Massimo Marchetti: Il Centro Pecci è un Museo privato che ha aperto dalla scorsa primavera una vetrina anche a Milano, all'interno di un ex-edificio industriale sul Naviglio Grande. Qui, per un paio d'anni, verranno allestite delle mostre; nel frattempo l'edificio di Prato è in corso di ristrutturazione ed ampliamento. La prima mostra a Milano ha proposto un'istallazione dei 'NIO architecten', autori di questo progetto di ampliamento del museo pratese. Incontriamo ora Stefano Pezzato, curatore interno al Centro Pecci nonché della mostra "Invito al viaggio. Parte 1 Proposte dalla collezione del museo: Ambienti" con quattro grandi opere di Pinot Gallizio, Fabio Mauri, Mario Merz e Superstudio. Questo progetto è diviso in due parti: la prima ha aperto il 16 dicembre, la seconda inaugurerà il 17 febbraio.
Che cosa tratta questa mostra? Dove ci porta questo viaggio?
Stefano Pezzato: Come dice il titolo 'Invito al viaggio' è un invito a muoversi ed è originato dalla metafora che il Museo stesso incarna: un organismo in movimento, in continua crescita ed espansione. Siamo a Milano per presentare la proposta, il progetto culturale di Prato dopo 20 anni dalla fondazione di un Museo che è stato uno dei primi in Italia ad essere costruito con un edifico appositamente pensato per l'arte contemporanea. Una proposta che viene rilanciata adesso con il progetto di ampliamento firmato 'NIO architecten' e con l'occasione di poter disporre per alcuni anni di uno spazio di archeologia industriale a Milano, che non è cosa da poco. Abbiamo colto al volo la proposta di un privato - il proprietario dell'edificio - e rilanciato fuori dalla Toscana il progetto di Prato. L'idea del viaggio è venuta naturalmente pensando allo spostamento fisico che stiamo facendo, ma anche ad un livello simbolico. L'esperienza che un Museo propone al visitatore è, secondo me, proprio quella di un viaggio, fisico e della mente soprattutto: entrare e farsi trasportare dalle opere.
M.M.: Quattro opere, quattro ambienti che promettono anche un'esperienza piuttosto coinvolgente: la 'Caverna dell'antimateria' di Pinot Gallizio, 'Luna' di Fabio Mauri, 'La spirale appare' di Mario Merz e 'Supersuperficie' dei Superstudio. Ci puoi descrivere queste istallazioni?
S.P.: Il progetto 'In viaggio' è un progetto in-progress. C'è un inizio, il 16 dicembre quando siamo partiti, e non c'è una fine, nel senso che non termina ora ma verrà integrato di volta in volta, come un organismo: saranno sostituite delle opere e ne arriveranno delle altre. Per questa prima 'tranche' ho scelto 4 opere storiche che avessero un 'appeal', un peso culturale.
Abbiamo una sola opera già appartenente alla collezione del Museo, quella di Mario Merz, un'opera del '90, quindi relativamente recente. E' un progetto che Merz ha covato per molti anni e proposto al Museum Haus Lange di Krefeld -disegnato da Mies van der Rohe- un'opera mai realizzata e pubblicata in un libro d'artista, che si concretizzo' in una mostra a Prato (nel '90, appunto): una spirale enorme fatta di fascine che circoscrive e penetra l'architettura. Di fatto l'architettura diventa parte della scultura, quindi si capovolgono i termini che solitamente un'opera d'arte ci offre, ovvero non è l'opera che si inserisce nell'architettura ma il contrario.
