Attraversare le contingenze allargando le prospettive

25/03/2011
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Premiare fa parlare?


O far parlare premia? Federico Palazzoli è titolare della società di promozione e ufficio stampa Studio Pesci. Sono molti anni che lavora nell'arte contemporanea avendo a che fare con committenti pubblici e privati, ma anche con giornalisti, artisti, burocrati, fanatici e brave persone. Ha pochi peli sulla lingua quando ci dà la sua visione di un “mondo” in cui dalla comunicazione ci si aspetta di tutto, visto che si spende molto. Qui ci offre il suo parere sulle relazioni tra musei e aziende, sul ruolo degli sponsor, e soprattutto sui premi, vecchi e nuovi, dedicati agli artisti.



Museo archeologico di Spina, palazzo Costabili detto di Ludovico il Moro, cortile d'onore di Biagio Rossetti




Carta nautica di Giulio di Cesare Petrucci, Pisa, 1571. Pergamena, 93x62 cm. Museo della Specola, Bologna




Rä di Martino (tra i finalisti del Premio Furla 2005), not360, 2002. Video still. Courtesy Artist and Monitor video&contemporary art, Roma




Nico Vascellari (tra i finalisti del Premio Furla 2007), Nodo Terziario, 2003. Courtesy dell'artista




Diego Zuelli (tra i 5 candidati al Premio Carmen Silvestroni 2004), 3000 esposizioni ultrarapide, 2003. Computer graphics, DVD videoprojection, no sound, 2’ (loop)




Armando Lulaj (tra i 5 finalisti del Premio Carmen Silvestroni 2008), Living in Memory, Video, 5’30”, 2004




Terry Richardson con Lady Gaga. Foto Terry Richardson tratta da www.terrysdiary.com




Michael Fliri, getting too old to die young, 2008. Courtesy Galleria Raffaella Cortese. Foto Tizza Covi. Fliri è in mostra al Museo Pecci di Prato fino al 30/04/11




Tu che hai lavorato molto con aziende che promuovono iniziative culturali cosa ne pensi dell'ingresso dei privati in musei e istituzioni culturali pubbliche?

Federico Palazzoli: Non ho un'opinione ben definita perchè, come sempre in Italia, le cose sono molto complesse. Qui i musei sono andati avanti per anni con gli investimenti pubblici e c'e' stato anche molto sperpero di denaro e cattiva gestione. Questo vale per i musei in generale: quello della civiltà contadina, la galleria civica, la pinacoteca ecc.. Un'esempio è il Museo archeologico di Spina a Ferrara, rimasto chiuso otto anni per lavori di ristrutturazione; un museo che aveva 30.000 visitatori l'anno (che sono tanti per un museo) con punte di 70.000. Dopo la chiusura si fa fatica a farlo tornare in auge perchè si è persa l'abitudine di andarci.
Come entrano i privati in questi musei, dove entrano? Entrano al MAXXI perchè hanno la visibilità di un nuovo museo nazionale, oppure entrano anche nei musei civici archeologici dove ci sono gli egizi e gli etruschi, meno interessanti perchè meno associabili a un'immagine intrigante, giovane o divertente, che faccia vendere? (le aziende vogliono questo, o vogliono essere conosciute)

In questo momento stanno nascendo tante fondazioni che hanno una gestione molto diversa rispetto alle istituzioni pubbliche, anche se a volte nascono da istituzioni pubbliche...

F.P.: Ad esempio, parliamo della Fondazione MAXXI che è nata per poter utilizzare i soldi pubblici e i soldi privati insieme, per fare andare avanti il museo. Il MAXXI dovrebbe essere un esempio di gestione per tutti, o quasi. E' una super-eccellenza territoriale, l'unico museo nazionale di arte contemporanea.
Ma dove vanno a finire le piccole realtà, se devono basarsi sul sostegno dei privati?
A Bologna c'è la Fondazione bancaria Carisbo che finanzia in qualche modo questi musei (un milione di euro, credo, va anche al MAMBO) però ha costruito il progetto 'Genius Bononiae': 4 o 5 spazi espositivi sparsi per la città dove inserirà le opere della propria collezione. Quindi, invece di dare respiro e forza ai bellissimi musei che ci sono già (per anni il MAMBO è stato voluto dalla città di Bologna), ne costruisce di nuovi. Personalmente mi sembra una follia. Abbiamo tante realtà da sostenere... Per esempio: sono andato con mio figlio al Museo della Specola e ho scoperto che è chiuso il pomeriggio (puo' stare aperto solo la mattina); ma se non possono andare a vederlo le famiglie, chi ci va? Nessuno.

