Una conferenza in cui l'artista illustra il suo lavoro, in coincidenza con la sua prima personale alla galleria Lorcan O'Neil di Roma. Creed e' celebre per le sue opere incorporee, realizzate con materiali prelevati dalla quotidianita': un frammento di un foglio A4 appallottolato, piccoli cubi di scotch da tappezzieri, un fermaporta, una stanza colma di palloncini...
Dopo la mostra personale del 1997 e l'installazione sulla facciata del 2003, Martin
Creed ritorna a The British School at Rome martedì 27 maggio alle ore 18 per una
conferenza sul suo lavoro, in coincidenza con la sua prima personale alla galleria
Lorcan O'Neil di Roma.
'It is a talk about trying to talk', dice l'artista.
Martin Creed è celebre per le sue opere incorporee, realizzate con materiali
prelevati dalla quotidianità: un frammento di un foglio A4 appallottolato, piccoli
cubi di scotch da tappezzieri, un fermaporta che impedisce all'uscio di aprirsi per
più di 45°, una stanza colma di palloncini; palline di stucco adesivo blu premute
contro il muro, con impressa l'impronta digitale. Il suo lavoro si cura non tanto
dell'oggetto in se quanto dell'idea che c'è dietro, come spiega lui stesso: "Intendo
le opere come brani musicali, come spartiti, istruzioni e questo mi fa sentire
meglio perchè rende meno importante, meno prezioso l'oggetto fisico e allora non
importa se questo viene danneggiato o persino buttato via".
La metafora musicale
non è casuale, infatti il suono ha un ruolo importante nel lavoro di Creed, sin
dalle prime opere realizzate come "doorbell amplified" o "metronome working at a
moderate speed". Nel 1994 l'artista forma anche una band, Owada, i cui brani
minimalisti hanno testi che consistono nel contare fino a 100 o nel descrivere
semplicemente la struttura basilare di una canzone: "inizio-metà-fine". Rigore e
humour vanno di pari passo nel lavoro di Creed: l'attenzione al dettaglio, la
purezza formale, non sono mai disgiunti dall'ironia. Il suo lavoro ha spesso preso
la forma di scritte al neon, come "the whole world + the work = the whole world",
realizzata sul frontone della Tate Britain nel 2000 o "everything is going to be
alright", opera presentata nel 2003 sulla facciata di The British School at Rome. I
testi dei neon sono affermazioni il cui significato rimane aperto, determinandosi in
relazione alla situazione ambientale in cui vengono collocati. Il minimalismo
leggero di Martin Creed si esprime anche attraverso gesti radicali come la sua
celebre mostra alla Tate Gallery di Londra in cui l'unica sua opera consisteva in
una luce che si accendeva e spegneva a intervalli regolari.
Vincitore del prestigioso premio Turner Prize nel 2001, Martin Creed e' nato nel
1968 a Wakefield, in Inghilterra. L'artista ha presentato il suo lavoro nei musei
piu' importanti e nelle istituzioni piu' prestigiose di tutto il mondo con mostre
alla Tate Gallery di Londra, al Museo d'Arte Moderna di New York, al Centre Pompidou
di Parigi, al Museo Boijmans di Rotterdam, al Museo d'Arte Moderna di Parigi,
all'Institute for Contemporary Art di San Francisco. Ha partecipato a importanti
collettive e rassegne di tendenza come 'State of Play' della Serpentine Gallery di
Londra, la Biennale di Lione e la Biennale di Sidney. Alla British School at Rome ha
esposto già nel 1997, con una personale, e nel 2003, realizzando un'installazione
sulla facciata che è rimasta in situ per un anno. A giugno Martin Creed ha in
programma una nuova performance alla Tate Britain, prima di una nuova serie di
commissioni per la Duveen Gallery.
La mostra di Martin Creed alla galleria Lorcan O'Neill, via degli Orti D'Alibert 1e,
si inaugura il 29 maggio alle ore 19.
La conferenza sarà tradotta dall'inglese in italiano.
27 maggio 2008 ore 18
The British School at Rome
via A. Gramsci 61, 00197, Roma