Paolo Deganello
Alberto Magnaghi
Giairo Daghini
Andrea Facchi
Tiziana Villani
Jacopo Galimberti
(progettuale, operaia, vitale) Un dialogato con Paolo Deganello e Alberto Magnaghi; partecipano: Giairo Daghini, Andrea Facchi e Tiziana Villani; coordina Jacopo Galimberti
Di tutte le arti visive quella che ha suscitato piu' interesse tra gli esponenti della ricca vicenda politico-intellettuale che va dall'operaismo all'autonomia e' forse l'architettura. Dalle diatribe sulla viennese Karl-Marx-Hof alla "No Stop City" (1969) del gruppo fiorentino Archizoom, fino a "La casa in comune" (1983), l'architettura e' stata usata per parodiare l'utopia capitalista e per creare uno spazio (immaginario o reale, dal piano urbanistico al divano) in cui si coniugassero nuove liberta' e comunismo. Questa vicenda, presto rimossa in Italia al pari delle altre esperienze radicali di quegli anni, all'estero conosce oggi ben altra fortuna, con importanti progetti e pubblicazioni che s'ispirano all'incontro tra l'architettura e le lotte che hanno reso bello il nostro Paese negli anni Sessanta e Settanta. Ma, tant'e', noi abbiamo Stefano Boeri e il "Bosco verticale" o Renzo Piano e i suoi "rammendi" nelle periferie... Paolo Deganello e Alberto Magnaghi sono tra coloro che quell'incontro l'hanno praticato e vissuto in prima persona. Vogliamo gettare un ponte tra un passato che ci e' caro e un presente che ci preme di soqquadrare, discutendo con loro.