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Cividale del Friuli (UD)

MittelFest 2002
dal 18/7/2002 al 28/7/2002
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18/7/2002

MittelFest 2002

Diverse sedi, Cividale del Friuli (UD)

Alla sua undicesima edizione, il festival di Cividale prova a darsi una nuova missione. Partire da quel grande laboratorio di culture che e' stato il Novecento in Europa per rivolgere lo sguardo in avanti, e altrove. Alle 19.00: Unheimlich. Esuli nella propria terra


comunicato stampa

La crescita della cultura è frutto del lavoro di differenti popoli, nazioni, etnie. I modi e le aspirazioni possono essere diversi, ma gli esiti formano un patrimonio comune. Nella Mitteleuropa, questi incessanti scambi hanno avuto un terreno fertile alle soglie dell'epoca contemporanea. Le attività scientifiche, artistiche, economiche hanno trovato la loro espressione migliore, grazie alla concentrazione di menti e al dialogo tra esperienze e discipline diverse, com'è accaduto nel Rinascimento o nella Grecia antica. Le vicende storiche hanno poi costretto la maggior parte di questi talenti a percorrere la via dell'esilio, e la loro diaspora ha contribuito in misura determinante alla formazione del mondo contemporaneo. A questi destini, al loro essere senza confini, a una dispersione che coinvolge tutti, il MittelFest dedica il programma del 2002.

Alla sua undicesima edizione, il festival di Cividale prova a darsi una nuova missione. Partire da quel grande laboratorio di culture che è stato il Novecento in Europa per rivolgere lo sguardo in avanti, e altrove. Nella diaspora delle intelligenze che caratterizza il secolo scorso, il MittelFest 2002 cerca anche l'architettura dei saperi del futuro e i nuovi nodi delle forme e dei linguaggi, consapevole che la centralità europea va integrata con altri poli di sviluppo intellettuale e nuove aree di investimento per la cultura. Per dieci giorni, arti storiche come il teatro, la musica, la danza incroceranno i formati contemporanei della televisione, del cinema, delle installazioni audiovisive in un programma di quasi 50 iniziative internazionali scelte e distribuite negli spazi di Cividale: una campionatura ad alto livello per un'Europa che si sta trasformando, e che nell'aprirsi ridefinisce i propri confini, tra le difficoltà inevitabili del cambiamento, ma anche con le speranze di un assetto rinnovato. Di tutto ciò, al MittelFest, le arti dal vivo sono lo specchio.

Caratteristica dell'edizione 2002 è l'apertura di numerose finestre su generi, geografie, settori particolari.

Uno spazio importante, per quantità e qualità delle proposte, è riservato all'Ungheria: dal grande concerto sinfonico corale dedicato ai più importanti autori magiari a una regia teatrale di Árpád Schilling, dal ciclo dei quartetti di Bartók alla scrittura angelica di Gitta Mallasz.

Ma nel programma s'impone anche il rapporto tra le arti del vivo e la televisione, che con risvolti contraddittori oggi condiziona la percezione della realtà. L'apertura e la conclusione del festival sono contrassegnate da un talk-show sui temi biografici dell'emigrazione (condotto da Enrico Deaglio, che mescolerà il racconto, l'inchiesta, l'intervista, il documento video) e da un complesso spettacolo sul massacro avvenuto nel 1994 in Ruanda, genocidio che assieme a quello degli ebrei e degli armeni fa del Novecento un secolo tragico. E' una nuova forma di teatro-documento che ingloba i format audiovisivi e superando i generi provoca un impatto emotivo fortissimo, con la diretta testimonianza di coloro che hanno vissuto quell'esperienza. In questo senso il MittelFest indaga le analogie che nel mondo ripropongono il tema costante delle identità nazionali.

Una finestra si apre poi su danza e teatrodanza (con i lavori di cinque inventivi coreografi da poco affermati nel panorama europeo). Un'altra permette di scoprire nuovi talenti nella musica e nel teatro: una green card, lasciapassare per il successo, premia giovani esecutori che si cimentano con partiture scelte sull'arco di un secolo, ed offre a recenti formazioni teatrali gli spazi dove ricercare, elaborare spettacoli, mettere a punto nuove forme di coinvolgimento del pubblico.

La cornice del grande repertorio europeo raccoglie alcune tra le opere cardine di un'ampia area letteraria (da Büchner a Dostoevskij, da Céline a Cechov) e trova un corrispettivo nel programma musicale, che tra i diversi appuntamenti sollecita uno sguardo particolare sul mondo di Schubert o sui modi di confrontarsi con la figura di Schönberg. Mentre un'altra finestra ancora inquadra le sensibilità contemporanee, tra attenzioni rivolte a autori come Xenakis, Reich, Battistelli, alle loro partiture per percussioni, e alla recente drammaturgia italiana di Massimo Bavastro, Emma Dante, Ascanio Celestini.

Non mancano infine i personaggi di rilievo, come la drammaturga serba Biljana Srbljanovic, il regista tedesco Peter Stein, il pianista praghese Tomas Visek, che si alternano a figure note a una più curiosa e attenta fascia di pubblico, quali il Quintetto di fiati Bibiena o lo sperimentatore sonoro Michele Tadini.

Questi e altri, assieme a numerose iniziative collaterali, i temi spettacolari e culturali che il festival rilancia tra il 19 e il 28 luglio. Legati all'esperienza dello scorso decennio (che fa MittelFest una manifestazione unica in Europa), tali temi si proiettano anche verso nuovi traguardi, nell'indirizzo impresso loro dalla riformulata direzione artistica che in équipe, accanto a Giorgio Pressburger, vede schierati i nomi nuovi di Daniele Abbado, Oreste Bossini, Antonio Calbi.

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19 luglio 2002 ore 19

UNHEIMLICH
Esuli nella propria terra

partitura variabile per suoni e immagini
con voce femminile, percussioni, elettronica e videoproiezioni

musiche - Michele Tadini
immagini - Luca Scarzella
elettronica - AGON
realizzazione immagini - Stalker Video
voce - Laura Catrani
percussioni - Antonio Caggiano e Gianluca Ruggeri

commissione - Mittelfest
produzione - AGON / STALKER

Unheimlich è un termine usato da Freud per indicare questo stato di spaesamento.
Il lavoro esplora la dialettica fra gli spazi umani del senso e l'insensatezza distruttiva della guerra, insensatezza che aumenta quando le vittime non partecipano in alcun modo al conflitto ma sono costrette a subirlo, spesso senza conoscerne le cause.

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