Lawrence Carroll
Lies Kraal
Timothy Litzmann
Christiane Lohr
Emil Lukas
Jonathan Seliger
Sean Shanahan
Roy Thurston
Maurizio Vanni
Un evento che coinvolge otto artisti della Collezione Panza - Lawrence Carroll, Lies Kraal, Timothy Litzmann, Christiane Lohr, Emil Lukas, Jonathan Seliger, Sean Shanahan, Roy Thurston - che si esprimono, ognuno in modo proprio, attraverso il denominatore comune della Minimal Art. Ne scaturiscono otto installazioni pensate per coinvolgere il bianco e il vuoto della location espositiva come componente attiva del loro lavoro realizzato tra gli anni Novanta e Duemila. A cura di Maurizio Vanni.
a cura di Maurizio Vanni
“Ciò che vedi è ciò che vedi”, affermava Frank Stella nel 1958-59 quando con i suoi Black paintings inaugurava, probabilmente senza esserne consapevole, una nuova incredibile e imprevedibile stagione dell’arte contemporanea: la Minimal Art. Alcuni anni dopo la critica ufficiale riconobbe alla Minimal Art, che si contrapponeva in modo deciso all’Espressionismo astratto degli anni ’40 e ’50 e alla coeva Pop Art, la peculiarità di aver modificato l’approccio alle espressioni artistiche, il ruolo dello spazio e del visitatore, ma anche ridisegnato le geografie dell’arte contemporanea: gli Stati Uniti infatti prendono per la prima volta le distanze dall’arte europea.
“State of Mind” a cura di Maurizio Vanni è un evento che coinvolge otto artisti della Collezione Panza – Lawrence Carroll, Lies Kraal, Timothy Litzmann, Christiane Löhr, Emil Lukas, Jonathan Seliger, Séan Shanahan, Roy Thurston – che si esprimono, ognuno in modo proprio, attraverso il denominatore comune della Minimal Art con un dizionario formale essenziale, con tecniche non relazionali di composizione pittorica, con strutture costituite da grandi, anonimi ed essenziali volumi geometrici in sequenze seriali, con l’impiego di materiali industriali (legno, cera, punti metallici, pasta per modellare, silicone, resina acrilica, lacca, acciaio inossidabile, poliuretano, vetro, aghi, ecc…) o desunti dalla natura (denti di leone, semi di edera, semi di caglio, crine di cavallo, gambi d’erba, foglie). Ne scaturiscono otto installazioni pensate con la volontà di coinvolgere il bianco e il vuoto della location espositiva come componente attiva del loro lavoro realizzato tra gli anni Novanta e Duemila.
Alla riduzione minimale delle opere (nessuna parte, seppur nella sua essenza, assume più importanza di un’altra) si contrappone l’esperienza della presenza fisica degli oggetti con lo spazio in modo da determinare la conoscenza immediata delle forme e dei materiali. In questo tipo di evento, l’attenzione deve spostarsi dall’interno all’esterno del lavoro, evidenziando le caratteristiche reali della struttura, le qualità fisiche e spaziali dell’istallazione per esaltare un rapporto inedito con l’osservatore. Al visitatore, infatti, non viene più chiesto di concentrarsi sul significato intrinseco della creazione, ma di avere una sorta di approccio polisensoriale con il lavoro, di testare senza alcun pregiudizio il dipinto monocromo o il volume con cui deve dividere lo spazio e di pensare solamente al processo soggettivo di fruizione.
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Immagine: Jonathan Seliger, Two Half Pints, 1994
Conferenza stampa di presentazione venerdì 9 aprile alle ore 12
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – Lucca
Orario mostra: dal martedì al sabato 10 – 19; domenica 11 – 20
Aperti 1 maggio (ore 10-19) e 15 maggio (ore 10-24)
Biglietti intero 7 euro; ridotto 5 euro