Attraversare le contingenze allargando le prospettive

22/10/2010
stampa   ::  




Mash-up


Un laboratorio e una mostra che hanno messo in gioco due archivi: uno con opere video di giovani artisti e l'altro con sperimentazioni degli anni '70 e '80. Tante le invenzioni che, come vuole il titolo, combinano fonti multiple attingendo al grande "deposito sincronico di scenari culturali" secondo la citazione riutilizzata dai curatori per definire il passato. E ora, nelle parole degli artisti che hanno partecipato, generano "nuove possibilità di ricordare nel futuro".



Alcuni momenti del laboratorio negli spazi dell'associazione AR.RI.VI, Milano. Foto di A.V. Zanchetta














Olga Pavlenko, Puo' stare a destra come a sinistra, video-installazione, 2010. Foto di A.V. Zanchetta




Pierfabrizio Paradiso, La vetrina della collezione di sabbia..., sito web (non on-line), mobile archivio, 2010




Pierfabrizio Paradiso, La vetrina della collezione di sabbia...(particolare), sito web (non on-line), mobile archivio, 2010




Eva Frapiccini, Conversazione con Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiaranda' / Conversazione con Anna Valeria Borsari, audio, 2010




Eva Frapiccini, Conversazione con Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiaranda' / Conversazione con Anna Valeria Borsari, audio, 2010. Foto di A.V. Zanchetta




Chiara Fumai, Archivio Nico Fumai, mixed-media, 2007-2010. Foto di A.V. Zanchetta




Chiara Fumai, Archivio Nico Fumai, mixed-media, 2007-2010. Foto di A.V. Zanchetta




Chiara Fumai presenta Nico Fumai, Performative lecture, 2010. Foto di A.V. Zanchetta




Chiara Fumai presenta Nico Fumai, Performative lecture, 2010. Foto di A.V. Zanchetta



Digitando 'per caso' la parola POTERE su google-libri se ne trova uno (consultabile parzialmente) intitolato 'Il potere degli archivi. Usi del passato e difesa del diritto d'autore'. E ci si ferma alla premessa, in questo punto preciso:
Secondo Arjun Appadurai, la nostra epoca è caratterizzata dall'inedito ruolo assegnato, nella vita sociale, all'immaginazione, per alimentare la quale il passato rappresenta una riserva inesauribile, "un deposito sincronico di scenari culturali [...] cui fare ricorso come meglio si crede". ( 1 )

4 giovani artisti, 2 archivi, un gruppo di ricerca e la volontà di mettere in relazione questi numeri.

Mash-up, il progetto per Art Hub curato da Trama21 (un gruppo artistico/curatoriale nato in seno all'Accademia di Belle Arti di Brera) è stato realizzato con la collaborazione dell'associazione AR.RI.VI. e si è articolato in diverse fasi: un laboratorio (3,4,5 ottobre), una mostra ( dal 13 al 20 ottobre ) e 4 puntate del ciclo 2video sul circuito UnDo.Net (dal 27 settembre al 18 ottobre).

Trama 21 ha invitato a partecipare al progetto i seguenti artisti, selezionati dall'Archivio Art Hub: Eva Frapiccini, Pierfabrizio Paradiso, Chiara Fumai e Olga Pavlenko

Art Hub è l'archivio online dedicato ai giovani e giovanissimi video e sound artisti. Se sei un giovane autore inserisci le tue opere nell'archivio per far conoscere il tuo lavoro e partecipare a workshop, residenze all'estero e laboratori.
AR.RI.VI. (Archivio Ricerca Visiva) è una associazione culturale che si propone di raccogliere materiale di documentazione relativo alla ricerca visiva, in Italia, negli anni Settanta e Ottanta.

E' stato chiesto ai partecipanti al laboratorio di lasciare per iscritto alcune impressioni e considerazioni nate e sviluppate durante la tre giorni. Ogni artista poi ha presentato un lavoro, risultato di questa ricerca per immagini in movimento e suoni. Due periodi, due archivi, due metodologie. Due: una relazione. In base a questo è venuto a crearsi un terreno fertile di discussione, nonché di scambio e condivisione di idee.


Olga Pavlenko
Può stare a destra come a sinistra

Io ragiono per immagini.
Le parole mi piacciono, ma le lascio pronunciare agli altri.
Ho passato tre bellissimi giorni, a guardare immagini in movimento prese da due archivi che rappresentano due momenti diversi nella storia dell'arte.
Guardare non è raccontare. Ho preferito raccontare con ulteriori immagini.

