L'Impero Romano e le Dinastie cinesi Qin e Han dal II sec. A.C. al II sec. D.C. L'obiettivo della mostra, attraverso la visione dei capolavori dei due Imperi, e' quello di accostare le rispettive strutture sociali, investigare i rispettivi ambiti politici ed economici, e le influenze di entrambi sulle civilta' d'Oriente e Occidente. La mostra vede la partecipazione delle piu' importanti sedi museali di Cina e Italia con quasi 50 musei coinvolti e oltre 450 oggetti. A cura di Stefano De Caro e Xu Pingfang.
a cura di Stefano De Caro e Xu Pingfang
Risultato della cooperazione pluriennale tra il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali della Repubblica Italiana e lo State Administration for Cultural
Heritage della Repubblica Popolare Cinese per la prima volta in Italia e al mondo
una mostra darà l’opportunità di accostare i due più importanti Imperi della
storia, l’Impero Romano e le dinastie cinesi Qin e Han nel periodo che va dal II
sec. a.C. al IV sec. d.C.
L’assessorato alla Cultura del Comune di Milano presenta un’esposizione congiunta di oltre 450
capolavori italiani e cinesi, in cui saranno ricostruite le tappe e i momenti salienti del sorgere e
dello sviluppo dei due imperi e verranno messi in luce aspetti della vita quotidiana, della società e
della comunicazione sociale, del culto e dell’economia. Saranno messe a confronto, “in parallelo”,
le testimonianze dei traguardi raggiunti nei vari settori dell’arte, della scienza e della tecnica.
Oltre agli ormai famosi guerrieri di terracotta, si potranno ammirare straordinarie statuette di
ceramica che raccontano i costumi, la moda, le arti cavalleresche e militari della cultura cinese,
affiancati a maestosi gruppi statuari in marmo, affreschi, mosaici, utensili in argento, altari funebri
appartenenti alla tradizione artistica dell’impero romano.
“Non solo due Imperi: quello romano e quello cinese, ma anche due grandi mondi in un ampio e
importante arco temporale – spiega Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del
Comune di Milano ‐. Perché porre in dialogo due culture che incarnano e simboleggiano Occidente
e Oriente significa aprirsi alla storia dei popoli, alle usanze, i costumi, le leggi, l’economia, il
pensiero, le arti. Attraverso un movimento che conduce all’archeologia all’antropologia. Per
scoprire, con qualche sorpresa, che le tangenze fra civiltà apparentemente distanti non sono
poche”.
La rassegna, che si svolgerà dal 16 aprile al 5 settembre 2010, a Palazzo Reale di Milano, è il
risultato della cooperazione bilaterale tra Italia e Cina ed è organizzata da Palazzo Reale di Milano
e da MondoMostre, ed è realizzata con il contributo di Credit Suisse. Un progetto che ha visto
aprire la sua prima tappa a Pechino, al Beijing World Art Museum (29 luglio ‐ 4 ottobre 2009), per
l’importante occasione delle celebrazioni per il 60° Anniversario della fondazione della Repubblica
Popolare Cinese e successivamente a Luoyang, al Luoyang Museum dal 29 ottobre 2009 al 15
gennaio 2010.
Dopo Milano la mostra inaugurerà l’Anno della Cina in Italia il prossimo 6 ottobre 2010 a
Roma, alla Curia del Foro Romano e al Colosseo.
Unica nel suo genere, la mostra vede la partecipazione delle più importanti sedi museali di Cina e
Italia con quasi 50 musei coinvolti e oltre 450 oggetti. La parte italiana della rassegna è curata dal
Professor Stefano De Caro, Direttore Generale per i Beni Archeologici del MIBAC mentre la
sezione cinese è curata dal Professor Xu Pingfang (Responsabile dell’Istituto di ricerca
archeologica dell’Accademia Cinese di Studi sociali, Direttore della Società Cinese di Archeologia,
capo editore del Yanjing Xuebao). Ben 36 sono i musei prestatori in Cina con opere provenienti dalle
province dello Shaanxi, (sede della Capitale dell’Impero Chang’an), dello Henan, Hebei, Jiangsu,
Liaoning, Hunan, Guandong, Guanxi e dal Gansu, che concedono reperti prestigiosi, alcuni dei
quali classificati come tesori nazionali, e mai usciti prima dal territorio cinese. Per la parte Italia,
saranno protagonisti i più importanti siti e musei archeologici nazionali.
