Attraversare le contingenze allargando le prospettive

21/09/2011
stampa   ::  




Declining Democracy

La primavera araba combatte per valori che in Occidente sembravano assimilati e invece a quanto pare non lo sono. "Ripensare la democrazia tra utopia e partecipazione" è il fulcro della mostra inaugurata il 22 settembre alla Strozzina di Firenze. Qui, diversi artisti internazionali indagano urgenze e nuove possibili forme di partecipazione.
Ne abbiamo parlato con la curatrice Franziska Nori che ci ha risposto in modo molto diretto anche circa l'incisività dell'arte oggi...



BUUUUUUUUUU, How to get your hands dirty in times of authoritarian democracies, 2011. Veduta dell'installazione al CCC Strozzina. Foto: Martino Margheri




Francis Alys, When Faith Moves Mountains, 2002. Veduta dell'installazione al CCC Strozzina. Foto: James O' Mara




Democracia, Ser y Durar, 2011. Veduta dell'installazione al CCC Strozzina. Foto: Martino Margheri




Thomas Hirschhorn, Where do I stand? Waht Do I want?, 2007. Veduta dell'installazione al CCC Strozzina. Foto: Martino Margheri




Thomas Kilpper, State of Control (sinistra) - John Heartfield and Silvio Berlusconi (destra), 2009. Veduta dell'installazione al CCC Strozzina. Foto: James O' Mara




Michael Bielicky, & Kamila B. Richter, Garden of Error and Decay, 2001. Veduta dell'installazione al CCC Strozzina. Foto: Martino Margheri




Thomas Feuerstein, PARLAMENT, 2009. veduta dell'installazione al CCC Strozzina. Foto: James O' Mara




Massimo Marchetti: Se da una parte esiste una crisi di fiducia e una mancanza di partecipazione attiva dei cittadini nel mondo occidentale, dall'altra abbiamo assistito solo poco mesi fa ad un rivolgimento nel Nord Africa, ad una richiesta di democrazia. Ora, si tratta della stessa democrazia, stesso concetto, concetti differenti... Questa mostra forse ci può venire incontro...

Franziska Nori: Sì, hai colto bene lo spirito di questa manifestazione che abbiamo cominciato ad organizzare un anno e mezzo fa, ma forse stiamo cogliendo un momento in cui purtroppo questo tema sta diventando di bruciante attualità. Stiamo leggendo su tutte le prime pagine non solo della crisi finanziaria internazionale, ma della messa in discussione di un sistema intero, dunque della rivalutazione di quello che oggi ci sembrava un bene acquisito, ma che invece si rivela non esserlo.
Da qui la necessità da parte di tutti noi di ripensare ai valori di fondo.
In questo caso abbiamo potuto raccogliere le testimonianze di 12 artisti internazionali che riflettono con noi, nel formato di una mostra, sui principi e i meccanismi di funzionamento di una democrazia.

M.M.: Gli artisti che sono stati scelti sono quasi tutti europei, ad eccezione di un colombiano. Puoi tracciare un percorso, un attraversamento di questa mostra?

F.M.: La mostra ha la particolarità di voler rappresentare l'eterogeneità dei possibili linguaggi e delle modalità con cui gli artisti affrontano una tematica così complessa, arrivando al punto di renderne difficile la realizzazione in un formato visivo estetico.

Apre la mostra il lavoro di Thomas Kilpper, artista tedesco che ha passato molto tempo in Italia e che ha dedicato gran parte della sua ricerca al problema dell'immigrazione. E' stato molti mesi anche a Lampedusa negli ultimi anni e presenta un lavoro in progress che ci parla di questa urgenza, che ultimamente ha raggiunto un apice.

Continuiamo con Thomas Hirschorn che abbiamo visto rappresentare la Svizzera in occasione dell'ultima Biennale di Venezia e a cui abbiamo chiesto di invitarci nel suo mondo personale di riflessioni, in quanto artista che da decenni dedica il suo lavoro a considerazioni sul pensiero politico declinato poi attraverso le possibilità dell'arte e della cultura.

Abbiamo anche delle posizioni che utilizzano le potenzialità del multimediale: il collettivo di italiani Buuuuuuuuu, emigrati in Austria, danno la possibilità sul loro blog (il loro lavoro si svolge soprattutto in rete) di fare delle piccole azioni, esprimendo anche ironicamente un proprio pensiero politico. Tramite queste singole perfomance è possibile partecipare a questa collettività digitale anche qui dagli spazi espositivi della Strozzina.

Abbiamo poi dedicato particolare attenzione a tutta una serie di eventi paralleli alla mostra. Come il workshop di Cesare Pietroiusti, artista presente anche in esposizione, che offrirà la possibilità di svolgere con lui un 'seminario' di quattro giorni basato sui principi della Scuola Quadro, quella che dagli anni '50-'60 educa le giovani generazioni dei partiti politici a diventare i nuovi leader, la nuova classe dirigente. Pietroiusti ha proposto un progetto in cui, alle persone selezionate tramite un bando visible sul sito web, darà la possibilità di confrontarsi e fare pratica con alcune dinamiche attualmente necessarie per diventare i politici di domani.