Ma qui provo a spiegare a parole le impressioni.

Le immagini hanno la capacità di trasformarsi in tempo. Il tempo reale è diverso da quello del video che, oltre al tempo reale, contiene anche quello storico. Il video spesso svela il momento della sua creazione.
Come ha detto Luciano Fabro nelle sue "regole d’arte":
"L’arte è lo specchiamento della propria coscienza, l’artista specchia la propria coscienza, però coscienza è inserirsi sui fili che ci legano agli altri, di conseguenza quando l’artista riesce a specchiare la propria coscienza, crea un’opera che permette anche agli altri di specchiarsi in essa, solo per questa semplicità, per questa correlazione, per questa coscienza, perché l’artista è riuscito a inserirsi nel circuito di energia che lo lega anche agli altri".

Il discorso continuo dell'arte, il filo che lega il passato con il presente costituisce per me una sorgente d'energia per le opere nuove, per la continuità del discorso. Le idee pronunciate in silenzio assoluto, che non raggiungono le orecchie di nessuno, svaniscono presto.

La ricerca in campo video degli anni '70 - '80 è molto interessante. Prima di tutto erano gli anni in cui si scopriva il mezzo stesso del video. Il linguaggio del video prendeva autorità. Erano gli anni in cui la tecnologia entrava nella vita quotidiana. Il soggetto rappresentato aveva vita propria, distanziato dalla realtà. Non è così per noi oggi: con i nostri cari comunichiamo con videotelefoni e immagini sullo schermo, per noi è realtà.

I 'mondi-video' degli anni 70-80 erano mondi alieni. Il video storicizzava il gesto ripreso. Lo 'monumentalizzava'. Oggi non abbiamo più stessa la certezza perché spesso il video è semplicemente una rappresentazione in diretta di un'altra realtà parallela che accade simultaneamente alla nostra. Il video è spesso spostamento su un altro territorio ma all'interno dello stesso tempo. I lavori video degli anni tecnologico-digitali risentono di questo atteggiamento. Per noi tutto quello che è oltre ai margini del nostro tempo reale è fiction.

Questi giorni d'immersione nei due archivi mi hanno spinto a riflettere sul rapporto tra l'oggetto reale e la sua rappresentazione nel video attraverso uno spaccato temporale. Quanto credibile era il tempo nei video degli 'anni di materia' e quanto lo è oggi? Come il mezzo stesso influenza il soggetto? Cos'è il "video" all'interno della nostra coscienza collettiva?


Pierfabrizio Paradiso
"La vetrina della collezione di sabbia era la meno appariscente ma pure la più misteriosa, quella che sembrava aver più cose da dire, pur attraverso l'opaco silenzio imprigionato nel vetro delle ampolle."( 2 )

Mi sono posto più volte alcune domande: “Che cos’è un archivio?”, “ che cosa possiamo intendere come archivio nella nostra vita quotidiana? “dove si nascondono?”, “ che forma possono prendere oggi, nel nostro contesto storico e sociale?”

Un archivio per definizione è “un complesso ordinato e sistematico di atti, scritture e documenti prodotti e/o acquisiti da un soggetto pubblico o privato (ente, istituzione, famiglia o individuo nel normale esercizio delle proprie funzioni), durante lo svolgimento della propria attività, e custoditi in funzione del loro valore di attestazione e di tutela di un determinato interesse”. ( 3 )

Inoltre: “L’archivio […] nasce spontaneamente, quale sedimentazione documentaria di un’attività pratica, amministrativa, giuridica. Esso è costituito perciò da un complesso di documenti, legati fra loro reciprocamente da un vincolo originario, necessario e determinato, per cui ciascun documento condiziona gli altri ed è dagli altri condizionato". (4)

"Il luogo che provvede a contenere questa accumulazione, a sua volta, viene chiamato Archivio."

All’interno della sede di AR.RI.VI. ho incontrato queste vecchio mobile di legno a cassetti, su ognuno di essi vi era un’etichetta classificatoria.

“Ecco cos’era un archivio”, pensai. Un vecchio mobile che viene da una cantina, nel quale erano archiviati spartiti musicali, dischi e chissà cos’altro. Qualcosa che forse andava al di là della Musica o di qualunque criterio classificatorio o archivistico.

Questo non ci è dato saperlo con certezza.

Alla fine la pratica dell’archiviare è qualcosa che ci appartiene forse inconsapevolmente; in ogni angolo della nostra vita o della nostra memoria si nasconde un archivio; ciò che cambia forse sono le forme e le dinamiche che questi archivi possono assumere oggi, che a volte ragionano, classificano e ordinano al nostro posto. A volte sappiamo governali, a volte li subiamo.

