Dalla parte di Marcel. In mostra una raccolta di fotografie che l'artista dedica a Proust e ad ai suoi luoghi, ma soprattutto al modo in cui lo scrittore dava significato a cio' che vedeva e sentiva.
a cura di Franco Speroni
Dalla parte di Marcel è una raccolta di fotografie che Eva Tomei dedica a Proust, ai suoi luoghi
ma soprattutto al modo in cui Marcel dava significato a ciò che vedeva e sentiva: un modo
che è propriamente fotografico. Il dispositivo della fotografia, infatti, sembra essere interno
alle relazioni mentali di Proust, all’”odissea circolare del suo pensiero”che porta lo scrittore a
ricomporre il suo io frammentario in un mosaico di sensazioni sovrapposte.
La fotografia è
l’arte tecnologica che svela e complica, nello stesso tempo, questo meccanismo, portando alla
luce le relazioni tra le cose e, nello stesso tempo, occultandone altre.Tutto ciò al di là
dell’intenzione, perchè la fotografia è un’ arte senza soggetto come l’ha definita Mario Costa.
La tecnologia rivela elementi che l’intenzione del fotografo non prevede e quindi innesca altri
percorsi narrativi involontari.In questo procedimento il fotografo, la macchina e il soggetto
fotografato costituiscono un unico dispositivo che sottrae alla realtà il peso della mediazione
dell’autore e della differenza del soggetto assimilandoli tutti in un unico flusso che la
fotografia rivela.
Dalla parte di Marcel è come dire Dalla parte di Swann, il primo volume di Alla ricerca del
tempo perduto di Proust. Il tempo perduto è ritrovato attraverso la scoperta della contemporaneità
continua, della stratificazione anacronistica, della forma palinsesto, del mosaico...che rompono
con l’idea di sviluppo cronologico e di differenza tra soggetto e oggetto. Altri modi, a ben
vedere, di rendere il dispositivo fotografico. Nell’ultimo volume del ciclo, Il tempo ritrovato,
Proust scopre il meccanismo compositivo della sua Ricerca: camminando a Parigi, Marcel
inciampa in una lastra del pavimento e questo episodio banale lo riporta improvvisamente ad
un’ esperienza analoga quando, a Venezia, stava visitando la basilica di San Marco dal pavimento
sconnesso. Proust vive così una sovrapposizione temporale.
Eva Tomei traduce quest’esperienza
in termini fotografici. Nelle sue foto la doppia esposizione e il tempo lento dello scatto
ripropongono le stesse sensazioni di Marcel.Sensazioni che sarebbe meglio indicare come
processi cognitivi per non confonderli con semplici effetti pittorici.Il tempo lungo dello scatto
consente di mantenere la presenza di un fenomeno, di un passante, dell’interazione tra le
cose, anzichè lasciarle andare secondo il ritmo cronologico della percezione “ad occhio nudo”.
La fotografia, in questo caso, crea una struttura ipertestuale dove un presente continuo
sostituisce la cesura cronologica tra passato e futuro, provocando nello spettatore molteplici
connessioni.
Ora, come nella ricerca proustiana, il cerchio si chiude. Nell’associazione tra pavimento sconnesso
a Parigi e analoga sensazione provata a Venezia, Marcel scopriva un meccanismo associativo
che rivelava un processo cognitivo nuovo per la costruzione di una testualità espansa, sintomo
di un attraversamento differente del tempo. Nel saldare insieme il linguaggio fotografico,
viaggio per luoghi proustiani e spirito della metropoli, Eva rende un omaggio che non riguarda
più solamente Marcel ma la fotografia stessa, la sua origine metropolitana, appunto, il suo
essere dispositivo del flusso, arte senza soggetto, meccanismo associativo. Dalla parte di Marcel,
quindi, non è solo un omaggio sentimentale al passato poichè nella ricerca di Marcel ci sono
in atto i dispositivi che caratterizzano la testualità espansa degli attuali archivi digitali della
memoria.
Inaugurazione venerdì 18 giugno 2010, ore 19
Hybrida contemporanea
via Reggio Emilia 32, Roma
Orari: dal martedì al sabato 16-20
Ingresso libero