abbiamo avuto poi una serie di incontri pubblici con Clemens von Wedemeyer e Keren Cytter, quest'ultima è un'artista che, in modo maggiore rispetto a Clemens, è molto interessata al discorso sulle strutture narrative. Sono entrambi molto giovani ma hanno già avuto esperienze importanti, Clemens ad esempio era quest'anno a Munster per Skulpture Projekte.
Ci sarà inoltre una piattaforma documentativa che andrà sviluppandosi nel tempo: gli artisti di 26cc stanno costruendo una zona all'interno dello spazio espositivo dove vengono portate tutte le cose che secondo noi hanno un senso rispetto a questo discorso sulle strutture narrative. Così le persone potranno fruire di un materiale diversificato e non solo visivo, spaziando dai video ai libri - ad esempio alcuni testi di Italo Calvino o storyboard di video d'artista, o anche sceneggiature di film - e così approfondire il discorso in modo più ampio.
L'idea è quella di percepire, e far percepire 26cc come un luogo dove poter trascorrere del tempo per vedere, studiare, capire, bevendosi un caffè. Uno spazio in cui non devi necessariamente parlare con qualcuno, ma se hai interesse per il lavoro di un artista puoi venire e vedere.
Certo tutto ciò in teoria sembra bellissimo e facile, in pratica siamo al Pigneto, quindi un pò decentrati e far arrivare le persone non è molto semplice. Ma gli incontri con gli artisti sono stati, almeno per noi, davvero interessanti e significativi. Un conto è vedere un lavoro, un altro è sentirselo raccontare dall'artista stesso. Clemens Von Vedemeyer in questo è stato davvero bravo. esauriente, simpatico, disponibile. Lo stesso Carola, che ha spiegato passo dopo passo tutti i suoi lavori. E' importante ascoltare cosa hanno da dire gli artisti sulla loro produzione.
Per la fine di maggio vorremmo inoltre organizzare degli incontri con registi di teatro, di cinema, critici, persone del settore che possano venire a parlare anche loro di strutture narrative, ma ognuna nel proprio campo. Speriamo che ci sia un pubblico interessato ad ascoltare. Poi la seconda metà di maggio faremo una mostra collettiva, con 5 o 6 artisti.
Anche in questo caso, come per Payattentionplease, la ricerca degli artisti è stata fatta in base al tema, all'idea che volevamo sviluppare. Quindi senza dare importanza alla data di realizzazione del lavoro dell'artista, o alla sua di età. Non siamo una galleria per cui non abbiamo da sbrigare pratiche di vendita, e questo ci dà un vantaggio dal punto di vista curatoriale, nel senso che possiamo permetterci di scegliere probabilmente con maggiore libertà.
Cosa è emerso dopo questi primi mesi di lavoro e di discussioni intorno al discorso sul tempo?
Che domanda impegnativa! Tutto è nato dalle prime discussioni, sin da quando abbiamo capito che ci voleva tempo per fare qualsiasi cosa. Sembrerà una banalità, ma invece è così. Anche il tempo per ragionare su ciò che volevamo fare, su chi fossimo, su quali potessero essere le cose in comune tra di noi. L'idea della prima mostra non voleva necessariamente criticare questo mondo rutilante, ma porre comunque uno spunto di riflessione in merito alla velocità con la quale oggi facciamo qualsiasi cosa, dal vedere una mostra, all'esaminare un book di un artista ma anche leggere un libro.
Noi abbiamo semplicemente iniziato, e le difficoltà sono state e saranno molte. Ma è davvero significativo il fatto che pensiamo di poter ancora dire qualcosa nonostante sia stato scritto già praticamente tutto.
C'è un capitolo di un libro di Paul Virilio, L'arte dell'accecamento, in cui si spiega molto bene quali sono le problematiche rispetto a questa idea. Quando dice per esempio che vedere e potere sono le grandi questioni del XXI secolo, come dargli torto?
Si può notare un'ampia presenza di artisti stranieri in questi vostri primi progetti, a che tipo di scelta risponde?
La scelta di chiamare artisti stranieri non è motivata da esterofilia, anche in Italia ci sono artisti molto interessanti. L'idea è quella di dare la possibilità di conoscere ciò che offre il panorama internazionale.