Le banche, i festival, le fiere... con chi è più difficile lavorare?

F.P.: E' difficile con quelli che pensano di darti un pacchetto pronto e tu lo devi comunicare. Invece gli eventi bisognerebbe costuirli insieme a chi li comunica, siano essi fiere, festival, mostre ecc. perchè è solo così che si puo' fare una buona comunicazione. Poi si tende a credere che il proprio evento sia il più importante e che avra' necessariamente tanto spazio. E bisogna invece avere l'umiltà di capire che tipo di spazio e di attenzione si puo' avere.
Ho conosciuto ultimamente delle persone, per una mostra che ho seguito a Modena, che mi hanno chiamato dicendomi: "Noi non ci aspettiamo niente di ché, magari un po' di visibilità sulle riviste d'arte nell'arco di tre mesi...", con molta, molta modestia (sapendo anche di non fare la mostra di Cattelan, insomma). Invece di solito se non arrivano i risultati è colpa dell'uffico stampa, mentre se arrivano è perchè l'evento è meraviglioso.

Ti sembra che gli sponsor siano troppo invadenti?

F.P.: No, almeno per l'esperienza che ho io.
Se la curatela è fatta da persone che sanno il fatto loro, che sanno lavorare, gli sponsor rimangono tali, anche se non sono più quelli che mettono solo il logo ma vogliono partecipare attivamente all'evento. Non è giusto, secondo me, che chi sponsorizza per avere visibilità, per legare la propria immagine al contemporaneo, all'arte giovane o a grandi mostre, entri nel merito del progetto culturale. E' meglio che ognuno faccia cio' che sa fare.

Secondo te quale dovrebbe/potrebbe essere il ruolo delle aziende nella promozione della cultura (costruzione di eventi o, per esempio, sostegno a progetti a lungo termine diffusi sul territorio in cui operano, quasi di supporto alla formazione)?

F.P.: Supporto alla formazione; perchè la cultura e l'arte contemporanea sono una forte spinta al sistema Italia. Quando il governo taglia i fondi ai beni culturali non si interessa al fatto che anche un'azienda come la mia vive di quello. Si pensa che un evento sia solo per i visitatori, ma invece c'è tutto l'indotto: voi, io, gli 8 dipendenti che lavorano da me e tante altre persone sono pagati dai progetti culturali...
E ci sono tanti bei progetti, come ad esempio, ne parlavo con Cristiano Seganfreddo, il premio 'Gaetano Marzotto' che è dedicato alle idee giovani. Secondo me questo si deve fare: favorire e stimolare la creazione di nuovi mestieri, creare indotto all'interno del settore cultura; perchè un premio appoggiato lì per dare soldi a chi vince - oppure visibilità - lascia il tempo che trova. Un'azienda deve in qualche modo legarsi alla formazione, ma questa visione ce l'ha solo chi è lungimirante.

Da qualche anno i premi istituiti dalle aziende sono sempre più numerosi, perché? Quali hai seguito in passato e oggi?

F.P.: Quando ho cominciato, ho seguito un piccolo premio a Santa Sofia (FC), si chiamava 'Premio Campigna' con Adriano Baccilieri - attuale direttore dell'Accademia di Belle Arti di Bologna - e mi è molto piaciuto, era più di 10 anni fa. Poi ho seguito il 'Premio Silvestroni' e tanti altri. Di solito il premio nasce per far emergere il nome di un'azienda con una modalità meno dispendiosa che fare campagne pubblicitarie e, a volte, dalla passione vera di alcune persone. Io ho curato il 'Premio Furla' per parecchi anni e so che dietro c'è la vera passione di Giovanna Furlanetto per l'arte contemporanea. Certo anche questo è un modo per dare visibilità al proprio marchio, ed è giusto così, perchè l'azienda "ne ha messi tanti" per avere un premio davvero importante in Italia, diventato tale anche per la sua lungimiranza iniziale.