Ho deciso che mi sarei impossessato di questo vecchio archivio, attraverso il mio contesto storico, il mio spirito del tempo e ciò che mi appartiene: la sua imponenza fisica e strutturale si alleggerisce attraverso la digitalizzazione in un sito web che permette di accedere ai suoi cassetti nel quale ho messo ciò che io ho pensato d archiviare seguendo le sue etichette all’interno del web.

Dialogare con le forme del passato attraverso gli strumenti del presente per costruire nuove possibilità di ricordare nel futuro.

Questa è la mia nuova definizione di Archivio adesso.


Eva Frapiccini
Conversazione con Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà, co-fondatori dell'"archivio" UnDo.Net e dell’archivio Art Hub e con Anna Valeria Borsari, responsabile dell’archivio AR.RI.VI (Archivio Ricerca Visiva)

“L’archivio per me nasce sostanzialmente dal problema di non avere memoria. Comunque, non mi ricordo esattamente perché sia nato l’archivio. Probabilmente non ho memoria proprio per avere istituito durante tutti questi anni questo flusso di archiviazione…
L’archivio è uno strumento formidabile perché ti permette di separarti dal passato e di guardare al futuro.”


Questa frase di Vincenzo Chiarandà è solo un esempio della complessità di esprimere il senso attuale dell’atto di raccogliere il presente nel suo divenire. Mi affascina l’idea che nella catalogazione di eventi, video, riviste non si sappia distinguere tra causa e conseguenza, e penso che questo nasconda un desiderio vero, e comune, perché irrazionale.

Dietro ogni archivio c’è uno stimolo e la cura del suo responsabile, la visione dell’archivio ArtHub e di quello di AR.RI.VI. e le relative discussioni durante il workshop mi hanno stimolato a cercare le motivazioni della ricerca bibliografica e storica che si nasconde dietro ad essi.

Propongo le conversazioni come una scatola aperta, per capire la necessità tutta contemporanea di registrare i passaggi temporali, come una riflessione comune che sia uno spunto per ripensare i luoghi di creazione.


Chiara Fumai
Archivio Nico Fumai

Questo testo, che Trama21 mi ha chiesto di scrivere in occasione di “Mash-Up”, dovrebbe essere una presentazione, o meglio un chiarimento del mio contributo, ma dato che quest’ultimo avviene sotto forma di lecture sull'arbitrarietà e sugli equivoci dell’informazione, riproducendo gli stessi fenomeni di falsificazione prodotti dall’oggetto della sua indagine, è evidente che per rispetto nei confronti dell’Archivio Nico Fumai, questo testo non potrà mai diventare un chiarimento.

Anzi, se volete rendere la sua lettura più confortevole, potete stamparlo, fotografarlo, farci un collage, appenderlo alle pareti, costruirci una teca intorno, proiettarlo raso terra e poi all’angolino, recitarlo nudi per terra o saltellando in un balletto. Potreste eventualmente anche addormentarvi recitandolo, e così finirebbe che potrebbe apparirvi in sogno (in questo caso i numeri sarebbero: 31, 6, 86). Stasera, domani, tra un anno, tra dieci anni. Non importa, tutto il tempo che ci vuole. Sì, questo testo potrebbe raggiungervi nel bel mezzo del sogno, mentre parlate col vicino di casa, innaffiate le piante e tanto siete distratti a guardare il vicino di casa, che neanche vi siete accorti di essere sospesi per aria. Allora cerchereste di svegliarvi. E se non siete degli esperti, via via la visione si farebbe sfocata, portandosi via la memoria, e sul più bello anche le luci.

Scena 2: Studio di registrazione televisiva, un lunedì mattina (in diretta).

Presentatore: - Ho sentito dire che Lei, oltre ad essere una disc-jockey, è anche un’artista, cioè partecipa a delle mostre. Ma io non ho ancora capito cosa fa precisamente… dipinge? (per aiutare la comprensione il presentatore fa con la mano destra il gesto di dipingere)
ospite: - No, di solito lavoro con i video.
presentatore: - Ah, quindi Lei fa delle sculture?
ospite: - Video.
presentatore: - Forse non ci siamo capiti. Vorrei sapere in cosa consiste il suo lavoro di “a-r-t-i-s-ta”.
ospite: - Dott. Costanzo, è da stamattina che Le dico che faccio i video, ma se Lei vuole per forza chiamare i video sculture, allora faccia come Le pare e li chiami sculture.
presentatore: - Consigli per gli acquisti.

