Vincenzo Agnetti
Art & Language
Robert Barry
Gianfranco Baruchello
Mel Bochner
Alighiero Boetti
Giuseppe Chiari
Pierluigi Fresia
Joseph Kosuth
Emilio Isgro'
Ketty La Rocca
Mario Merz
Bruce Nauman
Giulio Paolini
Ed Ruscha
Salvo
Ben Vautier
Una sintetica rassegna che indaga sull'utilizzo della parola nell'arte quale fattore significativo. Vengono avvicinate opere dalla meta' degli anni '60 alla meta' degli anni '80 di Vincenzo Agnetti, Art & Language, Robert Barry, Gianfranco Baruchello, Mel Bochner, Alighiero Boetti, Giuseppe Chiari, Pierluigi Fresia, Joseph Kosuth, Emilio Isgro', Ketty La Rocca, Mario Merz, Bruce Nauman, Giulio Paolini, Ed Ruscha, Salvo, Ben Vautier.
Vincenzo Agnetti, Art & Language, Robert Barry, Gianfranco Baruchello, Mel Bochner, Alighiero Boetti, Giuseppe Chiari, Pierluigi Fresia, Joseph Kosuth, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Mario Merz, Bruce Nauman, Giulio Paolini, Ed Ruscha, Salvo, Ben Vautier.
In collaborazione con la Galleria Il Ponte (Firenze), Mara Coccia Associazione presenta una sintetica rassegna che indaga sull’utilizzo della parola nell’arte quale fattore significativo. Vengono avvicinate opere dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’80, realizzate da artisti che hanno riflettuto sul potere visivo ed espressivo del linguaggio come nuovo medium del fare artistico.
“[…] una particolare opera d’arte è arte, il che significa che è una definizione dell’arte”. Così Joseph Kosuth in Art after philosophy (1969) sottolinea la necessità di considerare l’arte prima di tutto un linguaggio: essa é costituita da significanti che veicolano significati o idee che possono essere compresi da tutti coloro che condividono con l’artista lo stesso codice linguistico.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta infatti, l’obiettivo dell’arte si sposta dalla forma del linguaggio al contenuto di quest’ultimo, da un problema di morfologia a uno di funzione, dalla forma alla concezione. Da cui il termine “arte concettuale” che denota il movimento che più di ogni altro si è interessato a tale argomento.
Se l’uso della parola nell’arte era già presente nei collages cubisti e futuristi, nei dadaisti, in Magritte e in Duchamp, è soltanto a partire dagli anni Sessanta e con l’arte concettuale appunto, che si ha una riflessione sulla struttura stessa della lingua. L’arte come linguaggio inizia quindi ad analizzare visivamente anche le problematiche che da sempre sono connesse all’utilizzo di quest’ultimo: dai giochi e combinazioni di parole indagati da Boetti, alle differenze tra segno iconico e linguistico presenti in Kosuth, dalla potenza evocatrice e visiva di parole cancellate messe in luce da Isgrò, agli enunciati utilizzati come mezzi per sovvertire e decostruire i parametri del linguaggio da Vincenzo Agnetti.
La mostra si propone di fornire un breve excursus di questa tendenza giunta fino ai giorni nostri che, se a prima vista sembra spostare l’attenzione dall’arte al linguaggio, in realtà concentra tutta la sua riflessione sullo statuto dell’arte sostenendo che l’arte esiste solo per se stessa, o meglio, l’arte è una definizione dell’arte, “l’arte è una parola” (citazione tratta dall’opera di Ben Vautier, l’arte è una parola, 2007).
Inaugurazione 21 aprile ore 18.30
Mara Coccia Associazione per l'Arte Contemporanea (nuova sede)
via del Vantaggio, 46/A - Roma
orario 11,30/19.30 - chiuso lunedì e festivi
ingresso libero