La poesia ve lo dice prima, la poesia ve lo dice meglio. Opere dal 1945 al 2010. Sono piu' di 200 le opere selezionate, fra disegni, collage, tele emulsionate, libri d'artista oltre a una ricca documentazione bibliografica, attraverso le quali viene ripercorsa tutta la carriera dell'artista fiorentino.
a cura di Melania Gazzotti e Nicole Zanoletti
Dal 14 maggio al 3 ottobre 2010 la Fondazione Berardelli (Brescia, via Milano 107) rende omaggio al “padre” della Poesia Visiva, Lamberto Pignotti, con un’ampia mostra antologica dal titolo Lamberto Pignotti. La poesia ve lo dice prima, la poesia ve lo dice meglio. Opere dal 1945 al 2010, curata da Melania Gazzotti e Nicole Zanoletti, che ne documenta tutto il percorso artistico.
Sono più di 200 le opere selezionate, fra disegni, collage, tele emulsionate, libri d'artista oltre a una ricca documentazione bibliografica, attraverso le quali viene ripercorsa tutta la carriera dell’artista fiorentino. Dai disegni d'esordio degli anni Quaranta fino alle ultime prove, dalle sperimentazioni degli anni Sessanta (i collage di parole e immagini e la serie dei Francobolli) e Settanta (opere realizzate intervenendo su stralci di quotidiani, come nelle serie Souvenir, Zero, Foto, Thrilling) alle ricerche sulla mercificazione dell'immagine femminile (nelle serie De-composizione e Visibile-Invisibile).
Lamberto Pignotti nasce a Firenze nel 1926 dove risiede fino al 1968, anno in cui si trasferisce a Roma. Negli anni Quaranta si interessa alle sperimentazioni poetiche e grafiche del futurismo, del dadaismo e del surrealismo, impostando su tali premesse i suoi primi disegni, molti dei quali, anche inediti, sono presenti in mostra. Nel 1954 stampa su ciclostile la prima raccolta di poesie, Odissea, frutto della lettura di autori come Marinetti, Palazzeschi, Tzara, Joyce, Breton e Pound, poi pubblicata nel 1994.
Negli anni Sessanta Pignotti, influenzato dalle teorie di Max Bense, formula il concetto di poesia tecnologica e realizza le prime opere poetico-visuali, ideando insieme a Eugenio Miccini – con il quale fonda il Gruppo 70 - una nuova modalità artistica che riutilizza parole e immagini tratte dai mezzi di comunicazione di massa (quotidiani, rotocalchi, pubblicità e fumetti) con il duplice fine di adottare un linguaggio consacrato all'uso sociale ed esorcizzare il potere dei mass-media, compiendo una sorta di risarcimento estetico. L'esposizione presso la Fondazione Berardelli propone un'ampia selezione di queste prime sperimentazioni: i collage di impronta contestataria che affrontano apertamente temi politici, sociali e d'attualità – tra cui E' stata un'inutile attesa del 1963 e Qualcosa di nuovo nel frigorifero del 1964 - e le serie dei francobolli e dei fotoromanzi, che servendosi delle modalità espressive del fumetto giocano a mettere a nudo, con sferzante ironia, le contraddizioni della società borghese e consumista.
Alla fine degli anni Sessanta Pignotti interviene con un tratto nero, con cancellature e scritte, su immagini che ritaglia da quotidiani, privandole di didascalia, nel tentativo di riappropriarsi di scatti destinati a vivere un solo giorno. Scegliendo di utilizzare la propria grafia, come sottolineano le curatrici in catalogo, «si espone in prima persona, si prende la responsabilità diretta dei propri giudizi, creando allo stesso tempo un'interazione più diretta tra segno, parola e immagine, quasi una compenetrazione». Questo processo viene approfondito dall'artista nel corso di tutti gli anni Settanta nelle serie Souvenir, Zero, Foto ricordo, Thrilling e Happening, ampiamente documentate in mostra.
Successivamente la sua attenzione viene attratta dalle immagini patinate dei rotocalchi su cui si accanisce con abrasioni e scritte autografe. Nascono così le serie De-composizione e Visibile-Invisibile, realizzate nel corso degli anni Ottanta e Novanta, che analizzano l'immagine che tali riviste e più in generale la società offrono della donna, come sottolinea in catalogo Patrizio Peterlini: «ciò che è messo in primo piano, proprio grazie alle immagini estratte dalla stampa pubblicitaria, è esattamente ciò che viene sistematicamente negato: l’essere umano non vive di bisogni materiali ma di desiderio che non può esistere che nella mancanza. Solo il gesto creativo può sovvertire tale logica e farne emergere la falsità. In questo modo l’operazione artistica libera energia sovversiva e si connota come atto etico oltre che politico».
Coerentemente con questo percorso, negli ultimi anni (sono esposti anche lavori datati 2010) Pignotti ha indagato, servendosi in particolare della tecnica del collage, le trasformazioni della società in rapporto al mondo della comunicazione di massa, per restituire come attraverso uno specchio “ciò che siamo e ciò che vogliamo”.
L'esposizione intende testimoniare anche la lunga e ricchissima produzione editoriale dell'artista che spazia da saggi critici fondamentali per le ricerche poetico-visuali come La scrittura verbo-visiva, pubblicato da L'Espresso nel 1980, a raccolte di articoli come Istruzioni per l'uso degli ultimi modelli di poesia (Lerici, 1968), a antologie poetiche come Nozione di uomo (Mondadori, 1964) e Una forma di lotta (Mondadori, 1967) oltre a numerosi libri d'artista come quelli della serie Journal risalenti agli anni Settanta.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano/inglese), che comprende testi di Melania Gazzotti, Patrizio Peterlini, Nicole Zanoletti.
inaugurazione venerdì 14 maggio alle 18
Fondazione Berardelli
via Milano, 107 - Brescia
Orari: martedì – venerdì 9.00-12.30 e 15.30-19.30, sabato 10.00-12.00 e 15.30-19.30
Ingresso libero