Betta Frigieri Arte Contemporanea
In mostra le opere di 3 aristi internazionali: Karin Andersen, Robert Gligorov, Daniel Lee. 'Teriomorfo e' il partner con cui l'uomo da sempre ha varcato la soglia dell'antropocentrismo interpretando il suo viaggio contro la camicia di forza dell'identita'.' (Roberto Marchesini).
a cura di Luca Panaro
La galleria Betta Frigieri presenta un'approfondita e aggiornata riflessione
sul teriomorfismo, mediante la ricerca di tre artisti di fama internazionale
come Karin Andersen (Burghausen, Germania, 1966), Robert Gligorov
(Kriva Palanca, Macedonia, 1959) e Daniel Lee (Chunking, Cina, 1945),
per la cura di Luca Panaro.
L'evento espositivo sarà impreziosito dal contributo teorico di Roberto
Marchesini - studioso di scienze biologiche e di epistemologia, autore di
numerose pubblicazioni sul rapporto uomo/animale - che il giorno
dell'inaugurazione introdurrà gli argomenti dell'esposizione con l'ausilio di
registrazioni audio e video, per dimostrare come l'uomo si sia sempre
avvalso dell'alleanza culturale con il mondo animale, che gli ha fornito
strumenti di conoscenza e un vasto dizionario di modelli a cui ispirarsi.
Riportiamo di seguito un estratto del suo discorso introduttivo:
Teriomorfo è il partner con cui l’uomo da sempre ha varcato la soglia
dell’antropocentrismo interpretando il suo viaggio contro la camicia di forza
dell’identità. Come un allucinogeno assunto per raggiungere un diverso
stato di coscienza l’eterospecifico è stato l’alleato per proiettarsi nel mondo
con altri sensi, altri organi, altre geometrie cognitive. Solo oggi si comincia
veramente a comprendere il portato di questo prestito e a riflettere sulla
insussistenza dell’ipotesi autarchica della cultura umana. Il significato del
teriomorfismo - da therion, nel suo valore affiliativo e ibridativo - è assai
diverso dal tratteggio tradizionale dove l'animale veniva letto come cifra
rappresentativa per esemplificare l'umano (zoomorfo) o come ''specchio
oscuro'', iconografia del ferino da ricacciare nei fondali dell'essere
(teromorfo).
La chiave umanistica si è limitata a lasciarci in retaggio un
pandemonio simbolico di animalità, nauseante galleria di stereotipi –
istintivo, carnale, irrazionale, tellurico e chi più ne ha più ne metta -
testimonianza di un antropocentrismo ontologico che vedeva l'animalità
come controparte da cui divergere per costruire i predicati umani. Le
sperimentazioni postumanistiche di Karin Andersen, Robert Gligorov,
Daniel Lee si discostano completamente da questo quadro e disvelano
come da sempre il corpo dell'uomo e la sua dimensione culturale siano
stati il palcoscenico per l'espressione del non umano. La natura autentica
della proposta post human, nel suo aspetto teriomorfo, sta infatti
nell’eradicare le certezze identitarie che trasudano nella visione umanistica
di emancipazione angelica dell'essere umano. Capire la rivoluzione
teriomorfa che parte dal rifiuto delle dicotomie, dal superamento
dell’antropocentrismo, dall’ossessiva ricerca di una liminalità umana è
prima di tutto saper prendere le distanze dalle vecchie cornici dello zoo e
del tero-morfismo.
Spostare il baricentro esistenziale oltre la prospettiva antropocentrata - in
altri termini al di là dell'eredità biologica ricevuta dalla filogenesi - è sempre
stata la via maestra del cammino dell'uomo, un tracciato di divergenza dal
retaggio innato che non ha paragoni negli altri esseri viventi. L'uomo
sembra non accontentarsi dei suoi predicati naturali: rivisita il corpo
attraverso ornamenti e tatuaggi, modifica la sua cinestesi attraverso
esotiche coreografie motorie, utilizza strumenti per produrre sonorità
differenti da quelle vocali che gli sono proprie, esternalizza le funzioni
attraverso strumenti e tecniche, modifica la chimica del suo metabolismo
grazie a molecole vegetali, assume forme di organizzazione sociale che
non gli appartengono.
Gli artisti che si affacciano nel proscenio postumanistico interiorizzano il
teriomorfismo, trasformano cioè il corpo in palcoscenico per accogliere
l’eterospecifico come diversa prospettiva sul mondo da esperire. È l’ospite
animale, l’alien che va a ibridare le morfologie umane, l’interprete vero per
questa nuova identità mutante. Non rinveniamo più la bestia come esempio
o come sfondo, perché a farsi strada è l’idea di animale come alterità,
come orizzonte non umano grondante di opportunità ontologiche. La
bellezza ibrida esposta dagli artisti contemporanei si stacca nettamente
dalle tradizioni arcadiche o romantiche di un’animalità mitica, passata, età
dell’oro dove uomo e natura vivevano armonicamente sulle corde della
zoomorfia e parimenti è lontana anni luce dagli stereotipi teromorfici di
specchio oscuro. A fare capolino è un ibrido innocente, neo-generazionale,
occasionale frutto del bricolage naturculturale, secolarizzazione del sacro
biotecnologico nell’underground di un quotidiano non tanto distante nel
futuro (Roberto Marchesini).
inaugurazione sabato 15 maggio 2010 ore 18
Betta Frigieri Arte Contemporanea
Via Giovanni Muzzioli 8, Modena
Orari di apertura mercoledì-sabato 16-19.30
ingresso libero