Lucia Leuci,
Legoland
2'50''
dvd pal
2007
Courtesy a+m bookstore, Milano
Dalla cornice del filmato, un paesaggio pittoresco che ritrae una enorme
quercia al centro di un prato fiorito, emana l'idea di una calma eterna, di
un luogo rassicurante, che è sempre esistito e che rimarrà assolutamente
invariato.
Questo spazio idilliaco, ma immobile, meraviglioso, ma
immutabile, bellissimo, ma privo di stimoli, sembra, al contrario, produrre un senso di tormento,
che innesca attività senza senso, movimenti senza varietà, mosse senza
motivo.
I gesti ossessivi e ripetitivi del personaggio, agiti con profonda
concentrazione e ferma serietà, sono accompagnati da una melanconia pesante
e da una tristezza
rassegnata.
Anche se l'associazione al gioco del lego, suggerita dal titolo,
corrisponde ai materiali e ai colori delle casse e all'attività di
costruzione senza obiettivi e regole prefissate, l'apparenza non deve
ingannarci. Infatti guardando meglio la scena, manca un elemento
fondamentale, che contraddistingue
il principio del gioco: la leggerezza ludica.
L'aspetto tragico e pesante di
questa opera evoca piuttosto Don Chisciotte, che combatte contro i mulini a
vento, Sisifo, che cerca inutilmente di far salire il sasso o Vladimir ed
Estragon che aspettano Godot, eternamente e, ahimè in vano. (Barbara
Fässler)