A questa abbiamo aggiunto 3 pezzi che per l'occasione vengono acquisiti dal Museo Pecci, facendo anche un'operazione di aggiornamento della nostra collezione (nella seconda 'tranche' presenteremo dei lavori che già possediamo). Tra le nuove acquisizioni la 'Caverna dell'antimateria' di Pinot Gallizio è un'opera che da un punto di vista storico è quasi mitica, fu infatti presentata a Parigi su invito di Juy Debord e dei Situazionisti: un invito fatto ad un artista che è sempre stato considerato 'borderline' nel panorama italiano. E' un'opera che è stata vista poco e che per l'occasione abbiamo ricostruito, appartiene a privati e verrà lasciata in prestito a lungo termine alla collezione del Museo di Prato. Allo stesso modo acquisiamo un'istallazione visionaria di Fabio Mauri del 1968, Luna. Un anno prima dell'allunaggio, Mauri ha ipotizzato quello che poteva essere l'esperienza di mettere i piedi sulla superficie lunare, l'esperienza che proponiamo oggi ai visitatori della mostra.
L'ultimo pezzo è di Superstudio, un gruppo di architetti radicali che alla fine degli anni '60-inizio'70 si dedicarono ad una ricerca di tipo visivo, molto più vicino all'arte che all'architettura, anzi contestando la regola del loro mestiere; questo progetto ipotizza un habitat futuribile in cui l'umanità non avrà più bisogno di oggetti e si vivrà tutti collegati ad una rete, un network. Se vogliamo utilizzare un termine attuale, anche se loro lo dicevano nel '72, si sarebbe trattato di un collegamento costituto da 'energia e comunicazione'. Questa cosa è abbastanza sorprendente in quanto queste persone avevano anticipato qualcosa che sarebbe poi in qualche modo accaduto e che stiamo vivendo oggi.
M.M.: Una sensibilità un po' profetica... A proposito di questi nomi che hai citato, a parte Mario Merz che è una punta di diamante dell'arte italiana del mondo e pienamente riconosciuto, gli altri sono stati oggetto di una riscoperta negli ultimi tempi, soprattutto Mauri. Le loro ricerche sono in un certo senso un po' in ombra, perché non sono forse conosciuti dal pubblico come meriterebbero. Il sistema italiano che atteggiamento ha avuto nella valorizzazione e nella storicizzazione di questi autori?
S.P.: Penso che quanto dici sia vero in parte. Ad esempio l'opera di Gallizio è stata inserita in una grande mostra sul situazionismo al Pompidou e all'Institute of Contemporary Arts di Londra nel 1989, quindi ha avuto riconoscimenti internazionali. Il micro-ambiente che costituisce una piccola porzione della 'Supersuperficie' dei Superstudio fu presentato al MoMA di New York in una mostra dedicata al design italiano nel 1972. Forse abbiamo dimenticato quanto queste persone hanno fatto e i riconoscimenti che hanno avuto.
Penso che questo sia dovuto principalmente al mercato, a quello che il mercato può commercializzare e di conseguenza promuovere in termini di "immagine". Tutti noi, pubblico compreso, conosciamo Warhol, uno degli artisti con maggiori capacità commerciali, o Damien Hirst, il numero uno per lo stesso motivo. Sta di fatto che gli autori di cui parliamo un peso culturale l'hanno sempre avuto (Mauri possiamo considerarlo un outsider, ma è sempre stato riconosciuto un grande intellettuale, amico intimo e di storie di Pasolini ecc.). Non stiamo parlando di persone misconosciute, ma che hanno toccato solo in minima parte il business dell'arte.
M.M.: Ripensando a quanto si è visto ad Artissima quest'anno, se ti ricordi c'erano alcune gallerie che avevano creato uno "spazio" dove venivano riproposti artisti "ripescati", questa è un po' una dichiarazione di fallimento da parte del ruolo culturale di alcune gallerie: ripescare un autore valido significa che lo si era dimenticato per strada. In questa crepa che si crea, in questo vuoto, l'istituzione museale - specialmente un'istituzione privata, magari più dinamica - si può inserire, come avete fatto voi, per riproporre con più incisività alcuni artisti e autori del nostro passato recente?
S.P.: Penso che i ripensamenti possono sempre essere utili, bisogna capire le reali finalità di questi ripensamenti. Noi siamo un'istituzione abbastanza giovane (appena 22 anni) e abbiamo cominciato con l'"attualità", quindi trattando opere di 22 anni fa. Pian piano ci stiamo allontanando temporalmente, ora con Gallizio siamo arrivati al '59 che ci sembra un'epoca molto distante, o al mitico '68 con Fabio Mauri. Stiamo riscoprendo le nostre radici in qualche modo.
