Tra eros e logos. Nei quadri si registra un prevalere di figure femminili, giovani donne diversamente atteggiate ed agghindate, dagli occhi bassi, socchiusi.
La prima volta che ho avuto modo di attraversare i territori artistici di Martha Nieuwenhuijs ho provato la netta sensazione d’avere già esplorato le immagini e l’inconsueto sentire che, naturalmente, a queste si accompagnano. Registro il prevalere di figure femminili, giovani donne diversamente atteggiate ed agghindate, dagli occhi bassi, socchiusi o pieni di sentimenti facilmente intuibili: curiosità, allegria, amore, paura, tristezza, estasi, smarrimento e mille altre sfumature emotive, realizzate con pochi tratti, apparentemente casuali. Quegli occhi sembrano di volta in volta parlarmi, interrogarmi, accusarmi di qualcosa, scavano nel più intimo dei miei recessi, riportando ed evocando ricordi, passioni, desideri che credevo perduti per sempre nell’incalzare frenetico del tempo.
I vestiti delle donne sono di un’eleganza e di una ricercatezza senza pari. A volte semplici, a volte particolarmente elaborati, passando da quelli esotici di un kimono a quelli rituali di candidi abiti da sposa. Vi sono abiti per tutte le occasioni, dalle più ludiche e sociali alle più intime e private. Ma spesso i vestiti si aprono o vengono lasciati cadere, svelando la nudità di un corpo senza più difese se non quelle delle parole che aleggiano intorno… come per incanto, le parole emergono, solitarie nel cielo, come scritte sui muri o come funamboli ubriachi su fili tesi a collegare opposte realtà abitative. Appena appena sussurrate o urlate a perdifiato appaiono, per poi dissolversi nel nulla, finendo per confondersi con ciò che prevale, che vive. Come nella ripetizione di un sogno-favola, di una ninna nanna o di un mantra, le parole, la loro eco, rimane sospesa, aggiungendo senso al senso, meraviglia a meraviglia, nostalgia a nostalgia.
Nata in una famiglia di artisti, Martha Nieuwenhuijs, sin da piccola, ha educato il suo sguardo al segno ed al senso, guardando i quadri appesi alle pareti di casa e ascoltando i dialoghi sull’arte, la musica, la scrittura, la filosofia, la politica. Da questo terreno di coltura e di cultura è nata una vegetazione, spesso complessa ed intricata, all’interno della quale si è fatta strada, in “un processo lento e graduale”, un nuovo e inaspettato fiorire, capace di colonizzare ogni spazio, di utilizzare ogni energia e di svelare e rivelare uno splendido ed inedito paesaggio.
Ogni dipinto non racconta solo una storia, la rievoca, ce la fa rivivere in modo che rimanga una narrazione poetica, qualcosa capace di accompagnarci, nei giorni tristi come nelle notti insonni, qualcosa a cui aggrapparsi, per ritrovare l’eros infantile seduto accanto al logos della maturità.
Una produzione originale facilmente riconoscibile perché legata al sentire dell’artista tra felicità e sofferenza, fra narrazione, quotidianità, travaglio, poesia e sogno… certo è l’emozione l’elemento caratterizzante il lavoro di questa grande artista.“ … L’emozione che si prova davanti ad un’opera nasce dall’emozione, quella stessa che ha mosso l’artista. E’ l’emozione che crea l’emozione. Il contenuto è altrettanto importante del colore, del segno. Non il soggetto, il tema, ma lo sguardo sul soggetto.” Stiamo parlando di un complesso di sensazioni che non si possono spiegare se non con l’attribuire valore ad una sensibilità che sa vedere, sentire, esprimere il proprio vissuto emozionale.
L’aspetto istintivo della coscienza individuale costruisce, attraverso la memoria emotiva, una storia segreta della nostra vita, che diverge, quando non vi si contrappone, dalla storia ufficiale, legalizzata e socialmente riconosciuta. Questa storia segreta è sempre molto più vera, inquietante e sovversiva di quella legata alla professione, ai ruoli e alle apparenze di un supposto ordine vitale.
(Vincenzo Ampolo)
Inaugurazione 22 maggio ore 17.30
alla presenza dell'artista
Artanda
via della Bollente, 11 - Acqui Terme (AL)
Orario: da martedi a sabato ore 16.30-19.30
Ingresso libero