Memes. Immagini fotografiche di quelli che ancora oggi per noi sono miti o memi, cioe' entita' che replicano modelli di riferimento, secondo la teoria di Richard Dawkins. L'estrema semplicita' della presentazione serve a concentrare l'attenzione sui soggetti, sui loro sguardi magnetici, sulle loro allusive posture. A cura di Roberto Mutti e Clelia Belgrado.
a cura di Roberto Mutti e Clelia Belgrado
Da tempo la nostra cultura sembra appiattita in una omologazione nutrita di pochissime idee dalle quali difficilmente si può ricavare un orizzonte di ampio respiro. Eppure sotto la superficie dell’apparenza serpeggiano intuizioni, pensieri, riflessioni da cui si possono generare panorami inaspettati che sanno ancora una volta sorprenderci. Per farli emergere occorre cercare nel nostro passato e scavare nel profondo fino a scorgere le serpeggianti radici più antiche, quelle che affondano nelle origini stesse della nostra cultura quando la scienza e la poesia ancora non si contrapponevano ma si fondevano in un unico, intricato sapere. Se il mito è un nocciolo di verità racchiuso in un bozzolo che non la rende immediatamente percepibile, solo chi ha il coraggio intellettuale di indagare con spirito libero può coglierne il senso ultimo. Lo sapevano bene le antiche popolazioni che tuffavano la loro storia nel magma del mito che poi difendevano con il mistero intricato delle parole. Oggi a queste si accosta e talvolta si sostituisce la fotografia con la sua apparente chiarezza, con la sua sottile ambiguità, con il suo latente mistero.
Proprio su questo materiale ha lavorato Arturo Delle Donne per far emergere le immagini di quelli che ancora oggi per noi sono miti o memi, cioè entità che replicano nostri modelli di riferimento, per usare i termini teorizzati dal biologo Richard Dawkins cui il fotografo si ispira. L’estrema semplicità della presentazione – uno sfondo bianco, quasi nessun elemento di contorno – serve a concentrare l’attenzione sui soggetti, sui loro sguardi magnetici, sulle loro allusive posture. Allarga le braccia verso di noi un Gesù contemporaneo che porta con la stessa eleganza la corona di spine e un paio di jeans lacerati ad arte, si chiude in se stessa come schiacciata dalle ingovernabili passioni che sempre la opprimeranno una cupa Medea mentre Eva espone con orgogliosa impudicizia sia la mela che la dolorosa gravidanza cui si è condannata. Ogni personaggio ci fa pensare alle origini dei sentimenti forti, alle paure ataviche, alle tensioni ideali, agli archetipi ma anche al nostro modo di rileggerli oggi quando ci piace immaginare che la Madonna venga da Oriente e Achille indossi pantaloni mimetici. Colpiscono, semmai, la lievità gentile di Psiche o lo sguardo torvo ma seduttivo di Lucifero che si ricorda di essere stato pur sempre un angelo. Chi è rimasto sempre lo stesso è, invece, Ulisse: appresta la zattera con cui sfiderà ancora una volta le proibizioni degli dei, sembra infastidito dall’obiettivo del fotografo ma il suo sguardo ci chiede se siamo pronti a ricercare con lui i confini estremi del nostro essere uomini. Sarà inevitabile seguire il suo antico, modernissimo richiamo.
Roberto Mutti
Laureato in biologia e dottore di ricerca in ecologia, inizia la sua attività professionale con il reportage pubblicando svariati servizi su riviste specializzate come Gente Viaggi, Mondo Sommerso, Aqva e Whitestar/National Geographic. In coincidenza dell'apertura dello studio a Parma, inizia ad interessarsi a pubblicità e moda ed oggi ha al suo attivo diverse campagne pubblicitarie, pubblicate su diverse testate nazionali ed internazionali. Nel 2005, in collaborazione con la Solares Fondazione delle Arti di Parma, intraprende il progetto fotografico “Black and White Portraits” che conta più di cinquanta ritratti di personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura tra cui Ernest Borgnine, Bernardo Bertolucci, Daniel Pennac, Michelangelo Pistoletto, Hanna Schygulla, Edoardo Galeano, Gerard Depardieu, Emir Kusturica. Nel giugno 2008 vince il primo premio della qualità creativa in fotografia professionale nella categoria food e la giuria lo definisce: “Autore di una versatilità fuori dal comune”. A fine aprile 2009 presenta la sua personale “Tribes” presso Atelier Nascosti, Parma, il lavoro fa parte di un più grande ed ambizioso progetto da considerarsi l’incipit di una trilogia “The Last Breath on Earth”. “Memes” fa parte del secondo filone ed il ciclo si chiuderà con “Clones” ancora in lavorazione.
Inaugurazione: giovedì 10 giugno 2010, dalle 18.00 alle 20.30
Vision Quest gallery
piazza Invrea 4 r, Genova
Orario: dal mercoledì al sabato 15.30 – 19.30 e su appuntamento
Ingresso libero