Museo di arte moderna e contemporanea - MART
Rovereto (TN)
corso Bettini, 43
0464 438887 FAX 0464 430827
WEB
Quattro Mostre
dal 3/6/2010 al 11/9/2010
mar - dom 10-18, ven 10-21, lunedi' chiuso

Segnalato da

Flavia Fossa Margutti




 
calendario eventi  :: 




3/6/2010

Quattro Mostre

Museo di arte moderna e contemporanea - MART, Rovereto (TN)

"Arte americana 1850-1960. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington", a cura di Susan Behrends Frank e Gabriella Belli, presenta oltre 100 opere di artisti come Edward Hopper e Georgia O'Keeffe, pionieri di uno stile americano che taglio' i ponti con la cultura europea. Nell'ambito del programma dedicato ai giovani talenti internazionali sono in mostra 14 tele di Sara Landau a cavallo tra iperrealismo e Pop art. I "Giardini pubblici" (2009) di Giovanni Frangi e' un dipinto di 2 metri x 3,5 esposto nel foyer del museo. Infine "What to do with poetry", una selezione di opere della Collezione Gianfranco Bellora che presenta lavori di artisti attratti dal gesto e dalla scrittura.


comunicato stampa

Arte americana 1850-1960
Capolavori dalla Phillips Collection di Washington

A cura di Susan Behrends Frank e Gabriella Belli

Dopo il grande successo della mostra "Da Goya a Manet, da Van Gogh a Picasso", che nel 2005 aveva portato a Rovereto i capolavori dell’arte moderna della Phillips Collection, il Mart, con questa esposizione, continua la sua collaborazione con la prestigiosa istituzione di Washington. L’appuntamento è rivolto a diffondere una conoscenza più approfondita dell’arte americana in un arco storico, dalla seconda metà dell’800 secolo ai primi sessanta anni del '900, ancora poco noto al grande pubblico.

"Arte americana 1850-1960", a cura di Susan Behrends Frank e Gabriella Belli, presenta alcuni capolavori di artisti come Edward Hopper e Georgia O’Keeffe, pionieri di un originale stile americano, che tagliò orgogliosamente i ponti con la cultura europea.

In mostra sono presenti oltre cento opere con capolavori di artisti quali John Sloan, Arthur Dove, Stuart Davis, Adolph Gottlieb, Philip Guston, Jackson Pollock, Robert Motherwell, Clyfford Still, Mark Rothko.

La completezza della mostra è resa possibile dalle caratteristiche uniche della Phillips Collection di Washington. Questa raccolta fu la prima, negli anni Venti del Novecento, ad acquisire ed esporre il modernismo e l’arte astratta, e conquistò una rilevanza internazionale con l’acquisizione di grandi capolavori dell’arte europea. Ma il collezionista, Duncan Phillips, promosse anche con grande lungimiranza le produzioni e le acquisizioni di arte americana, dagli anni Dieci fino alla morte, nel 1966. Questo collezionista appassionato attribuì sempre la propria personale evoluzione critica alle lezioni apprese dai pittori americani. La collezione del museo riflette un gusto personale, e presenta quindi molte opere degli artisti più amati dal collezionista, come Arthur Dove o John Marin.
Nel suo complesso, la Phillips Collection incarna un progetto – esplicito già all’atto di fondazione, nel 1921 – riassunto in questo modo dalla curatrice del museo Susan Behrends Frank: "l’impegno di una vita per assemblare una collezione della miglior pittura americana che tutti potessero vedere e apprezzare."
Il confronto è dunque l’occasione per un’inedita e documentata riflessione sui complessi percorsi che hanno portato la pittura americana a trovare una strada autonoma rispetto alla tradizione europea. Un’evoluzione verso la modernità che in seguito, dopo la seconda guerra mondiale, ha assegnato alla produzione statunitense un ruolo di riferimento incontrastato per tutta l’arte internazionale.

LA MOSTRA
Il percorso espositivo prende le mosse con una sezione intitolata "Romanticismo e Realismo", in cui sono presentate le opere di quegli "antichi maestri" d’America come George Inness, Winslow Homer, Thomas Eakins, Albert Pinkham Ryder, e James Abbott McNeill Whistler, nei quali Duncan Phillips aveva individuato le radici della modernità nella pittura americana.

