Se da una parte Siragusa rappresenta la voglia frenetica di espansione con sculture dai grossi calibri di ferro ed acciaio, dall'altra gli allegri collage della Beltrami testimoniano la riflessione dei fenomeni della societa' contemporanea.
A cura di Maurer Zilioli
L’Istituto Italiano di Cultura espone i lavori di due protagoniste, giovani e promettenti,del panorama artistico italiano all’inizio della loro carriera . Se da una parte Siragusa rappresenta la voglia frenetica di espansione con sculture dai grossi calibri di ferro ed acciaio, dall’altra gli allegri collage della Beltrami testimoniano la riflessione dei fenomeni della società contemporanea. Legano insieme quelle energie, che rendono evidente il potenziale delle due artiste: la presenza che richiede spazio e l’insistente osservazione sensibile del presente.
Rita Siragusa, nata a Brescia nel 1973, è allieva di Igino Legnagli all’ Accademia di Brera (Milano). Dispone le sue sculture liberamente nello spazio prendendone ispirazione e lasciandosi trasportare. I suoi lavori nascono da un dialogo vivace tra la materia e lo spazio che la circonda. Ha ricevuto numerosi apprezzamenti da parte di critici famosi, sin dalle sue prime opere, nelle quali viene considerata come “figura particolare nel quadro della scultura italiana contemporanea per la padronanza e varietà dei mezzi espressivi e per la grande coerenza che, da più di un decennio, la indirizza verso una ricerca molto personale, lontana dai cliché o dagli ammiccamenti alle mode del momento”. (Antonio Zavaglio) Il desiderio artistico è indirizzato verso l’esterno. Sente un dovere essenziale nei confronti dei gesti astratti. Se pensiamo al panorama internazionale, al Minimalismo, all’Arte Povera (Pistoletto, Merz ecc.) e al Land Art, allora riusciamo a mettere in relazione le opere della Siragusa con questi movimenti e ad interpretarle come evoluzione, come risposta contemporanea ai temi costanti della scultura moderna e del presente. Temi che hanno continuamente impegnato i grandi maestri. Siragusa ha interiorizzato il senso dello spazio e i materiali dei suoi predecessori, ma allo stesso tempo li ha analizzati, trasformati conformandoli alle proprie esigenze, grazie alla sua spiccata interpretazione personale. Le sue sculture o meglio le sue installazioni simboleggiano l’azione nello spazio. Quel che rimane è la testimonianza della manipolazione dell’artista, che si manifesta nello spazio materiale. Le opere “recupero del mito, l’intuizione dell’eros” si uniscono in un “luogo scultura” (Claudio Cerritelli), che l’artista ricrea continuamente.
Silvia Beltrami, nata a Roma nel 1974, come Siragusa, frequenta l’ Accademia di Brera a Milano. Si dedica, nei suoi collages, ai particolari fenomeni della nostra epoca: lo straniamento dell’identità dei giovani e le sue bizzarre forme di rappresentazione, l’anonimità di un’esistenza dedita esclusivamente alla carriera, la difficoltà comune degli uomini a orientarsi nell’universo. I suoi protagonisti sono ballerini rap esibizionisti, acrobati con lo skateboard, ragazze magre griffate e manager dal viso inespressivo. Figure di un ego di una società, nella quale l’unico interesse è quello dell’apparire. Ambienta le sue figure in paesaggi surreali, metafore dell’ovunque. Beltrami non è cronista della sua epoca, ma esamina le condizioni esistenziali dell’arte. Si inventa ritratti senza individualità, dipinti con la tecnica del collage, che possono essere considerati come sinonimo della modernità. Unisce la tecnica del collage con quella dell’ affresco, che si sposa senza difficoltà con l’interpretazione contemporanea. Proprio questo costituisce il carattere strabiliante dei suoi lavori: il legame del passato con il presente, un’insolita alleanza, ben riuscita, tra l’eredità storica e l’attualità, che può essere considerata una costante dell’arte italiana. Poiché la stessa autrice vive nell’ambiente che rappresenta, i suoi quadri mostrano l’interesse, l’osservazione e di tanto in tanto il romanticismo, ed è per questo che l' autrice non fornisce una documentazione oggettiva, ma registra il ritmo frenetico nelle icone contemporanee, no-future, no-name. La Beltrami coglie l’energia artistica, che il più grande critico d’arte americano, Harold Rosenberg, ha descritto come “oggetto ansioso”, come forza trainante dello scontro creativo dagli anni sessanta. Ha presentato molto giovane i suoi lavori alla “6^ Triennale Internazionale du Papier” in Svizzera e al “2^ Simposio Internazionale Torrefactum 09” del museo Würth, La Rioja.
Inaugurazione 29 aprile
Istituto Italiano di Cultura
Hermann-Schmid-Strasse, 8 - Munich
Orario: 10-13 e 15-17, ven 10-13.30, chiuso domenica
Ingresso libero