Ufficio stampa Art Hotel Italia
Paolo Bianchi
Maria Magdalena Campos-Pons
Gregory Crewdson
Ale De La Puente
Chiara Dynys
Weng Fen
Nan Goldin
Zhang Huan
Oleg Kulik
Andrei Molodkin
Erwin Olaf
Luigi Ontani
Sebastian Piras
Wang Qingsong
Andres Serrano
Hiroshi Sugimoto
Li Wei
Flavio Piras
Elena Ientile
Melina Maton
La fotografia come meta-narrazione. La mostra esplora il concetto di serie in fotografia attraverso i contributi di esponenti di spicco nel panorama mondiale dell'arte e della fotografia contemporanee. Tra gli artisti presenti in mostra troviamo esponenti come Gregory Crewson, Li Wei che, seppure in modi diametralmente opposti hanno reinterpretato, caricandole di significati simbolici, immagini di stampo palesemente cinematografico. Forte e' anche l'uso della serialita' per esprimere la trasformazione che ha come soggetto il corpo (Luigi Ontani, Andrei Molodkin) o per mettere a confronto situazioni/concetti che hanno bisogno di piu' termini di paragone per realizzare la propria parabola comunicativa.
Paolo Bianchi - Maria Magdalena Campos-Pons - Gregory Crewdson - Ale De La Puente - Chiara Dynys - Weng
Fen - Nan Goldin - Zhang Huan - Oleg Kulik - Andrei Molodkin - Erwin Olaf - Luigi Ontani - Sebastian Piras -
Wang Qingsong - Andres Serrano - Hiroshi Sugimoto - Li Wei
Serie InContemporanea. La fotografia come meta-narrazione esplora il concetto di serie in fotografia attraverso i
contributi di esponenti di spicco nel panorama mondiale dell’arte e della fotografia contemporanee.
La mostra, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, è realizzata dal Fondo Giov-Anna Piras con
il prezioso contributo di Imesa Group e di Art Hotel Italia.
Un percorso che evidenzia il potenziale versatile della fotografia, poiché ne illustra la capacità di rinnovarsi, a
livello contenutistico quanto formale, per mezzo di espedienti come la “moltiplicazione” dei fotogrammi, gesto
che in qualche modo fa riferimento al fatto che concetti e messaggi sono come pervasi da un’incontenibile
espansione dei canali di comunicazione, tanto da dovere essere espressi per mezzo di più immagini.
La serialità rappresenta una forma di frantumazione dell’idea che si riunisce poi in un unico insieme, come a
volere sottolineare la necessità di attingere ad un immaginario sempre più complesso, dove quella che una volta
spiccava come “opera unica”, si scioglie in un approccio via via sempre più simile a quello narrativo. Questo
modo di fare fotografia riassume bene lo slancio alla progettualità vissuto dall’arte contemporanea, ovvero
l’aspirazione ad una modalità espressiva che non si ferma alla creazione estemporanea ma che anzi punta ad
estendersi oltre l’oggetto/soggetto e ad articolarsi in più punti, proprio come accade nel progetto.
Il progetto rappresenta di per sé un percorso cognitivo che preesiste al risultato; creare un progetto in arte
equivale a pianificare una successione (una serie, per l’appunto) di gesti che, solo se letti nel giusto ordine,
daranno vita al risultato che il progetto vuole sortire.
La fotografia non è più ermetica; non è più fedele a se stessa; la fotografia sceglie, con consapevolezza
crescente, cosa riprodurre per volere dell’artista e lo fa secondo un’ottica sempre più selettiva, creando un
interspazio estetico dove l’aderenza tra oggetto e concetto è sempre più marcata.
Tra le aderenze che pongono la fotografia in relazione con i media della comunicazione moderna, non
possiamo dimenticare quanto le serie fotografiche siano, tra le altre cose, il naturale esito della cinematografia.
Tra gli artisti presenti in mostra troviamo esponenti come Gregory Crewson, Li Wei che, seppure in modi
diametralmente opposti, hanno reinterpretato, caricandole di significati simbolici, immagini di stampo
palesemente cinematografico, che nel contesto seriale in cui sono state concepite, hanno trovato una valvola di
sfogo al carico emotivo di cui si fanno portavoce.
Una fitta immersione nell’affascinante arte orientale contemporanea, pervasa da costanti implicazioni di stampo
tradizionale, è resa dalla forte presenza di artisti cinesi e giapponesi; come nel caso di Zhang Huan, presente
con una serie dal titolo Family tree, nove fotogrammi di grande formato dove la progressiva metamorfosi del
volto dell’artista si realizza all’insegna della tradizione. Altre volte sono foto che evidenziano il dato spazio-
temporale sfruttando la trasformazione subita dai luoghi per mezzo del movimento impresso dai soggetti
riprodotti (Ale De La Puente). Forte è anche l’uso della serialità per esprimere la trasformazione che ha come
soggetto il corpo (Luigi Ontani, Andrei Molodkin) o per mettere a confronto situazioni/concetti che hanno
bisogno di più termini di paragone per realizzare la propria parabola comunicativa: questo il caso di Erwin Olaf
nella video-foto installazione Rouge, lavoro di matrice palesemente pubblicitaria, oppure, all’altro estremo, di
Oleg Kulik, nella cui serie Dead monkeys, i molteplici soggetti ritratti tassidermizzati, sono giocati dall’autore con
l’intento di individuare le problematiche di trasmissione dei messaggi dal piano inconscio e individuale
dell’artista a quello esteriore percepito dal pubblico.
Una forte differenziazione formale e di contenuto, ravvisabile a diversi livelli, caratterizza l’uso delle immagini
fotografiche in serie come espediente per la resa narrativa o, semplicemente, come illustrazione del processo
creativo dei vari artisti.
Ideazione e coordinamento del progetto: Flavio Piras
Catalogo a cura di: Elena Ientile e Melina Maton
Realizzazione catalogo: Edizioni Fondo Giov-Anna Piras / Stampa: Maja-Torino
Immagine: Nan-Goldin, series Cities, 1991
Ufficio stampa Art Hotel Italia
Silvia Giordanino tel 011 599144 e-mail press@arthotelitalia.it
Opening 8 maggio ore 18,00
Associazione Fondo Giov-Anna Piras
via Brofferio 80, 14100 Asti
Orario di apertura: dal martedì alla domenica 10.00 -13.00 e 15.00 – 19.00