L’impressionismo negli Stati Uniti è testimoniato da Childe Hassam e soprattutto da Maurice Prendergast e John Henry Twachtman, collezionati ampiamente da Phillips e decisivi nella transizione del suo gusto verso l’astrattismo. "Grazie all’enfasi sulla composizione sugli schemi, sui rapporti cromatici e sulla bidimensionalità che caratterizzava le loro opere – scrive Susan Behrends Frank – Phillips fu pronto ad accogliere una nuova generazione di modernisti americani."
I dipinti di John Marin, come "Weehawken Sequence, No. 30", (circa 1916) documentato nella sezione della mostra "Forze della natura", impiegano un originale linguaggio astratto per evocare le forme naturali; Phillips scoprì Marin nel 1926 nella galleria newyorchese di Alfred Stieglitz, e fu il primo a impegnare il nome di un’istituzione per una personale di questo artista, nel 1929. Come documentato in catalogo dal testo di Elisabetta Barisoni, la Biennale del 1950 presentò una grande monografica di Marin con oltre cinquanta opere, di cui otto in prestito dalla Phillips Collection. Duncan Phillips fu l’autore del testo su Marin nel catalogo della Biennale, e si espresse in questi termini:"Nel suo ottantesimo anno John Marin dipinge ancora con forza, con entusiasmo e con originalità di colore e di disegno maggiori di quelli di ogni altro artista americano.
La frequentazione della galleria di Stiegliz, per Phillips, fu di enorme importanza. In quel contesto scoprì anche le opere di Arthur Dove e Georgia O’Keeffe, protagonisti in mostra della sezione "Natura e Astrazione" con opere come "Pattern of Leaves" (1923) o "My Shanty, Lake George" (1922) della O’Keeffe o "Red Sun" (1935) di Dove.

"Sunday" (1926) di Edward Hopper è il fulcro di una sezione intitolata "Tempi Moderni". Questa tela è stata una dei primo dipinti dell’artista ad essere stato acquisito da un museo americano.

"La città" è una sezione particolarmente affascinante, che documenta un aspetto fondamentale e peculiare del modernismo americano. Le atmosfere della metropoli sono interpretate da neocubisti come Stefan Hirsch, dal realismo urbano di John Sloan, tra i protagonisti della "Ashcan school", ma soprattutto da Edward Hopper ("Avvicinandosi a una città", 1946) e da Charles Sheeler, il cui olio "Grattacieli" (1922) – uno dei capolavori di questa sezione – fu acquistato nel 1925 da Phillips, conquistato dalla "essenza emotiva della visione distorta dei grattacieli per uffici di New York". Particolarmente suggestiva le fotografie di Paul Strand, Berenice Abbott e Margaret Bourke White.

Anche "Memoria e identità"si confronta con un tema radicalmente americano. Pittori come John Kane, Horace Pippin, Jacob Lawrence, a ridosso della Grande Depressione dipingono le migrazioni verso il nord degli Stati Uniti, la vita nei sobborghi e l’epopea del jazz, documentando vicende e spazi urbani poco conosciuti spesso anche in patria.

"L’eredità del cubismo" è il tema di un excursus tematico che comprende opere di Karl Knaths, John Graham, e Stuart Davis, le cui composizioni fatte di linee e forme di colore piatte risentono degli influssi non solo di Picasso, ma anche di altri esponenti del modernismo europeo, come Henri Rousseau, Georges Braque e Matisse. Anche in questo caso, è da sottolineare l’impegno di Phillips in chiave internazionale. L’opera di Stuart Davis "Frullino sbattiuova n.4", del 1928, presente in questa sezione, fu prestata da Phillips alla Biennale del 1952, insieme alla già ricordata tela di Hopper "Avvicinandosi a una città". Nella stessa occasione Alexander Calder, che Phillips stava cominciando a collezionare, vinse il premio della Biennale per la scultura.

La linea espressiva dell’astrazione si sviluppa secondo forze che provengono appunto da "esuli" come Alexander Calder, o anche da pittori come Milton Avery, considerato dai critici "il Matisse americano". Corrono in parallelo le personalissime rielaborazioni del surrealismo europeo che emergono negli esordi di Mark Rothko e Jackson Pollock.

Negli anni del secondo dopoguerra, la cultura artistica Americana assunse un’identità più radicale con l’Espressionismo Astratto, grazie a numerosi autori di grande autonomia espressiva, impegnati ad esplorare un’arte fatta di simbologie private e calligrafismi a cui era affidato il compito di far affiorare il subconscio. I "pittogrammi" di Adolph Gottlieb, ad esempio, nascevano da un interesse per l’arte tribale africana e per quella dei Nativi Americani, mentre l’opera di Robert Motherwell va letta come una metafora dei pensieri e sentimenti dell’artista. Anche per Mark Rothko la pittura era un veicolo per l’espressione di passioni interiori, come nel capolavoro "Untitled" del 1968, mentre le tele di Philip Guston e Sam Francis si caratterizzano per astrazioni di colore espressive e luminose.

La Phillips Collection è nata dall’intuizione di un connoisseur che per sessant’anni ha cercato di svelare l’arte americana ai suoi stessi connazionali. La mostra è un’occasione senza precedenti in Italia per rivivere questa scoperta attraverso le opere di tutti i suoi protagonisti.

"Il nostro proposito più entusiastico è di rivelare la ricchezza dell’arte
creata negli Stati Uniti, di stimolare i nostri artisti
autoctoni e offrir loro ispirazione...di mostrare come i nostri artisti americani
mantengano una parità, se non proprio una superiorità,
rispetto ai più noti contemporanei stranieri."

Duncan Phillips (1886-1966), 1921
Extracts from the Minutes of First Annual Meeting of Trustees of Phillips Memorial Art Gallery, (Washington, 1921), p. 11.

La mostra è organizzata da
The Phillips Collection, Washington D.C.