La mostra. L’obiettivo della mostra, attraverso la visione dei capolavori dei due Imperi, è quello di
accostare, per la prima volta a un livello così alto, le rispettive strutture sociali, investigare i
rispettivi ambiti politici ed economici, e le influenze di entrambi sulle civiltà d’Oriente e Occidente.
La rassegna intende proporre ai visitatori un confronto che, seppur mai avvenuto concretamente e
direttamente nella storia, risulta estremamente affascinante ed interessante pur nella sua apparente
impossibilità. Si vedrà come in condizioni storiche e geografiche del tutto peculiari, due grandi
culture abbiano sviluppato esiti ora del tutto diversi, ora simili, differenti nelle forme esterne, ma
affini nella struttura funzionale. I guerrieri di terracotta, una veste funeraria di giada, un
sarcofago laccato con preziosi intarsi di giada, il prezioso stendardo in seta dipinta e il corredo
funerario di Mawangdui, con lacche e bronzi, affreschi di epoca Han, modelli di case, utensili in
bronzo e oro, testimoni di un florido impero cinese, e molti dei quali mai usciti fin ora dai confini
nazionali, saranno affiancati da altrettanto maestosi gruppi statuari in marmo, affreschi, mosaici,
utensili in argento, altari funebri appartenenti alla tradizione dell’impero romano. Seguendo un
ideale percorso storico‐artistico realizzato per tappe tematiche, lʹesposizione presenterà, dunque,
lʹevoluzione della civiltà cinese in quel periodo di grande complessità e splendore, in cui si plasmò
e consolidò il primo grande impero e la capillare struttura amministrativa che ha avuto continuità
per oltre ventuno secoli. Contemporaneamente, agli antipodi dellʹEurasia, Roma, nella sua epoca
imperiale, rappresentava in assoluto la potenza dominante a livello politico, economico e militare
nel mondo civilizzato occidentale, divenendo epicentro, altresì, della produzione artistica e
culturale.
Impero romano e impero cinese: le radici del confronto. Le dinastie Qin e Han e l’Impero
Romano, avendo avuto un ruolo di assoluta e indiscussa importanza nell’antichità, hanno gettato
le basi di strutture politiche e sociali valide ancora oggi, stabilendo regole capaci di influenzare
fortemente la storia dei secoli successivi. Agli inizi della nostra era, e per pressappoco i due secoli
successivi, circa la metà dell’umanità si è venuta a trovare sotto il controllo di uno dei due grandi
poteri: l’Impero Romano e l’Impero Han, ai poli opposti dell’Eurasia. Due Imperi di pari
dimensione (controllavano direttamente circa quattro milioni di chilometri quadrati di territorio) e
pari popolazione (circa 50‐60 milioni di abitanti) con burocrazie simili, divisi in un numero
paragonabile di entità amministrative, con strutture militari enormi, capaci di imporre il rispetto ai
vicini oppure di assoggettarli. Entrambi si consideravano al centro del mondo, di tutto il mondo,
rispettivamente dell’Orbis Terrarum e del Tianxia (tutto quello che sta sotto il Cielo). Entrambi
furono travolti da invasioni di popoli che consideravano “barbari”.
La Storia della Dinastia Han
Occidentale riporta i costumi di Da Qin, o ʺGrande Cinaʺ, un regno vicino alla estremità occidentale
della terra. I suoi abitanti erano alti e avevano la testa rasata, indossavano abiti ricamati,
piantavano alberi di gelso per i bachi da seta ed “il loro sovrano occupava cinque palazzi le cui colonne
erano realizzate in cristallo di vetro.” Il fatto che queste caratteristiche non abbiano alcuna
somiglianza riconoscibile con lʹImpero romano come noi lo conosciamo potrebbe avere qualcosa a
che fare con il fatto che lʹaccesso a questo paese remoto fosse bloccato da ʺ molti leoni e tigri feroci,
che attaccavano i viaggiatori e sono sempre divorati se in numero inferiore ad un centinaio di uomini
armatiʺ. Gli osservatori romani erano di fronte una situazione simile: per loro, l’estremità orientale
dellʹAsia era ʺnon di facile accesso; pochi uomini vengono da lì, e raramente.ʺ Questo ha reso difficile per
visitare quelli che Orazio chiamava i Seres o ʺUomini della Seta,ʺ che vivevano per più di duecento
anni, che Plinio descrive occupati a raschiare la seta dagli alberi, avevano gli occhi azzurri e i
capelli rossicci (rutulis comis, caeruluis oculis).
