Betta Frigieri Arte Contemporanea
Modena
via Giovanni Muzzioli, 8
059 4270673 FAX 053 6980110
WEB
Teriomorfo
dal 14/5/2010 al 30/7/2010
merc-sab 17-19.30

Segnalato da

Betta Frigieri Arte Contemporanea




 
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14/5/2010

Teriomorfo

Betta Frigieri Arte Contemporanea, Modena

In mostra le opere di 3 aristi internazionali: Karin Andersen, Robert Gligorov, Daniel Lee. 'Teriomorfo e' il partner con cui l'uomo da sempre ha varcato la soglia dell'antropocentrismo interpretando il suo viaggio contro la camicia di forza dell'identita'.' (Roberto Marchesini).


comunicato stampa

a cura di Luca Panaro

La galleria Betta Frigieri presenta un'approfondita e aggiornata riflessione sul teriomorfismo, mediante la ricerca di tre artisti di fama internazionale come Karin Andersen (Burghausen, Germania, 1966), Robert Gligorov (Kriva Palanca, Macedonia, 1959) e Daniel Lee (Chunking, Cina, 1945), per la cura di Luca Panaro.

L'evento espositivo sarà impreziosito dal contributo teorico di Roberto Marchesini - studioso di scienze biologiche e di epistemologia, autore di numerose pubblicazioni sul rapporto uomo/animale - che il giorno dell'inaugurazione introdurrà gli argomenti dell'esposizione con l'ausilio di registrazioni audio e video, per dimostrare come l'uomo si sia sempre avvalso dell'alleanza culturale con il mondo animale, che gli ha fornito strumenti di conoscenza e un vasto dizionario di modelli a cui ispirarsi.

Riportiamo di seguito un estratto del suo discorso introduttivo: Teriomorfo è il partner con cui l’uomo da sempre ha varcato la soglia dell’antropocentrismo interpretando il suo viaggio contro la camicia di forza dell’identità. Come un allucinogeno assunto per raggiungere un diverso stato di coscienza l’eterospecifico è stato l’alleato per proiettarsi nel mondo con altri sensi, altri organi, altre geometrie cognitive. Solo oggi si comincia veramente a comprendere il portato di questo prestito e a riflettere sulla insussistenza dell’ipotesi autarchica della cultura umana. Il significato del teriomorfismo - da therion, nel suo valore affiliativo e ibridativo - è assai diverso dal tratteggio tradizionale dove l'animale veniva letto come cifra rappresentativa per esemplificare l'umano (zoomorfo) o come ''specchio oscuro'', iconografia del ferino da ricacciare nei fondali dell'essere (teromorfo).

La chiave umanistica si è limitata a lasciarci in retaggio un pandemonio simbolico di animalità, nauseante galleria di stereotipi – istintivo, carnale, irrazionale, tellurico e chi più ne ha più ne metta - testimonianza di un antropocentrismo ontologico che vedeva l'animalità come controparte da cui divergere per costruire i predicati umani. Le sperimentazioni postumanistiche di Karin Andersen, Robert Gligorov, Daniel Lee si discostano completamente da questo quadro e disvelano come da sempre il corpo dell'uomo e la sua dimensione culturale siano stati il palcoscenico per l'espressione del non umano. La natura autentica della proposta post human, nel suo aspetto teriomorfo, sta infatti nell’eradicare le certezze identitarie che trasudano nella visione umanistica di emancipazione angelica dell'essere umano. Capire la rivoluzione teriomorfa che parte dal rifiuto delle dicotomie, dal superamento dell’antropocentrismo, dall’ossessiva ricerca di una liminalità umana è prima di tutto saper prendere le distanze dalle vecchie cornici dello zoo e del tero-morfismo.

Spostare il baricentro esistenziale oltre la prospettiva antropocentrata - in altri termini al di là dell'eredità biologica ricevuta dalla filogenesi - è sempre stata la via maestra del cammino dell'uomo, un tracciato di divergenza dal retaggio innato che non ha paragoni negli altri esseri viventi. L'uomo sembra non accontentarsi dei suoi predicati naturali: rivisita il corpo attraverso ornamenti e tatuaggi, modifica la sua cinestesi attraverso esotiche coreografie motorie, utilizza strumenti per produrre sonorità differenti da quelle vocali che gli sono proprie, esternalizza le funzioni attraverso strumenti e tecniche, modifica la chimica del suo metabolismo grazie a molecole vegetali, assume forme di organizzazione sociale che non gli appartengono.

Gli artisti che si affacciano nel proscenio postumanistico interiorizzano il teriomorfismo, trasformano cioè il corpo in palcoscenico per accogliere l’eterospecifico come diversa prospettiva sul mondo da esperire. È l’ospite animale, l’alien che va a ibridare le morfologie umane, l’interprete vero per questa nuova identità mutante. Non rinveniamo più la bestia come esempio o come sfondo, perché a farsi strada è l’idea di animale come alterità, come orizzonte non umano grondante di opportunità ontologiche. La bellezza ibrida esposta dagli artisti contemporanei si stacca nettamente dalle tradizioni arcadiche o romantiche di un’animalità mitica, passata, età dell’oro dove uomo e natura vivevano armonicamente sulle corde della zoomorfia e parimenti è lontana anni luce dagli stereotipi teromorfici di specchio oscuro. A fare capolino è un ibrido innocente, neo-generazionale, occasionale frutto del bricolage naturculturale, secolarizzazione del sacro biotecnologico nell’underground di un quotidiano non tanto distante nel futuro (Roberto Marchesini).

inaugurazione sabato 15 maggio 2010 ore 18

Betta Frigieri Arte Contemporanea
Via Giovanni Muzzioli 8, Modena
Orari di apertura mercoledì-sabato 16-19.30
ingresso libero

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