Il Premio Terna è molto diverso, parte da un'azienda gigantesca e con grandi numeri. La prima cosa che hanno fatto è stato un 'sondaggio Mannheimer' sull'arte contemporanea, cosa che ha costi che nessun'altro in Italia si sarebbe potuto accollare. Secondo me è un premio innovativo però anche questo è stato un escamotage di Terna per farsi conoscere spendendo meno soldi che in campagne pubblicitarie. Terna e' il principale proprietario della Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica, dei tralicci e di tutti gli strumenti usati da Enel, Edison e le altre, ora che il mercato e' libero. Per costruire il premio hanno fatto correzioni in corso d'opera, sviluppandolo enormemente, ma è chiaro che hanno la capacità economica di nessun'altro premio in Italia. Meglio per loro; anche perchè portano avanti un discorso democratico: tutti gli artisti si possono iscrivere, tutti possono votare online... insomma una bella cosa, anche perchè offre possibilità a chi non è più giovane (esiste pure quella fascia lì!)

Il Premio Arte Laguna è invece un concorso molto commerciale, in cui gli artisti pagano l'iscrizione. Mi ha lasciato un po' di amaro in bocca perchè so tutto quello che c'è dietro, anche se le opere premiate erano di sicuro valore. La cosa interessante di questo premio è che ha ricevuto iscrizioni da tutto il mondo, dai posti più disparati. Se vengono spedite opere dall'estero in Italia, significa che l'arte è un ambito che attira attenzione e va incentivato.

In ultimo sto lavorando al premio 'MOMA – MyOwnMAsterpiece' di Umberto Cesari, per il quale sono stati chiamati gli studenti dell'Accademia di Bologna e Ravenna ad elaborare l'etichetta del MOMA, un vino bolognese che aveva un dipinto di Morandi come contrassegno. Il concorso attualmente è alla votazione on-line.
Si tratta dell'edizione numero zero e questa azienda vuole prima capire ed entrare in questo "mondo" in punta di piedi. Il vincitore sarà uno studente e il premio di 5.000 euro verra' diviso tra l'Accademia che lo ospita e l'autore. E' importante gratificare gli artisti e non solo farli lavorare per la gloria. Sono contento di questo piccolo premio che sta nascendo pian piano; chi l'ha inventato, chi spende, ha l'intelligenza di essere umile (e mi rifaccio al discorso di prima); sa che ci sono tanti passi da fare.

Ma esiste un premio per gli uffici stampa?

F.P.: (ride) No, ma comunque non parteciperei. Ho già abbastanza lavoro.

Secondo te quanto si spende in comunicazione per gli eventi culturali rispetto ai budget complessivi?

F.P.: Abbastanza. Io faccio sempre spendere circa 1/5 del budget; se posso permettermi di dirlo: è un buon compromesso.

Dove vanno oggi questi soldi (internet, carta, testimonial)?

F.P.: Dipende. Se c'è il voto on-line devi fare banner. Se invece hai un evento super-istituzionale devi fare le pagine sul Corriere della Sera. Se hai qualcosa di legato alla performance e al video devi andare nei siti web dove si possono vedere i video ecc. Non si puo' dire dove vanno, dipende dal tipo di manifestazione e dal target a cui si mira.

Qual'è stata la richiesta più assurda che ti e' stata fatta, professionalmente parlando?

F.P.: Una mostra improponibile che ho seguito, e alla fine mi sono pure divertito. Era una mostra pornografica del fotografo americano Terry Richardson e del suo libro intitolato 'Kibosh'. All'inaugurazione sono venute 1.500 persone. Tanto di cappello a chi l'ha pensata...



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