Il fatto straordinario è che, se non fosse stato per la difficoltà di comunicazione, lʹosservatore
contemporaneo avrebbe potuto notare le numerose similitudini tra i due potenti imperi. E se
realmente si fossero infittiti i rapporti, secoli di contatto prolungato avrebbero probabilmente
consentito a storici e filosofi politici di entrambe le parti di notare le tendenze convergenti nel
tempo: lo spostamento da città‐stato a sistemi politici territoriali; la trasformazione delle
mobilitazioni di massa in eserciti professionali; la crescita di un servizio civile proto burocratico;
differenze nelle organizzazioni provinciali eclissate dalla centralizzazione del controllo
governativo; una massiccia espansione dellʹofferta di moneta tramite un conio controllato dallo
Stato; il censimento della popolazione generale; la codifica del diritto; la progressiva
concentrazione della ricchezza tra le élite e lo sviluppo del mercato della proprietà terriera; una
trasformazione di piccoli proprietari in affittuari, unita alla crescente forza dei legami clientelari
tesi a indebolire lʹautorità dello Stato; i falliti tentativi di riforma agraria ed i successivi disordini
rurali; una unificazione ideologica attraverso progetti di architettura monumentale, riti religiosi; la
creazione di una cultura di élite omogenea e di un corpus di classici; lʹemergere di una storiografia
centrata sulla Corte Imperiale; ideologie e diritto imperiali sostenute da poteri trascendenti e,
successivamente, trasformazioni religiose che portano alla formazione di Chiese autonome e
all’emergere di concetti etici e di salvezza individuali rispetto ai valori della comunità.
Ma essi
avrebbero anche potuto riflettere sul significato delle differenze evidenti, come ad esempio lo
sfondo repubblicano dello stato romano, il peso relativo dei proprietari terrieri e dei funzionari
dipendenti dal governo imperiale, le funzioni e l’importanza del lavoro degli schiavi, il grado di
autonomia del potere militare; lʹinesistenza, nell’impero Han, di un’equivalente del diritto civile
romano ma anche l’assenza, a Roma, di una stabilità dinastica simile a quella cinese o di una
filosofia confuciana legalista su cui fondare lʹautorità dello Stato e la sua legittimità.
Ma purtroppo le distanze erano troppo grandi per permettere questo tipo di confronti: la rotta
terrestre da Changʹan alla costa mediterranea si snodava attraverso 7.000 km di steppe e montagne,
mentre anche la via più diretta via mare dallʹEgitto al Vietnam misura quasi 12.000 km. Così alla
fine per entrambi gli imperi, la conoscenza empirica della controparte rimase confinata alle merci
che venivano portate da intrepidi intermediari: seta, giada e oggetti in ferro provenienti dalla Cina,
biancheria, vetro, gesso dal Mediterraneo.
Il catalogo, curato da Stefano de Caro e Maurizio Scarpari, è pubblicato da 24ORE Motta Cultura.
Infoline e prevendite
tel. 02 54911; http:/www.ticket.it/imperi
Prenotazioni visite guidate gruppi e scuole
tel. 02 6597728; fax 02 6599269; info@adartem.it
Informazioni
http://www.mondomostre.it
Ufficio stampa MondoMostre – Antonella Fiori
tel. 06 6893 806 ‐ cell. 347 2526982 – fax 06 6880 8671
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Comune di Milano – Francesca Cassani
tel. 02 88450177
e‐mail: francesca.cassani@comune.milano.it
Inaugurazione 15 Aprile 2010, ore 19
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12 - Milano
Orari lunedì, dalle ore 14,30 alle 19,30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle ore 9,30 alle 19,30
giovedì e sabato dalle ore 9.30 alle ore 22.30
il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Ingresso intero € 9,00; ridotto € 7,50; ridotto speciale € 4,50