Con il Patrocinio di
Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma

Catalogo Silvana Editoriale
Lidia Masolini 02 61836287

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La scelta del museo. Giovanni Frangi
a cura di Giovanni Agosti

Il Mart espone i "Giardini pubblici" (2009) di Giovanni Frangi.
Il Foyer del primo piano del museo accoglierà la tela, alta due metri e larga tre e mezzo, accompagnandola con un corredo di immagini che ne documentano il processo di creazione. Un gesto che, secondo il curatore "Intende rimettere lo stile al centro delle discussioni sull'arte contemporanea. Si tratta di un quadro nuovo e vecchio insieme, dietro cui si agitano fantasmi e idee. E che potrebbe – come succedeva un tempo con certe grandi opere di Guttuso – aprire un discorso serio sul senso del lavoro dell'artista oggi."

Fino al 22 Agosto 2010

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L’Angolo del Collezionista - Opere dalla Collezione Gianfranco Bellora
"What to do with Poetry"
a cura di Giorgio Zanchetti e Daniela Ferrari.

Il Mart è, da sempre, il museo dei collezionisti. Parti fondamentali delle raccolte del museo sono costituite da alcune delle più importanti collezioni private e pubbliche, tra cui spiccano alcuni nuclei di grande valore, dedicate all’arte italiana del XX secolo.
Questa selezione, dedicata alla Collezione Gianfranco Bellora, inaugura un nuovo appuntamento espositivo annuale, intitolato "L’Angolo del Collezionista", che il Mart ha pensato per dare visibilità ai molti appassionati d’arte che hanno scelto il nostro museo per condividere col pubblico le loro opere.

L’esposizione "What to do with poetry. La collezione Gianfranco Bellora al Mart" presenta opere provenienti dalla collezione del collezionista e gallerista milanese Gianfranco Bellora. Scomparso nel 1999, Bellora ha lasciato la gestione della propria collezione alla moglie, Anna Spagna, che nel 2003 ha deciso di lasciare al Mart come deposito a lungo termine un nucleo di circa 140 opere.

Ora questa panoramica, curata da Giorgio Zanchetti e Daniela Ferrari, è l’occasione per scoprire una parte della ricerca artistica italiana degli ultimi quarant’anni, ancora poco nota, e che riguarda quegli artisti attratti dal gesto e dalla scrittura, che furono i protagonisti nel 2008 dell’importante mostra del Mart "La Parola nell’Arte".

Fino al 22 Agosto 2010

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Young in the Future
Sara Landau. Iper Pop Post
a cura di Walter Guadagnini

Il programma "Young in the Future", dedicato ai giovani artisti, è un momento importante per i nuovi talenti, un’occasione per esporre i risultati del proprio lavoro e per confrontarsi per la prima volta con la critica e il collezionismo. Sara Landau è un’artista canadese e questa del Mart è la sua prima esposizione internazionale. Il suo lavoro guarda alla pittura americana ed in particolare alla Pop Art di Roy Lichtenstein e di Tom Wesselmann, ma anche ai più vicini esiti dell’opera di Alex Katz. Tuttavia, diversamente dalla Pop Art, la sua ricerca è rivolta alla rivelazione di quella terribile artificiosità che è oggi il concetto di bellezza, in feroce competizione con il tempo e lo scorrere della vita. Quella di Sara Landau è l’indagine impietosa di una donna all’interno del vissuto femminile, messo a nudo nei suoi processi mentali e nelle sue aspirazioni.

Fino al 22 Agosto 2010

Informazioni e prenotazioni
numero verde 800 397 760
tel. +39 0464 438 887

Sabato 5 giugno 2010
Ore 16.00 Foyer del Mart:
Presentazione del Libro d’Artista di Raffaella Formenti
"Lettere dal bordo di un monitor" Edizioni Peccolo, Livorno
Ne parleranno con l’artista:
Giorgio Zanchetti, Professore di Storia dell’Arte Contemporanea Università Statale di Milano
Paolo della Grazia, Collezionista
Antonio Cossu, Associazione PROMART, Trento
Remo Remotti
Leggerà il suo testo "Noi non riusciamo più a vedere"

Comunicazione
Responsabile
Flavia Fossa Margutti
Ufficio stampa:
Luca Melchionna 0464.454127 cel 320 4303487 press@mart.trento.it
Clementina Rizzi 0464.454124 cel. 338 6512683 press@mart.trento.it

Immagine: Mark Rothko (1903-1970) - Untitled, 1968. Acrilico su carta montata su faesite, 58.9 x 47.6 cm. Gift of the Mark Rothko Foundation, Inc., 1985. The Phillips Collection, Washington D.C.

Conferenza stampa delle mostre Venerdì 4 giugno ore 12.00
Sala Conferenze - Mart di Rovereto
Ore 18.00 Inaugurazione della mostre

MartRovereto
Corso Bettini, 43 - Rovereto (TN)
Orari: mar – dom 10 - 18 ven 10 - 21
lunedì chiuso
Biglietti: intero: euro 10, ridotto: euro 7
gratuito fino a 18 anni e sopra i 65
scolaresche: euro 1 per studente
biglietto famiglia (valido per tutti i componenti di un nucleo famigliare): euro 20
gratuito per gli Amici del Museo

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