Serie di conferenze a cura di Loredana Parmesani. Incontro con l'artista Michelangelo Pistoletto. Quale ruolo oggi Michelangelo Pistoletto assegna all'arte? Quali sono i programmi di Cittadellarte e quanto del 'direttamente vissuto' di Arte Povera ritorna o si e' modificato in Progetto Arte? Quale 'divenire' del reale colgono oggi I Quadri Specchianti?
a cura di Loredana Parmesani
27 marzo 2003, ore 20.30
Incontro con l'artista Michelangelo Pistoletto
L'artista internazionale Michelangelo Pistoletto fondò a Torino, nella
seconda metà degli anni Sessanta, insieme ad altri artisti (Mario Merz,
Jannis Kounellis, Luciano Fabro, Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari,
Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Emilio
Prini), il movimento poverista, coordinato criticamente da Germano Celant.
In sintonia con il clima internazionale (Land art americana, e il 'teatro
povero' del polacco Jerzy Grotowsky), gli artisti italiani spostavano
l'indagine in una direzione di totale osmosi con la natura, alla riscoperta
non solo di quella fuori da sé, e cioè animali, vegetali e minerali, ma
anche la natura dentro di sé, cioè il proprio corpo, la propria memoria, i
propri gesti, ogni elemento insomma strettamente connesso con la sfera
dell'esistenza sensibile. Il rapporto tra artista e mondo non era mediato,
ma un rapporto primario di incontro e di relazione con gli esseri viventi,
al fine di farne scaturire un nuovo linguaggio. Così l'artista -sceglie il
direttamente vissuto, non più il rappresentato, aspira a vivere, non a
vedere- e in questo vissuto scopriva la propria forza e quella del mondo che
erano il fondamento dell'opera.
Nella produzione artistica però non interagivano solo l'artista e il mondo,
ma si ricercava anche un rapporto con lo spettatore che, da puro fruitore
del fatto artistico, veniva chiamato in causa per partecipare attivamente al
farsi dell'evento artistico.
Michelangelo Pistoletto, in particolare con il lavoro Lo Zoo del '68, una
sorta di teatro di strada, non solo trascendeva tutte le tecniche
tradizionali e usciva dagli spazi dei musei e delle gallerie, ma invadeva
quelli cittadini: -Per me l'arte e la vita sono tutte due una questione di
durata, non desidero far morire l'arte come non desidero far morire la vita.
La più grande arte sarebbe quella di far vivere la vita sempre-.
Tale tensione è presente anche in I Quadri specchianti, dove è
spettatore-attore lo stesso artista. I plexiglas, gli Oggetti in Meno, Lo
Zoo, costituiscono i momenti iniziali e salienti di quell'attitudine che,
via via, si è sviluppata nel tempo e che, dopo più di quarant'anni, è
approdata nel '94 a Progetto Arte attuato all'interno della struttura della
Fondazione Pistoletto di Cittadellarte, a Biella.
Intervento della serata
Quale ruolo oggi Michelangelo Pistoletto assegna all'arte? Quali sono i
programmi di Cittadellarte e quanto del 'direttamente vissuto' di Arte
Povera ritorna o si è modificato in Progetto Arte? Quale 'divenire' del
reale colgono oggi I Quadri Specchianti?
-Sul nostro pianeta- dice Pistoletto Âsi è creato uno squilibrio 'civile' di
macroscopiche proporzioni. Un estremo contrasto si è manifestato nel
rapporto tra la rapidità dei mezzi di comunicazione, che avvicinano gli
abitanti della terra e le distanze millenarie che si interpongono tra le
etnie, allontanando irrimediabilmente gli individui.-
Di fronte a tale disfunzione, Pistoletto richiama la coscienza individuale
degli artisti all'assunzione di una responsabilità interpersonale: -Ora,
sulla soglia di un nuovo millennio, penso all'arte come progetto di
avvicinamento e di congiunzione di tutto ciò che è reciso e spinto verso
distanze contrapposte, e penso che essa debba ritrovare la sua compresenza
universale-.
Con il Progetto Arte avviato nel '94, di cui la Fondazione Pistoletto
diviene a Cittadellarte l'organismo attivo, Pistoletto propone perciò un
nuovo ruolo dell'artista: quello della partecipazione diretta nelle
dinamiche sociali in modo che l'arte, in tutte le sue accezioni Âmusica,
teatro, letteratura, danza, fotografia, architettura, arte visivaÂ
interagisca direttamente con ogni altro ambito del sistema sociale,
dall'economia alla politica, dalla scienza alla produzione, dall'educazione
al comportamento.
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La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, dopo i tre cicli di conferenze
dedicati al secondo dopoguerra (dagli anni Cinquanta agli Novanta), intende
affrontare uno degli aspetti più significativi dell'oggi, cioè il rapporto
tra arte e discipline a lei prossime.
In un momento come quello attuale che segnala, dall'arte alla moda, dalla
progettazione all'industria, dalla teoria alla tecnologia, una necessitÃ
assoluta di immagini e di risoluzioni 'estetiche', riflettere sulle
interferenze fra tali linguaggi significa fare luce sulle tendenze
dell'oggi, sulla spettacolarizzazione della realtà e sul suo confondersi con
le immagini che fino ad ora l'arte sola ha saputo produrre.
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il nuovo ciclo di
conferenze, si addentra quest'anno non solo negli specifici linguaggi
dell'arte, ma anche in quelli a lei prossimi quali la moda, l'architettura,
il design e la multimedialità per ricercare percorsi nei quali l'arte possa
di nuovo definirsi.
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Prossimi appuntamenti:
- 10 aprile 2003 Alessio Fransoni (artista)
- 29 maggio 2003 Andrea Lissoni (critico)
- 13 marzo / 8 maggio 2003 Arte e comunicazione
apertura del corso di aggiornamento
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