M.M.: Generalmente nell'arte contemporanea si sottolinea uno scollamento fra il "mondo degli artisti" e quello che si può definire un comune sentimento di cittadinanza.
Secondo te quanto l'arte contemporanea oggi riesce ad incidere nell'immaginario collettivo, a spostare la sensibilità?


F.N.: Domanda difficile che sicuramente ci siamo posti non solo in occasione di una mostra che affronta specificatamente questa tematica, ma che è oggi il grande tema dell'arte contemporanea in toto.
Gli artisti cercano sempre più la partecipazione attiva dello spettatore, esprimendo una volontà democratica anche nel distanziarsi dalla figura autoriale "classica". Il coinvolgimento in concetti, in prassi, nelle pratiche che gli artisti stessi propongono, ha dato anche a noi la possibilità di riflettere sul formato stesso di una mostra, ampliandolo con tutta una serie di attività e manifestazioni.

M.M.: Puoi parlarci del catalogo della mostra?

F.N.: Abbiamo invitato degli esperti di altre discipline ad approfondire le tematiche. Un sociologo della scuola di Francoforte, Axel Honneth, a fare una panoramica sulla storia della democrazia delle sue strutture e dinamiche di funzionamento. Michele Ciliberto, autore e professore italiano, che affronta il tema del dispotismo democratico e Peter Weibel che coglie la diversità del lavoro artistico di oggi riflettendo sul pensiero politico che coinvolge il pubblico e la collettività nella creazione artistica.

M.M.: Hai citato prima Hirschorn, tutt'ora presente alla Biennale di Venezia, avete anche Kilpper, ospitato al Padiglione Danese, che tratta una tematica complementare alla vostra riguardante la libertà di espressione.
Volevo un tuo parere su questi temi: è una Biennale che restituisce un punto di vista aggiornato, che mostra un'attenzione sufficiente a queste urgenze?


F.N.: Io ho colto molto la volontà di riflettere su una situazione che in questo momento sembra più che mai complessa e confusa, ne è lampante la primavera araba che sembra voler combattere per dei valori che per la civilità occidentale sembravano assimiliati e invece a quanto pare non lo sono. La Biennale da' voce a diversissime posizioni artistiche, lo possiamo notare attraverso le specifiche nazionalità. Forse la peculiarità di questa edizione è stata l'invitare artisti a prescindere dalla nazionalità stessa del Padiglione in dovevavo essere presentati.
Abbiamo potuto vedere delle iniziative come quelle del Padiglione Spagnolo dove gli artisti non hanno presentato un'opera oggettuale ma un principio, hanno creato una piattaforma, una possibilità di avere voce a chi entrava nel padiglione e poteva esserne parte. La partecipazione, l'attivarsi in prima persona è uno strumento ricorrente utilizzato dagli artisti, non nuovo ma particolarmente visibile in questa edizione.

M.M.: La settimana scorsa con Lorenzo Bruni si parlava della pittura e della presenza di linguaggi tradizionali all'interno della mostra di Bice Curiger. La pittura che sta tornando, ma che forse non se n'è mai andata, secondo te è un linguaggio che può essere ancora utile a queste istanze?

F.N.: Faccio un po' fatica a pensare l'arte come linguaggi che sono in o sono out. Preferisco focalizzarmi sul pensiero, sul concetto, sulla forza espressiva di un artista. Oggi viene sempre meno la necessità per un artista di rimanere fedele ad un linguaggio o strumento specifico, mentre c'è sempre più trasversalità, cross media, e quindi la volontà di esprimere un concetto tramite il mezzo che sembra più adatto a quel progetto.
La pittura poi ha sempre una valenza, ma bisogna vedere come è trattata con quale intenzioni e con quale concettualità.



Maggiori informazioni sulla mostra Declining Democracy
Dal 22 settembre 2011 al 22 gennaio 2012
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina - CCCS, piazza Strozzi, Firenze



Quest'intervista è tratta da Voices, archivio sonoro di interviste in progress un progetto del network UnDo.Net realizzato in collaborazione con Humus, programma radiofonico di approfondimento culturale condotto da Piero Santi su Radio Città del Capo. Ogni settimana alcuni dei protagonisti della scena artistica contemporanea sono intervistati da Annalisa Cattani e Massimo Marchetti.
Voices è un attraversamento random tra le contingenze del contemporaneo che offre un'istantanea - ovviamente parziale - del dibattito intorno al display, le pratiche artistiche e curatoriali, i protagonisti delle fenomenologie attuali.
Ogni intervista viene trasmessa in radio e viene pubblicata su UnDo.Net per essere diffusa attraverso la rete, in relazione con tutte le altre fonti presenti nel network riguardo eventi culturali, autori e progetti.