Dahlem ha realizzato una nuova installazione, al piano terra della Fondazione, intitolata Buco Nero (M-Sfere). L'opera si riferisce alle orbite delle stelle, visualizzate attraverso una serie di anelli in legno che si intersecano e che contengono fonti luminose di diverso tipo. Untitled (Atlas) e' il titolo della mostra che chiude la residenza di un mese di Ozlem Altin e Carlotta Sennato presso gli spazi della Fondazione ed ha come punto di partenza una riflessione sull'immagine e sulla memoria.
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a cura di Francesca Boenzi
In occasione della mostra Björn Dahlem realizzerà una nuova installazione, al piano
terra della Fondazione, intitolata Buco Nero (M-Sfere). L’installazione si riferisce
alle orbite delle stelle intorno ai buchi neri, visualizzate attraverso una serie di
anelli in legno che si intersecano e che contengono fonti luminose di diverso tipo.
Al primo piano della Fondazione l’artista presenta Aua Extrema (2001) e Das
De-Sitter-Sanatorium (2000), due installazioni già parte della collezione della
Fondazione. Aua extrema è una sorta di scenario alchemico in cui elementi diversi, che fanno
riferimento tanto al mondo della scienza quanto a quello dell’arte e della cultura
in generale, convivono in un sistema di relazioni.
Das De-Sitter-Sanatorium (2000) è un ambiente intitolato al matematico olandese
Willem de Sitter che teorizzò dal punto di vista matematico l’esistenza di universi
paralleli. L’artista crea un ambiente per uso non-pratico. I principali elementi
sono un tavolo contenente pillole di prozac, fusti di birra, una sedia lettino e
luci fluorescenti, un soffitto realizzato con stecche di legno che si intersecano e
maniglie a cui sorreggersi.
Le installazioni di Dahlem, con la loro materialità ed evidente fragilità, giocano
con la sublimazione del banale, interrogando la fascinazione per l’alto grado di
astrazione di sistemi teorici troppo rigidi per spiegare la magia e il mistero che
ci circonda.
Untitled (Atlas) è il titolo della mostra che chiude la residenza di un mese di
Özlem Altin e Carlotta Sennato presso gli spazi della Fondazione Morra Greco di
Napoli. Untitled (Atlas) ha come punto di partenza una riflessione sull’immagine e sulla
memoria, sullo spazio del Palazzo Caracciolo di Avellino in relazione alla
possibilità di raccontarne e interpretarne il carattere e le suggestioni. Raccoglie
un insieme sfumato di immagini, costruisce un atlante regolato da rimandi interni,
in cui le forme abitano un’area indefinita.
I lavori delle artiste riflettono il limite tra rappresentazione e non
rappresentazione, visibilità e invisibilità. Indagano inoltre le idee di
ritrovamento e sparizione, costruzione e conservazione della memoria a partire da
uno spazio ambiguo, la cui storia sfuma in una collocazione temporale incerta: tra
il passato di palazzo aristocratico e il presente di edificio decadente, permeabile
e puntellato, dove ha sede la Fondazione per l’arte contemporanea.
Özlem Altin ha sviluppato una ricerca sulle immagini e la rappresentazione del corpo
realizzando un’installazione che si fonda principalmente sul concetto di sparizione,
ombra e memoria: Ianus (My memory of what happened is not what happened). Giano, a
cui l’artista si riferisce nel titolo, presiedeva ai luoghi di passaggio, materiali
e immateriali, agli inizi e alle soglie. Era rappresentato con una testa bifronte,
perché la sua figura congiungeva passato e futuro. L'artista crea un ambiente intimo
in cui sistema immagini che compongono una galleria di presenze corporee che si
dissolvono grazie all’intervento pittorico o per mezzo di collage che ne cancellano
i dettagli.
Carlotta Sennato ha sviluppato un progetto fotografico speciale negli appartamenti
del piano nobile del Palazzo Caracciolo di Avellino. Il titolo del progetto è Die
Hingehaltenheit che fa riferimento a un concetto mutuato da Heidegger, e traducibile
con essere-tenuti-in sospeso.
Nelle fotografie di Carlotta Sennato emerge un interesse per le superfici, i
dettagli aleatori, le porzioni di spazio catturate da prospettive e punti di vista
inaspettati. In queste stanze, l’artista ha cercato segni di diversa entità che
rivelano l’intreccio di percorsi temporali e piani di realtà diversi.
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curated by Francesca Boenzi
For this exhibition, Björn Dahlem conceived a new installation specifically, titled
Black Hole (M-Spheres), which will be shown on the ground floor of the Fondazione.
It refers to the orbits of stars around a black hole, visualized by a series of
wooden rings that intersect and contain different types of light sources.
On the first floor the exhibition will feature Aua Extrema (2001) and Das
De-Sitter-Sanatorium (2000), two installations that were already part of the
Fondazione’s collection.
Aua Extrema is a sort of alchemic scenario. Different elements belonging to the
world of science, but also to the world of art and of culture in general, live
together in a system of relations.
Das De-Sitter-Sanatorium (2000) is named after the Dutch mathematician Willem de
Sitter, who mathematically theorized the existence of parallel universes. The artist
creates an environment for non-practical use. The main elements are a table
containing Prozac pills, beer vats, a chair bed and fluorescents, a ceiling made of
slats and handles to hold on to.
Dahlem’s installations, through their materiality and their weakness, play on the
sublimation of the ordinary, questioning the fascination with the high level of
abstraction of theoretical systems that are too rigid to explain the magic and
mystery surrounding them.
Untitled (Atlas) is the title of the exhibition that concludes the one-month
residency of Özlem Altin and Carlotta Sennato at the Fondazione Morra Greco in
Naples.
Untitled (Atlas) takes its cue from a reflection on image and memory, on Palazzo
Caracciolo di Avellino and the possibility to interpret and to communicate its
character and its charms. The work, a fuzzy collection of images, builds an atlas
regulated by internal references in which the forms inhabit an undefined area.
The works of the two artists reflect the boundary between representation and
non-representation, visibility and invisibility. They explore concepts of finding
and disappearing, of building and preserving the memory starting from an ambiguous
space, whose story fades away in a vague time frame: between its past as
aristocratic palace and its present as the permeable and propped decadent building
that houses the Foundation for contemporary art.
Özlem Altin developed a research on images and the representation of the body and
produced an installation based on the concepts of disappearance, shadow and memory:
Ianus (My memory of what happened is not what happened). The ancient Italic god
Ianus, whose name lends the work its title, was the god of material and immaterial
passageways, of beginnings and endings, depicted as having two heads, he connetcted
past and future. The artist creates a cosy environment where she places images
making up a gallery of corporeal presences which fade away thanks to the pictorial
or the collage intervention that erases their features.
Carlotta Sennato developed a special photographic project in the rooms on second
floor of Palazzo Caracciolo di Avellino. The title of the project is Die
Hingehaltenheit which refers to a concept borrowed from Heidegger, meaning “being
held in limbo”. Her photographs show an interest for surfaces, aleatory details,
portions of space captured from unexpected angles. In these rooms the artist looked
for signs revealing the intertwining of different time spans and plans of reality.
Info: Alessia Evangelista - tel: +39 081210690 / +39 0815510343
info@fondazionemorragreco.com
Immagine: Özlem Altin
Inaugurazione 25 marzo 2010 ore 19
Fondazione Morra Greco
Largo Avellino, 17 Napoli
orario: tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 14
ingresso libero