Marco Bravura
Silvia Casavecchia
Agostino Cordelli
Giancarlo Gramantieri
Claudia Majoli
Roberto Papetti
Cinzia Ortali
Silvia Casavecchia
Loretta Zaganelli
Una collettiva a cura di Silvia Casavecchia. Gli artisti che qui espongono non privilegiano un media piuttosto che un altro. C'e' una gran liberta' di mezzi, di idee e una gestione dei progetti autonoma.
a cura di Silvia Casavecchia
testo di Loretta Zaganelli
Espongono: Marco Bravura, Silvia Casavecchia, Agostino Cordelli, Giancarlo Gramantieri, Claudia Majoli, Roberto Papetti, Cinzia Ortali.
''Qualcosa da salvare”
Per iniziare: due parole. Iniziamo sempre salvando delle parole, quelle che connotano qualcosa che ci è caro. Ogni oggetto del pianeta, dell’anima, del cuore, viene connotato da due parole, l’articolo e il nome con cui lo chiamiamo. Vorrei salvare il ricordo di qualcuno che mi è caro, la sua immagine, una sua traccia, trattenerne il pensiero, l’idea che ho creato in me di quella persona o di quella cosa. Posso salvarla in molti modi. La rappresento, o la registro. Ma potrei soltanto decidere di presentarla e in alcuni casi, vedi la Balena di Silvia Casavecchia, è il modo migliore per capire come salvare qualcosa che stiamo perdendo che per l'artista consiste nel tempo.
Casavecchia invita il pubblico all'interazione con la richiesta di sedersi per consumare il tempo del ritrovarsi. Le persone e il tempo sono le cose più importanti da recuperare. Le persone sono e diventano il tempo, le loro tracce (i guanti trovati e recuperati di Gramantieri) le storie che le contraddistinguono, i loro destini (le foto di bambini salvi per miracolo, di Cordelli), i giochi (i ricami di Ortali, i giochi di Papetti) , le tensioni e le stranezze di cui sono/siamo fatti (i ritratti di visi e mani di Majoli) e con cui ci distinguiamo, la nostra capacità di fruire e interpretare le cose (la rilettura pittorica dei ready made di Gramantieri, espressa da Bravura). Decidiamo di salvare ricordi e cose/animali e/o persone, ma l’idea di questa mostra, l’urgenza di esporre oggetti, nasce in parte dalla crisi in cui siamo avvolti, cui gli artisti rispondo attraverso l’antidoto. Mettere da parte, raccogliere, accantonare, rileggere, recuperare, anche il tempo vissuto. Per un artista questa azione è sia mentale che fisica. E’ un’azione vera, reale, un raccogliere quotidiano, rielaborare e riscrivere dentro, mentalmente per poi fisicamente esporre fuori.
Non vogliamo parlare di crisi dei valori. Non riguarda questi artisti o comunque non è tema trattato in questa mostra. Questo progetto vedrà esporre artisti che nei valori han creduto e credono. Alcuni più giovani, altri meno. Son caduti come invischiati vivendo nelle sabbie mobili, nella crisi del tutto, prima negli anni settanta delle lotte e manifestazioni, poi di riflesso gettandosi nel ludico piacere degli anni Ottanta (altro valore da non sottovalutare), per sprofondare nei confusi ultimi vent’anni, e ritrovarsi a dover lottare per salvare l’immagine e la forma di quel che amano e a cui tengono, quel che ha un senso, che porta il valore con sé. Artisti un po’ provati, che hanno sondato un periodo di storia complessa.
Gli artisti che espongono non privilegiano un media piuttosto che un altro. C’è una gran libertà di mezzi, di idee e una gestione dei progetti autonoma. Sono artisti a confronto, nel centro della città. Lo spazio è un'altra idea di salvataggio, un recupero di spazi vuoti. Se c’è la crisi ed i negozi chiudono, cosa c’è di meglio che invadere quegli spazi con l’arte? L’arte esce dalle gallerie per trovare altre gallerie vuote, luoghi che hanno ospitato altri oggetti e altre cose, con una storia, anche questa, perché no, da salvare.
di Loretta Zaganelli
Inaugurazione 11 giugno ore 18.30 > 22.00
Lo spazio salvato
Ravenna Emilia Romagna Italia
Via Ponte Marino, 25
orari di apertura: 16.30 / 19.30 lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, 10 / 12.30 16 / 19.30 sabato