Nicola Crivellari,
Metro Boulot Dodo
5'25''
2008
Mini DV
Courtesy dell'artista
Che cosa distingue un comune oggetto d'uso quotidiano da un ready made?
Che cosa ci porta a fruirne come un'opera d'arte piuttosto che farne un
uso strumentale? All'apice della vertigine iperrealista solo una sottile
membrana rimane a separe Arte e Realtà, una barriera concettuale, o meglio
un tacito accordo. Che cosa accadrebbe se venisse rotta quest'ultima
membrana che ancora impedisce la loro completa identificazione? Cosa
succederebbe se si iniziassero ad utilizzare indistintamente allo stesso
modo opere d'arte come oggetti della vita di tutti i giorni e i principi
artistici come regole di comportamento?
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Debora Vrizzi,
Blinding plan
7'3''
2011
DVD / Full HD
Courtesy dell'artista
"Questo lavoro nasce da una riflessione sul senso dell'arte contemporanea
e su come essa si connoti spesso in maniera autoreferenziale. Innanzitutto
ho evidenziato lo spaesamento della gente di fronte all'arte
contemporanea. Gli sguardi al vuoto del pubblico denunciano l'incapacità
di vedere e capire l'arte che ci viene proposta/imposta. C'è ancora molta
distanza da colmare tra proposta artistica a fruizione consapevole. In
secondo luogo, mi sono accorta di come buona parte della gente vada al
museo giusto per poter dire: "Ci sono stato anch'io!". Un po' come si fa
coi monumenti che si trovano per strada, al fianco dei quali ci si fa
immortalare senza pensare minimamente a cosa essi rappresentino. Tanto più
oggi, che gli edifici museali sono diventati opere d'arte in sé. Alla fin
fine si va al museo con lo spirito con cui si scatta una foto/cartolina a
un bel paesaggio: poca osservazione critica, piuttosto, un'ansia da
prestazione dettata dal bisogno di fissare quell'attimo, di non
dimenticarselo, di certificarlo ai posteri. Cancellare le opere d'arte è
dunque uguale a sollevare "il velo di Maya", rivelando la banalizzazione
della loro fruizione. Paradossalmente sono i musei più che le opere a
uscirne messi a nudo.