Fondazione Giov-Anna Piras
Asti
via Brofferio, 80
0141 352111
WEB
Serie InContemporanea
dal 7/5/2010 al 29/9/2010
martedi' - domenica 10-13 e 15-19

Segnalato da

Ufficio stampa Art Hotel Italia




 
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7/5/2010

Serie InContemporanea

Fondazione Giov-Anna Piras, Asti

La fotografia come meta-narrazione. La mostra esplora il concetto di serie in fotografia attraverso i contributi di esponenti di spicco nel panorama mondiale dell'arte e della fotografia contemporanee. Tra gli artisti presenti in mostra troviamo esponenti come Gregory Crewson, Li Wei che, seppure in modi diametralmente opposti hanno reinterpretato, caricandole di significati simbolici, immagini di stampo palesemente cinematografico. Forte e' anche l'uso della serialita' per esprimere la trasformazione che ha come soggetto il corpo (Luigi Ontani, Andrei Molodkin) o per mettere a confronto situazioni/concetti che hanno bisogno di piu' termini di paragone per realizzare la propria parabola comunicativa.


comunicato stampa

Paolo Bianchi - Maria Magdalena Campos-Pons - Gregory Crewdson - Ale De La Puente - Chiara Dynys - Weng Fen - Nan Goldin - Zhang Huan - Oleg Kulik - Andrei Molodkin - Erwin Olaf - Luigi Ontani - Sebastian Piras - Wang Qingsong - Andres Serrano - Hiroshi Sugimoto - Li Wei

Serie InContemporanea. La fotografia come meta-narrazione esplora il concetto di serie in fotografia attraverso i contributi di esponenti di spicco nel panorama mondiale dell’arte e della fotografia contemporanee.
La mostra, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, è realizzata dal Fondo Giov-Anna Piras con il prezioso contributo di Imesa Group e di Art Hotel Italia.

Un percorso che evidenzia il potenziale versatile della fotografia, poiché ne illustra la capacità di rinnovarsi, a livello contenutistico quanto formale, per mezzo di espedienti come la “moltiplicazione” dei fotogrammi, gesto che in qualche modo fa riferimento al fatto che concetti e messaggi sono come pervasi da un’incontenibile espansione dei canali di comunicazione, tanto da dovere essere espressi per mezzo di più immagini.
La serialità rappresenta una forma di frantumazione dell’idea che si riunisce poi in un unico insieme, come a volere sottolineare la necessità di attingere ad un immaginario sempre più complesso, dove quella che una volta spiccava come “opera unica”, si scioglie in un approccio via via sempre più simile a quello narrativo. Questo modo di fare fotografia riassume bene lo slancio alla progettualità vissuto dall’arte contemporanea, ovvero l’aspirazione ad una modalità espressiva che non si ferma alla creazione estemporanea ma che anzi punta ad estendersi oltre l’oggetto/soggetto e ad articolarsi in più punti, proprio come accade nel progetto.
Il progetto rappresenta di per sé un percorso cognitivo che preesiste al risultato; creare un progetto in arte equivale a pianificare una successione (una serie, per l’appunto) di gesti che, solo se letti nel giusto ordine, daranno vita al risultato che il progetto vuole sortire.

La fotografia non è più ermetica; non è più fedele a se stessa; la fotografia sceglie, con consapevolezza crescente, cosa riprodurre per volere dell’artista e lo fa secondo un’ottica sempre più selettiva, creando un interspazio estetico dove l’aderenza tra oggetto e concetto è sempre più marcata.

Tra le aderenze che pongono la fotografia in relazione con i media della comunicazione moderna, non possiamo dimenticare quanto le serie fotografiche siano, tra le altre cose, il naturale esito della cinematografia.

Tra gli artisti presenti in mostra troviamo esponenti come Gregory Crewson, Li Wei che, seppure in modi diametralmente opposti, hanno reinterpretato, caricandole di significati simbolici, immagini di stampo palesemente cinematografico, che nel contesto seriale in cui sono state concepite, hanno trovato una valvola di sfogo al carico emotivo di cui si fanno portavoce.

Una fitta immersione nell’affascinante arte orientale contemporanea, pervasa da costanti implicazioni di stampo tradizionale, è resa dalla forte presenza di artisti cinesi e giapponesi; come nel caso di Zhang Huan, presente con una serie dal titolo Family tree, nove fotogrammi di grande formato dove la progressiva metamorfosi del volto dell’artista si realizza all’insegna della tradizione. Altre volte sono foto che evidenziano il dato spazio- temporale sfruttando la trasformazione subita dai luoghi per mezzo del movimento impresso dai soggetti riprodotti (Ale De La Puente). Forte è anche l’uso della serialità per esprimere la trasformazione che ha come soggetto il corpo (Luigi Ontani, Andrei Molodkin) o per mettere a confronto situazioni/concetti che hanno bisogno di più termini di paragone per realizzare la propria parabola comunicativa: questo il caso di Erwin Olaf nella video-foto installazione Rouge, lavoro di matrice palesemente pubblicitaria, oppure, all’altro estremo, di Oleg Kulik, nella cui serie Dead monkeys, i molteplici soggetti ritratti tassidermizzati, sono giocati dall’autore con l’intento di individuare le problematiche di trasmissione dei messaggi dal piano inconscio e individuale dell’artista a quello esteriore percepito dal pubblico.
Una forte differenziazione formale e di contenuto, ravvisabile a diversi livelli, caratterizza l’uso delle immagini fotografiche in serie come espediente per la resa narrativa o, semplicemente, come illustrazione del processo creativo dei vari artisti.

Ideazione e coordinamento del progetto: Flavio Piras

Catalogo a cura di: Elena Ientile e Melina Maton
Realizzazione catalogo: Edizioni Fondo Giov-Anna Piras / Stampa: Maja-Torino

Immagine: Nan-Goldin, series Cities, 1991

Ufficio stampa Art Hotel Italia
Silvia Giordanino tel 011 599144 e-mail press@arthotelitalia.it

Opening 8 maggio ore 18,00

Associazione Fondo Giov-Anna Piras
via Brofferio 80, 14100 Asti
Orario di apertura: dal martedì alla domenica 10.00 -13.00 e 15.00 – 19.00

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