M.M.: L'ultima domanda riguarda il ruolo dell'istituzione che, necessariamente, quasi per definizione, quando si istalla in un territorio deve avere un programma di ampio respiro per entrare, per infiltrarsi. In una situazione come la vostra, cioè di una presenza momentanea in un territorio complesso come quello di Milano, quali sono i problemi che sorgono?
S.P.: Il nostro intento e i nostri partners vengono dalla regione Toscana e noi siamo radicati in un territorio che è universalmente riconosciuto e identificato come uno straordinario patrimonio storico-culturale; se vuoi siamo una mosca bianca a casa nostra. Il fatto di stare a Milano significa per noi poter respirare una boccata d'ossigeno. Milano è forse da sempre il cuore della contemporaneità, è stato il centro dov'è nato il Futurismo, dove s'è formato il mercato dell'arte contemporanea italiana, dove si è formato ed è emerso Lucio Fontana - per citare alcuni esempi di rilievo.
Quello che ci interessa è far capire che anche una provincia come Prato - che comunque è vivace, attiva in una terra come quella Toscana che solitamente si associa al Giotto piuttosto che Botticelli, Leonardo e Michelangelo - invece ha prodotto e produce ricerca ed attività molto attuali. Noi ci riteniamo una punta artistica avanzata della regione ed abbiamo ottenuto un riconoscimento regionale che sponsorizza questa operazione milanese. Sembrerebbe un controsenso, ma è un modo per far sapere soprattutto che il Museo d'Arte Contemporanea può fare da tramite (il Guggenheim di Bilbao ha trasformato l'economia di un'intera regione). Non abbiamo l'ambizione di essere il Guggenheim né ci interessa aprire sedi in franchishing in tutto il mondo, ma mostrare il patrimonio e lavorare seriamente sulla qualità delle nostre proposte, che tra l'altro sono tutte aperte gratuitamente.
Il prossimo 18 febbraio inaugureremo la seconda tranche 'Invito al viaggio' con altri 4 artisti italiani: Loris Cecchini, Enzo Cucchi, Remo Salvadori e Gilberto Zorio (artisti ai quali in passato il Centro Pecci ha dedicato mostre personali).
Cercheremo di delineare un percorso originale nel panorama artistico nazionale degli ultimi 50 anni, invece di proporre i cliché (l'arte povera, la transavanguardia ecc.), metteremo insieme ed accosteremo delle figure sui generis, però con opere che hanno una storia, un peso culturale. Invitiamo la gente a venire a trovarci, a vedere le mostre, a muoversi, a pensare e a non fermarsi solo su quanto è sulla bocca di tutti.
Il comunicato stampa della mostra Invito al viaggio. Parte 1 - Proposte dalla collezione del museo: Ambienti nella sede espositiva distaccata del Museo Pecci Milano, dal 16 dicembre 2010 al 22 gennaio 2011
Il comunicato stampa della mostra Invito al viaggio. Parte 2 - Proposte dalla collezione del museo nella sede espositiva distaccata del Museo Pecci Milano, dal 17 febbraio al 26 marzo 2011
Quest'intervista è tratta da Voices, archivio sonoro di interviste in progress un progetto del network UnDo.Net realizzato in collaborazione con Humus, programma radiofonico di approfondimento culturale condotto da Piero Santi su Radio Città del Capo. Ogni settimana alcuni dei protagonisti della scena artistica contemporanea sono intervistati da Annalisa Cattani e Massimo Marchetti.
Voices è un attraversamento random tra le contingenze del contemporaneo che offre un'istantanea - ovviamente parziale - del dibattito intorno al display, le pratiche artistiche e curatoriali, i protagonisti delle fenomenologie attuali.
Ogni intervista viene trasmessa in radio e viene pubblicata su UnDo.Net per essere diffusa attraverso la rete, in relazione con tutte le altre fonti presenti nel network riguardo eventi culturali, autori e progetti.