Nunzio Quarto
Pino di Gennaro
Carmine Caputo
Ada Marchetti
Togo
Silvana Castellucchio
Giulio Crisanti
Armando Marrocco
Claudio Borghi
Simona Bartolena
Giulio Crisanti
Pino Di Gennaro
Tra astrattismo e informale. La provincia di Lecco incontra l'arte contemporanea attraverso una selezione di opere pittoriche e scultoree realizzate da un'ampia selezioni di artisti.
Il termine informale è stato coniato dal critico parigino Michel Tapié nel 1952 per descrivere un particolare atteggiamento critico e creativo comune a molti artisti del tempo: la tendenza a infrangere qualsiasi schema figurativo, per liberare l’atto creativo in un’impetuosa quanto impulsiva espressività individuale, che trova la propria dimensione nel segno e nella materia cromatica. Nel suo testo del 1952, Tapié tocca anche una questione fondamentale: la differenza tra arte astratta e informale (questione questa che riguarda da vicino anche l’esposizione di cui stiamo trattando, nella quale i due linguaggi sono accostati in un interessante dialogo).
“Il problema”, scrive il critico, “non consiste più nel sostituire un tema figurativo con un assenza di tema e cioè l’arte cosiddetta astratta, non figurativa, non oggettiva, ma piuttosto nel creare un’opera, con o senza tema, davanti alla quale, qualunque sia l’aggressività o la banalità del contatto epidermico, ci si accorga a poco a poco che si perde terreno e che inesorabilmente si è chiamati a entrare in uno stato di estasi o di demenza, perché uno dopo l’altro tutti i criteri tradizionali sono rimessi in causa; e tuttavia una tale opera porta in se stessa una proposta di avventura nel vero senso della parola, ossia qualcosa di assolutamente sconosciuto di cui è impossibile predire l’esito futuro”. L’informale, con il suo ventaglio di linguaggi – che va dalle manifestazioni più prettamente gestuali e segniche a quelle che trovano nella materia il proprio mezzo espressivo – si impone ampiamente nella scena internazionale del secondo Novecento e continua, tutt’oggi, ad affascinare molti pittori e scultori. La collettiva allestita al Monastero del Lavello ce ne dà conferma, esponendo le opere di venti artisti appartenenti alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano che si muovono nell’ambito dell’astrattismo e dell’informale intesi nelle loro più diverse e complesse sfumature.
Le molteplici possibilità espressive di queste due tendenze e l’eterogeneità dei linguaggi sono evidenti fin da un primo sguardo alle opere in mostra. Si va da lavori nei quali prevale la componente geometrica, come, ad esempio, nel caso dell’astrattismo architettonico che sonda lo spazio occupandolo con strutture dai cromatismi accesi di Carmine Caputo di Roccanova o nel caso delle composizioni più “emotive” e poetiche di Ada Marchetti e Togo, alle superfici materiche e fortemente espressive di Silvana Castellucchio e di Giulio Crisanti, nelle quali il racconto, la suggestione letteraria, la parola e il pensiero critico trovano un ruolo di primo piano, a ricordarci che l’assenza di tema e di forma non significa assenza di contenuto né tanto meno assenza della ragione, ma che, al contrario, le opere astratte e informali possono diventare luogo di riflessioni profonde, di comunicazione, perfino di denuncia.
Grande varietà e eterogeneità di stili anche nella scultura, dove alla leggerezza “aerea” delle raffinate e poetiche sculture in metallo di Claudio Borghi si contrappongono le ruvide ed essenziali pietre di Luigi Fulvi, portatrici di memorie arcaiche, monumentali anche quando di dimensioni ridotte, e dove alla forme biomorfe che Pino di Gennaro realizza trasformando il bronzo in una materia policroma, vitale e dinamica – quasi creature marine o entità giunte da universi lontani, esseri cosmici, nei quali la dimensione onirica e immaginifica si affianca e convive con quella filosofica e simbolica –, si affiancano la sensibilità plastica di Nunzio Quarto e gli elementi filiformi, che svettano sottili nello spazio, protagonisti dell’opera di Armando Marrocco, sculture in cui il racconto di una memoria collettiva, profondamente umana, si intreccia con riferimenti ad antichi miti e ad arcane, magiche ritualità. Ma sono soltanto alcuni esempi, ai quali potrebbero seguirne molti altri, data la varietà e la stimolante eterogeneità delle opere esposte.
La mostra, dunque, offre l’interessante opportunità di avvicinarsi ai singoli artisti – artisti diversi, ciascuno con il proprio portato e con il proprio percorso personale – e al contempo di gettare uno sguardo a tutto tondo sull’arte astratta e informale, proponendo confronti e paralleli, percependo assonanze e affinità e sottolineando diversità e contrasti.
Simona Bartolena (Aprile 2010)
Con il patrocinio della Provincia di Lecco, Museo della Permanente - Milano, Fondazione Monastero S. Maria del Lavello
Inaugurazione 22 maggio 2010
Monastero di Santa Maria del Lavello
via Padri Serviti, 1 - Calolziocorte (LC)
dal martedì al sabato 10-13/15-18; sabato e domenica 10-19
Ingresso libero