Segue monologo dell’artista, vestita in giacca nera, camicia bianca e jeans stretti, in piedi accanto a un giradischi Technics sl1200, disposto su un tavolino a centro parete.

Artista: - Ho deciso di invitare l’Archivio Nico Fumai a partecipare a questa mostra perché credo che la conoscenza del fenomeno musicale Italodisco possa fornire un approfondimento interessante alla comprensione dei cambiamenti culturali avvenuti nel nostro Paese agli inizi degli anni ’80. Infatti, contemporaneamente agli esordi della prima televisione commerciale, l’Italia ha assistito alla nascita di uno Spettacolare, oscuro e seminale genere elettronico musicale, che è stato presentato al pubblico di allora come qualcosa di “altro” rispetto alla sua vera natura, facendo leva sull'abitudine da parte della massa di prendere per vero, per reale, l’oggetto della visione.

Se noi italiani raramente “ricordiamo” la Italodisco (1980-1985) è perché venne spacciata in patria come genere di importazione, utilizzando la scarsa conoscenza della grammatica inglese da parte degli italiani e i sogni allucinatori diffusi dall’apparecchio domestico. La Italo, invece, era nata a Milano, a opera di un gruppo ristretto gruppo di producer, cantautori e musicisti (elettronici), i quali affiancarono alla costruzione di brani attraverso sintetizzatori, la presenza di attori e modelli per copertine, videoclip e show televisivi (fatti sempre con una voce in playback), quale necessaria controparte visiva del proprio lavoro, e attribuendo alle loro opere identità e improbabili biografie, che ne garantirono il trionfo internazionale, nonostante la presenza di numerose sviste…

Questa sera, grazie al contributo dell’Archivio Nico Fumai che ha messo a disposizione dischi, memorabilia e pubblicazioni sull’artista, analizzeremo il passaggio dalla canzone italiana romantica alla Italodisco e la complessità del suo riconoscimento autoriale, attraverso la carriera di colui che accanto a Giorgio Moroder e Claudio Simonetti, ne è stato uno dei pionieri più enigmatici: Nico Fumai (1941), il cantautore italiano che contribuì alla nascita della discomusic, nascondendosi dietro l’opera musicale e rifiutando il ruolo di intrattenitore per il pubblico di massa...

Performative lecture (45’) sulla carriera di Nico Fumai dal 1963 al 1985 (anno di ritiro dalla scena musicale), attraverso l’ascolto di rarissimi vinili provenienti dalla sua immensa discografia.



(1) L. Giuva, S.Vitali, I. Zanni Rosiello, Il potere degli archivi: usi del passato e difesa dei diritti nella società contemporanea, Mondadori, 2007, Milano
(2) Italo Calvino, Collezione di Sabbia, 1984, Milano
(3) Da wikipedia.org

(4) Elio Lodolini, Archivistica. Principi e problemi, Milano, 2002, p. 21


Il comunicato stampa della mostra Mash-up

Nell'ambito del progetto Mash-up Trama21 si è occupata della curatela di 4 puntate del ciclo 2Video proponendo le seguenti coppie di opere tratte dagli archivi AR.RI.VI. e Art Hub :

26 settembre:
"Il testimone" ( 1976 ) di Anna Valeria Borsari e "Untitled" ( 2008 ) di Francesco Fossati
3 ottobre:
"La grande occasione" ( 1973 ) di Ugo La Pietra e "Quello che non c'è" ( 2010 ) di Riccardo Giacconi
10 ottobre:
"Analogie" ( 1978 ) di Guido Sartorelli e "Senza Titolo" ( 2006 ) di luisa mizzoni aka luxi lu
17 ottobre:
"Il tempo consuma" ( 1979 ) di Michele Sambin e "Per filo e per segno" ( 2010 ) di Michela Pozzi


Trama21 - gruppo di ricerca per l'arte contemporanea – è nato in seno all’Accademia di Belle Arti di Brera dall’idea di un gruppo di giovani studenti dell’aula 21B, con l’ausilio della storica dell’arte Marcella Anglani. Nel 2009 ha organizzato il workshop 'Soppalcare. L’Accademia come Luogo di Relazione e Formazione'. Per Un-defind09 ha organizzato 'GrenzLabor/Laboratorio Confine'. Nel 2010 ha organizzato un workshop per il Liceo Artistico Statale "Bruno Munari" di Cremona, in collaborazione con C.R.A.C.