Per questo noi pensavamo anche alle residenze come mezzo di scambio sia per artisti che per curatori e alla costituzione di un archivio che sia soprattutto internazionale, per favorire lo scambio di informazioni tra noi e altri spazi non-profit simili. Chiaramente questo diventa anche un modo per far veder all'estero ciò che si produce nel nostro paese e permettere a curatori stranieri di lavorare con artisti italiani.
Siete già in contatto con altri spazi simili al vostro? Pensate a delle forme di collaborazione?
Noi vorremmo collaborare anche con altre realtà non-profit italiane. Abbiamo già avuto dei contatti con Nosadella.due e con 1:1 projects. Elisa Del Prete è venuta a Roma con le due curatrici che in quel momento erano in residenza da lei, Annamari Vanska e Magdalena Ujma e insieme a Gabriele Gaspari hanno visto il nostro spazio e la mostra in corso in quel momento. Vorremmo con il tempo stabilire dei contatti anche con Exposito, per mostrare loro cosa facciamo e viceversa.
E' importante collaborare perchè l'Italia un po' pecca in questo rispetto all'estero dove ci sono moltissimi di questi spazi. Qualche anno fa io e Cecilia Casorati siamo state invitate in Polonia insieme ad altri curatori, quello che abbiamo visto non sono state solo gallerie ma anche spazi non-profit, che sono molti e lavorano con entusiasmo. Sicuramente i contesti sono diversi, ma l'interesse è comunque molto alto. Penso inoltre che ci sia una maggiore attenzione per queste strutture anche da parte dello Stato e questo si può tradurre in maggiori finanziamenti.
Quali sono le istituzioni che sostengono e finanziano il vostro progetto?
Ci stiamo muovendo con la Comunità Economica Europea e con tutte quelle istituzioni che possono essere interessate al nostro spazio. La nostra intenzione non è di vendere, e questo crea dei problemi perchè per lavorare con l'estero occorrono molti soldi, anche solo per spedire il materiale, invitare degli artisti ecc...
Stiamo anche cercando di instaurare una sorta di network con gli istituti di cultura stranieri che magari potrebbero essere interessati a sostenere il lavoro di artisti provenienti dai loro Paesi. E' molto difficile a Roma, data anche la ricchezza del patrimonio artistico antico, far avvicinare le persone all'arte contemporanea.
Una mostra che hai visto ultimamente e che hai trovato particolarmente interessante?
La personale di Matteo Fato da Ugolini a Firenze. Devo dire emozionante.
26 cc-Association for contemporary art
Via Castruccio Castracane, 26-28a-30 - Roma
Tel. 06 9818 2991
www.26cc.org
info@26cc.org
Immagini:
Due immagini di Clemens von Wedemeyer and Maya Schweizer, Metropolis report from China, video 42 minuti, 2004
Kwang-Yu-Tsui, Eighteen Copper guardians in Shao-Lin Temple and Penetration: the Perceptive, videocolore 3'07'', 2001
Carola Spadoni per Artist's corner, Collezione Auditorium
Keren Cytter, Repulsion, 2007
Alice Guareschi, Behind words, artist Richard Nonas measuring the space of an idea, video colore 21', 2003
Stano Masar, Global History of Art, installazione, 54 placche 15x15 cm, 2004
Diego Valentino, Senza Titolo, ferro, legno, audio dimensione ambientale, 2007
Questa intervista in formato PDF da stampare
Interviste precedenti:
Il totale è più della somma...
Napoli bella e dannata
Qualcosa di nuovo a Milano #1
Qualcosa di nuovo a Milano #2
Ospiti di Nosadella.due
È la volta di 1:1projects
FormContent: profilo di uno spazio
Michela Gulia è laureata all'Università di Roma "La Sapienza" in semiologia dell'arte contemporanea. Ha lavorato presso la Fondazione Baruchello (Roma), dove ha partecipato a diversi seminari di ricerca , tra cui quello su "Roma '77" con Rogelio Lopez Cuenca, e "Senza titolo per parlarne" con Mauro Folci e Osservatorio Nomade. Attualmente collabora con UnDo.Net
staff@undo.net
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